A.C. 665-A e abbinate
Grazie, Presidente. Ci sono vicende che hanno percorso la storia della nostra Repubblica che sono rimaste coperte da un oblio, che non hanno avuto né hanno trovato spiegazioni, che non hanno trovato soluzioni giudiziarie. Sono molte queste vicende che sono diventati dei casi, dei casi giudiziari prima e successivamente persino dei casi di letteratura noir, giallistica. Però, hanno condizionato molto la vita della nostra Repubblica e hanno anche intaccato, in una certa misura, il senso di fiducia del rapporto tra il popolo e le istituzioni, il funzionamento di uno Stato, la sua efficienza, soprattutto quando si tratta di svelare casi complessi di carattere giudiziario in cui ci sono risvolti di omicidi e in cui ci sono delitti contro la persona. Sono la base di un rapporto di fiducia che, purtroppo, in molti casi non è stato possibile difendere.
Queste vicende sono state numerose, ma il caso di cui parliamo oggi e di cui si occuperà la Commissione di inchiesta che verrà discussa e votata dal Parlamento nelle prossimi settimane, qui alla Camera e successivamente al Senato, rappresenta un po', tra tutte queste vicende, forse quello più importante, non soltanto per la diretta ricaduta sulla vita delle persone coinvolte e sulle loro famiglie - e colgo l'occasione di salutare i familiari e i legali delle famiglie Orlandi e Gregori, che sono presenti qui oggi e assistono al nostro dibattito - ma anche perché questo caso coglie in profondità, va nella profondità degli aspetti e dei risvolti oscuri, possiamo dire misteriosi della vita della nostra Repubblica nel dopoguerra, di quel non detto, di quel non fatto e di quel non successo che hanno lasciato aperte tante domande, delimitando anche la forza delle nostre istituzioni e, anzi, comprimendola.
Sono dolori privati, che in realtà hanno segnato e segnano la storia di un Paese e che spesso hanno corso il rischio, o sono così terminati, si sono così conclusi, di perdersi nel labirinto dei misteri. Ora, il fatto che si voti l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sui casi di due giovanissime donne, due adolescenti, poco più che bambine, che hanno visto le proprie vite interrotte nel mistero, sono state rapite e fatte scomparire, è un fatto molto importante. Parliamo di Emanuela Orlandi, nata il 14 gennaio del 1968 e scomparsa il 22 giugno del 1983.
Grazie, Presidente. Mi scuso anche con i colleghi. Come dicevo, Emanuela Orlandi scomparve il 22 giugno del 1983 e Mirella Gregori il 7 maggio, praticamente poco più di un mese prima.
Se parliamo della vicenda di Emanuela Orlandi intorno alle 16,30 di quel giorno, il 22 giugno, primo giorno d'estate, Emanuela Orlandi, uscì dall'appartamento in cui viveva con la famiglia in via di Sant'Egidio, all'interno della Città del Vaticano, per andare presso l'Istituto Tommaso Ludovico Da Victoria, in piazza Sant'Apollinare, dove studiava flauto traverso. In una telefonata a casa, Emanuela raccontò alla sorella Federica di essere stata avvicinata da un uomo, il quale le aveva proposto di partecipare ad una sfilata, che l'atelier Fontana avrebbe tenuto a Palazzo Borromini per distribuire del materiale per la Avon. Quel pomeriggio aveva un appuntamento con la sorella, in un luogo poco distante dal Vaticano, ma non si presentò mai. Dalle 7,20 del pomeriggio, quindi dalle 19,20 del 22 giugno, di lei si è persa ogni traccia.
Il caso divenne presto uno di quegli episodi più misteriosi della storia italiana. Come detto, moltissimi furono i personaggi che, a contorno, si presero la scena, sempre in bilico tra il depistaggio, la mitomania, lo sciacallaggio, elementi distorcenti attraverso i quali intravedere brandelli di verità, utilizzando la disperazione e la speranza di una famiglia che, però, in questi quarant'anni di via crucis non ha mai perso la determinazione e ancora oggi chiede che si arrivi alla verità sul caso. Allora, furono continue le telefonate alla famiglia, per segnalare quello che in realtà i testimoni non avevano mai visto, fino al disvelamento del presunto rapitore, l'americano, così chiamato per il suo accento, che in una delle innumerevoli telefonate disse che, se le autorità italiane non avessero rilasciato Mehmet Ali Ağca, l'attentatore che due anni prima aveva cercato di uccidere Papa Giovanni Paolo II sulla piazza di San Pietro, Emanuela sarebbe stata uccisa. La vicenda assunse presto una grande rilevanza internazionale mediatica, infatti, a meno di due mesi dalla denuncia di scomparsa, si profilava l'ipotesi di un sequestro di matrice terroristica. Da allora le tesi e le ipotesi si sono rincorse, si sono sovrapposte, anche disordinatamente. Il quadro degli eventi è risultato presto frantumato, in una pluralità spesso contraddittoria di voci, riconducibili a gruppi eterogenei dai fini indecifrabili, il cui fattore comune sembra rappresentato dall'uso strumentale delle notizie divulgate.
La storia di Emanuela si intreccia, dunque, con quella di un'altra ragazza coetanea, cittadina italiana però, scomparsa nello stesso periodo, e mai ritrovata, Mirella Gregori. Le due vicende per un momento si sovrappongono, sembrano accomunate da una stessa sorte. Mirella Gregori, quattordicenne, scompare il 7 maggio 1883, 40 giorni prima della scomparsa di Emanuela. Quel giorno Mirella esce di casa dicendo alla madre che ha un appuntamento con un vecchio compagno di classe. Da quel momento anche la famiglia di Mirella non ha più notizie. La madre di Mirella, durante una visita del Papa in una parrocchia romana, il 15 dicembre 1985, riconobbe in un uomo della scorta una persona che spesso andava a prendere la figlia a casa. Forse, lo stesso uomo che è stato visto con Emanuela Orlandi pochi giorni prima della sua scomparsa? La madre della ragazza viene contattata a quel punto da un uomo che si qualifica come appartenente allo stesso gruppo dei sequestratori di Emanuela e che, dopo un po' di tempo, le comunicò queste parole: “Non abbiamo nulla da fare”. I messaggi di richieste e di ultimatum raggiunsero la stampa americana e quella italiana, con sigle di organizzazioni terroristiche, le più diverse, tutte riassumibili con il linguaggio investigativo della cosiddetta pista turca. In questa sede, naturalmente, non possiamo ricostruire né esaurire tutte le fasi e le incongruenze - la Commissione avrà questo compito - non ultima quella che riguarda le notizie, secondo cui il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare, l'allora Sismi, avrebbe indagato sulla scomparsa di Mirella Gregori e su quella di Emanuela Orlandi e che la documentazione relativa alle indagini, collocata in tre faldoni secretati, sembrerebbe sparita nel nulla. La procura della Repubblica di Roma ne avrebbe disposto l'acquisizione, ma tale documentazione non sarebbe mai stata consegnata per confluire negli atti dell'indagine.
Se tutto ciò fosse veramente accertato - queste sono le notizie emerse nel corso del tempo -, starebbe ad indicare una attività di inchiesta molto approfondita, fatta direttamente dal Sismi, senza che la famiglia ne fosse stata mai avvisata. Era invece accaduto diversamente con il Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica, l'altro servizio segreto, il Sisde. Nel settembre 1993, il magistrato allora impegnato nelle indagini sui mandanti dell'attentato a Papa Wojtyla decise di acquisire del materiale presso la sede dei servizi segreti militari. In quell'occasione, i carabinieri si sarebbero imbattuti in una quantità estremamente consistente di documenti, distribuiti in 18 faldoni, tre dei quali riguardanti i casi Gregori e Orlandi. Gli investigatori annotarono su due di essi i cognomi Orlandi e sull'altro Orlandi-Gregori, ma tale documentazione non è stata mai consegnata. La Commissione avrà, tra i suoi compiti, quello di ricostruire ed analizzare in maniera puntuale la dinamica della scomparsa o rapimento, rapimento o scomparsa, di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, di verificare ed esaminare il materiale e i dati acquisiti attraverso le inchieste giudiziarie e giornalistiche e di esaminare e verificare i fatti, gli atti e le condotte, commissive oppure omissive, che possono aver costituito un ostacolo o un ritardo o aver portato ad allontanarsi dalla ricostruzione veritiera dei fatti. Anche promuovendo azioni presso Stati esteri, finalizzate ad ottenere documenti con altri elementi, la Commissione avrà il compito di verificare, mediante l'analisi degli atti processuali e del materiale investigativo raccolto negli anni, quali criticità e circostanze possono aver ostacolato il sistema giudiziario nell'accertamento dei fatti. La Commissione parlamentare può chiarire molteplici anomalie avvenute nel corso di questi quarant'anni di indagine sulla sparizione delle due ragazze, in particolare può far luce su alcuni aspetti fondamentali. Sul caso Orlandi, lo Stato italiano per tre volte ha inviato delle rogatorie internazionali, per chiarire i ruoli di alcuni esponenti apicali della Santa Sede, ma non sono mai andate a buon fine. Il Vaticano, di fatto - lo si può dire perché risulta dalle vicende - non ha mai consentito che i propri uomini, laici, chierici o con ruoli importanti, deponessero davanti ai magistrati della procura di Roma, uomini che invece hanno collaborato attivamente alle indagini, sempre condotte dalla procura, sull'attentato di Papa Giovanni Paolo II. Nel 2012 è avvenuto un incontro - ed è stato confermato anche in sede di testimonianze giudiziali - presso la Santa Sede tra magistrati italiani ed emissari della Santa Sede, che avrebbe avuto ad oggetto uno scambio: la restituzione dei resti di Emanuela da parte del Vaticano, a patto che la procura imbastisse una storia che togliesse ogni responsabilità da parte della Santa Sede sulla scomparsa della ragazza. Riporto naturalmente traduzioni di stampa. Questa presunta trattativa, se è avvenuta, va assolutamente approfondita e va verificata. Vi è stata una possibile manipolazione su un'audiocassetta del 17 luglio 1983, quindi nemmeno un mese dopo la scomparsa, recante prove importanti sulla voce di Emanuela. L'audiocassetta non esiste più agli atti in procura. Sarebbe importantissimo recuperarla perché, con la tecnologia attuale, l'analisi della videocassetta originale potrebbe fare emergere e analizzare diverse voci maschili non considerate all'epoca dei fatti. Emanuela fu rapita, ormai se ne ha una certezza. Noi parliamo di scomparsa, ma possiamo parlare di rapimento. Da alcune evidenze, infatti, emerge che vi fu una rivendicazione del suo rapimento da parte dei rapitori, che ottennero addirittura una linea riservata con la segreteria di Stato della Santa Sede, un evento questo che sicuramente presenta caratteri di estrema eccezionalità, poiché vede cariche altissime dello Stato Vaticano trattare in prima persona, senza intermediazione, con i cosiddetti rapitori di una cittadina. Naturalmente - lo abbiamo ricordato - furono coinvolti apparati e pezzi delle istituzioni italiane, Sisde e Sismi, apparati di Polizia e di sicurezza, ciò nonostante, però, i depistaggi ,le omissioni e le manipolazioni sono state moltissime.
Con l'intervento del Parlamento noi ci auguriamo di poter aprire un varco nel fitto bosco delle incertezze che si sono verificate nel tempo, per dare una risposta ai familiari, ma anche alla coscienza popolare di migliaia di romani e di italiani di ogni generazione che si sono alternati, che sono venuti a conoscenza dei casi nel corso di questi 40 anni. La storia italiana è piena di storie di casi irrisolti, di omicidi che hanno dato il senso di una coscienza interrotta nel rapporto con la nostra Repubblica. Con questo lavoro noi vogliamo quindi contribuire anche a trovare una via di lettura alla storia della nostra Repubblica, e quindi fare in modo che dalla possibile capacità di illuminare questi fatti esca fuori non solo una risposta ai familiari, che è la cosa più importante, ma anche la rilettura di un pezzo fondamentale della nostra storia, della nostra Repubblica, senza il quale non è possibile costruire anche nuove istituzioni più trasparenti e più credibili.