Dichiarazione di voto sulla sulla questione di fiducia
Data: 
Martedì, 26 Maggio, 2020
Nome: 
Martina Nardi

A.C. 2461-A

Grazie, signor Presidente. Sottosegretario Manzella, colleghi, relatori, non so a voi ma a me la cosa che continuava a stupire era il silenzio. I giorni della chiusura totale sono stati giorni di silenzio assordante, interrotto sì dalle canzoni, dai balconi, dal Belpaese che in qualche modo si voleva ritrovare e trovare le facce amiche, ma il silenzio inquietante di un Paese sospeso, fermo e impaurito era l'immagine che tutti noi potevamo osservare in quei giorni. A me mancavano i rumori del lavoro, della saracinesca, dei caffè, dei corrieri, i rumori dell'Italia laboriosa e produttiva delle piccole e medie imprese che fanno di questo Paese l'Italia.

Nelle tante e tantissime videoconferenze e telefonate di quei giorni c'era un'unica preoccupazione che emergeva con nettezza e credo che l'abbiamo percepita tutti, l'abbiamo ascoltata tutti e arrivava dai commercianti, dagli artigiani e dagli imprenditori del nostro Paese e le domande erano quelle: “Come faremo a riaprire? Con quali regole, con quali protocolli? Ma, soprattutto, riusciremo a far fronte alle scadenze, riusciremo a pagare i nostri operai, le tasse e i fornitori?”. Queste erano le domande che il Paese chiedeva con forza in quei giorni, di un'Italia preoccupata, silenziosa e preoccupata.

L'impegno del Governo è stato dare risposta a quelle legittime domande. Si sono messi in campo più strumenti e provvedimenti che, come un mosaico, operano nella direzione della ripresa economica. Il Governo ha proposto una strategia, sì, colleghi, ha proposto una strategia: può non piacervi, può essere criticata, però ha messo in campo una visione di come si può e si deve rispondere alla crisi che ci ha colpito, la crisi prima sanitaria e ora economica. Lo ha fatto prevedendo una serie di provvedimenti, una pluralità di interventi, utilizzando un binomio: interventi urgenti, da una parte, e interventi di programmazione per il futuro, dall'altra, e lo vedremo meglio nel “Liquidità” ma soprattutto nel “Rilancio” e negli altri provvedimenti che si annunciano e che sono al vaglio del Governo in questi giorni.

Tutto questo lo ha fatto in un rapporto nuovo e fruttuoso e, come ricordava il collega Ungaro, l'ha fatto nello scenario europeo, riconquistandosi un ruolo, un ruolo importante: grazie al lavoro del Ministro Gualtieri in primis ma di tutto il Governo, l'Italia ha saputo occupare veramente un ruolo chiave in Europa, lanciando ed essendo protagonista di proposte che, oggi, troveranno la loro concretezza e che sono, anche quelle, al centro delle politiche di rinascita dell'Europa intera.

È in questo quadro, in questo quadro, che si colloca il “decreto Liquidità”, come un tassello fondamentale di un puzzle più grande, di un mosaico più grande.

Del resto, colleghi, lo sappiamo, lo sappiamo, ce lo dice la storia, ce lo dicono le grandi crisi che hanno pervaso nel tempo il nostro Paese, ma non solo il nostro Paese, che le banche e la ripresa economica sono sempre andate a braccetto, le banche servono al sistema delle imprese come le imprese servono al sistema bancario, immettere liquidità facilmente e senza troppi condizionamenti è da sempre la ricetta per superare la crisi e provare a guardare al futuro. Siamo stati accusati, nel recente passato, di fare provvedimenti salva banche, ma scegliemmo allora di intervenire per salvaguardare il sistema produttivo italiano, per difendere le imprese e le famiglie e a buon conto ci siamo innervositi per la diciamo timidezza con cui gli istituti di credito hanno accolto il decreto cosiddetto “liquidità”. Il Governo ha messo in campo garanzie pubbliche per liquidità immediata, consapevole che per la ripartenza non basta il fondo perduto o il sostegno economico una tantum - cose che tra l'altro sono previste, saranno nel decreto cosiddetto “Rilancio”, lo sono già stati i 600 euro in prima battuta - ma serve appunto un'ingente fornitura di liquidità. L'Italia ha scontato il problema di non avere una banca pubblica e l'affidarsi al sistema bancario privato era l'unica strada perseguibile. Da come sono andate le cose - difficoltà nell'accesso al credito, ritardi immotivati, verifica del merito creditizio e non solo controllo formale dei documenti e sapete che più volte siamo intervenuti a specificare che il decreto non chiedeva il merito creditizio, ma doveva solo limitarsi, la banca, a fare un controllo formale - ma pensiamo anche al rientro quasi obbligatorio dei fidi, cosa che tra l'altro non avrebbe dovuto avvenire ed altro ancora, ci ha messo di fronte alla necessità di fare modifiche normative pesanti. Con l'accordo del Governo, abbiamo voluto marcare ed eliminare tutte queste problematiche. Ci siamo dunque incamminati nella bellissima e complicata strada della democrazia, abbiamo affrontato volentieri la fatica del ricercare le soluzioni condivise, abbiamo con determinazione e chiarezza proposto il terreno del confronto di merito dentro la maggioranza e alle opposizioni e ci siamo incontrati. In una parola, abbiamo fatto politica, abbiamo fatto politica, però quella bella, quella vera, senza urla e pregiudizi, la politica che vuol bene al Paese e che lavora per il Paese. Il Parlamento, grazie al Governo, che ha saputo ascoltare, è stato realmente centrale, realmente protagonista dei cambiamenti corposi che si sono effettuati e credo che tutti i gruppi lo possono testimoniare. La politica è apprezzata quando è utile, quando serve, quando ascolta e costruisce risposte; più passaggi parlamentari sviluppano la fiducia e meno polemiche sull'utilità dei politici e della politica: torniamo a far sì che queste Aule comincino a discutere delle cose che servono al Paese. Il Partito Democratico - e mi rivolgo soprattutto ai miei colleghi - è stato come un motore ibrido, io l'ho visto così, discreto e pacato, ma roboante nei momenti giusti, animatore del confronto politico e costruttore di soluzioni. Siamo stati finalmente una squadra, tutti utili e nessuno indispensabile, con il solo assillo di fare il meglio per il Paese. Un'ambizione grande, sulla quale abbiamo lavorato senza… guardo soprattutto i relatori, che si sono veramente dati molto da fare: per noi le ore sono passate in maniera interminabile in quei giorni, ma credo che abbiamo fatto un buon lavoro, perché dal lavoro delle Commissioni esce un provvedimento rinnovato, che siamo certi potrà essere più in sintonia con le richieste e le aspettative delle piccole, medie e grandi imprese di questo Paese. Io personalmente esco dal lavoro fatto in questi giorni con la consapevolezza che è il tempo di costruirla la banca pubblica, il tempo di cominciare a discutere, di aprire un tavolo, di cominciare ad affrontare il tema. In questo Paese serve una banca pubblica. La Francia credo ci abbia messo 7 anni di discussione prima di arrivare alla realizzazione della banca pubblica, spero e credo che noi potremmo fare molto meglio e avere tempi molto più europei.

Esco anche con la rinnovata convinzione che il Parlamento non è un orpello inutile, non è un orpello inutile e costoso, come è in qualche modo il leitmotiv di questi anni, ma è il luogo dove si rappresentano le istanze, si incrociano le diverse soluzioni atte a migliorare i provvedimenti. E allora, collega Osnato, lo dico a lei, io sono orgogliosa del lavoro che abbiamo fatto, sono orgogliosa, sono orgogliosa del lavoro che abbiamo fatto tutti insieme, maggioranza e opposizione e sono orgogliosa perché domani potrò dire al mio amico Amedeo, che vende i pigiami in piazza, al mercato, che può andare tranquillamente in banca, che può prendere, firmando semplicemente un'autocertificazione, 30 mila euro anziché 25 mila euro e restituirli in 10 anni anziché in 6. Io ho guardato a lui, noi abbiamo guardato ad Amedeo, noi abbiamo fatto gli interessi dei tanti Amedeo di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali), perché sono i visi e i nomi che conosciamo, a cui abbiamo provato a dare una risposta con questo decreto e io credo che abbiamo fatto veramente un lavoro utile per la ripresa delle aziende e per il Paese intero, grazie