A.C. 107-A
Grazie Presidente. Ma come, con tutte le emergenze che abbiamo, ci occupiamo anche dell'omofobia? Questo, che io considero un luogo comune, un luogo comune pericoloso, che già in queste settimane è riecheggiato, anche oggi in quest'Aula. Io la considero una domanda sbagliata, capziosa, oscurantista. Il Governo, il Parlamento, infatti, si occupano da mesi, 24 ore su 24, delle emergenze del Paese, a partire da quelle sanitarie, dovendo combattere anche contro i negazionisti del Coronavirus e anche contro irresponsabili, tra i quali quei capipartito che violano platealmente le regole, togliendosi e invitando a togliersi le mascherine. Governo e Parlamento si occupano delle emergenze economiche e sociali tutti i giorni, in ogni momento, ma ci chiediamo e lo chiediamo veramente con la volontà di confronto: perché contrapporre le emergenze economiche e sociali all'impegno per il rispetto e l'affermazione dei diritti e della dignità delle persone? Perché contrapporre l'impegno quotidiano per la sanità pubblica, il lavoro, la scuola, le famiglie, l'economia verde, la semplificazione, a quello per rendere il nostro Paese, anche sul piano del rispetto della Costituzione e dei diritti, un Paese pienamente civile ed europeo? E poi, siete davvero sicuri, siamo davvero sicuri che l'omofobia, l'omotransfobia non siano delle emergenze? Cito dei dati, i dati sono dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali: qualcuno prima ha parlato, ha ricordato gravi episodi, con nomi di persone ferite e colpite, accaduti in questo Paese. Ebbene, i dati: parlo di 324 segnalazioni che non si siano tradotte in denunce di atti discriminatori o di atti di violenza per motivi di orientamento sessuale o di identità di genere nel 2017; di 284 nel 2018; di 219 nell'anno scorso - sono dati dell'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali -, un po' meno di una al giorno, e si parla solo di quelle venute alla luce da segnalazioni, mentre altre, tante altre, non sono segnalate e sono quelle che vanno oltre le denunce. Ogni giorno, poi, veniamo a conoscenza di un episodio, di un branco che aggredisce una coppia omosessuale che si vuole bene, di un ragazzo o di una ragazza omosessuali dileggiati, bullizzati, isolati, aggrediti a scuola, nel quartiere o nei pericolosi gironi dell'odio amplificati dalla rete. Così accade per transessuali e per chi si trova a vivere situazioni di percorsi difficili e dolorosi di cambiamento di genere. Per non parlare, poi, del quotidiano stillicidio di misoginia e odio e violenza nei confronti della libertà delle donne, della parità di genere. Come chiamare tutto questo se non emergenza, a proposito di emergenza? Sono questi i gruppi di pressione? Sì, sono delle lobby, è vero, ma sono lobby dei diritti e della dignità delle persone. Insomma, quello che vorrei affermare è che la legge che stiamo discutendo ha l'obiettivo di garantire questi diritti e questa dignità a persone che sono discriminate e troppo spesso fatte oggetto di odio e di istigazione alla violenza. Questo non altro, perché un Paese non è libero, non è civile se tutti i cittadini non vedono pienamente rispettato il contenuto della nostra Costituzione che sta alla base della convivenza civile. Tra coloro disponibili ad approvare una legge importante come questa ci sono stati e ci sono anche tanti che hanno espresso una preoccupazione comprensibile e condivisibile, anche se, secondo me, garanzie in questo senso già c'erano. La preoccupazione era ed è in parte legata al rischio paventato di colpire, con le condotte tese all'odio, alla discriminazione, all'istigazione, anche le opinioni, anche la libertà di espressione. Questa intenzione, ovviamente, non c'è mai stata: non c'è mai stata nel testo di Zan, in quello di Laura Boldrini, negli altri testi presentati e non c'è nel testo venuto in Aula. Noi, del resto, non potremmo mai sostenere né potremmo mai approvare una norma che colpisse la libertà di pensiero e di espressione. Si vuole e si deve colpire, nella presente legge, le condotte di chi istiga, induce all'odio, alla discriminazione e alla violenza, chi produce queste barbarie. Comunque, per favorire un confronto il più possibile aperto e maturo il Partito Democratico in Commissione si è mosso per l'approvazione di emendamenti - qualcuno lo ha ricordato nel dibattito - come quello che ha tratto origine dall'altro presentato dal deputato di Forza Italia, Costa. Così crediamo che dubbi e preoccupazioni legittime, venute pure dall'interno del nostro gruppo e da parti importanti del pensiero cattolico-democratico o liberaldemocratico, siano stati sostanzialmente fugati. Ci sono altri aspetti che richiedono ancora approfondimenti e confronti in Aula. Alcune Commissioni, nell'esprimere pareri, hanno approvato suggerimenti, proposte o espresso condizioni. Il lavoro d'Aula dovrà tenerne conto. C'è un confronto aperto sul tema dell'educazione di genere nelle scuole, su quello del ruolo e del sostegno dei centri antidiscriminazione e c'è un confronto aperto anche nel mondo delle donne, nei diversi filoni del pensiero femminista. Noi rispettiamo questo confronto, perché è finalizzato ad approvare una legge civile, europea, costituzionale, il più possibile condivisa, rispettando i principi e cercando le sintesi. Combatteremo, invece, con le forze della politica e della cultura civile contro chi vuole comunque impedire che una legge come questa divenga realtà.
Io ho il sospetto che, se molti dei detrattori - ma di quelli oltranzisti - di questa legge fossero vissuti quando era un ragazzo anch'io, negli anni Settanta, sono convinto che questi sarebbero stati dalla parte di coloro che mai avrebbero divorziato ma che, al tempo stesso, avrebbero voluto impedire di divorziare a coloro che avevano avuto fallito un matrimonio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono epigoni di coloro che con tutti i mezzi, sempre in quegli anni, si opposero a una legge per una paternità e una maternità responsabili e, comunque, perché fosse sempre e comunque la donna a compiere, ella stessa, una scelta, a decidere, anche cose dolorose che riguardano la sua vita. Ma quelli erano anche gli anni Settanta e - perdonatemi questa rapidissima digressione conclusiva - nel 1978, assieme a leggi importanti, vennero approvate anche altre norme. Penso alla rivoluzione psichiatrica Basaglia e penso alla riforma sanitaria. Insomma, la storia andò avanti nonostante quelli e questi epigoni oggi sono quelli che mai e poi mai avrebbero voluto che vedesse la luce anche una legge come quella delle unioni civili. Insomma, ci sono coloro che vorrebbero fermare l'orologio della storia e magari su certe cose tornare al Medioevo.
A volte è capitato: possono vincere - in questo caso non accadrà - qualche battaglia ma perderanno la guerra, perché, nonostante certe incomprensibili chiusure, nonostante certi oltranzismo, io penso che il rispetto della dignità dei diritti di tutte le persone, i valori civili e costituzionali rappresentino il presente e il futuro della società aperta e democratica.