Discussione generale
Data: 
Lunedì, 19 Aprile, 2021
Nome: 
Luca Rizzo Nervo

A.C. 2945-A

Grazie, Presidente, colleghi. Voglio innanzitutto, Presidente, ringraziare qui i relatori Mura e Novelli e la sottosegretaria che hanno accompagnato, anche nel lavoro di Commissione, questo provvedimento. Io credo che, lo si dice spesso, ma questa volta sia particolarmente vero, il lavoro di Commissione sia stato un lavoro importante, come altri colleghi hanno già sottolineato, è stato importante - e ci tornerò - per alcune importanti migliorie che ha fatto a questo decreto. Ma è stato importante anche perché ha reso evidente a tutti noi la necessità di affrontare alcuni nodi gordiani che riguardano il rapporto fra lavoro organizzato in modo diverso che in passato e l'organizzazione di vita delle persone, delle famiglie e di come questo chieda un'evoluzione sia da un punto di vista giuridico, sia da un punto di vista dell'ideazione di strumenti adeguati a costruire dinamiche di, diciamolo bene, condivisione, non solo conciliazione dei tempi di vita di lavoro.

E' un provvedimento importante quello che affrontiamo da oggi perché anche nella sua prima parte, nella pur durezza delle restrizioni che ha ribadito anche per il periodo pasquale, ponendo ulteriori limiti alle attività commerciali - è stato detto - ponendo dei limiti anche nelle possibilità di incontro con gli affetti in un tempo in cui siamo abituati a rincontrarci con le nostre famiglie durante le feste di Pasqua e quanto questo sia stato faticoso in un anno in cui, lo stiamo dicendo, l'impatto psicologico della vicenda pandemica sta duramente colpendo le persone, le famiglie. Quindi un articolo 1 che ha posto delle restrizioni dure e faticose ma che, lo ricordo a tutti noi,

muoveva da un dato drammatico, sconvolgente a cui rischiamo di abituarci, ma che, invece, va ripreso nella sua drammaticità. Noi viaggiavamo, allora, con oltre 600 morti ogni giorno, con picchi anche vicini ai 1000 e, quindi, era assolutamente necessario porre elementi di ulteriore restrizione, per consentire di abbassare una curva epidemiologica che, se non controllata, avrebbe portato alla continuità di questo dato drammatico da un lato, e alla insostenibilità per il servizio sanitario del nostro del nostro Paese dall'altro. Quelle misure sono state, assieme a tutte le altre che sono state realizzate in queste settimane, in questi mesi, la premessa alla possibilità di un passaggio ulteriore, un passaggio diverso, che il Presidente Draghi ha annunciato in questi giorni, e cioè quello di un rischio calcolato di riaperture possibili, ma possibili perché avevano avuto in premessa una grande capacità di resilienza da parte dei cittadini italiani da un lato, e di rigore nelle scelte da parte delle istituzioni dall'altro. Ecco io lo voglio ribadire in giornate in cui talvolta, anche in una spiacevole personalizzazione verso il Ministro e i responsabili, si è voluto segnalare che, finalmente, si cambia passo rispetto ad una dinamica di rigore precedente. E' vero il contrario, cioè che quella dinamica di rigore ha creato le premesse e le possibilità, oggi, per fare ripartire progressivamente il Paese. Io credo che dovremmo appellarci tutti quanti alla responsabilità anche delle istituzioni, anche della comunicazione pubblica, per ribadire che questa scelta, questo rischio calcolato, ponderato, non è un libera tutti, non può essere un libera tutti, non deve essere un libera tutti, ma, al contrario, potrà realizzarsi progressivamente, ripeto, solo laddove gli atteggiamenti, i comportamenti di rigore e di responsabilità da parte di tutti siano massimi. Quindi, la prima parte del decreto, come veniva ricordato, affronta questioni che sono via via in evoluzione e superamento. l'articolo 2, invece, pone alla nostra attenzione una serie di questioni decisive per gestire la fase dentro la quale ancora siamo, ma decisive anche per uscire dalla fase in cui siamo in termini di cambiamento necessario. Lo diciamo spesso, non sarà possibile rimettere indietro le lancette, non sarà neanche giusto ripartire semplicemente da dove avevamo finito. Sarà necessario far evolvere il nostro sistema, la nostra società rispetto a delle evidenze che la vicenda del COVID ha messo sotto gli occhi di ognuno di noi.

Il tema della condivisione del lavoro di cura e del lavoro professionale è uno dei principali elementi, in realtà ha messo in evidenza una cosa che sapevamo già, ma io credo che questo sia un fatto importante da sottolineare lungo questa legislatura, prima con l'assegno unico dei figli e anche con queste misure, finalmente, la responsabilità genitoriale, la responsabilità di cura dentro le famiglie non è lasciata come un elemento di welfare di cui lo Stato si disinteressa, che lo Stato guarda da lontano come un fatto dato, ma è uno strumento, è un welfare che lo Stato riconosce da un lato e, dove è possibile, accompagna con scelte che lo agevolino dall'altro. Ecco, io credo che questo sia, dal punto di vista culturale, un fatto importante, che certo non trova in questo provvedimento tutte le risposte, forse era impossibile immaginarlo, forse in alcuni casi speravamo che qualche avanzamento ulteriore fosse possibile, ma certamente inquadra questa scelta in maniera chiara. Innanzitutto con questo provvedimento si definisce il lavoro agile come un diritto in determinate condizioni. Io credo che, davvero, serva da qui in avanti più e meglio precisare le caratteristiche di questo lavoro agile da un punto di vista giuridico, da un punto di vista della funzionalità e anche dal punto di vista del rapporto, ripeto, col lavoro di cura. Quindi il lavoro agile da un lato e congedi dall'altro, il bonus babysitting con quelle sue caratteristiche di flessibilità, che venivano richiamate un attimo fa, e che lo hanno reso uno strumento effettivamente lungo questo percorso appetibile, anche perché è uno strumento, veniva detto, che aggiunge e non toglie al lavoratore. Credo che ci abbia messo anche in evidenza questo percorso, come il lavoro agile, lo smart working, non è e non debba essere strumento di welfare, di conciliazione. Smart working significa riunioni al pc una dopo l'altra, significa procedure a volte più lunghe, più complesse e più articolate rispetto a quelle che normalmente si svolgono al lavoro, almeno oggi è così, significa telefonate, significa essere fisicamente in casa, ma la casa intorno a te scompare.

Ecco, in questo quadro lavorare, prendersi cura dei figli, della propria famiglia, degli impegni di cura di vario genere, è davvero insostenibile. Noi dovremo partire da questo assunto, peraltro riconoscendo il fatto oggettivo che questa responsabilità, questa insostenibilità è tutta sulle spalle delle donne lavoratrici. Noi abbiamo un tema, ne abbiamo discusso pochi giorni fa, rispetto al rilancio del lavoro femminile, alla crescita del lavoro femminile e, tuttavia, viviamo questi elementi di contraddizione. Purtroppo non si è riusciti a superarli pienamente in questo provvedimento, purtroppo è rimasta questa, diciamo, inconciliabilità fra gli strumenti di condivisione, di alleggerimento del lavoro di cura, e il ricorso al lavoro agile. Io credo che sia un errore da correggere e ce lo siamo detti in maniera condivisa; abbiamo detto anche che lungo il percorso di discussione parlamentare troveremo degli strumenti per vincolare ognuno di noi a questo impegno futuro.

Sappiamo che il motivo non è di volontà politica, ma è di compatibilità finanziaria; sappiamo anche, però, che ci stiamo apprestando a votare un ulteriore scostamento di bilancio per 32 miliardi e credo che anche in quell'ambito noi dovremo affrontare questa questione. Per il resto, credo che ci siano cose importanti da sottolineare, venivano richiamate: la possibilità di accesso allo smart working anche qualora il figlio non sia convivente; il tema dei bisogni educativi speciali, con la possibilità, per entrambi i genitori lavoratori, di accedere agli strumenti di conciliazione; il diritto alla disconnessione, grande tema, non solo rispetto a questo contesto specifico, ma un grande tema del futuro, fondamentale e da affrontare; l'importanza, anche, della conversione dei congedi parentali fruiti nei mesi scorsi in congedi COVID previsti, appunto, per situazioni di impossibilità al lavoro. Infine, ci tengo a sottolinearlo, credo sia un fatto importante di equità, avere tutti quanti - c'erano vari emendamenti su questo - allargato a tutti gli esercenti le professioni sanitarie e non solo ad alcune categorie, come un po' incomprensibilmente veniva fatto nella prima formulazione, la possibilità di accesso al bonus babysitting; è un fatto di equità, dicevo, perché parliamo di operatori sanitari che lavorano faticosamente fianco a fianco e che hanno lavorato in questi mesi difficili e non si capisce, non era motivato il perché agli uni si riconoscesse un diritto come il bonus babysitting e agli altri no. È un bene, credo, e ho riscontrato motivo di soddisfazione in questi giorni da parte degli operatori sanitari che sono stati ricompresi. Io credo - e chiudo, Presidente - che siamo di fronte a un provvedimento, riprendo da dove ho iniziato, importante sia per le questioni che affronta in modo puntuale, ma anche perché delinea una traccia di lavoro che dovremo, con responsabilità e coraggio, perseguire anche per i prossimi provvedimenti e nei prossimi mesi.