Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 15 Settembre, 2021
Nome: 
Nicola Pellicani

Grazie, Presidente. Ci sono voluti quasi 10 anni, ma dal 1° agosto le grandi navi, i grattacieli galleggianti non transitano più per il bacino di San Marco e il canale della Giudecca. Il decreto in discussione individua finalmente un percorso e le alternative provvisorie per mantenere il traffico crocieristico a Venezia, in attesa dell'esito del concorso internazionale di idee, previsto dal decreto convertito nel maggio scorso, per realizzare un terminal off-shore fuori dalla laguna, destinato ad ospitare grandi navi da crociera e i carghi commerciali transoceanici. Il decreto fissa in 25 mila tonnellate la stazza massima delle navi che, d'ora in poi, potranno transitare in bacino, aprendo così una nuova stagione nel segno della sostenibilità, nella consapevolezza che, in prospettiva, sarà necessario definire navi a misura di Venezia ovvero crociere con caratteristiche sostenibili con l'ambiente lagunare, in grado di offrire un futuro diverso alla crocieristica che deve necessariamente restare a Venezia con il suo home port.

Il decreto contestualmente individua le soluzioni provvisorie e le risorse per eseguire gli interventi necessari per realizzare gli approdi temporanei, ma soprattutto stanzia i ristori a favore delle imprese e dei lavoratori, fortemente penalizzati dal blocco delle navi, giunto dopo oltre un anno di crisi drammatica del turismo che ha letteralmente messo in ginocchio le imprese veneziane.

Il decreto prevede anche l'assegnazione di maggiori poteri al presidente dell'Autorità portuale che diventa commissario straordinario per la realizzazione degli approdi provvisori a Marghera. Potrà disporre di 157 milioni, di cui 65 per gli interventi di adeguamento dei canali portuali, in particolare del Malamocco-Marghera.

Va da sé che tali interventi saranno realizzabili solo se ci sarà la massima collaborazione tra i vari Ministeri competenti. In tal senso, costituirà un interessante banco di prova l'approvazione del “Protocollo fanghi”, fermo da anni, che il decreto fissa entro l'anno. Ma è evidente che l'obiettivo principale è un altro ovvero la piena ripartenza delle attività e il rilancio del porto.

Il lavoro deve essere al centro della nostra azione politica, perché Venezia è il suo porto che va ripensato non solo in funzione del traffico crocieristico, ma soprattutto in vista del MoSE, sebbene sulla conclusione dei lavori si stiano addensando molte nubi. I cantieri sono fermi da mesi e il Consorzio Venezia Nuova è sepolto dai debiti ed è in concordato preventivo, con i dipendenti delle aziende collegate in Cassa integrazione e altri che addirittura non percepiscono lo stipendio da mesi.

Del resto, purtroppo, Venezia è una città commissariata: ci sono ben otto commissari governativi, tra quelli nominati e quelli annunciati. Questo, forse, è il vero problema di Venezia. È necessario che la politica torni ad essere protagonista, riportando il confronto sul destino delle città nelle sedi istituzionali, a partire dal Parlamento. In tal senso, è una buona notizia che in Commissione ambiente sia all'ordine del giorno l'esame della nuova legge speciale che offrirà l'occasione per riprendere una discussione trasparente tra le forze politiche sul futuro di Venezia. L'esame di questo decreto deve perciò rappresentare un punto di partenza, un nuovo inizio per un confronto sul futuro di una città patrimonio dell'umanità, attualmente stretta in una pletora di commissari straordinari e con un sindaco sempre alle prese con un conflitto di interessi mai chiarito, come evidenziato recentemente anche dalla stampa, che pretenderebbe di fare contemporaneamente l'amministratore pubblico e lo sviluppatore immobiliare sulle aree di sua proprietà.

Credo che il sindaco abbia il dovere di chiarire, perché il conflitto di interessi è una cosa seria che implica una questione di etica politica e di qualità di governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Questo decreto, signor Presidente, è l'occasione per scrivere una nuova agenda per la città, iniziando ad affrontare il tema di tutti i gigantismi che riguardano Venezia, quello delle grandi navi che costituisce solo la punta dell'iceberg. Mi riferisco al cosiddetto dossier Venezia che significa ripensare le politiche per il turismo, per la residenza, la riconversione di Porto Marghera in chiave green, l'avvio della ZLS, investimenti di cultura e nella ricerca, partendo dall'attuazione del Centro internazionale sui cambiamenti climatici, già istituito per legge, ma sempre di là da venire per ragioni ignote ai veneziani. Mi riferisco, ovviamente, anzitutto agli interventi per la salvaguardia e per la tutela dell'ambiente lagunare. A tal riguardo, non è più rinviabile l'istituzione dell'Autorità per la laguna, già prevista dal “decreto Agosto” del 2020, ma non ancora istituita. Un organismo essenziale per sovrintendere gli interventi sull'ecosistema e per la manutenzione del MoSE. Solo quando sarà istituita l'Autorità si potrà finalmente superare l'esperienza del Consorzio Venezia Nuova che tanti guasti ha portato alla città, tutelando l'occupazione.

L'estromissione delle grandi navi dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca è quindi un passaggio fondamentale per iniziare a ripensare Venezia nel segno del lavoro e della sostenibilità.

Per questo annuncio il voto favorevole del Partito Democratico .