A.C. 730
Grazie, Presidente. Presidente, questo provvedimento rappresenta il degno capitolo finale di una trilogia dell'assurdo, un'opera in tre atti che non passerà di certo alla storia, che si pone di lato rispetto ai problemi del Paese e che si contraddistingue solo per la capacità di svelare la vera natura di questo Governo. Noi, in quest'Aula, abbiamo assistito al primo atto, il decreto Sicurezza o decreto Rave, inconsistente, illiberale, inutile, decontestualizzato, definito non da me, ma da qualche esimio giurista, un caso assoluto di analfabetismo legislativo, un provvedimento che, di fronte agli allarmi sociali provenienti dal Paese, dimostra come per la maggioranza il concetto di urgenza si realizzi esclusivamente sul piano del consenso. Siete passati dal “Chiudiamo i porti” al “Chiudiamo i party”, inaugurando una nuova fase dell'eterna campagna elettorale a cui questa maggioranza intrappola se stessa, ma soprattutto - cosa che ci preoccupa - paralizza l'Italia. Abbiamo poi proseguito con il secondo atto, la legge di bilancio: qui addirittura abbiamo scoperto la natura innovativa di questo Governo, che, anziché una legge di bilancio, ci ha proposto una sceneggiatura composta da soli titoli, slogan e coperture misere, pagine talmente vuote che, forse anche per una questione estetica, praticamente tutti i componenti la maggioranza si sono sentiti in dovere di riempire e lo hanno fatto, le hanno riempite con un misero contributo, ben 600 emendamenti presentati, uno spettacolo imbarazzante nei confronti di un Paese preoccupato e duramente messo alla prova. Siamo giunti infine, oggi, al terzo atto, quello della conversione del decreto Aiuti-quater. Un antico detto recita: “Chi copia bene, fa due volte”, ma il terzo ed ultimo atto della nostra trilogia dell'assurdo dimostra evidentemente come questo Governo, costretto a copiare, finisca per copiare in maniera pessima perché, se è pur vero che il decreto Aiuti, almeno nel merito, contiene qualche misera misura condivisibile, è del tutto evidente che queste misure sono il calco fedele di quelle proposte dal Governo Draghi. Nonostante ciò, quei pochi provvedimenti salvabili sono articolati in un contesto svigorito e su un orizzonte di brevissimo periodo. È questa considerazione, Presidente, che alimenta una nostra enorme preoccupazione: il Governo dimostra di agire senza una prospettiva, affrontando i problemi in superficie e rinviandone il confronto agli esercizi successivi e, nei casi in cui le pressanti istanze del Paese non consentano di adottare una scadenza quasi immediata, a quel punto, decide di rinviare oppure fa pastrocchi.
È un Governo cioè che agisce di rincorsa e, così facendo, perde l'orizzonte di riferimento e rifiuta la logica della programmazione. Ma tutto ciò - voglio sottolinearlo - rappresenta il difetto che trae origine da un'afflizione cronica di cui soffre questa maggioranza, una compagine che per anni è stata impegnata a coniare slogan, ad agitare spettri, a inventare nemici immaginari, una compagine che ha distolto per prima se stessa dalle reali esigenze del Paese. Questa maggioranza, conducendo una campagna elettorale in stile Harry Potter, si è completamente autosuggestionata; così, cedendo al proprio inganno, ha creduto di possedere un potere unico, ossia quello di riuscire a trasformare una bugia in un atto di Governo.
Il Paese oggi non ha bisogno di falsi supereroi, piuttosto - se vogliamo rimanere in tema - i cittadini oggi chiedono che la super resti con i piedi per terra e che il superbonus possa continuare a volare.
Questa compagine, oggi maggioranza di Governo, ha spesso rivendicato la differenza con noi; ebbene sì, è un tema su cui possiamo trovare una condivisione perché, Presidente, il provvedimento oggi al voto ci consente di legittimare anche la nostra rivendicazione di diversità, poiché non siamo noi, infatti, quelli che augurano un buon anno ai cittadini con il bacio di Giuda dell'aumento delle accise e dei pedaggi autostradali, ma non siamo neanche noi quelli che attuano politiche in grado di determinare rincari di ben 2.400 euro l'anno per famiglia; non siamo noi quelli che chiudono gli occhi di fronte alle sofferenze degli enti locali, oggi schiacciati dall'incremento dei costi energetici e ormai impossibilitati a garantire i servizi ai cittadini. Presidente, non siamo neanche noi quelli che non attuano misure per il risparmio e l'efficientamento energetico, così come non siamo noi quelli che soffocano il superbonus. Al contrario: noi siamo quelli che ritengono del tutto inadeguata la soluzione proposta per la gestione dei crediti fiscali; siamo stati gli stessi che hanno richiesto, fino allo sfinimento, misure più radicali, come l'intervento sugli F24 e sulla Cassa depositi e prestiti, ma noi non siamo quelli che girano le spalle alle famiglie in difficoltà, riducendo il bonus trasporti e non prevedendo misure di sostegno per chi non riesce a far fronte alle bollette. Non siamo noi, Presidente, quelli che esercitano l'indifferenza per i ceti più deboli e per la povertà; non siamo noi quelli che promuovono la presunzione di autosufficienza.
Questo provvedimento, Presidente, dimostra inequivocabilmente che c'è un abisso tra noi e voi; questo provvedimento dimostra anche, però, drammaticamente, quanta distanza intercorra tra voi e il Paese reale. Ai colleghi della maggioranza dico: ancora una volta, avete dimostrato con questo provvedimento che non eravate affatto pronti, come avevate detto in campagna elettorale.
Signor Presidente, questo è un provvedimento che non tende una mano agli italiani. Questo provvedimento dunque non ci rappresenta come Partito Democratico; non ci rappresenta perché non propone soluzioni ai problemi del Paese, non ci rappresenta perché non determina un cambiamento di prospettiva per lo sviluppo, non ci rappresenta perché non affronta le emergenze attuali, né getta le basi per ragionare su un orizzonte di medio e lungo periodo. Questo provvedimento dimentica la transizione ecologica e non fornisce sostegno alle imprese; questo provvedimento è decontestualizzato rispetto alla complessità del momento che viviamo oggi nel nostro Paese; questo provvedimento è infarcito di rinvii e guarda al domani dalla prospettiva di un piano di ammortamento; questo provvedimento, Presidente, soprattutto, gira lo sguardo e passa indifferente ai problemi del Paese.
Le risposte al Paese non si danno con gli slogan, come state facendo, anche in queste ore. Comprendo l'imbarazzo del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che, dall'opposizione, girava video contro le troppe accise sui carburanti e, da Presidente del Consiglio dei ministri, adotta, tra i primi provvedimenti, un provvedimento volto ad aumentare le accise sui carburanti, nell'indifferenza totale di tutta la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). C'è un fatto ancora più grave, Presidente: dopo aver augurato un buon anno agli italiani, con questo provvedimento di aumento del costo dei carburanti, in queste ore sembra quasi che il Governo sia alla ricerca di qualcuno con cui prendersela. Per essere chiari, abbiamo visto sventolare lo slogan dei controlli della Guardia di finanza: ci sono sempre stati i controlli della Guardia di finanza sui distributori di carburante - non vi siete inventati nulla – ma, mentre il Governo cerca di creare confusione, sventolando questi slogan, agli italiani dovete sapere che invece è molto chiaro perché è aumentato il costo della benzina. E qui diciamolo: è aumentato il costo della benzina semplicemente perché avete aumentato le accise. E smettetela di andare sempre alla ricerca di nemici immaginari: lo avete fatto dai banchi dell'opposizione nei confronti dell'allora maggioranza; inspiegabilmente, lo state continuando a fare dai banchi della maggioranza nei confronti dell'opposizione, ma - peggio ancora – iniziate ora a cercare nemici immaginari anche tra gli italiani che avete illuso in campagna elettorale e che oggi vi chiedono risposte, che invece non state dando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vado verso la conclusione, Presidente.
C'è un fatto, secondo me, ancora più grave di quello che ho detto: ieri, il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, nel maldestro tentativo di mettere una toppa al buco - come spesso capita - ha creato una voragine istituzionale perché, diciamocelo subito qui, almeno in quest'Aula, è chiaro come stanno le cose. Oltretutto, vi annuncio che sembra che i numeri giocati al Lotto nella giornata di ieri siano stati proprio il 17 e il 26: il 17 come il paragrafo e il 26 come la pagina del programma elettorale di Fratelli d'Italia, dove annunciavate la diminuzione e la riduzione dell'IVA e delle accise.
Ma la cosa grave, Presidente, non è se domani, anzi oggi, il 17 e il 26 verranno giocati anche al Superenalotto; è che, se è vero che la Presidente Giorgia Meloni con il provvedimento sulle accise ha tradito il suo elettorato, ieri, nel tentativo di mettere la toppa, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha mentito agli italiani. Per questi motivi, Presidente, noi, a differenza loro, questo provvedimento non lo voteremo.