Data: 
Mercoledì, 28 Maggio, 2014
Nome: 
Umberto D'Ottavio

A. C. 2385

Discussione sulle linee generali

Signor Presidente, la collega Rocchi è già intervenuta sulla prima parte del decreto-legge, io mi soffermerò un po’ di più sulla seconda, ricordando che questa nostra discussione avviene esattamente a due mesi, il 28 marzo, dall'accordo dal quale nasce la parte del decreto-legge, quella sulla piccola manutenzione e il decoro della scuola. Quell'accordo ha avuto, ed ha, il pregio di tenere insieme la continuità del servizio, la tenuta occupazionale, l'ampliamento delle attività e – per chi fosse interessato – anche l'accompagnamento alla pensione.
  Inoltre, nel decreto-legge e nell'accordo si è previsto l'istituzione di appositi tavoli regionali territoriali volti a monitorare l'andamento e l'efficacia del sistema di pulizia e di decoro delle scuole.
  Personalmente ho seguito la vicenda fin dall'inizio e credo che ci siano stati problemi d'impostazione degli appalti; questo bisogna dirlo. Francamente mettere come unica clausola il massimo ribasso non va bene. Questo tipo di attività molto semplici hanno visto impegnate molte persone che, attraverso un contratto di lavoro, hanno recuperato un po’ di dignità che soltanto un lavoro può aiutare ad avere. Moltissimi di questi cittadini, se non impegnati nelle mansioni di assistenza scolastica, lo dico con chiarezza, avrebbero e sarebbero grvati nei meccanismi dell'assistenza.
  Mi rendo conto che sto proponendo un'ottica più complicata, perché qui come sapete sono coinvolti due Ministeri, anche quello del lavoro, ma di questo si tratta. Per esempio, nella realtà dalla quale provengo io, quella piemontese, le prime esperienze risalgono addirittura alla decisione – siamo nel 2000 – di far passare il personale ATA da dipendenti dei comuni e delle province, perché prima erano dipendenti comunali e provinciali, ad essere dipendenti dello Stato. In molte realtà, per esempio a Torino, si decise in gran parte di monetizzare il passaggio e, invece di assumere bidelli, vi fu l'affidamento a cooperative sociali di tipo B, con il chiaro intento di far lavorare molti cittadini, che diventavano così più cittadini, passando dall'assistenza al lavoro.
  Direi che il sistema si è poi incrinato quando, da un lato, alle cooperative sociali è stata tolta la riserva, perché sapete non c’è più la riserva e sarebbe molto importante riflettere su quella cosa che venne abolita, perché riservare una quota di lavoro alle politiche sociali – guardate – è un'operazione importante che non dobbiamo dimenticare; dall'altro, ci sono state anche le provocazioni politiche di chi diceva che c'erano più bidelli che carabinieri.
  Le cooperative, le imprese, hanno dovuto competere, soprattutto le cooperative sociali, con un mercato che, se fondato solo sul massimo ribasso – è vero non bisogna negarlo – ha trovato anche concorrenti sleali, che hanno sfruttato i loro dipendenti. Se neghiamo questo fatto, neghiamo una realtà e sarebbe un peccato.
  Per questo l'impegno contenuto nel decreto è importante, soprattutto per quanto riguarda la parte del monitoraggio. In questo senso – ne abbiamo già discusso in Commissione, ma in previsione della discussione di oggi, in preparazione del dibattito di oggi – ho potuto fare una serie di verifiche, perché siamo a due mesi dall'attuazione di quell'accordo.
  Devo dire che la cosa più importante è che il servizio è stato garantito dappertutto, il personale in esubero è in cassa integrazione e, tra l'altro, è in cassa integrazione per lo stesso numero di ore dei contratti precedenti. Lo dico al sottosegretario: in molti posti non sono ancora partiti i corsi di formazione e molti dirigenti scolastici mi segnalano che sarebbe, per esempio, molto importante se, all'elenco di attività che sono scritte nell'accordo, i servizi del protocollo si potessero ampliare anche alla sorveglianza. Le dico questo, perché ci consentirebbe di raggiungere l'obbiettivo di scuole più aperte il pomeriggio, perché – il sottosegretario lo sa – oggi uno dei problemi che abbiamo in tutta Italia è che l'apertura delle scuole non è garantita quanto servirebbe per la mancanza di personale.
  Chi ha seguito questa vicenda sa che la storia poteva avere un altro sviluppo e concludersi, magari, con l'affermazione documentata che per fare lo stesso lavoro potevano essere sufficienti meno persone. Altro che Corte dei conti ! Quindi, questo ragionamento poteva essere fatto. Invece, avere tenuto insieme il lavoro delle persone con i servizi di cui le scuole hanno bisogno sta testimoniando più di tutto la scelta politica importante che il nostro Governo ha fatto.
  Molto spesso, in quest'Aula è stato criticato il ricorso al decreto d'urgenza: quanto nel decreto è contenuto ha le caratteristiche d'urgenza e spero che tutti i gruppi lo possano riconoscere. Noi stiamo con fatica cercando di trasmettere al mondo della scuola la prova di una rinnovata attenzione. Intervenire come fa il decreto su questioni concrete, fondamentali, ribadendo che tutte le scuole devono avere un dirigente e che tutte le scuole devono essere pulite e manutenute sono elementi per la garanzia del diritto allo studio.