A.C. 1183-A
Grazie Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, ci troviamo stasera a votare l'ennesimo decreto-legge del Governo Meloni, che ormai sembra voler procedere solo a colpi di fiducia anche quando non ce n'è la reale necessità. Un decreto svuotato da quello che era il suo iniziale contenuto attraverso lo stralcio di articoli che poi sono stati approvati in altri disegni di legge di conversione di decreti-legge che, alla fine, di fatto si riduce a due articoli: rigassificatori e bollette, con la parte degli aiuti sulle bollette aggiunta in fase di conversione. Il voto di fiducia di oggi è davvero un pessimo segnale per il dibattito parlamentare e tanto più lo è perché la fiducia è stata posta su temi da cui da parte nostra vi è sempre stata la massima apertura al dialogo per una soluzione ragionata che fosse di aiuto al tessuto produttivo del Paese, alle aziende afflitte dagli altissimi costi dell'energia, ai lavoratori e ai tanti italiani e italiane che oggi si trovano in difficoltà per il caro bollette.
Un'occasione di confronto mancata perché su questi temi si poteva e si doveva fare un ragionamento politico insieme alle opposizioni. Questo, infatti, è un momento critico dove l'inflazione cresce e la crescita rallenta. È un momento in cui tantissime famiglie, imprese e lavoratori fanno sempre più fatica e proprio in questo momento il Governo ha un imperativo morale di cercare la più larga unità, anche con le opposizioni, proprio per dare un segnale che le istituzioni sono protese ad aiutare il Paese e invece non è stato così.
Parlando dei rigassificatori, noi come Partito Democratico abbiamo sostenuto che, in un contesto complesso e articolato come quello che si è originato dalla crisi con l'invasione russa dell'Ucraina, misure di emergenza fossero possibili per liberare il nostro Paese dalla dipendenza dal gas russo e permetterci di mantenere un atteggiamento di assoluto sostegno e indipendenza per la democrazia e la libertà del popolo ucraino, che mai deve vacillare da parte del nostro Paese. Però, dobbiamo dirci anche le cose come stanno; non è un caso che i rigassificatori siano stati proprio fatti in due regioni di centrosinistra, a guida del centrosinistra, perché dove c'è la responsabilità di governo per il bene del Paese ci siamo noi. E sapete chi si è opposto al rigassificatore a Piombino, il sindaco di Fratelli d'Italia, che ha cercato di bloccare con ogni strumento giuridico il rigassificatore che ci aiuta a uscire dalla dipendenza dalla Russia. Questa immagine di far passare la sinistra come quella dell'ambientalismo del “no” non funziona perché si scontra con la realtà dei fatti perché Fratelli d'Italia ha mostrato al suo interno le più forti contraddizioni tra l'ideologia e i territori. Davvero non ci poteva essere una telefonata della leader di Fratelli d'Italia al sindaco di Piombino? Davvero non si poteva cercare almeno di allineare la posizione all'interno del vostro partito?
Avete fatto marcia sul populismo e ora siete al Governo e state facendo tutto il contrario di quello che avevate detto in campagna elettorale. Avevate promesso l'abolizione delle accise e poi avete levato anche gli aiuti del Governo Draghi, avevate promesso l'abolizione delle commissioni sulle carte di credito, salvo poi rendersi conto, come tutti sapevamo, che era incostituzionale. Tutto pur di racimolare voti e ora siete al Governo e state facendo il contrario di tutto quello che avevate detto. Il partito delle contraddizioni siete certamente voi, non noi. Allora, cosa avevamo chiesto nella discussione di questo decreto in Commissione? Delle misure ragionate per sostenere veramente i territori e la transizione ecologica. Avevamo offerto e chiesto collaborazione, ma nei lavori di Commissione abbiamo trovato solo chiusura da parte della maggioranza. Innanzitutto, vi avevamo chiesto di limitare la procedura delle autorizzazioni sui rigassificatori a casi di emergenza energetica nazionale, oggi stiamo uscendo dalla dipendenza dalla Russia ma dobbiamo pensare che il nostro Paese ha una grandissima dipendenza dal gas e si deve prevedere un piano a lungo termine per uscire da questa dipendenza da discutere con il Parlamento, non si può risolvere il problema energetico solo pensando di concedere nuove autorizzazioni per nuovi rigassificatori.
Il nostro impegno nella decarbonizzazione deve essere serio e rispettare impegni e obiettivi che ci siamo dati in sede europea. Forse, proprio in questi giorni, dovremmo riflettere sul cambiamento climatico perché non possiamo permetterci che il nostro Paese subisca il cambiamento climatico con conseguenze pesantissime sulla nostra economia. Ci viene da pensare che su questo tema forse si voglia procedere come si è proceduto per il PNIEC che è stato trasmesso senza che nessuno lo abbia visto, forse ci ritroveremo qualche rigassificatore in più senza che vi sia una reale discussione in Parlamento e soprattutto con i territori. Sui territori vi avevamo chiesto una vera attenzione, su quelli, perché prima di tutto vi avevamo chiesto di aumentare le compensazioni oggi previste all'1 per cento delle spese di impianti fissi, di aumentarle dall'1 per cento al 2 per cento perché l'1 per cento, che si riferisce solo alla spesa dell'installazione a terra, è, infatti, una cifra che non è proporzionale al vero impatto sul territorio e non rappresenta una misura sufficiente. Vi abbiamo poi chiesto di investire seriamente nel recupero dell'area di Piombino con l'istituzione di un fondo da 800 milioni per la riqualificazione dell'area con lo sviluppo dell'infrastruttura portuale e lo sviluppo di impianti da fonti rinnovabili, nuove infrastrutture stradali, un gasdotto per la metanizzazione dell'isola d'Elba e altre misure che avrebbero portato una vera riqualificazione dell'area.
Avevamo pensato che questo potesse essere un tema di primaria importanza, al di là della politica, a vantaggio del Paese al di là del fatto che l'Amministrazione di Piombino sia di centrodestra e non è questo che ci interessa. A noi interessa fare il bene del territorio e del paese. Su questi temi che dovrebbero unire, invece, abbiamo trovato una maggioranza che ostacola i benefici e gli stessi territori che amministra, un unicum. Se le politiche energetiche non sono accompagnate da un vero aiuto ai territori, non andremo da nessuna parte, perché la transizione ecologica si fa insieme ai territori e alle comunità. Una politica che non ricompensa i territori e che non procede insieme ai territori, ma li trascura, non può certamente trovare consenso nel Paese.
E veniamo, quindi, all'altro grande tema di questo decreto, un tema che non ne faceva parte, ma che è stato aggiunto a posteriori: gli aiuti sulle bollette. Una parola sola: insufficienti! Non c'è altro per descrivere quello che avete fatto con questo decreto, vi siete dimenticati gli interventi più utili per il Paese, portati avanti fino ad oggi. L'azzeramento per gli oneri generali di sistema sparisce per il settore elettrico. In un Paese manifatturiero come il nostro, si tratta di un colpo gravissimo che danneggia le imprese. Vi siete autodichiarati il Governo del made in Italy, ma, all'atto pratico, siete voi che lo state ostacolando e non aiutando. L'azzeramento degli oneri di sistema per l'elettrico era fondamentale, perché andava a beneficio di tutte le aziende che già oggi pagano un prezzo molto superiore rispetto a quelli di Francia e Germania, adesso arriveremo a 100-120 euro a megawattora. Cosa pensate di fare per aiutare le aziende italiane? Cosa pensate di fare per aiutare i lavoratori di queste aziende che saranno improvvisamente colpite dall'aumento dei costi dell'energia?
Sparisce, inoltre, il credito d'imposta: anche questo è un grave segnale. Non so se ci rendiamo conto di cosa significhi per le imprese. L'avanzo positivo dei primi due trimestri pare sia stimato in quasi 5 miliardi. Che senso ha eliminare un aiuto che era già stato stanziato e su cui vi era un avanzo? Nessuno. Si vuole, ancora, fare cassa sulle imprese e sui consumatori, che ogni giorno si ritrovano a pagare beni primari a prezzi sempre più alti. Avete lasciato solo l'azzeramento degli oneri di sistema sul gas: bene, bene, ma dove li avete presi questi soldi? Dove li siete andati a prendere questi soldi? Dal bonus sociale. Cioè, li avete presi ai poveri, per ridurre i costi di tutti. Ma vi sembra giusto? E voi ci venite a prendere in giro con misure da grande show: annunciate in pompa magna la social card, una “mancetta” di 380 euro una tantum, mentre abolite il reddito di cittadinanza. Si poteva, forse, finanziare in altri modi, ad esempio tassando gli extraprofitti, cosa che vi abbiamo chiesto da tempo. E invece, ancora una volta, prendete le risorse della parte più debole del Paese.
Insomma, ancora una volta ci ritroviamo a discutere provvedimenti a metà, dove non vi è niente che guardi al futuro, sulla transizione energetica, e cerchi soluzioni a lungo termine. Niente di tutto ciò. Mancano ancora i decreti attuativi sulle comunità energetiche, sul FER 2. Il PNIEC è stato fatto in gran segreto - alla faccia della trasparenza! - e, dalle indiscrezioni, ci risulta che è debole su una grande serie di punti e sembra puntare su misure di dubbio impatto, come smart working e settimana corta: cose fondamentali, ma certamente non sufficienti. Un PNIEC che manca di ambizione e serietà. La vostra politica energetica sembra una politica di sopravvivenza, senza obiettivi, per un'immagine di un Governo, che, da una parte, deve affrontare la realtà del cambiamento climatico e deve rispettare gli impegni presi in sede europea, e, dall'altra, non vuole abbandonare quell'ideologia che vi caratterizza e che, per principio, guarda con sospetto alle rinnovabili e alle innovazioni.
Noi abbiamo rappresentato l'ambientalismo vero, innovativo e pragmatico, prendendoci le nostre responsabilità. Voi state andando avanti a colpi di ideologia, danneggiando economicamente il Paese e i cittadini. Fermatevi e riflettete. Oggi ci asteniamo in questo voto, come sempre è la nostra responsabilità. Ma quando vorrete parlare di politiche energetiche di larga visione e di vera transizione ecologica, ci troverete pronti. Noi ci siamo e vi stiamo aspettando, prima che sia troppo tardi.