A.C. 3243
Grazie, Presidente. Il gruppo del Partito Democratico voterà la fiducia richiesta dal Governo sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 80 del 2021 e lo farà non solo per la necessità di assicurare il rispetto del termine costituzionale di conversione, che ormai è prossimo a scadenza e che però sempre più appare non coerente con un contesto segnato dalle estensioni tematiche e dalla frequenza dei decreti da convertire, ma piuttosto perché siamo consapevoli dell'esigenza, anzi, del bisogno di dare sollecita attuazione ed immediata effettività ai contenuti prescrittivi del decreto, in quanto intesi a rafforzare la capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni e ad assicurare condizioni ottimali per l'implementazione del PNRR. È noto - ma vale la pena ricordarlo - come sia stato proprio lo stesso Piano a riconoscere in modo esplicito quanto sia debole la capacità amministrativa nel nostro Paese e come questa debolezza abbia rappresentato e continui a rappresentare un ostacolo agli investimenti pubblici e privati, tanto da auspicare addirittura che uno dei lasciti più preziosi del Piano possa e debba essere l'aumento permanente dell'efficienza della pubblica amministrazione. Uno dei lasciti più preziosi - cito testualmente – cioè, a dirla in breve, una occasione da non perdere e non già perché ce lo chiede l'Europa, come spesso si sente dire, ma perché ne abbiamo bisogno noi, ne hanno bisogno le nostre comunità, le nostre imprese, perché a poco servono le risorse da iscrivere in bilancio se poi è assente una adeguata capacità di spesa. Per questo la fiducia chiesta oggi dal Governo, pur rispondendo ad una indubbia esigenza di carattere tecnico-procedurale, si colora di una naturale dimensione politica e programmatica nella misura in cui il decreto-legge n. 80 del 2021 assume una funzione attuativa delle condizionalità riformatrici necessarie per portare a compimento la missione del PNRR, un Piano che non è solo - per usare le parole pronunciate dal Presidente Draghi in quest'Aula - un insieme di progetti, tanto necessari quanto ambiziosi di numero, obiettivi e scadenze; e non lo è perché in quell'insieme c'è anche e soprattutto - cito ancora Draghi - il destino del Paese.
Questo è l'orizzonte che meglio consente di comprendere le ragioni per cui noi voteremo la fiducia e si tratta di ragioni che, a mio avviso, sono ben espresse da alcuni specifici articoli sui quali porterò ora brevemente l'attenzione. Il primo riguarda quanto previsto dall'articolo 6, laddove si disciplina il piano integrato di attività e organizzazione in virtù del quale le amministrazioni saranno chiamate a superare la logica frammentaria delle competenze ripartite, anzi, frantumate, spesso, per settori, al fine di costruire un unico ragionamento aziendale, capace di tenere insieme, fra l'altro, gli obiettivi di performance e la pianificazione strategica del personale, in una rigorosa ottica di parità di genere, con l'obiettivo della completa alfabetizzazione digitale, della diffusione delle conoscenze tecniche e dell'accrescimento culturale dei titoli di studio del personale. Ciò anche al fine di superare quello strano paradosso segnalato recentemente dall'ARAN che, nelle amministrazioni, ha rilevato la coesistenza di due diverse e contrastanti condizioni: lavoratori con titoli inferiori presenti nelle posizioni più elevate e lavoratori con titoli più elevati presenti nelle posizioni inferiori, con intuibili conseguenze in termini motivazionali, gestionali ed operativi. A questi profili si affiancano, anche in modo più specifico, gli obiettivi di reingegnerizzazione delle procedure mediante il ricorso alle tecnologie digitali e agli strumenti di automazione. A dirla con franchezza, signor Presidente, questa è la sfida da vincere perché proprio questo aspetto rappresenta il comune punto debole nella variegata galassia delle pubbliche amministrazioni. Non è difficile sostituire una macchina da scrivere con un computer e una stampante, possibilmente di ultima generazione; più difficile è configurare, sul piano regolativo e implementare su quello organizzativo, la correlazione che sussiste tra procedure amministrative, da un lato, e tecnologie operative, dall'altro lato. Si tratta di una relazione non semplice che impone di operare su entrambi i versanti, per ottenere il risultato atteso. Per questo la transizione digitale non ha soltanto carattere tecnologico ma anche un carattere logico, perché richiede una raffinata revisione del sistema giuridico e istituzionale e impone un adeguamento della professionalità e, ancora prima, della cultura degli operatori. A conferma di ciò potrei qui richiamare - ma il tempo non lo consente - vizi e virtù dell'esperienza recente del lavoro remoto.
Il secondo elemento è dato dall'ambizioso obiettivo di riarticolare i percorsi di ingresso e di carriera nelle pubbliche amministrazioni.
Non mi riferisco tanto alla semplificazione procedurale quanto, piuttosto, al tentativo, nel decreto-legge n. 80, di trovare un avanzato punto di equilibrio tra la valorizzazione delle comprovate competenze interne - penso all'accesso alla dirigenza da parte del personale interno - e l'urgente necessità di portare dentro le amministrazioni nuove unità di personale, possibilmente giovani, possibilmente donne, possibilmente competenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) anche disciplinando meglio alcune forme contrattuali che non sempre hanno dato grande prova di maturità nel sistema pubblico: il termine, la collaborazione e, ora, il nuovo contratto formativo di apprendistato. il fatto è che un'amministrazione che non assume, un'amministrazione in cui l'età media del personale aumenti in modo costante è un'amministrazione destinata di fatto a perdere la sua stessa ragion d'essere.
Il terzo ed ultimo elemento che intendo richiamare è dato dalla presenza di un complesso normativo per dare finalmente piena effettività alle strutture organizzative denominate ufficio per il processo, team di personale qualificato di supporto al giudice per agevolarlo nell'attività preparatoria del giudizio e in tutto ciò che può velocizzare la redazione di provvedimenti. Che l'efficienza del settore giustizia, in particolare di quella civile e amministrativa, sia condizione indispensabile per lo sviluppo economico e per un corretto funzionamento del mercato è ormai ben noto, per quanto, poi, i temi della giustizia penale siano naturalmente di maggiore attrazione pubblica. Proprio per questo, il PNRR trova e individua l'innovazione fondamentale, sul piano organizzativo, proprio nella diffusione dell'ufficio del processo e questo è l'obiettivo proprio del decreto-legge n. 80 del 2021, non soltanto per l'assunzione di 16.500 unità di personale ma per la riconfigurazione delle relative funzioni.
Le stringate osservazioni fin qui proposte confermano le ragioni che giustificano il voto positivo del Partito Democratico alla fiducia chiesta dal Governo sulla legge di conversione del decreto-legge n. 80 del 2021, una fiducia da votare, non perché imposta dalla ravvicinata scadenza del termine di conversione del decreto e neppure perché animata dalla volontà di comprimere o impedire il confronto parlamentare che, anzi, è all'origine dell'intenso e prolungato impegno di revisione operato in sede di prima lettura al Senato, ma piuttosto per le evidenti correlazioni tra il decreto-legge medesimo e il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che consentono di considerare il primo, il decreto-legge, come attuativo del secondo, del Piano. Queste stesse correlazioni conferiscono di fatto al voto di fiducia di oggi un carattere politico-programmatico e consentono di confermare, oggi, la perdurante validità di una fra le ragioni, e non la meno importante, dell'esperienza governativa in atto.
Per tutte queste ragioni, signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico.