Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 1 Febbraio, 2023
Nome: 
Chiara Braga

A.C. 80-A

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, è con particolare soddisfazione che ci apprestiamo ad approvare in quest'Aula una legge volta a istituire, anche nella legislatura in corso, una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e agli illeciti ambientali e agroalimentari.

Considero come un dato positivo che, a pochi mesi dall'avvio della legislatura, sono maturate le condizioni di una larga convergenza tra le forze politiche, per un esame congiunto delle diverse proposte di legge depositate su questo tema, a partire proprio da quella a mia prima firma e condivisa dalle colleghe e dai colleghi del gruppo del Partito Democratico. Voglio ringraziare i componenti la Commissione ambiente e il relatore, per il proficuo lavoro che abbiamo svolto in quella sede, che ha permesso di arricchire ulteriormente gli ambiti di indagine della Commissione, senza tuttavia snaturarne impostazioni e finalità. È fondamentale, infatti, che il Parlamento abbia una sede stabile in cui garantire una particolare attenzione ai fenomeni di maggiore impatto ambientale, già oggetto di indagine delle precedenti Commissioni bicamerali che si sono succedute, senza soluzione di continuità, a partire dalla XIII legislatura.

Il lavoro della Commissione ecomafie, come tradizionalmente è chiamato questo organismo bicamerale, è stato, negli anni, prezioso e qualificante per l'Istituzione di cui facciamo parte. Stiamo parlando di una Commissione d'inchiesta che ha dato prova di capacità di analisi su temi che hanno acquisito un impatto e una rilevanza sempre maggiore per comunità ferite da comportamenti illegali e spesso criminali, a danno dell'ecosistema, dell'economia e della stessa convivenza civile nei territori segnati da forti criticità ambientali. Una rilevanza che è accresciuta dall'approvazione, nella scorsa legislatura, della modifica della Costituzione con l'introduzione all'articolo 9 del principio della tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, nell'interesse delle future generazioni. Contestualmente, come noto, è stato modificato anche l'articolo 41 della Costituzione, stabilendo che l'iniziativa economica privata non può svolgersi in danno alla salute e all'ambiente, premettendo questi due limiti a quelli già vigenti, che riguardano la sicurezza, la libertà e la dignità umana. Questo elemento è particolarmente significativo per i lavori di questa Commissione, che, negli oltre vent'anni di attività, ha potuto invece constatare e documentare come il modello di sviluppo che abbiamo conosciuto fin qui è stato segnato da storture e squilibri evidenti e talvolta drammatici. La Commissione ha rappresentato nel tempo un importante punto di osservazione e di controllo parlamentare, restituendo l'immagine di un'Italia storicamente segnata da attacchi all'ambiente e alla salute dei cittadini, ma anche desiderosa di legalità e di concretezza; un Paese che chiede alle istituzioni non solo interventi riparatori di danni ormai subiti, ma anche – direi, soprattutto - la capacità di scrivere una pagina nuova, che tenga insieme sostenibilità economica, ambientale e sociale, nell'impresa e nel lavoro.

Sono i dati a raccontarci di un Paese ancora segnato pesantemente dalla criminalità ambientale, che assume forme anche diverse da quelle del passato, che necessitano di una capacità di analisi e di lettura sempre più attente, capaci di cogliere le interrelazioni di un fenomeno in evoluzione. Le organizzazioni criminali continuano ad affondare le loro radici nell'ambiente, spinte da interessi trasversali, in cui si intrecciano sempre di più criminalità ambientale e interessi economici, grazie anche a una maggiore pervasività della corruzione e degli illeciti amministrativi. Per questo è particolarmente importante e fondamentale leggere questi fenomeni nella presente fase, in cui la mole di risorse pubbliche che sta arrivando sui territori grazie anche al PNRR proprio nel settore della transizione ecologica, rischia di attrarre gli appetiti di organizzazioni criminali e di inquinare, oltre all'ambiente, il tessuto economico sano del Paese. L'attività di inchiesta della Commissione ecomafie in questi anni ha posto le basi per approfondimenti e sviluppi che sono stati affidati al legislatore e al Governo. Voglio ricordare brevemente la quantità e la qualità delle attività svolte dalla Commissione, soprattutto nella scorsa legislatura. Lo testimoniano le 20 relazioni approvate e la relazione conclusiva, tutte con il voto unanime dei parlamentari della Commissione. Si tratta di un risultato di particolare significato, considerato che per circa due anni, a partire dal marzo 2020, le restrizioni introdotte dalle misure emergenziali per il COVID hanno limitato fortemente l'operatività della Commissione. Le inchieste svolte in quel periodo hanno indagato fenomeni più tradizionali, come quelli di carattere territoriale, ma hanno anche acceso luci importanti su altri fenomeni emergenti. Penso al traffico transfrontaliero di rifiuti, allo stato di attuazione delle bonifiche nei siti di interesse nazionale, alla gestione dei rifiuti radioattivi, alla realizzazione del deposito unico nazionale e al tema degli incendi negli impianti di rifiuti. Ricordo, poi, l'approfondimento e le due relazioni che sono state approvate sulle garanzie finanziarie nel settore delle discariche, dimostrando come i fenomeni di illegalità ambientale spesso sono connessi ad aspetti finanziari ed organizzativi del ciclo di gestione dei rifiuti. In linea con quanto già fatto in passato, la Commissione ha sviluppato un approfondimento sulla diffusione delle sostanze perfluoroalchiliche, i cosiddetti Pfas, tema su cui si è ritenuto fondamentale mantenere alto il livello di attenzione e su cui chiediamo che il Governo provveda rapidamente a fissare limiti a livello nazionale per la diffusione di queste sostanze, a partire dalla situazione del Veneto. Con la stessa consapevolezza, si è proceduto ad approfondimenti, ad esempio, sull'efficacia della legge n. 68 del 2015 in materia di delitti contro l'ambiente. Ho citato solo alcuni dei filoni di inchiesta della Commissione e l'auspicio è che il lavoro svolto possa continuare con lo stesso spirito costruttivo e che anche questa Commissione sia uno strumento per orientare le scelte del Governo e, più in particolare, del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica.

In questa prospettiva, Presidente, mi permetta di sottolineare un aspetto, anche alla luce di quello che è accaduto ieri, in quest'Aula. Le Commissioni d'inchiesta non sono e non possono essere un'arena di scontro politico, bensì strumenti preziosi per approfondire la conoscenza di fenomeni complessi, di interesse primario della collettività. Da componente, per due legislature di questa Commissione e da sua presidente, per un periodo, nella XVII legislatura, posso testimoniare che sempre c'è stata una collaborazione positiva tra tutte le forze politiche. Il lavoro delle Commissioni è reso possibile - mi permetta di sottolineare anche questo, per una volta - dall'apporto fondamentale di figure interne e esterne all'amministrazione pubblica, che affiancano il lavoro dei parlamentari, magistrati, Forze di polizia, consulenti tecnici ed esperti, che qualificano, con le loro competenze e con il servizio reso alle istituzioni, l'operato del Parlamento, attraverso un'azione puntuale di analisi e di approfondimento e anche di selezione accurata delle fonti di conoscenza, che è una condizione fondamentale affinché il nostro lavoro sia riconosciuto come un punto di riferimento indiscusso per tutti gli attori istituzionali e per i cittadini. Il lavoro a tutela della legalità di una Commissione come quella che stiamo istituendo, non si esaurisce solo nel lavoro di inchiesta, ma anche nel portare nei territori la presenza istituzionale del Parlamento, a sostegno delle amministrazioni locali, dei cittadini e delle associazioni, dialogando sempre con la magistratura e le Forze di polizia. Non posso nascondere un elemento di preoccupazione, in questo passaggio. Abbiamo assistito, in questi primi mesi di operato del Governo e della maggioranza, all'oscuramento dei temi ambientali, dalla ridenominazione del Ministero dell'Ambiente, da cui è scomparso il richiamo alla grande sfida della transizione ecologica, all'assenza, nella legge di bilancio, di scelte e decisioni necessarie e coraggiose per fronteggiare la crisi climatica e le sue conseguenze. Il rischio è che, anche sul fronte del contrasto all'illegalità ambientale, ci sia un pericoloso abbassamento del livello di guardia. Non possiamo permettercelo, sarebbe un errore imperdonabile, a danno delle comunità che quotidianamente si misurano con situazioni di criticità ambientale, ma anche a danno dell'economia e della stragrande maggioranza delle imprese sane, che operano nel rispetto delle leggi e che vedono nell'economia circolare e nella green economy una grande opportunità di sviluppo e di lavoro di qualità. Lo slogan con cui la Presidente Meloni si è presentata in quest'Aula nel suo discorso di insediamento ha in sé qualcosa di inquietante. Lo voglio dire chiaramente: non disturbare chi vuol fare, non può voler dire girare la testa dall'altra parte, quando si tratta di contrastare atti illegali, infiltrazioni criminali negli appalti pubblici, traffici di movimento terra nel ciclo illegale del cemento, quando si tratta di tollerare l'abusivismo edilizio e, magari, evocare nuovi condoni, perché questo è un Paese che ha già pagato un prezzo altissimo. Ce lo ha ricordato, per ultima, la tragedia di Ischia. Crediamo che, invece, su questi fronti il Paese abbia bisogno di strumenti più efficaci, sapendo che il contrasto all'illegalità ambientale non si esercita solo con gli strumenti repressivi, che sono necessari e fondamentali, ma non basta.

Infatti, serve rafforzare il sistema dei controlli approvando i decreti attuativi della legge sul Sistema nazionale di protezione ambientale. Sottosegretaria, lo aspettiamo da 7 anni, in molti dei quali lei è stata in questo Ministero.

Poi, le norme contro l'abusivismo edilizio e quelle per gli abbattimenti. Inoltre, serve rafforzare le pubbliche amministrazioni e la loro capacità di costruire risposte adeguate a problemi complessi che talvolta si scontrano anche con la ricerca del consenso. Penso al grande tema dei rifiuti, sapendo che la criminalità organizzata ambientale trova terreno fertile dove la tecnologia al servizio dell'ambiente è di basso livello e dove l'emergenza perenne apre spazi incontrollati di infiltrazione alla criminalità.

Chiudo, Presidente. In questa discussione abbiamo registrato positivamente un impegno comune del Parlamento contro la criminalità. Credo che la prevenzione e la cultura diffusa della legalità si costruiscano anche attraverso una profonda conoscenza dei fenomeni e in questa prospettiva noi voteremo a favore convintamente sulla costituzione di questa Commissione di inchiesta.