Dichiarazione di voto
Data: 
Lunedì, 13 Maggio, 2019
Nome: 
Massimo Ungaro

A.C. 1789

Grazie, Presidente. Noi del gruppo del Partito Democratico condividiamo le misure contenute in questo decreto, misure che come fine hanno quello di contenere l'impatto negativo dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea senza un accordo e che avrà un enorme impatto negativo sui nostri 700 mila concittadini italiani nel Regno Unito e sulla nostra economia; misure sì adottate in ritardo rispetto agli altri Paesi europei e che tralasciano alcuni temi importanti su cui abbiamo cercato di attirare l'attenzione del Governo e della maggioranza con i nostri emendamenti. Ricordiamoci che la Brexit è un fenomeno nuovo, sconosciuto, dalle implicazioni ancora ignote, ed è quindi interesse del Governo sfruttare al massimo il dibattito parlamentare per migliorare le proprie iniziative.

Il decreto, per esempio, protegge i diritti e i doveri degli studenti e ricercatori britannici in Italia, ma non vengono aumentate le risorse per le unità del MIUR dedite al riconoscimento dei titoli di studio, una misura che sarebbe stata utile alle decine di migliaia di studenti italiani che conseguono gli studi universitari in quel Paese. In termini di previdenza sociale avete introdotto un regime transitorio per permettere ai fondi pensioni dei due Paesi di operare almeno per diciotto mesi a partire dalla data di recesso, ma sarebbe stato utile introdurre delle iniziative per assicurare il riscatto integrale dei contributi versati dai lavoratori italiani ai fondi pensioni del Regno Unito una volta rientrati in Italia, come evidenziato da varie fonti stampa negli ultimi mesi. Era l'occasione utile anche per correggere gli aspetti più nefasti del decreto Salvini per quanto riguarda l'ottenimento della cittadinanza italiana per via del matrimonio. Avete raddoppiato le tempistiche e avete inasprito fortemente i requisiti di lingua, creando gravi disagi a migliaia di coppie miste italo-britanniche che stanno faticando ad ottenere la cittadinanza per il coniuge che ha sposato un cittadino italiano, ha figli, magari, che parlano italiano, ma per cui è ancora più difficile diventare italiano, mentre, invece, avete mantenuto questi requisiti inalterati per chi acquisisce la cittadinanza per via di discendenza. Un altro dei paradossi del nostro Paese!

Avete aumentato le risorse per la rete consolare, bene, ma senza specificare come usarle. Quante unità verranno inviate nel Regno Unito, quante a Londra? Perché il Governo non vuole dire, nero su bianco, che vuole riaprire il consolato di Manchester, come era stato deciso negli ultimi mesi del Governo Gentiloni?

In tema di sanità sarebbe stato utile per il Governo predisporre dei meccanismi di chiamata diretta di personale di area medica dall'estero in Italia; da anni ci si lamentano in Italia della carenza di personale medico in tutta Italia, un problema che aumenterà nei prossimi anni proprio a causa della quota 100 introdotta da questo Governo. Si dice che dal 2025 mancheranno 16.700 medici specialisti, per non parlare di oltre 50 mila infermieri in tutta Italia, mentre sappiamo che nel Regno Unito ci sono e lavorano oltre 6 mila medici italiani, già specializzati, già formati, che adesso, in questi ultimi mesi, stanno considerando la possibilità di trasferirsi. Ebbene, rientrare non è così semplice. Questa era un'occasione in cui il Governo poteva introdurre i meccanismi di chiamata diretta in questo senso.

 

Sempre in tema di incentivi sarebbe stato utile rendere accessibili i nuovi incentivi per l'attrazione di capitale umano e il cosiddetto rientro dei cervelli, contenuto prima nella proposta di legge 1064, adesso sarà nel decreto crescita. Il nuovo regime è accessibile soltanto a partire dal gennaio 2020; invece è il 2019 l'anno della Brexit, il 2019 è l'anno in cui ci sono migliaia di professionalità in partenza dal Regno Unito, e, se come Paese vogliamo competere con gli altri Paesi o con le altre città europee, era giusto allargare l'accesso a questo regime di incentivi già dal 2019 o almeno a chi già sta beneficiando degli sgravi fiscali, rientrato in Italia negli ultimi mesi. Ma il tema fondamentale rimane quello della tutela dei diritti acquisiti dai cittadini, un tema cruciale per l'Italia, perché siamo la seconda comunità europea in quel Paese, con oltre 700 mila italiani. Londra oggi è la quinta città d'Italia, e quindi, per questo motivo, mi appellavo con il mio ordine del giorno poc'anzi a che il Governo si applichi nel mettere in sicurezza la seconda parte dell'accordo di recesso, quella, appunto, sulla salvaguardia dei diritti dei cittadini.

E qui siamo estremamente delusi dal voto contrario della maggioranza, che chiaramente non ha a cuore i diritti acquisiti dei cittadini italiani del Regno Unito. Nella parte finale del provvedimento si attua anche un rinnovo di due anni delle GACS, ovvero le garanzie di Stato sulla cartolarizzazione delle sofferenze bancarie; un tema e uno strumento utile introdotto dai Governi a guida del Partito democratico, che ha permesso in questi ultimi anni lo smaltimento delle sofferenze, una delle priorità per il nostro sistema bancario. Ma il caso Carige ci ricorda che non basta avere gli strumenti giusti: occorre un Governo credibile. Con le ultime dichiarazioni del Governo e, soprattutto, con la sua politica economica gli investitori internazionali sono scappati a gambe levate, da ultimo il caso di BlackRock, che ha deciso di non procedere all'acquisto di Carige.

Ebbene, Presidente, per vincere una corsa non basta una macchina veloce, ma anche un buon pilota; e quindi bene le GACS, ma qui bisogna rivedere tutta la politica economica del Governo, una politica che ostacola gli investimenti, fa crescere il debito per finanziare misure inefficaci come quota 100, una misura che ci avete venduto come a favore della staffetta generazionale, che ai pensionamenti sarebbero seguiti più occupati. E, invece, il vostro stesso DEF ha messo in evidenza che non ci saranno aumenti occupazionali né nel 2019 né nel 2020. Ma, al di là delle questioni di merito, Presidente, noi siamo qui oggi ad approvare un decreto per preparare l'uscita di un grande Paese come il Regno Unito dall'Unione Europea, il principale progetto politico del nostro continente dal secondo dopoguerra.

È evidente che il referendum sulla Brexit appare come una battuta d'arresto, una sconfitta per l'europeismo, in linea, se non molto peggio, con l'esito del referendum del 2005 in Olanda e in Francia sul progetto di Costituzione europea, ma il punto è che come allora si chiedeva più Europa, non meno Europa, anche il voto sulla Brexit non può non essere letto se non a fronte di un grave disagio sociale in quel Paese, che affligge quel Paese, un Paese dove le disuguaglianze di reddito e di opportunità, ma anche geografiche, sono aumentate a dismisura negli ultimi anni, dove, accanto a una Londra che beneficiava di un mondo sempre più globale, sempre più interconnesso e della progressiva terziarizzazione dell'economia, si trovano zone deindustrializzate in grave declino.

Un disagio sociale aggravato da anni di grave austerità inflitta da un partito conservatore che ha abbandonato quelle aree del Paese e dove non c'era l'Europa. Il problema non è che c'era l'Europa, il problema è che non c'era l'Europa, non c'era l'Europa sociale che sarebbe potuta intervenire con tutele adeguate; e se c'era, come nel caso del Galles o di altre zone depresse del Paese, tramite miliardi di euro, miliardi di euro di fondi strutturali europei, non era percepita dalla popolazione, preda di una campagna di menzogne e di tecniche raffinate di profilazione telematica finanziata con fondi illeciti, come poi è emerso negli ultimi mesi, che identificava negli stranieri il capro espiatorio a cui era più comodo dare la colpa delle lunghe file all'ospedale o le lunghe file per registrare i propri figli agli asili nido, senza chiedersi e porsi il tema che forse bisognava costruire un nuovo asilo nido, un nuovo ospedale.

Un problema che conosciamo anche in Italia, ormai diventata la culla del populismo digitale, dove proprio ieri Facebook ha deciso di chiudere ben 23 siti che propagavano notizie false, guarda guarda, proprio a favore di quelle forze neonazionaliste che compongono questa maggioranza, la Lega e il MoVimento 5 Stelle, tramite siti ricollegabili a potenze straniere. Tutto questo è emerso, tra l'altro, grazie al codice di autoregolamentazione delle piattaforme digitali promosso dalla Commissione europea. Questi, Presidente, sono i fattori che hanno portato al voto sulla Brexit, una frattura profondissima che ha diviso quel Paese, la sua politica, le famiglie, dove i figli ancora non parlano ai genitori, dove sono stati assassinati giovani parlamentari europeisti, il caso di Jo Cox, qualcosa che non avveniva nemmeno negli anni Trenta, quando a Londra est sfilavano le camicie nere di Mosley.

Ed è questo il punto, Presidente, che alla Brexit. Se la Brexit è il segnale che quell'Europa non va bisogna rispondere con più Europa e non con meno Europa. La Brexit è avvenuta proprio perché mancava un'Europa sociale e, appunto, mi chiedo adesso se questo sia il canovaccio che i sovranisti nostrani abbiano in mente per il nostro Paese. Ricordiamoci che proprio il ritorno dei confini nazionali ha alimentato di colpo tensioni che sembravano risolte come, appunto, nel caso del confine tra l'Irlanda del Nord e la Repubblica d'Irlanda, che solo poche settimane fa ha visto l'assassino della giovane giornalista Lyra McKee.

Allora, mi chiedo veramente se le forze sovraniste che compongono questa maggioranza vogliano appunto importare il caso della Brexit anche al nostro Paese. Il 17 novembre 2016 Matteo Salvini dichiarava: “Dopo il voto sulla Brexit la Gran Bretagna vola. Liberi dai vincoli e dalla gabbia dell'Unione europea si torna a vivere”. Ma certamente: investimenti fermi, aziende che chiudono o delocalizzano, paralisi del Parlamento e della politica. Un disastro, per giunta nel Paese che ha inventato la democrazia rappresentativa, il Paese la cui lingua si parla in tutto il mondo. Ma voi, ovviamente avete aggiustato il tiro e avete cambiato maschera e oggi non vi presentate più come euroscettici o euro ostili ma semplicemente come sovranisti; oggi non dite più: “Basta euro”, ma un ben più innocuo: “Cambiamo l'Europa”.

Avete imparato velocemente l'ipocrisia di Visegrád che con una mano si prende 2, 3, 4 punti di PIL di fondi strutturali europei e con l'altra costruisce muri, sputa sull'Europa, mette l'IVA al 9 per cento e l'IRES al 12. Avete capito, però, che gli italiani su questo non vi seguono, che fuori dall'euro sono in pericolo i loro risparmi e il loro futuro. E, allora, se non volete uscire dall'euro e dall'Unione europea, cosa volete? Questa è un'ottima occasione per dirci il vostro punto di vista. E, invece, rallentare il processo d'integrazione europea oggi significa gettare le basi per la disintegrazione dell'Europa di domani e come Italia abbiamo troppo da perdere in tutti i sensi possibili. Se avete veramente a cuore il destino di questo Paese l'unica via è un sovranismo europeista.