A.C. 2022-A
(Il deputato interviene con un segno rosso sul viso) Grazie, Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi. Oggi è il 25 novembre, non posso aprire il mio intervento senza un pensiero alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Eliminazione della violenza contro le donne: quanto siamo lontani da questo obiettivo e dico siamo perché il dramma infinito di ogni femminicidio, di ogni singolo atto di violenza fisica e verbale contro le donne, non riguarda solamente le nostre madri, compagne, figlie, sorelle, amiche, mogli, ma riguarda soprattutto noi uomini, perché dietro ogni singolo gesto di violenza di genere contro una donna c'è sempre la mano, e non solo la mano, anche la mente, il corpo, l'azione di un uomo.
Dobbiamo sconfiggere la violenza, ma per farlo dobbiamo sconfiggere la cultura che genera questi pensieri, che genera queste azioni, e farlo non solo nei fatti. Non bastano i gesti simbolici, come il tratto rosso che porto anch'io oggi al volto, serve fare di più e questo è uno dei luoghi dove possiamo e dobbiamo fare di più. Servono impegni, servono risorse, servono leggi, come le leggi per l'educazione all'affettività, la legge sul consenso, i tanti provvedimenti che possiamo e dobbiamo portare avanti unendo maggioranza e opposizione, unendo parti politiche diverse nell'interesse dell'intero paese.
Per questo dobbiamo onorare questa giornata, rafforzando il nostro impegno per portare avanti questo lavoro, per portare avanti questa battaglia, per farlo non solo oggi, ma ogni singolo giorno dell'anno. Venendo al provvedimento in esame, la legge annuale per il mercato e la concorrenza, ricordiamo che l'adozione annuale prevista dalla legge n. 99 del 2009, al fine di rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo o amministrativo, all'apertura dei mercati, di promuovere lo sviluppo della concorrenza e di garantire la tutela dei consumatori, non sempre ha trovato applicazione. Ci troviamo, infatti, dinnanzi all'esame della legge per il mercato e la concorrenza relativa all'anno 2023, la cui adozione entro il 31 dicembre 2024 rientra tra gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
In particolare, il testo deve comprendere alcune misure relative al settore autostradale, tra cui la previsione di un quadro normativo per le concessioni autostradali e all'interno del quale rendere obbligatorio lo svolgimento delle gare per i contratti di concessione autostradale, impedendo il rinnovo automatico. Inoltre, entro il 31 dicembre 2024, deve poi entrare in vigore tutto il diritto derivato, se necessario compresi tutti i regolamenti necessari, per l'efficace attuazione e applicazione di tutte le misure derivanti dalla legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023.
Ora, da questo punto di vista, per il secondo anno di seguito, ci troviamo in presenza di un disegno di legge che è debole riguardo alla rimozione degli ostacoli regolatori all'apertura dei mercati, la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori; è insufficiente per le aspettative di famiglie e imprese ed è chiaramente poco incisivo. Con il lavoro in Commissione, in VIII Commissione e in X Commissione, con il capogruppo Simiani, con il capogruppo Peluffo e con tutti i rappresentanti del Partito Democratico, abbiamo tentato di modificare e migliorare questo testo, ma i nostri emendamenti non hanno trovato la necessaria accoglienza. Abbiamo proposto, tra l'altro, due emendamenti nella direzione della tutela dei consumatori, per bloccare il telemarketing selvaggio e costringere le aziende e i call center ed evidenziare direttamente, nei display del telefono, che l'utente sta per ricevere una chiamata di natura commerciale. Tali proposte non sono state ammesse con motivazioni incomprensibili e francamente inaccettabili. Da sempre, infatti, in questa tipologia di provvedimento vengono discusse anche proposte in tal senso.
In sede di esame sulla parte riguardante la messa a gara delle concessioni autostradali, la maggioranza ha respinto, tra gli altri, i nostri emendamenti volti a prevedere una motivazione qualificata e rafforzata in caso di affidamento in house in funzione pro-concorrenziale; a introdurre nei bandi l'obbligo di inserire le clausole sociali come requisiti per la valutazione dell'offerta; ad assicurare che tra i criteri di aggiudicazione siano premiati i progetti che prevedono la realizzazione di impianti lungo autostrade per la produzione e vendita di energia rinnovabile i cui proventi possano essere utilizzati per abbattere le tariffe per i pendolari a basso reddito e per l'adeguamento tecnologico e digitale della rete autostradale; a rendere obbligatoria la trasmissione del piano economico finanziario anche all'ANAC, nonché a rendere prioritario l'affidamento mediante scorrimento della graduatoria, allo scopo di evitare che i ritardi, nello svolgimento della gara, si traducano in proroghe della vecchia concessione; ad applicare le penali previste a carico del concessionario anche in caso di ritardi nell'esecuzione dei lavori e di riparazione e manutenzione; nei casi di estinzione di una concessione autostradale per inadempimento del concessionario la sospensione del concessionario inadempiente dalla partecipazione alle gare per l'affidamento di concessioni autostradali per un periodo da 6 a 24 mesi. Ancora, ad annoverare, tra le gravi inadempienze contrattuali del concessionario, anche quelle relative alla sicurezza sul lavoro, con un emendamento che, pur non comportando alcun aggravio economico, rivestiva un'importanza significativa sotto il profilo sociale, contribuendo in modo determinante alla tutela delle lavoratrici e dei lavoratori.
Inoltre, abbiamo chiesto misure per garantire il rispetto da parte del concessionario di quanto previsto dai contratti collettivi nazionali, stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, e di favorire un maggiore equilibrio tra ente concedente e soggetto concessionario all'interno del rapporto di concessione.
Approvati, invece, sono stati due nostri emendamenti volti a stabilire un termine preciso per l'adozione da parte del MIT del decreto di approvazione della proposta definitiva di convenzione e uno volto a rendere il sistema più equilibrato e sostenibile, prevedendo che la deroga al limite massimo di durata della concessione fissata a 15 anni sia prevista nel caso in cui il programma dei lavori affidati in concessione non permetta il recupero degli investimenti effettuati e il ritorno del capitale nel termine stabilito, tenuto altresì conto del tempo necessario ad ammortizzare eventuali somme corrisposte a titolo di valore di subentro determinato secondo i parametri stabiliti dall'ART. Pur prendendo atto delle norme concernenti le disposizioni che regolamentano la messa a gara delle concessioni autostradali, riteniamo che poco si sia fatto per garantire tariffe sostenibili per gli utenti, investimenti innovativi ed efficaci meccanismi concorrenziali.
Per quanto attiene, invece, alle strutture amovibili funzionali all'attività dei pubblici esercizi, i cosiddetti dehors, come diciamo noi a Roma i “tavolini”, rileviamo che il provvedimento reca di nuovo la proroga, per un altro anno, dei provvedimenti emergenziali studiati per il rilancio economico del post pandemia e reca, altresì, una delega al Governo per disciplinare la materia.
Tale delega, però, viene sovrapposta a quella già incardinata ed in fase di esame presso la X Commissione. Per quanto ci riguarda, non è condivisibile in quanto elimina il principio dell'assunzione di responsabilità da parte di sindaci e amministrazioni locali, principio fondamentale da preservare in quanto i contesti e le vocazioni territoriali, paesaggistiche, sociali ed economiche sono assai diverse nel Paese e all'interno delle stesse realtà territoriali comunali. Solo gli amministratori locali possono garantire il bilanciamento del diritto alla mobilità dei cittadini, della tutela del decoro urbano e dei beni culturali e del paesaggio con le esigenze delle attività commerciali. La nostra attività emendativa è andata nella direzione di riproporre il testo in esame presso la X Commissione, mantenendo la competenza dei comuni in materia di occupazione del suolo pubblico e delle regole per utilizzarlo e l'autorizzazione già prevista in tema di tutela dei beni culturali e del paesaggio, prevedendo il coinvolgimento delle associazioni di categoria comparativamente più rappresentative e delle imprese di pubblico esercizio per la somministrazione di alimenti e bevande ed eliminando in questo modo la proroga di un altro anno delle misure attualmente vigenti ereditate dall'emergenza COVID.
Ecco, da questo punto di vista, questa scelta va ancora una volta nella direzione di rendere più difficile e non più semplice il lavoro dei nostri sindaci, il lavoro dei nostri comuni, il lavoro di chi è chiamato ogni giorno in prima linea a rispondere alle esigenze di una comunità e solo ogni singola comunità può capire fino in fondo qual è l'equilibrio nella gestione dello spazio pubblico ottimale per contemperare le diverse esigenze che devono essere garantite e contemperate. Tuttaiva, da questo punto di vista evidentemente il concetto di autonomia per questa maggioranza è solamente uno slogan.
Per quanto riguarda la parte relativa ai trasporti, c'è da rilevare che il Governo continua a dare risposte che vanno sempre a detrimento del settore del noleggio con conducente, che il provvedimento contiene disposizioni inidonee ad assicurare un'effettiva concorrenza all'interno del servizio del trasporto pubblico non di linea e che è carente sotto il profilo dell'assenza della condivisione dei dati relativi al trasporto pubblico, carenza che condiziona la capacità degli enti locali di programmare in modo efficiente la gestione dei relativi servizi. E non c'è solo questo decreto e non c'è solo l'incapacità che ha avuto di rispondere a quella che era un'esigenza che avevamo condiviso nel momento in cui avevamo discusso il codice della strada, che lo scorso 20 novembre è stato approvato anche in Senato e che è diventato legge dello Stato. In quell'occasione, avevamo posto il tema delle ingiustizie, che erano insite nell'apparato sanzionatorio del codice della strada e ci era stato detto: ci sarà presto l'occasione per correggere queste ingiustizie. Ecco, nulla è stato fatto per lenire una disposizione sanzionatoria spropositata, che fin dalla prima sanzione rischia di mettere in discussione non il lavoro degli abusivi, ma il lavoro di chi correttamente vuole svolgere il proprio lavoro e che, quindi, va nella direzione opposta rispetto alle dichiarazioni di principio.
Poi, non possiamo non osservare - oltre il fallimento da questo punto di vista di un impegno che avevamo preso anche collettivamente, con un lungo lavoro in Commissione e in Aula sul codice, totalmente disatteso da questo provvedimento - il combinato disposto di queste norme e dell'attività del MIT. Adesso, abbiamo anche assistito a questo ulteriore assurdo obbligo di sosta di 20 minuti. Vengono presentate come norme anti-abusivismo, ma in realtà sono norme anti-lavoro, anti-cittadini. Lo abbiamo visto anche negli emendamenti, che ripresenteremo: noi avevamo presentato emendamenti che servivano a toccare punti che, a nostro avviso, servivano a garantire un'effettiva marcia verso una riforma del sistema. Ricordo il tema dei veicoli sostitutivi, il tema della piena operatività del registro, il tema della omogeneizzazione della possibilità di richiedere, nel momento in cui si è iscritti, i permessi ZTL per poter svolgere il lavoro che poi si è chiamati a fare e si è registrati per poter fare.
Poi, ricordo un emendamento a cui tenevamo particolarmente e che, a nostro avviso, svela la vera impostazione di questo provvedimento. Noi abbiamo chiesto che tutti questi dati, che saranno raccolti dai registri, possano essere utilizzati anche delle associazioni dei consumatori, dalle università e dagli istituti di ricerca.
Infatti, l'obiettivo della raccolta di questi dati non è solo quello di generare un onere nei confronti di chi deve fornirli, ma anche quello di fare sì che il trasporto pubblico non di linea concorra, nella dimensione dei dati effettivi di come viene garantito questo servizio pubblico nei confronti di chi deve fornirli, ma anche quello di fare sì che il trasporto pubblico non di linea concorra, nella dimensione dei dati effettivi di come viene garantito questo servizio pubblico nei confronti delle cittadine e i cittadini, a una determinazione sempre più orientata sui dati di studio di quella che è la costruzione di un nuovo paradigma della mobilità sostenibile che, integrando l'offerta del trasporto pubblico locale di linea, non di linea, il trasporto ferroviario, la micromobilità, costruisca un'idea di mobilità come servizio che possa andare incontro alle esigenze che stanno cambiando da parte delle cittadine e dei cittadini. Domani sarà presentato il Rapporto ISFORT qui a Roma e ci consentirà di leggere, ancora una volta, quelli che sono i cambiamenti che stiamo attraversando. Tuttavia, dentro questi cambiamenti, immaginare di non tenere che ne sia parte anche l'aspetto del trasporto pubblico locale non di linea e invece andare avanti in una strada - che è quella sbagliata su cui si sta andando - che cosa rischia di generare? Rischia di generare un problema nella domanda di trasporto. Infatti, se non si riesce a costruire attraverso un sistema di riforma che, anche nella sapere leggere i cambiamenti che stiamo attraversando, metta nelle condizioni le lavoratrici e i lavoratori di poter fare il loro lavoro e possa consentire sia un futuro per il servizio taxi, per un servizio universale di piazza, ma sia per il servizio a chiamata, per il noleggio con conducente - e sappiamo quanto gli NCC siano indispensabili, soprattutto nelle piccole realtà, soprattutto nei piccoli comuni, soprattutto in realtà dove il servizio taxi è totalmente assente e rappresentano loro l'alternativa -, ecco, senza questa capacità di lettura, noi rischiamo veramente di andare proprio nella direzione in cui questa domanda di trasporto, a cui non riusciamo a dare una risposta soddisfacente, trovi altre soluzioni. È un modello che rischia, veramente, di precarizzare il lavoro, scaricando sulla precarietà dei lavoratori e delle lavoratrici, e voi sapete - ci sono manifestazioni anche in questo momento - quante persone stanno immaginando di smettere di fare un lavoro che sarà presto impossibile e che non riesce a garantire a quei cittadini quel diritto che noi dovremmo garantire nel momento in cui chiamiamo trasporto pubblico locale non di linea questi servizi.
Quindi, da questo punto di vista, tale occasione persa si inserisce in un disegno, in un disegno sbagliato, in un disegno che ci sta portando la direzione opposta e in un disegno che non affronta, invece, il grande tema, che è chiaro: la crisi del Tpl non di linea è solo la punta dell'iceberg dell'immensa crisi del Tpl. Ne abbiamo parlato tante volte, l'assenza delle risorse, anche oggi ci sarà un appuntamento al MIT per il gravissimo tema del rinnovo dei contratti, tutti scaduti nel per gli autoferrotranvieri e, da questo punto di vista, bisogna fare di più, bisogna garantire di più per i servizi. Ma non si può ignorare che c'è un problema nel Tpl non di linea e non si può fare solo scaricabarile sui comuni, dando a loro la responsabilità senza dare gli strumenti per intervenire e non si può fare solamente una divisione come se ci fossero un partito dei taxi e un partito gli NCC. No, noi dobbiamo garantire il trasporto pubblico locale non di linea e dobbiamo riformare ciò che non sta funzionando. Infatti, se continuerà a non funzionare, a pagarne il prezzo saranno le cittadine e i cittadini che non avranno quel servizio e saranno le lavoratrici e i lavoratori che perderanno il loro lavoro. Allora sì che sarà l'abusivismo a farla da padrone e allora sì che sarà veramente fallimentare l'impianto e l'azione di questo Governo, ma noi continueremo la nostra azione puntuale, emendativa e politica di pungolo nei confronti dell'azione di questo Governo, per chiedere invece di sanare quelle ingiustizie che, anche questa volta, non ha sanato dal punto di vista delle sanzioni, di intervenire, laddove ancora non si è intervenuto, in una direzione opposta a quello che stiamo vedendo in questo momento, per cercare invece di creare un sistema di riforma complessiva, che garantisca servizi più efficienti ai cittadini. Veniamo poi agli altri temi del decreto in esame, il Capo relativo alle start-up, che non è stato oggetto di modifica, nonostante i numerosi emendamenti che abbiamo presentato, modifiche ritenute fondamentali da quasi tutte le forze politiche. Invece di favorire la creazione, lo sviluppo di queste imprese, il provvedimento in esame reca disposizioni che vanno a loro detrimento, disposizioni penalizzanti soprattutto riguardo ai requisiti dei livelli di capitale sociale ed in numero di dipendenti richiesti. Inoltre, sul tema delle start-up innovative è stato preannunciato un emendamento dei relatori da presentare direttamente in Aula. Attendiamo di vederlo e si sottolinea che è stato approvato alle Commissioni un articolo aggiuntivo che prevede una tutela rafforzata per i clienti vulnerabili del mercato dell'energia elettrica, consentendo a questi di passare al servizio a tutele graduali. Si tratta di una misura auspicabile, ma non risolutiva, stante il fatto che il servizio a tutele graduali è a tempo e che sicuramente per il momento è conveniente, visti gli esiti delle gare svolte; però riteniamo rischioso consentire a coloro che sono il servizio di maggior tutela di passare al servizio a tutele graduali, senza stabilire esattamente che possono tornarvi in ogni momento. La consideriamo una norma manifesto, visto che, poi, il contenuto operativo è demandato ad ARERA e ci sono problematiche legate alla questione delle coperture degli oneri. Infine, va ribadito come sia insufficiente, nel contenuto e nel provvedimento in esame, il coinvolgimento del sistema delle autonomie territoriali nelle materie di competenza concorrente, quali la tutela della salute, la valorizzazione dei beni culturali, la promozione e organizzazione di attività culturali e, in particolare, il governo del territorio di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia. Questo tratto, che vediamo in questo provvedimento ma vediamo in tutti i provvedimenti, di non tenere nel giusto conto - l'abbiamo visto anche coi tagli nella manovra, ce ne accorgiamo ogni giorno - che anche la stessa crisi del trasporto pubblico locale si scaricherà sulle regioni e sugli enti locali, che dovranno tagliare chilometri di servizio ai cittadini, che non potranno garantire servizi più efficienti. Ecco, questo tratto distintivo è veramente uno degli aspetti più pericolosi dell'azione di questo Governo, perché sta generando un senso di ingiustizia sul territorio, un senso di ingiustizia che coinvolge sempre più persone, sempre più categorie, che si vedono perdere opportunità che avevano, che vedono maggiore difficoltà nel poter fare il proprio lavoro. Tante di queste persone avevano dato la loro fiducia a quella che è l'attuale maggioranza e stanno rendendosi conto, in questo momento, di come sia stata utilizzata questa fiducia. Dato che noi siamo qui in Parlamento e abbiamo il dovere di scrivere norme che vanno nell'interesse del Paese, che vanno nell'interesse nazionale, noi vi chiediamo di cogliere l'occasione - che non avete saputo cogliere in Commissione - in Aula, per votare alcuni degli emendamenti che abbiamo presentato, per correggere alcune delle ingiustizie di cui abbiamo parlato. Infatti, l'effetto non sarebbe dare soddisfazione al Partito Democratico o dare soddisfazione all'opposizione, ma sarebbe dare una risposta a quei cittadini a quei lavoratori che guardano sbigottiti alcune delle azioni contenute all'interno di questi provvedimenti e che chiedono un'inversione di marcia e di rotta il più rapidamente possibile.