Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, mentre il territorio dell'Emilia-Romagna e, in parte, quelli delle Marche, sono alle prese con il dramma di una nuova pesante alluvione, la maggioranza pone al centro del dibattito parlamentare un provvedimento inopportuno nei tempi, nella forma, ma soprattutto nella sostanza, cioè la costituzione di una Commissione d'inchiesta sul rischio idrogeologico, che rappresenta un'iniziativa assolutamente irricevibile, un atto inefficace, un gesto offensivo. Peraltro, abbiamo visto in questi giorni che si può fare anche di peggio: c'è stato un Ministro della Protezione Civile che, mentre gli uomini e le donne della Protezione Civile - a cui va tutta la nostra solidarietà e il nostro ringraziamento - stavano soccorrendo le persone nelle case e stavano scavando nel fango, ha pensato bene di fare una conferenza stampa per attaccare la regione Emilia-Romagna, peraltro facendo affermazioni che la regione ha subito smentito, in modo molto preciso e puntuale.
Un provvedimento offensivo, prima di tutto, nei confronti di coloro i quali - evidentemente - sono già stati individuati quali capro espiatorio, a valle di un processo sommario, sterile e disordinato, che si porrà fuori dai tempi, dalle logiche e, persino, dal comune sentire. Purtroppo, così è scritto tra le pieghe di questo provvedimento: saranno i sindaci e gli amministratori locali le vittime sacrificali dell'ennesima battaglia condotta contro i mulini a vento; quegli stessi primi cittadini e quegli stessi amministratori che sono impegnati, in queste ore, al fianco dei cittadini colpiti nella mia regione; quegli stessi sindaci e quegli stessi amministratori che da molti mesi lanciano, inascoltati, grida di allarme sull'evanescenza delle politiche di sostegno poste in atto dal Governo a favore delle comunità colpite dai disastri.
Mentre questa maggioranza, tra le cui fila si annoverano svariati negazionisti climatici, evita di attualizzare il confronto circa le cause del dissesto, celandosi dietro lo studio di una nuova gogna pubblica di questa Commissione d'inchiesta, il Governo registra ritardi enormi sui ristori alle comunità colpite dall'alluvione del maggio 2023. Secondo i dati de Il Sole 24 ore, ci sono 86.000 soggetti, tra famiglie e imprese, che avrebbero diritto a un sostegno per i danni subiti. Tuttavia, al 3 settembre, solo 809 di essi avevano ricevuto un contributo. Dei 3,5 miliardi di danni calcolati, sono stati risarciti 23 milioni, cioè lo 0,66 per cento. Se si considera che, a tutt'oggi, non è ancora stata varata un'ordinanza sulle delocalizzazioni, viene amaramente da sorridere quando la Presidente del Consiglio, proprio al cospetto di una platea di imprenditori, si è recentemente concessa il lusso di criticare il Green Deal europeo.
Ebbene, a fronte di tanta inefficienza e in rapporto all'attuale contesto emergenziale, come può oggi questa maggioranza non interrogarsi circa l'opportunità e l'utilità di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano e sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza? Ricordo poi che le Commissioni di inchiesta non devono essere dei para-tribunali, come ultimamente sta facendo in Parlamento questa maggioranza, che sembra voler istituire queste Commissioni come clava contro le opposizioni. La stessa Corte costituzionale ha più volte ribadito che il compito delle Commissioni parlamentari di inchiesta non è quello di giudicare, ma quello di raccogliere notizie e dati necessari per l'esercizio delle funzioni delle Camere.
Non possiamo inoltre non evidenziare, in via generale, questa tendenza - quasi patologica - di un aumento progressivo: sempre più intenso è il numero delle Commissioni d'inchiesta: 10 quelle istituite fino ad ora, fra bicamerali e monocamerali, che, peraltro, quando sono approvate a maggioranza, rappresentano evidentemente un vulnus nel lavoro comune, che ci dovrebbe caratterizzare in queste istituzioni sui temi di maggiore rilievo e di maggiore importanza. Peraltro, con il taglio, che c'è stato, del numero dei parlamentari e i lavori, anche impegnativi, dell'Aula e dell'insieme delle Commissioni, nei fatti, spesso, queste Commissioni operano in modo molto relativo e parziale.
In realtà, la questione più profonda e sistemica, che questa maggioranza e questo Governo vogliono deliberatamente ignorare, è quella del cambiamento climatico. Al contrario, non possiamo più esimerci dal considerare proprio come il cambiamento climatico rappresenti la matrice che amplifica in maniera esponenziale il rischio idrogeologico nel nostro Paese. Secondo ISPRA, il 94 per cento dei comuni italiani è esposto a rischio idrogeologico, con oltre 7,5 milioni di persone che vivono in aree potenzialmente soggette a frane e alluvioni. Ma è negli ultimi anni che si è registrato un incremento esponenziale degli episodi meteorologici estremi. Solo nel 2022 si sono verificati oltre 310 eventi climatici anomali, un aumento del 27 per cento rispetto a quanto registrato nell'anno precedente, secondo i dati che ha reso pubblici Legambiente. È dunque palese che la costituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare, che ha fra i suoi compiti, tra gli altri, quello di individuare le eventuali responsabilità nella mancata o carente attuazione dell'attività di prevenzione e messa in sicurezza del territorio - e ricordo, fra l'altro, che nella nostra normativa questa competenza è strettamente statale, del Governo - sia, non solo insufficiente, ma anche fuorviante.
Infatti, invece di ricercare falsi colpevoli tra coloro che sono in prima linea nella gestione delle emergenze, si dovrebbero affrontare le cause profonde e sistemiche dei disastri. Il Parlamento ha già a disposizione tutti gli strumenti conoscitivi per farlo. Possiamo analizzare con rigore l'efficacia delle politiche ambientali, valutare le misure di adattamento e mitigazione necessarie, proporre interventi concreti e lungimiranti per ridurre l'impatto dei fenomeni climatici esterni, ma soprattutto è arrivato il momento di agire davvero. È tempo di agire con lungimiranza e responsabilità. Il cambiamento climatico non è una questione ideologica o procrastinabile, è una realtà ineludibile che esige risposte immediate e concrete. Continuare a ignorarlo e a minimizzare gli effetti significa condannare il nostro Paese a subire danni sempre più ingenti, sia in termini economici, sia, soprattutto, umani. In questo contesto, lo ribadiamo, la scelta di istituire una Commissione di inchiesta, finalizzata a scaricare presunte colpe in particolare sugli anelli più deboli della catena, appare miope e inadeguata.
È imprescindibile, al contrario, un approccio che consideri l'interconnessione fra cambiamento climatico, uso indiscriminato del suolo, urbanizzazione selvaggia e cronica mancanza di prevenzione. Non possiamo continuare a rincorrere le emergenze senza affrontare le cause profonde che le generano. Peraltro, appunto, l'Italia è uno dei Paesi più esposti ai rischi dei cambiamenti climatici. Eppure, il Governo Meloni non ha ancora mosso un dito o, per essere più chiari, messo un euro sul Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, approvato, ma che non individua né le priorità né le fonti di finanziamento, né tantomeno ha dedicato energie politiche alla calendarizzazione della legge sul consumo di suolo. Vedremo, speriamo a breve, quali interventi intenda prevedere nella legge di bilancio per rendere il nostro territorio meno fragile.
Tutto ciò, peraltro, mentre la questione diventa sempre più urgente, a maggior ragione perché il livello di pressione e di rischio non potrà che aumentare.
Occorre che il Governo riveda radicalmente le proprie priorità, presti ascolto alla voce unanime delle comunità scientifiche e delle realtà locali e si impegni seriamente nella lotta al cambiamento climatico. Solo attraverso un'azione decisa, coordinata e lungimirante potremo sperare di proteggere il nostro territorio e garantire un futuro sicuro e sostenibile alle prossime generazioni, così come prevede il novellato articolo 9 della Costituzione, che dice che la Repubblica tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni.
È il momento di abbandonare le logiche sterili della ricerca di presunti colpevoli, le strumentalizzazioni politiche sulla pelle di chi è colpito da questi eventi atmosferici così gravi e di assumersi pienamente le proprie responsabilità istituzionali. È il momento di mettere in atto politiche coraggiose e innovative, di investire massicciamente nelle energie rinnovabili, nella riqualificazione del territorio, nella tutela dell'ambiente e nella prevenzione dei rischi naturali.
In conclusione, invitiamo la maggioranza a ritirare il provvedimento che istituisce la Commissione. La maggioranza abbandoni i suoi propositi inquisitori e guardi piuttosto avanti, dimostrando di poter affrontare con serietà le sfide reali del nostro tempo, invece di cercare scappatoie semplicistiche al cospetto di problematiche complesse. Se non sarà così, voteremo convintamente contro l'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta.