Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 6 Novembre, 2024
Nome: 
Augusto Curti

A.C. 1632-A​ e abbinate

Presidente, rappresentanti del Governo, parto da questa riflessione a cui mi porta il collega Bof, che ha citato e un po' ripercorso un fatto che risale al 1963, a proposito della diga del Vajont, perché la cosa grave di quel ragionamento è che oggi questo Governo sta affrontando un altro tema con la stessa linea che ha descritto proprio il collega Bof: mi riferisco al ponte sullo Stretto, dove ci sono pareri contrari da parte di organismi statali, ma, nonostante questi, il Ministro Salvini sembra intenzionato ad andare avanti.

Tuttavia, io riporterei un po' la discussione sull'attualità, quindi, allontanandoci un po' dal quel 1963 e portando la riflessione su quello che è accaduto, forse, negli ultimi anni nel nostro Paese, perché negli ultimi anni il nostro Paese ha vissuto numerose catastrofi naturali, che hanno causato purtroppo dei lutti, che hanno devastato città, danneggiato economie locali e, a volte, addirittura, hanno modificato il territorio. Questi eventi hanno portato a migrazioni forzate, a concittadini costretti a trasferirsi per l'inagibilità delle loro case, così come a trasferirsi per l'inagibilità delle loro aziende e, addirittura, nei casi di ricostruzione più lenta, questo spopolamento è diventato permanente, aggravando la desertificazione sociale ed economica, soprattutto nelle aree più fragili, nelle aree interne, nelle aree montane. L'Italia è uno dei Paesi europei più esposti a terremoti, alluvioni, frane ed eruzioni vulcaniche per via della sua conformazione geologica e della densità abitativa in queste aree vulnerabili. Penso, ad esempio, ai terremoti, che oggi rappresentano il 70 per cento del rischio principale dei comuni, ma abbiamo visto come anche le alluvioni e gli eventi estremi siano purtroppo in aumento.

In questa situazione critica è cresciuta anche, però - lo dobbiamo dire -, l'attenzione sulla risposta dello Stato, sia durante l'emergenza sia nella ricostruzione. Tuttavia, la gestione delle catastrofi è diventata sempre più complessa, con normative e decreti che hanno spesso reso difficile l'applicazione delle leggi, allungando i tempi per il ritorno alla normalità. E questa situazione ha aumentato l'incertezza per i cittadini, generando in alcuni casi ingiustizie e anche tensioni sociali, in altri, ed abbiamo assistito a tre cose principalmente: a un aumento delle norme, a un'estensione dei tempi della ricostruzione, così come a una mancanza di strategia per uno sviluppo integrato.

Questi problemi nascono anche dall'assenza di una politica nazionale coerente, che guidi la ricostruzione in modo uniforme. Noi condividiamo che senza un sistema consolidato e regole chiare le conseguenze sono pesanti, sia per i cittadini, sia per i territori colpiti dagli eventi. E per evitare che questi scenari si ripetano è essenziale affrontare la ricostruzione e lo sviluppo in modo da non aumentare le disuguaglianze e garantire i diritti fondamentali ed è proprio con questo spirito che abbiamo depositato la nostra proposta di legge a prima firma della nostra presidente Braga, con l'intento di creare una normativa generale che codifichi procedure e regole certe e uniformi per tutto il Paese, una normativa che garantisca la partecipazione dei cittadini, dei sindacati, delle imprese, della società civile, dell'accademia, oltre ovviamente al coinvolgimento degli enti locali e dei sindaci. Sempre con lo stesso spirito abbiamo scelto di unire le forze, votando a favore dell'abbinamento delle tre proposte per arrivare finalmente ad un codice della ricostruzione.

Il Partito Democratico ha ribadito più volte in Commissione il suo impegno a sostenere con convinzione l'adozione di un codice condiviso, un codice della ricostruzione, però, vincolato a due obiettivi in modo particolare: garantire velocità e garantire uniformità delle norme e delle procedure su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, la complessità del tema richiede anche un quadro giuridico chiaro che eviti incertezze e differenze applicative, che danneggerebbero oltretutto un processo già fragile di per sé. Durante il processo legislativo abbiamo apprezzato anche l'atteggiamento collaborativo della maggioranza che, seppur non a sufficienza, ha accolto alcuni dei nostri emendamenti, così come noi abbiamo votato a favore di alcuni emendamenti che ritenevamo giusti, proposti dalla stessa maggioranza. Tuttavia, deve essere chiaro: il codice che vogliamo non può essere vago o ambiguo. Una delle maggiori insidie è proprio la questione dell'autonomia differenziata, perché l'autonomia differenziata rischia di vanificare gli sforzi per creare un sistema chiaro e coordinato, lasciando il codice della ricostruzione in secondo piano rispetto a un insieme disordinato di norme regionali, applicate con tempi e modalità diversi.

Per essere ancora più chiari, noi non possiamo consentire che la protezione e la sicurezza dei cittadini siano subordinate al criterio localistico, creando pericolose disuguaglianze nei tempi e nelle modalità di ricostruzione. Come possiamo, dunque, approvare un testo che per sua stessa natura dovrebbe garantire la massima uniformità nell'applicazione delle norme su tutto il territorio nazionale, quando su di esso grava la spada di Damocle dell'autonomia? Questa ambiguità abbiamo anche provato a risolverla con un emendamento soppressivo del comma 2, all'articolo 1 - emendamento che avete, purtroppo, bocciato, prima in Commissione e nuovamente oggi qui in quest'Aula -, perché il comma 2, dell'articolo 1, che riguarda proprio l'ambito di applicazione di questa norma, prevede che le disposizioni della presente legge si applicano anche alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano e che sono fatte salve altresì le forme di condizioni particolari di autonomia, cioè quella proposta di legge che voi avete approvato prima dell'estate intervenendo sull'articolo 116.

Allora vi chiedo: come si può approvare un testo normativo a cui non è stato permesso di raggiungere la finalità principale per cui era stato concepito? Gli obiettivi dell'uniformità e della celerità sono fondamentali e rappresentano le necessità primarie di chi vive e opera in territori colpiti dalle calamità. I cittadini e le imprese vittime hanno bisogno di risposte rapide e uniformi, indipendentemente dalla regione in cui vivono o in cui operano. Dotare il Paese di un codice della ricostruzione, che rispetti questi 2 principi, significa dotare di una solida base di riferimento tutte le comunità italiane, soprattutto quelle che si insediano nelle aree più vulnerabili del nostro territorio. È solo attraverso una normativa che non si presti ad interpretazioni o a deroghe, differenti da regione a regione, che possiamo assicurare un trattamento equo e una ricostruzione coordinata. Ora va detto che il percorso, finora, è stato segnato anche da divergenze profonde: penso ad esempio e lo abbiamo ricordato anche questa mattina in quest'Aula al ruolo dei presidenti della regione, che per noi necessariamente deve coincidere con la figura del commissario, che di volta in volta il Presidente del Consiglio dovrà nominare; penso anche alle differenze sulla partecipazione civica, anche questo per noi un tassello irrinunciabile; agli obblighi sulla trasparenza; al tema che abbiamo affrontato, questa mattina, sul personale - in questa proposta di legge si dà più responsabilità ai sindaci, ma nello stesso tempo non si mettono i mezzi a disposizione per poter affrontare quelle criticità -. Tuttavia con onestà intellettuale voglio evidenziare come il percorso sia stato segnato anche da una volontà comune di dotare l'Italia di uno strumento capace di dare risposte in caso di emergenza.

Oggi, però vediamo tra i banchi di maggioranza un diverso intento, cioè quello di piantare una bandierina e questo lo si fa anche accettando un compromesso al ribasso: lo dico perché noi siamo partiti da 3 proposte di legge dai contenuti anche molto differenti, ma tutte e 3 si basavano su quei 2 obiettivi principali, che sono poi stati i 2 pilastri inderogabili su cui si è lavorato in Commissione, cioè quello del garantire celerità alla ricostruzione e quello di garantire omogeneità nazionale nelle ricostruzioni; vedete, sono queste le 2 esigenze che ci hanno portato a condividere la necessità di dotare il Paese di un codice della ricostruzione. La domanda ora è: come pensate di garantire quell'omogeneità se con l'autonomia differenziata ogni regione potrà farsi il suo codice della ricostruzione? Ha più senso questa proposta di legge - questa è la domanda che oggi noi ci poniamo - se proprio sul suo testo proprio voi scrivete che la sua applicabilità è fatta salva per le condizioni di autonomia attribuite alle regioni? Guardate, questo non lo diciamo solo noi. Lo stesso Ministro Musumeci è stato in quest'Aula ricordato, questa mattina, anche durante le dichiarazioni di voto da altri colleghi e lo ha affermato nei giorni scorsi, parlando anche di Protezione civile. Vedendo quello che è accaduto a Valencia io condivido la preoccupazione del Ministro, dispiace che qualche altro parlamentare o partito politico di questa maggioranza invece dia solo un corpo di spalle. Allora concludo, Presidente, anticipando che il Partito Democratico esprimerà un voto di astensione su questo provvedimento, perché a differenza di tanti altri provvedimenti che abbiamo discusso in questa Aula portati da questa maggioranza riguardo questo tema noi condividiamo pienamente la necessità e l'urgenza.

Tuttavia, la realtà è che state approvando un provvedimento che risulta indebolito dalla legge sull'autonomia differenziata che voi stessi avete approvato in quest'Aula.