Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 5 Aprile, 2022
Nome: 
Vito De Filippo

A.C. 3547​

Grazie, Presidente. Sottosegretario, il decreto-legge in discussione, oggi in via di conversione, reca misure urgenti volte a contrastare - come abbiamo sentito già da tantissimi colleghi - la diffusione della peste suina africana; è un intervento che, sicuramente, in questo caso, il Governo ha posto in essere tempestivamente e nell'urgenza della conversione è stata sacrificata anche una parte di legittimi interventi e di iniziative che questo ramo del Parlamento poteva sicuramente svolgere se non si fosse trattato di un'emergenza, sulla quale farò qualche commento.

Il Governo ha posto in essere il provvedimento celermente, visto che è stato emanato proprio rispetto al sorgere dei primi focolai, e chi è esperto di questa materia sa che il tempo è una variabile molto importante. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte ad un'emergenza, come già era accaduto con la pandemia (anche qui richiamata nel dibattito), con la grandissima difficoltà - si sentono le stesse riflessioni anche in questa circostanza - di mantenere in equilibrio temi importanti, quali la sanità, l'economia e l'ambiente. Il lavoro è, come sempre, complesso ed anche in questo caso io consiglierei di fidarci della scienza.

Ricordo che la peste suina africana è portata da un virus della famiglia degli Asfivirus estremamente resistente anche alla luce delle precedenti storie che abbiamo conosciuto nel nostro Paese, tanto che la sua diffusione è molto facile: viene trasmesso non soltanto tra le specie e, quindi, tra i cosiddetti suidi - che sono sia i cinghiali che i suini -, ma ciascuno di noi, anche le persone, andando nei boschi con le proprie scarpe e venendo a contatto con il virus, può facilmente diffonderlo.

Non è la prima volta che l'Italia si trova a fronteggiare questo virus, che, al momento, è presente all'interno dei territori liguri e piemontesi e ha colpito la specie fino ad ora soltanto quella selvatica. In passato, seppur con un'altra variante, il virus della peste suina africana si è diffuso a più riprese all'interno dei territori sardi. Questa regione ha conosciuto una straordinaria e difficile vicenda, molto lunga. La variante che attualmente gira in Liguria e in Piemonte viene dall'est dell'Europa e sono state messe in campo tutta una serie di misure volte a cercare di bloccarne la diffusione.

Il provvedimento è fortemente atteso, come sappiamo, colleghi, non soltanto da questi territori interessati dai rinvenimenti di animali contagiati dalla peste suina africana, ma da tutti i territori italiani: per chi frequenta un po' i dipartimenti veterinari delle strutture sanitarie nel nostro Paese, c'è un alert in tutti i punti del nostro territorio nazionale, quantomeno per i rischi che sono connessi a questo virus e al fatto che possa facilmente allargarsi e contaminare anche aree produttive e allevamenti suinicoli.

Gli ultimi due anni ci hanno insegnato che le malattie infettive non devono essere prese sottogamba, non devono mai essere considerate non importanti e al momento dobbiamo assolutamente scongiurare che questa malattia si trasferisca dal cinghiale, ovvero dal maiale selvatico, al suino domestico. In caso, tutti gli allevamenti del nostro Paese potrebbero essere a rischio e si porterebbe al collasso un'intera filiera, che, come ha descritto la collega poc'anzi, è una straordinaria parte del più generale settore agricolo del nostro Paese. E lo dico anche per esperienze amministrative dirette che mi hanno, in questi anni, potuto dare riscontri di quali straordinarie capacità aziendali ci sono in questo settore nel nostro Paese. Basti pensare che solo le produzioni suinicole in Piemonte contano oltre 3.500 aziende, con 1 milione 300 mila capi sugli 8 milioni prodotti nel nostro Paese, mentre in Italia si contano circa 25 mila aziende che lavorano nel settore produttivo dell'allevamento e oltre 3.500 nel settore della trasformazione. Il provvedimento, lo voglio ricordare, richiama in sostanza tre princìpi. Il primo è relativo alle competenze delle regioni: come è noto, ci sono rilevanti competenze di sanità veterinaria nelle regioni; quindi le regioni devono redigere, farsi approvare e avere immediatamente i piani per la eradicazione della peste suina e per il contenimento della fauna selvatica.

Il secondo principio è il ruolo del commissario, con i suoi poteri e con le risorse disponibili. Su questo è opportuno segnalare che il provvedimento è passato da ISO risorse all'assegnazione di 10 milioni di euro affinché il commissario potesse agire. La cifra, francamente, sembra insufficiente, ma credo che, se ci sarà un'evoluzione negativa, purtroppo, di questa vicenda, non dubito che il Governo e anche il Parlamento potranno continuare ad intervenire. Il terzo principio del decreto è la possibilità per il commissario di chiedere allo Stato di intervenire in via sostitutiva nel caso le regioni risultino inadempienti. Questo specifico punto del decreto credo che derivi molto da esperienze precedenti. La discussione tra competenze ministeriali e competenze regionali, nel caso della Sardegna, ha riempito libri e ha riempito anche una comunicazione pubblica, che, per chi l'ha vissuta, è assolutamente rilevante, ingombrante, difficile e complessa. Quindi, i poteri sostitutivi mi sembrano un utile strumento per agire in maniera efficace.

È importante, però, sottolineare - lo voglio dire in conclusione del mio intervento - che, se siamo qui ad affrontare l'emergenza della peste suina africana, è anche perché, nel nostro Paese, c'è un'eccessiva presenza di cinghiali selvatici. Sui nostri territori non ci sono ormai più numeri di contenimento, si parla di milioni di capi che provocano danni all'agricoltura e una incidentalità stradale assolutamente rilevante, con il rischio concreto che possano produrre ulteriori infezioni.

Non vorrei che adesso affrontassimo questa emergenza attuale e tra un anno ci trovassimo un'altra volta a dover affrontare altri focolai. Quindi sollecito veramente, come fatto ripetutamente in questi anni dalle organizzazioni professionali agricole, il Parlamento a mettere mano a questo complicato problema in tutte le aree del nostro Paese. Si parla, come dicevo, di milioni di capi di cinghiali che assediano città e campagne. Assume, questo fenomeno, le dimensioni di un flagello. I rischi sanitari, come è noto, sono incombenti sull'intero territorio nazionale, direi. I ristori per i danni sono mediamente minimali e in alcune circostanze ridicoli. I raccolti e le strutture agricole sono ampiamente devastati, ci sono dossier di documentazione che le organizzazioni professionali hanno raccolto in questi anni. Una emergenza sanitaria può dare, in qualche modo, gli elementi affinché il Governo intervenga su questa questione. Nella difficile discussione che c'è stata in questi anni tra forme, molte volte non comprensibili, di difesa e di tutela degli animali, e devastazioni che invece i cinghiali stanno producendo al settore agricolo nel nostro Paese, credo che questa emergenza sanitaria possa essere l'occasione per affrontare tale questione più complessivamente. Il Governo che assumerà questo problema e troverà una soluzione per risolverlo, sicuramente sarà un Governo che verrà riconosciuto dal mondo agricolo del nostro Paese come un Governo responsabile e serio. Io consiglierei caldamente al sottosegretario di farsene carico, perché la dimensione sanitaria può darsi che sia proprio la pista giusta per affrontare anche il problema più generale dei cinghiali a livello nazionale, che è stato variamente affrontato, Come è noto, ci sono state modifiche transitorie anche sul tema della caccia e dell'attività venatoria, i selettori, tutti strumenti che le regioni più o meno hanno messo in campo e che sono risultati assolutamente insufficienti perché il numero di cinghiali presenti nelle campagne italiane e nelle città, come ormai la cronaca quotidiana ci segnala, è veramente impressionante. Con queste brevi riflessioni do il contributo e il senso del lavoro che il gruppo del Partito Democratico ha dato nella Commissione, in coerenza con quanto il Senato aveva già ampiamente dibattuto e discusso su questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).