Discussione generale
Data: 
Lunedì, 22 Maggio, 2023
Nome: 
Roberto Morassut

A.C. 384-A

Grazie, Presidente. Il 31 dicembre 2019 le autorità sanitarie cinesi notificarono un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan. Il 23 gennaio, dopo neanche un mese dai primi casi, vista la rapida diffusione del virus del SARS-CoV-2, ebbe inizio il primo lockdown di massa nella storia. Sessanta milioni di persone appartenenti alla provincia di Hubei, di cui 11 nella sola città di Wuhan, entrarono in un rigido lockdown.

Strade deserte, servizi ridotti al minimo. Le immagini che giungevano dalla Cina sembravano quelle di un film e nessuno lontanamente avrebbe potuto immaginare che le stesse misure sarebbero state varate anche nel nostro Paese poco più di un mese e mezzo dopo. Pur essendo stati identificati a fine gennaio due casi di Coronavirus in turisti cinesi in visita a Roma, il 21 febbraio del 2020 venne identificato quello che erroneamente sarebbe stato chiamato il “paziente zero”, un trentottenne di Codogno. Diversi focolai erano presenti in alcune zone del Nord Italia, come a Vo' Euganeo, nella provincia di Bergamo, e fu l'inizio della prima devastante ondata per l'Italia, a cui si cercò di porre rimedio con il lockdown nazionale a partire da domenica 8 marzo, con misure assolutamente impreviste e non note nella tradizione e nella storia recente.

Il virus si diffuse rapidamente a un territorio sempre più vasto, l'epidemia era in gran parte fuori controllo da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità. L'11 marzo del 2020, dopo soli 3 mesi dal primo caso, l'OMS dichiarò ufficialmente lo stato di pandemia. Furono emblematiche le parole del direttore dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus: nelle ultime due settimane il numero di casi di COVID-19 al di fuori della Cina è aumentato di 13 volte, il numero dei Paesi colpiti è triplicato, disse. Ci sono più di 118.000 casi in 114 Paesi e 4.300 persone hanno perso la vita, altre migliaia stanno lottando per la propria vita negli ospedali, e così via.

Iniziò subito la ricerca di un vaccino, l'unica arma efficace per contrastare il virus, oltre al distanziamento, alle chiusure nei momenti più drammatici, all'uso delle mascherine. A fine ottobre del 2020, dopo un'estate relativamente tranquilla, in cui si pensò addirittura che l'ondata fosse stata sconfitta, iniziò invece la seconda ondata. Francia, Spagna, Germania e successivamente l'Italia hanno sperimentato la risalita del numero dei contagi. Al di là del numero totale dei casi, non comparabile tra la prima e la seconda ondata, in Italia assistemmo ad un contagio diffuso su tutto il territorio nazionale, non più solo al Nord. Una situazione, quindi, molto differente rispetto a marzo. Finalmente, il 21 dicembre, l'EMA approvò il primo vaccino nella storia contro il COVID-19.

Si trattava di un vaccino sviluppato dalla Pfizer, il primo vaccino con tecnologia a mRNA. Un'approvazione a cui seguì da parte della FDA quella di un altro vaccino sviluppato a Modena, a cui seguirà poi una data storica per l'Unione Europea, 27 dicembre, data in cui tutti i Paesi europei contemporaneamente iniziarono le prime iniezioni del vaccino. E fu l'inizio di una nuova era del contrasto. Dopo 3 anni dall'inizio della pandemia, il 5 maggio del 2023 il direttore generale dell'OMS Ghebreyesus finalmente ha dichiarato la fine del COVID-19 come emergenza sanitaria.

Sulla scia di quegli anni drammatici oggi si vuole istituire una Commissione d'inchiesta, ma non per far luce oggettivamente sugli avvenimenti abbattutisi in maniera imprevista e imprevedibile sull'Europa e sul mondo intero, su avvenimenti verificatisi allora, ma solo per fare una speculazione politica. Nella scorsa legislatura tutte le forze politiche presenti in Parlamento, ad eccezione di una, la forza politica a cui appartiene l'attuale Presidente del Consiglio, hanno contribuito alla gestione di un momento così drammatico per la vita degli italiani, si sono fatte carico delle responsabilità, esponendosi, che quel momento richiedeva.

Adesso, invece, per la prima volta assistiamo all'istituzione di una Commissione d'inchiesta che non fa altro...ricordo un efficacissimo intervento del nostro collega Tabacci in Parlamento, quando disse: questo Parlamento ha finito per essere un luogo nel quale non si fanno altro che Commissioni di inchiesta, una sorta di paratribunale. E questo è un caso evidente, Commissione d'inchiesta sul COVID-19.

Una Commissione d'inchiesta approvata, peraltro, solo dalla maggioranza perché, nonostante il nostro atteggiamento collaborativo, nessuna nostra richiesta, intendo delle opposizioni, di miglioramento del testo è stata accolta. Si vuole, quindi, solo strumentalizzare e politicizzare una tragedia che ha riguardato tutti, indagando sull'operato del Governo allora in carica nella gestione di una fase come quella pandemica, una fase talmente complessa da mettere a dura prova la tenuta stessa del sistema e che, anche grazie, soprattutto grazie al grande lavoro del Ministro Roberto Speranza, noi abbiamo affrontato e superato.

Abbiamo chiesto con i nostri emendamenti, primo, di allargare l'inchiesta anche all'operato delle regioni e degli enti locali e la risposta è stata: no. Possiamo, quindi, indagare su cosa è avvenuto in Cina, ma non si può parlare di cosa è avvenuto in Lombardia, in Veneto e in Piemonte. Secondo, di non sovrapporre - ma questo sta nell'istituzione stessa di una Commissione d'inchiesta, è soltanto una sottolineatura - l'operato della Commissione rispetto a quello che è già stato fatto indagando con la magistratura, ma anche qui la risposta è stata: no. Terzo, di non avvalorare le teorie no-vax, mettendo in discussione l'efficacia scientifica dei vaccini, ma anche qui la risposta è stata: no. Del resto, dovremo pur parlare, in questo lavoro che si farà, del fatto che mentre c'era in quei mesi drammatici chi si dava da fare e si esponeva responsabilmente nel cercare di organizzare le difese dalla pandemia, c'era chi andava in piazza, come la destra, senza le mascherine, per protestare contro le misure di protezione e di distanziamento in modo più o meno esplicito e più o meno aperto.

Quarto, abbiamo chiesto di rispettare le sentenze della Corte costituzionale, in particolare la sentenza n. 127 del 2022 che ribadisce che la quarantena obbligatoria non è contraria all'articolo 13 della Costituzione e, quindi, non è lesiva della libertà di circolazione, ma anche qui la risposta è stata: no. Quinto, di non strumentalizzare una tragedia di questa portata, che ancora oggi, nella settimana che va dal 5 all'11 maggio, ha fatto registrare quasi 20.000 nuovi casi e 176 vittime; anche qui la risposta è stata negativa. Infine, abbiamo chiesto di avere un approccio finalizzato a individuare gli interventi necessari per prevenire criticità nel caso di future emergenze sanitarie, sia a livello centrale sia locale, e anche qui la risposta è stata negativa.

Su sei emendamenti tesi a collaborare per costituire una Commissione d'inchiesta che noi non condividiamo per le ragioni che ho descritto, la capacità inclusiva della maggioranza, che prima protestava contro le misure di protezione, adesso vuol fare una Commissione d'inchiesta, è stata così rigida da dire sempre “no” alle proposte dell'opposizione. Che valore può avere una Commissione d'inchiesta di questo tipo? Nessun valore; è soltanto una grancassa di propaganda e di strumentalizzazione.

Per questi motivi, Presidente, il gruppo del PD in Commissione affari sociali ha deciso, in maniera abbastanza pesante, ma costretto, di non partecipare al voto finale in Commissione su un testo su cui non è stato possibile apportare alcun contributo e alcun correttivo e che rischia di fallire rispetto a quello che dovrebbe essere l'obiettivo di perseguire l'interesse del Paese.

Per queste ragioni, noi non condividiamo questa iniziativa e riteniamo veramente irresponsabile che le principali forze politiche della maggioranza, la principale forza politica della maggioranza, si avventurino su un terreno di irresponsabilità che nessun contributo potrà dare ad individuare meglio la storia e le soluzioni di questo dramma che abbiamo vissuto.