Dichiarazione di voto sulla fiducia
Data: 
Mercoledì, 11 Gennaio, 2023
Nome: 
Silvio Lai

A.C. 730

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, questo decreto è pericoloso per le norme che vi sono scritte e inadeguato per quelle che non ci sono e ci sarebbero dovute essere. Lo segnalo, colleghi: ancora una volta, in poche settimane, il Parlamento è chiamato ad esprimersi sulla fiducia a questo Governo ed è la quinta volta; su cinque voti su provvedimenti del Governo, cinque richieste di fiducia (e siamo solo all'inizio). Faccio una profezia facile: già a fine gennaio, il contatore delle richieste di fiducia, come minimo, raddoppierà.

Vedete, è da tempo che i Governi, quelli tecnici, o le coalizioni che non si sono presentati unite prima delle elezioni scelgono di chiedere al Parlamento un atto di fiducia, dopo gli accordi tra le forze politiche che le sostengono, piuttosto che fare una discussione legislativa. Questo è il frutto avvelenato dello stare insieme tra opposti, dell'obbligo di governabilità, ed effetto anche della fragilità di una politica che insegue la quotidianità, anziché guidarla.

Ma questa volta no! Questa volta gli elettori hanno fatto una scelta chiara: siete minoranza nel Paese, ma netta maggioranza in Parlamento e non solo per un vostro merito, ma anche per colpa nostra, per nostra responsabilità, per la mancata alleanza delle formazioni oggi alternative, oggi all'opposizione, pur essendo maggioranza nel Paese. Di questo, dell'essere minoranza nel Paese, dovreste anche tenere conto nelle vostre scelte e nelle vostre azioni.

Questa volta no, non ci sono scuse. C'è una maggioranza politica, perché c'è ancora, è vero? Lo chiedo, perché non potete proporre scuse per quello che fate. Nonostante un atteggiamento da debuttanti, siete una maggioranza politica di lungo corso, nata ormai quasi trent'anni fa, e molti di voi erano già al Governo 14 anni fa, nel 2008 (ormai 15 anni fa). Siete una maggioranza che ha resistito alle proprie divisioni nella scorsa legislatura, con forze al Governo, variamente, unite oggi a un partito cresciuto di consensi stando all'opposizione, che così ha consentito una narrazione che ha convinto gli elettori di una sorta di discontinuità meritevole di essere messa alla prova. Ma la vostra è una narrazione che era solo tale, molto diversa dalla realtà che state proponendo, metodo compreso.

Partiamo da questo, partiamo da queste richieste di fiducia di cui state ampiamente abusando. Altro che farisei, come qualche collega ha detto prima, perché l'avete detto voi. Guardate, lo ha detto la Presidente del Consiglio, tuonando ripetutamente, anche pochi mesi fa, in quest'Aula, dall'opposizione, che con una maggioranza politica certa e coesa (lo ha detto e poi ripetuto in campagna elettorale), mai più richieste di fiducia a getto continuo. La realtà, invece, dice che, nonostante questa maggioranza politica così ampia sulla carta, l'abuso di fiducia mette in dubbio quanto questa sia certa e coesa o quanto la realtà fosse più complessa di quella che avete pensato di raccontare.

Poca competenza, allora, o poca coesione? Se non fosse così, perché non scegliere di dare voce al confronto parlamentare come da vostro impegno? La verità è che non c'è una coesione vera tra di voi, perché non c'è una visione comune. Troppo differente una destra liberale europea da una destra sovranista; troppo distante l'idea federalista feroce di chi ha le radici in una parte della provincia del ricco Nord da chi si intesta la difesa dell'unità della patria e del Mezzogiorno che soffre. Potrei ricordare molte differenze di opinioni tra di voi su cose importanti: la guerra, il rapporto con la Russia, la gestione del COVID e della vaccinazione, emersa fragorosamente nelle settimane scorse; oppure posso ricordare le esagerate difficoltà sulla manovra finanziaria, con posizioni che, a fatica, siete riusciti a domare e solo portando alle ultime 48 ore le vere decisioni, difficoltà superate solo con l'imposizione del partito che comanda nella vostra coalizione e umiliando il Parlamento: oppure con una tecnica del rinvio, che usate spesso, che è una roba da Governi balneari: si confida nello stellone, nella fortuna, come se eventi complessi, come la guerra, l'inflazione, il caro energia, la crescita della povertà, il ritardo nel Mezzogiorno, la crisi climatica, possano sparire dall'orizzonte per miracolo. Lo avete fatto sulla copertura delle bollette sino al 31 marzo, per esempio.

E ad aprile che cosa succederà? Oppure sul reddito di cittadinanza, che scadrà il 31 luglio. E ad agosto cosa succede a quelle persone? Oppure ieri, in Consiglio dei ministri, su 2,2 miliardi di payback sanitario, con la scadenza spostata prima al 15 gennaio e adesso al 30 aprile. E dopo? Cosa devono fare quelle aziende e cosa devono fare le regioni, che hanno da coprire i costi della sanità con quelle risorse? Cosa dovrebbe succedere nel frattempo? Ci saranno miracoli evangelici, oppure nuove risorse calate da chissà quale nuovo condono una tantum, magari per poi fare danni profondi alla credibilità dello Stato? Oppure nuovi furti al futuro dei giovani, come per pagare le pensioni anticipate di pochi e, tra l'altro, neanche di quelli che avrebbero più bisogno, come avete dimostrato sulla questione Opzione donna?

Una cosa vi unisce, però, forse due: in primo luogo il cemento del potere e poi la direzione di marcia. Una direzione di marcia che mi ricorda il titolo di un album di Fabrizio De André, “ostinata e contraria”, solo che per quell'artista quelle parole richiamavano finalità impegnative, rimarcavano la necessità di uscire allo scoperto, di essere coraggiosi, a costo di essere anche voce fuori dal coro, di assumersi le responsabilità. Voi, invece, in questi mesi di Governo avete chiarito che la direzione di marcia che avete intrapreso è una direzione ostinatamente contraria al bene del Paese, per privilegiare il bene di pochi e senza rimorsi. Una manifesta ostilità verso un Paese che avrebbe bisogno di scelte e non di rinvii, di misure coraggiose fatte di verità e non di promesse già scordate e tradite con la scusa delle risorse che mancano. Ecco, questa ce l'avete sempre. Ma scusate, che mancassero le risorse, che fossimo nel mezzo di un'economia di guerra, non era chiaro anche a voi, forse? E solo mentendo e alterando la realtà si potevano fare le mirabolanti promesse che avete fatto in campagna elettorale e anche prima. Questo Paese non è cambiato dal 25 settembre in poi. È lo stesso Paese al quale avete raccontato, poche settimane fa, che una condizione migliore, scegliendovi, sarebbe stata possibile, e che con un Governo con un forte mandato politico si sarebbe potuto fare quello che i Governi tecnici non volevano fare. E invece? Invece emerge quanto sia differente urlare dall'opposizione, per poi confrontarsi con la realtà del Governo, promettere l'abbattimento dell'accise sulla benzina e poi diventare protagonisti per scelta del loro aumento, promettere l'aumento generalizzato delle pensioni in campagna elettorale e poi annullare quello che era già previsto come dovuto adeguamento, essere la prima donna Premier e intervenire maldestramente peggiorando Opzione donna. Insomma, come ci si sente a fare cassa sulle fasce più deboli, su quelle che - lo dicevate - è facile tartassare? Questa è una destra che ha deciso, per esempio, in un periodo pazzesco, di abolire il reddito di cittadinanza senza prevedere nessuna norma che potesse sostituirlo e di ridurre le risorse disponibili contro la povertà di oltre il 20 per cento. La recessione e, soprattutto, le vostre scelte produrranno più disoccupati e più poveri. E voi, la strada che scegliete è quella di un azzardo. La vostra è una destra degli spiriti selvaggi e sregolata, quella che prevale, altro che destra sociale a cui dite di richiamarvi: tagli alla sanità, alla scuola e alla ricerca, nessun sostegno ai comuni e alle politiche del lavoro, rimossa dall'agenda la sfida della riconversione ecologica, della lotta ai mutamenti climatici. Anzi, in questo decreto decidete di rilanciare l'attività di estrazione degli idrocarburi in aree vietate, anche sfidando la Costituzione novellata. Una scelta incomprensibile, perché, viste le esigue riserve di gas recuperabili, non sono assolutamente evidenti i benefici reali degli interventi che sono stati autorizzati, superando i vincoli definiti dal Piano di transizione energetica approvato a marzo dell'anno scorso, alcuni vincoli aggiuntivi, come le aree CNAPI, quelle dei depositi e delle scorie nucleari, oppure le aree umide della Convenzione Ramsar, o quelle di Rete Natura 2000, ed è già tanto; ma arrivare a superare vincoli assoluti, come quelli delle aree tra 9 e 12 miglia, oppure quelle del Golfo di Venezia, io non riesco a capire quale sia il motivo per cui l'avete fatto. Quali interessi avete voluto coprire per rischiare così tanto? Non siamo solo noi a dirlo. Cito una autorevole opinione: gli esiti della subsidenza in seguito alle trivellazioni degli anni Cinquanta sono stati imponenti e devastanti nel Veneto. Peraltro, l'Adriatico è un mare che in larga parte presenta le caratteristiche di un lago e quindi, accanto ai probabili danni ambientali, se ne sommerebbero di devastanti per il futuro e la balneazione, in caso di ulteriori trivellazioni. Ora, questo non l'ha detto il presidente di Lega Ambiente del Veneto, ma l'attuale presidente della regione Veneto. Non vi sembra che ci sia qualche contraddizione tra quello che dite e fate, e quello che, invece, anche i vostri, nei territori, pensano? In questo decreto sarebbero dovute essere presenti misure a sostegno delle regioni per realizzare quei megawatt di fonti rinnovabili, indispensabili per accompagnare la transizione. Invece il messaggio che date è di una centralità delle fonti fossili e dei loro padroni. Fonti necessarie, se limitate nel tempo all'interno di una transizione energetica, ma se si procede decisamente verso la sostenibilità ambientale e le energie rinnovabili.

In conclusione, com'è possibile che non sentiate la responsabilità di rilanciare la crescita con uno sviluppo equo e sostenibile e all'insegna della giustizia sociale? Com'è possibile che non sentiate vostro il compito di affrontare il tempo che segue la pandemia, che ci trova dentro una guerra in Europa, tra libertà delle nazioni e dei popoli e, dall'altra parte, le autocrazie, che ci pone in una economia bellica e postbellica, sulla quale servono risorse economiche, ma anche valori condivisi e comunità? Le scelte di questo decreto vanno in direzione opposta. Avete ottenuto una maggioranza parlamentare raccontando un'esperienza di opposizione e che meritavate questa occasione di discontinuità. Non apparteneva a tutti questa opposizione. E invece l'avete avuta, questa fiducia. Avete proposto, però, anche conservazione e ritorno al passato, ammiccando a una nostalgia per un passato più lontano.

Ma dovreste saperlo, il passato non torna. Rassegnatevi perché, se torna, ha un aspetto mostruoso. Per questo noi non ve lo permetteremo e non voteremo la questione di fiducia al Governo su questo decreto e sui prossimi provvedimenti, che non proteggono il futuro del Paese.