Esame di questioni pregiudiziali
Data: 
Martedì, 27 Ottobre, 2020
Nome: 
Stefano Ceccanti

A.C. 107-A

Grazie, Presidente. I testi presentano come certezze e come argomenti pregiudiziali quelle che sono, in realtà, delle preoccupazioni e dei dubbi che si possono così sintetizzare: volete lottare contro le discriminazioni o imporre un pensiero unico? Ora, il punto è che sulla base di dubbi e di preoccupazioni si fanno emendamenti, si discute nel merito; non si presentano e non si votano pregiudiziali, altrimenti si fa un salto logico. Per effettuare questo salto i presentatori delle pregiudiziali sostengono, in sostanza, due cose: che una legge non è necessaria e che sarebbe comunque liberticida. Per questo, secondo loro, si tratterebbe dell'imposizione di un pensiero unico.

Noi, invece, riteniamo anzitutto che una legge sia necessaria, perché c'è un effettivo allarme in termini di discriminazioni e di atti violenti, legittimati anche dai nuovi social media, rispetto a caratteristiche qualificanti della persona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Come ha precisato nello scorso maggio il Presidente Mattarella, “queste discriminazioni oggetto del progetto di legge” - sono parole del Presidente – “costituiscono una violazione del principio di uguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana”. Il bene giuridico protetto dalle norme incriminatrici in termini di discriminazione - quelle preesistenti e quelle che si vorrebbero introdurre - è, appunto, quello a cui si riferisce il Presidente Mattarella: la dignità della persona. Quindi, prima il legislatore e poi i giudici…  …devono attuare un bilanciamento tra beni di rilievo costituzionale, la pari dignità delle persone e la libertà di manifestazione del pensiero. Posta così la questione, la legge necessaria, se ben costruita, non è affatto liberticida e non impone un pensiero unico. Non è un caso se, pur essendovi state varie occasioni, la “legge Mancino”, su cui si interviene, non sia mai stata portata all'esame della Corte perché essa è sempre stata interpretata direttamente dai giudici conformemente ai canoni stabiliti dalla Corte medesima in sede di esame della “legge Scelba”. Il confronto va spostato puntualmente sul merito. Avete presentato pregiudiziali sul testo approvato dalla Commissione appoggiandovi alle condizioni e alle osservazioni soprattutto della Commissione affari costituzionali e del Comitato per la legislazione.

Ora, però, per onestà intellettuale dovreste ammettere che la maggioranza ha risposto in modo puntuale a tutte le condizioni. Le condizioni erano due. Una, comune ai due organismi parlamentari, quella di precisare in modo più rigoroso le definizioni: è stato fatto. La Commissione affari costituzionali aveva poi richiesto una riscrittura dell'articolo 3 che lo rendesse più chiaro. Ciò è stato risolto con un emendamento interpretativo che introduce soprattutto un elemento innovativo: la punibilità scatta quando vi sia il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti. Per di più, l'emendamento precisa che il rispetto per le manifestazioni della libertà di opinione e per le condotte che non ricadono in tale pericolo è fatto necessariamente salvo, perché discendente direttamente dall'articolo 21 della Costituzione: non si tratta di una concessione del legislatore. Ora nessuno può dire che non siano ben delimitati il confine, i casi in cui un'opinione e una dichiarazione legittima diventino un pericolo chiaro e presente di violenza.

Il concreto pericolo non è un concetto generico, è un concetto che viene da lontano. Lo ha ben chiarito con una metafora il giudice Holmes (lo avevo già detto nella discussione generale) nella sentenza Schenck versus Stati Uniti nel lontano 1919. Scrive il giudice: “La protezione più rigorosa della libertà di parola non proteggerebbe un uomo che gridasse falsamente al fuoco in un teatro, causando un panico”.

È in nome di Holmes che vi invitiamo, quindi, a bocciarlo. Noi non vogliamo imporre a nessuno un pensiero unico, ma chi grida falsamente sui social incitando ad atti violenti, provocando un pericolo concreto ai danni della dignità delle persone, non difende il pluralismo attento a quel libero sviluppo della personalità umana a cui ci ha richiamato il Presidente Mattarella