Dichiarazione di voto sulla sulla questione di fiducia
Data: 
Mercoledì, 24 Giugno, 2020
Nome: 
Michele Bordo

A.C. 2547

 

Signor Presidente, sottosegretario, colleghi, questo decreto aiuterà la giustizia a ripartire, dopo lo stop dovuto all'emergenza sanitaria, contribuirà a rafforzare la lotta alla mafia, permetterà, attraverso una norma chiara e trasparente, l'utilizzo dell'App Immuni, strumento importante per tracciare i positivi e proseguire con maggiore vigore nella lotta al Coronavirus. La pandemia, come sappiamo, ha sconvolto le vite di tutti noi e bloccato il nostro Paese per diverse settimane, non c'è stato settore, pubblico o privato, che non abbia subito sconvolgimenti economici, organizzativi e di funzionamento durante il lockdown e anche la macchina della giustizia è stata costretta a fermarsi: sono stati sospesi i processi, rinviate le udienze, sperimentate anche forme nuove di confronto tra accusa e difesa.

In questo quadro è stato necessario prorogare, come richiesto anche da molte procure, il termine dell'entrata in vigore della legge sulle intercettazioni. Era giusto, vista la sospensione di tutte le attività, dare più tempo ai tribunali per organizzare gli archivi in cui custodire le intercettazioni. Ed è questa l'unica ragione per la quale la riforma non è entrata in vigore alla data stabilita del 1° maggio del 2020. Se non ci fosse stata la pandemia, l'ulteriore proroga prevista con questo decreto non sarebbe stata giustificata e, anzi, approfitto di questo intervento per dire chiaramente che per quanto ci riguarda non accetteremo altri rinvii che, a questo punto, sarebbero sbagliati.

Per il PD, la legge approvata a fine febbraio - in quella circostanza parlammo molto del merito - costituisce un buon punto di equilibrio tra l'esigenza fondamentale di accertare i reati, attraverso anche l'utilizzo delle intercettazioni, come strumento di ricerca delle prove, e quella altrettanto importante e tutelata dalla nostra Costituzione di garantire la privacy delle persone sottoposte ad indagini che hanno il diritto a non vedere sbattuta in prima pagina tutta la loro vita, attraverso il racconto dettagliato di vicende personali che spesso non hanno niente a che fare con l'inchiesta.

Questo provvedimento è stato approvato dal Consiglio dei ministri in una fase ancora acuta dell'emergenza sanitaria; fortunatamente, oggi viviamo una condizione diversa, con le attività che sono quasi tutte ripartite. Bene hanno fatto, allora, i colleghi del Senato ad anticipare al 1° luglio la riapertura dei tribunali; lo avevamo chiesto noi del PD, durante il dibattito in quel ramo del Parlamento, ma anche tanti operatori. Non erano in effetti più giustificabili ulteriori rinvii.

La sospensione del lavoro ordinario durante il periodo del lockdown ha permesso, tuttavia, come ho detto, di sperimentare forme nuove organizzative e di funzionamento della macchina della giustizia; i processi da remoto e la trasmissione telematica degli atti, ad esempio, costituiscono un'innovazione importante per tutto il sistema che può indubbiamente contribuire alla riduzione dei costi e dei tempi di svolgimento dei processi.

Noi siamo d'accordo ad utilizzare sempre di più la rete, i mezzi tecnologici, anche nei tribunali: bisognerà avere massima attenzione nei confronti di questo strumento quando svolgeremo la discussione sulla riforma complessiva della giustizia. È giusto che la tecnologia abbia sempre più spazio nell'agenda politica, anche su questa materia; ma attenzione, tutto ciò non può avvenire senza limiti e fino al rischio di comprimere i diritti. Ci vuole prudenza, specie nel processo penale, dove non è semplicissimo ad esempio sentire le parti, i testimoni o i periti attraverso il remoto.

Ma attraverso questo decreto-legge lo Stato avrà a disposizione più strumenti di lotta contro la mafia. In queste settimane, e anche nel dibattito di queste ore, si è fatta molta propaganda sulle scarcerazioni di diversi detenuti mafiosi o che erano in regime di alta sicurezza. Ciò che è avvenuto è sicuramente molto grave, ma la responsabilità, come abbiamo detto più volte, non è del Governo. Non ci sono cedimenti alla criminalità organizzata, come ho sentito strumentalmente nel dibattito politico di queste settimane: è ridicola questa affermazione. Il Governo è sempre stato molto determinato nella lotta alla mafia, lo dimostrano le tante operazioni di questi mesi in tutta Italia contro le cosche.

La verità è un'altra. I decreti-legge approvati da questo Governo per affrontare l'emergenza sanitaria escludevano espressamente che i condannati per mafia potessero beneficiare della detenzione domiciliare. Il “Cura Italia” prevedeva tale possibilità soltanto per coloro che dovevano scontare ancora 18 mesi di pena, non certo per i detenuti al 41-bis o per i reati di grave allarme sociale.

E smettetela anche con la storia secondo cui il Governo sarebbe arrivato a questa decisione dopo le rivolte nelle carceri. Noi avevamo il dovere, così come è successo in tanti altri Paesi, e come chiedevano giustamente anche alcuni esponenti delle opposizioni, di contenere la diffusione del contagio negli istituti di pena, dove non è ovviamente possibile assicurare le misure di distanziamento sociale e il rispetto di tutte le norme di sicurezza sanitarie previste contro il COVID-19. Non potevamo stare fermi di fronte al rischio enorme e concreto della diffusione del virus e anche di vittime tra i detenuti, ed eventualmente pure tra gli agenti di Polizia penitenziaria. Non si possono violare la dignità e la salute delle persone solo perché sono in stato di detenzione.

Le scarcerazioni dei condannati per mafia, dunque, non c'entrano niente con i provvedimenti sul COVID-19, ma sono state possibili grazie a leggi che esistono da anni nel nostro ordinamento. Al DAP, certo, dovevano essere più attenti nel fare le verifiche, individuando strutture alternative alla detenzione domiciliare che garantissero contemporaneamente il bisogno di sicurezza dei cittadini, ma anche la tutela della salute dei detenuti. Hanno sbagliato i vertici, e hanno rassegnato giustamente le dimissioni, ma la risposta del Governo a questa grave sottovalutazione è stata immediata. Con le nuove norme di questo decreto-legge sarà adesso necessario acquisire anche il parere della Procura antimafia sulla richiesta di scarcerazione, e i giudici dovranno rivalutare con scadenze temporali fissate la permanenza dei motivi legati all'emergenza sanitaria per giustificare le eventuali decisioni di proroga della detenzione domiciliare; e questa è per me un'innovazione normativa molto importante, per impedire ai mafiosi di tornare nei propri territori e ricostruire in questo modo i rapporti con le organizzazioni criminali. Altro quindi che la propaganda di queste settimane, cari colleghi della destra! Questo decreto-legge offre al contrario un altro argine molto forte contro la mafia e la criminalità organizzata.

Ci sarebbero tante altre questioni da sottolineare, emerse anche nel dibattito di queste ore, ma mi soffermo ancora per qualche minuto su una di esse.

Questo provvedimento introduce una norma primaria per disciplinare l'app Immuni, necessaria a tracciare i contagi da Coronavirus rispettando la privacy delle persone. Io l'ho scaricata appena è stato possibile; penso che il Governo dovrebbe investire di più per consentire a quanti più cittadini possibili di utilizzarla, perché soltanto così l'app è in grado di funzionare e di dare risultati soddisfacenti, come abbiamo visto in altri Paesi. Io credo molto a questo strumento che i cittadini hanno a disposizione per aiutare lo Stato nella lotta al COVID-19, ma devo anche dire che il nostro Paese molte volte è strano. Quando l'app non c'era, tutti chiedevano un sistema di tracciamento; da quando l'app è operativa, molti la criticano. Sappiamo bene che è uno strumento da migliorare e che deve essere accompagnato da una maggiore celerità dei test sierologici e dei tamponi, ma da questo a dire che non serve o che serve a poco c'è una gran bella differenza.

Concludo, Presidente. Mi fanno tenerezza quelli, che poi sono gli stessi che condividono di tutto e anche le cose più personali con i giganti del web, che affermano di non voler scaricare l'app perché temono per la privacy in virtù del possibile utilizzo della raccolta dei dati, quando invece sappiamo che quei dati sono assolutamente protetti. A costoro mi permetto di dire: siamo seri e non raccontiamo cose che non esistono. Per tutte queste ragioni, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della fiducia su questo provvedimento.