Esame di una questione pregiudiziale
Data: 
Martedì, 14 Gennaio, 2025
Nome: 
Michela Di Biase

A.C. 2184

Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, ancora una volta il Governo usa il criterio della decretazione d'urgenza per intervenire nelle zone vulnerabili del Paese, lo fa, in questo caso, senza che sussistano i requisiti di straordinarietà, necessità ed urgenza. Si tratta di un ricorso spropositato - lo abbiamo già detto più volte -, tenendo conto della numericamente solida maggioranza parlamentare, che consentirebbe a questo Governo, ma, fatemi dire, a tutto il Parlamento, di svolgere la funzione legislativa che gli compete.

È un decreto, questo, in cui alcuni articoli destano più preoccupazione. Mi riferisco, in particolare, all'articolo 1. Il decreto reca misure organizzative urgenti per fronteggiare situazioni di particolare emergenza, nonché per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Con questo decreto, Presidente, non rispettate lo spirito dell'articolo 114 della Costituzione: si superano le prerogative degli enti locali e dei comuni, commissariando interi quartieri sparsi sul territorio italiano per imporre il “modello Caivano”, un modello tutt'altro che virtuoso, che ha minato il sistema della giustizia minorile, per affermare nel nostro Paese un modello, un approccio securitario, repressivo e punitivo.

Andiamo con ordine, per sollevare le nostre perplessità su questo nuovo pacchetto di norme. Con il decreto, il Governo affida poteri di intervento all'attuale commissario straordinario di Caivano anche per i comuni di Rozzano, Roma (quartiere Alessandrino-Quarticciolo), Napoli (quartiere Scampia-Secondigliano), Orta Nova, Rosarno-San Ferdinando, Catania (quartiere San Cristoforo) e Palermo (quartiere Borgo Nuovo). Prima questione, che ci sta molto a cuore: non viene neanche accennato quale sia il criterio che è stato utilizzato per la scelta dei quartieri. Per quale motivo sono state scelte queste zone e non altre? Perché è evidente a tutti - me lo lasci dire - che erano presenti anche altre zone sul nostro territorio che potevano essere oggetto dell'interesse del Governo e che vivono le stesse problematicità di questi quartieri.

Ancora, nel decreto non c'è alcun accenno ai criteri né, tanto meno, ai contenuti del piano straordinario di intervento che il commissario dovrà approntare. Sappiamo solo una cosa ed è il punto sostanziale della questione pregiudiziale, al di là delle rassicurazioni formali di dialogo e di condivisione che, anche qui, fatemelo sottolineare, sono state fatte a valle, dopo che il decreto era stato votato in Consiglio dei ministri e dopo che le opposizioni avevano fatto sentire tutto il loro disappunto per questo modo di operare, e abbiamo potuto vedere l'intervista del Sottosegretario Mantovano. Ebbene, noi pensiamo che con questo modo di procedere, al di là delle rassicurazioni formali, questi quartieri saranno di fatto commissariati dal Governo e tolti dalla competenza diretta dei sindaci e dei presidenti delle municipalità, generando così una vera e propria anomalia nel nostro ordinamento, senza che, tra l'altro - lo do come dato -, sia stata ascoltata, per esempio, l'ANCI per un parere. Si pensi - mi perdoni, qui sono campanilista - al caso di Roma, dove si sarebbe potuto nominare il sindaco Gualtieri commissario di quei quartieri, che lui stesso quotidianamente amministra, essendo, tra l'altro, commissario per il Giubileo. Se realmente la finalità che il Governo intende perseguire è il superamento delle condizioni di disagio sociale e criminalità al Quarticciolo, c'era bisogno di un super-esperto proveniente da Caivano? Non andava bene il sindaco della città eletto? E qui veniamo al punto, signor Presidente, perché la ratio di questo decreto non sembra risiedere nella volontà di affrontare davvero le condizioni di malessere e di disagio che attraversano molte zone metropolitane del nostro Paese, l'obiettivo, invece, è un altro. Proprio per celare l'assenza di una visione complessiva si ricorre al commissario. Noi siamo completamente agli antipodi di questa visione. Noi pensiamo che, quando si decide di intervenire in tessuti così delicati, innanzitutto si debbano mettere da parte i protagonismi individuali per favorire un lavoro di ricucitura sociale. Noi pensiamo che sia fondamentale il protagonismo delle amministrazioni comunali e municipali, che lavorano sul campo, con il pieno coinvolgimento delle realtà che su quel territorio hanno già costituito gli anticorpi rispetto al degrado, all'incuria e alla fragilità.

A queste osservazioni io vorrei che si desse risposta, a partire dalla comunità e da chi amministra quei territori, non pensando solamente che basti ristrutturare, che basti mandare - per carità - il preziosissimo lavoro delle Forze dell'ordine. Quei luoghi e quelle Forze dell'ordine devono essere accompagnati dal tessuto sociale, culturale di chi quei territori li abita e li vive, per non trovarci luoghi ristrutturati, a cui, poi, i bambini di quei quartieri non hanno libero accesso e dove non possono andare. Questo tipo di approccio non serve alla città e non serve, soprattutto, agli abitanti e ai cittadini di questi quartieri.