A.C. 1555
Signor Presidente, colleghi, la legge che stiamo per votare non contiene nulla che la possa definire una riforma. Il gruppo del Partito Democratico voterà in maniera contraria. Una riforma per chi? Non per le imprese, che dopo questo voto non avranno più opportunità per insediarsi, per crescere, per competere in un quadro regolatorio aperto e chiaro. E non per i cittadini, per i consumatori, che da queste norme non otterranno nessun miglioramento sul fronte dei costi e della qualità dei servizi, perché la norma è vuota, inutile e per certi aspetti dannosa.
Non perché eravate distratti ad organizzare Atreju o a uscire malconci dalla trattativa europea sul bilancio dell'Unione o sul Patto di stabilità, e nemmeno per le molteplici discussioni incrociate sulla legge di bilancio, nelle quali sono emerse tutte le vostre profonde e insanabili divisioni. Credo che le divisioni sulla ratifica del MES, del quale non si può nemmeno parlare in questo palazzo, pur consapevoli che è vostro dovere ratificarlo, credo vi abbiano distratto. Questo provvedimento è vuoto e dannoso non perché è frutto della mancanza di coraggio, come qualche autorevole collega ha sostenuto prima, ma perché è figlio della vostra idea di economia. Un'idea che è corporativa, che vuole un mercato conservativo, che garantisca solo le posizioni dominanti.
Un'economia che rimanga statica, che non sia reattiva per accompagnare l'innovazione, sostenendo il dinamismo autonomo che è generato nella società, regolando, garantendo pari opportunità alle imprese e migliore qualità ai consumatori. Tutto questo non vi interessa, non vi interessa perché è esattamente ciò che voi non volete. Per voi le riforme di modernizzazione previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza sono solo un orpello, un fastidio.
Forse lo è lo stesso PNRR, per il quale oggi esultate, quando avete perso 7,5 miliardi con la quinta rata, di cui 4,5 miliardi a fondo perduto. Risorse che noi, il nostro Governo aveva ottenuto con estenuanti trattative per combattere la piaga della disuguaglianza, per generare nuova crescita, più opportunità per tutte e per tutti.
No, voi, quando va bene, rinviate i problemi, e, quando va male, come in alcuni articoli di questo provvedimento, fate di tutto per cristallizzare posizioni dominanti già esistenti, corporative. Chi è dentro si attrezzi grazie alle vostre norme e chi è fuori si arrangi. Evitate di affrontare le questioni sul trasporto pubblico individuale, posticipate le decisioni sui balneari, ma in questo modo state creando un danno alle aziende che fingete di voler proteggere, perché non c'è niente di peggio per un imprenditore e per un'impresa dell'incertezza.
Sull'energia non solo non attuate fino in fondo le riforme previste in sede europea sul riordino e la separazione tra produzione e commercializzazione dell'energia, ma nemmeno prorogate il mercato tutelato per chi davvero ne ha bisogno per motivi di sussistenza. Vi rifiutate, nonostante il tanto declamato principio di sussidiarietà e i reali poteri che la legislazione conferisce ai comuni, di prevedere una programmazione e pari opportunità di accesso per i commercianti relativamente alla questione dell'installazione dei dehors, scaricando, come sempre, sul passato le responsabilità e facendo l'opposizione all'opposizione, in una stanca litania che dura ormai da un anno.
Rifiutate di valorizzare gli investimenti degli ambulanti, che invece eroicamente rendono vivaci i paesi delle aree interne e i quartieri delle periferie. Insomma, zero opportunità per le imprese e zero benefici per i consumatori. Senza citare, poi, la sfiducia che dimostrate nei confronti delle autorità indipendenti. Questo aggettivo, indipendenti, vi scatena pruriti, allergie, starnuti, ma nel nostro ordinamento è a loro affidata la regolazione, anche per la profonda conoscenza dei mercati, con i loro movimenti puntuali e prospettici, di riferimento delle nostre autorità.
E non si dica che su questi temi il Partito Democratico non ha fatto proposte coerenti, realizzabili e concrete, certo ispirate ad un'altra idea di Paese. Sui balneari avevamo trovato la soluzione fin dai tempi del Governo Renzi, ma avete fatto ostruzionismo in Commissione alla fine della legislatura, pur di non far passare quella norma. Poi abbiamo riproposto le norme a cavallo tra il Governo Conte e il Governo Draghi, ma, siccome nel Governo Draghi c'era anche una parte della destra che lo sosteneva, non si è riusciti a dare certezze a chi vuole continuare ad investire in quel settore e a chi vuole entrare in quel settore.
Ma l'aspetto che più mi colpisce nella valutazione complessiva dei provvedimenti economici non è solo la totale assenza di idee su come migliorare la condizione dell'economia per imprese, lavoratori e consumatori, ma è incredibile come non vi interessi sostenere, regolare e valorizzare il dinamismo innovativo delle imprese, che anche nell'economia italiana, seppur così provata, è dimostrato dalla presenza di giovani, di meno giovani, di donne. Nulla di politica economica per garantire le donne, per spingerle verso una più libera autonomia, e abbiamo la prima Presidente del Consiglio donna.
Idee, novità, energie, competenze, cervelli, quelli non li volete nemmeno far tornare, prorogando i crediti fiscali che avevamo previsto nelle passate legislature. Nulla a voi interessa di tutta questa vivacità. A Piacenza, lo capisce l'onorevole Tommaso Foti, si dice tuca gninta, non toccare niente. Questa è la vostra logica in economia, la logica del grigio, dell'inverno che paralizza, che ferma, imbalsama la condizione sociale ed economica così com'è. Infatti, vi vantate di risultati economici che solo voi vedete, che solo voi declamate. Non muovere niente sarà anche rassicurante per coprire e limitare la vivacità dei nostri imprenditori e lavoratori con l'ideologia, ma tutto questo non vi basterà. Sicuramente non vi basterà per i nefasti effetti economici che questo vostro approccio genera e continuerà, purtroppo, ahimè, a generare nell'economia italiana. Einaudi diceva che la libertà economica è condizione necessaria per la libertà politica. Siete così, questo è il vostro approccio a tutti i provvedimenti economici, non per errore, non per mancanza di coraggio, non per distrazione, ma perché avete scelto questo approccio: un po' di libertà economica in meno per avere un po' di controllo politico in più.
La vostra ostinata determinazione a fuggire dal bisogno di innovazione, di trasformazione e di riforme non potrà a lungo essere coperta dalla rassicurante narrazione paternalistica del “va tutto bene, state tranquilli”, soprattutto con gli elettori. Sì, cara collega, le bugie hanno le gambe corte e non vi basterà con gli elettori, perché noi dimostreremo che un'altra Italia è possibile, un'Italia che sostiene e premia chi rischia, un'Italia libera e desiderosa di trasformazione e di modernità.