In merito alle questioni pregiudiziali
Data: 
Martedì, 28 Febbraio, 2023
Nome: 
Luciano D'Alfonso

A.C. 889

Grazie Presidente. Svolgo questo intervento di carattere pregiudiziale per poi favorire la delibera dell'Aula in termini ragionati e giudizievoli.

Dal 17 febbraio 2023 abbiamo dato - permettetemi - un pugno allo stomaco all'edilizia abitativa italiana. Con un decreto-legge anziché determinare una revisione intelligente, capace di razionalizzare e armonizzare, senza però affondare un istituto importante, capace di continuare a funzionare se corretto, se supportato ulteriormente, si è ritenuto, invece, di affogarlo, di impaludarlo e di renderlo oggetto di un'imprecisione che, nei fatti, lo fa scomparire dall'ordinamento.

Di che cosa parliamo? Parliamo di una serie di procedimenti contrattuali che riguardano un milione di persone. Perché un milione di persone? Faccio riferimento ai proprietari delle abitazioni, faccio riferimento ai dipendenti delle imprese, faccio riferimento a quel contesto di coloro i quali anche lavorano nelle imprese che hanno rimesso speranza, capacità di continuità lavorativa all'interno di un procedimento che non è stato concepito da un'intelligenza artificiale che ha in odio l'Italia, ma una procedimentalizzazione contrattuale che ha riguardato decine e decine di migliaia di cantieri, che è stata oggetto di delibera del Parlamento, di coinvolgimento istruito e istruttorio del Governo e che ha generato quello che nel diritto civile italiano, quando riguarda il contratto tra parti private, si chiama principio di affidamento, quando riguarda il rapporto tra privati e lo Stato, la statualità, l'ordinamento, si parla di principio di certezza. Non è possibile che lo Stato adotti una condotta che demolisce quello che è l'in sé di un rapporto contrattuale.

Colleghi - voi siete e noi siamo obbligati ad avere memoria storica -, in tutto il primo lasso di tempo lo strumento del superbonus ha fatto fatica a partire perché la comunità nazionale degli italiani titolari di abitazione si fidava poco, diffidava, ha messo tempo a capire anche perché c'è stato un bombardamento emendativo in corso d'opera che ha reso difficile la esatta comprensione; quindi, abbiamo perso tanti mesi all'inizio, poi c'è stata una precisazione normativa e amministrativa, un adeguamento delle piattaforme tecnologiche dell'Agenzia delle entrate e finalmente si è partiti. E quando questa iniziativa, concepita da Parlamento e Governo e istruita dagli enti strumentali del nostro ordinamento, parte, che cosa accade? Si verifica un'operazione neroniana, emotiva, che impaluda, che affoga uno strumento che stava dando ragione. Ragione a che cosa? Alla domanda di adeguamento delle nostre abitazioni, di rigenerazione abitativa con finalità di resistenza sismica ed energetica. Si dice: intanto adesso incasseremo il lavoro delle indagini conoscitive, vedremo quanto costa, che risultati stiamo raggiungendo, nello specifico magari di cantiere per cantiere. Ma si può porre anche la domanda: ma lo sapete voi che l'Italia ha dei 43 milioni di siti abitativi una parte rilevante segnata dalla legge Ponte del 1967? Ne parlo, non perché sono nato a Fontamara ma perché questo Parlamento ha generato attività di indagine sulle periferie e sulle case decadenti delle periferie italiane negli anni passati. Qui c'è un testimone autorevole - l'onorevole Morassut - che ne sa sia come assessore emerito a Roma e anche come componente di quella Commissione. Che cos'è la legge Ponte? È un grande giubileo condonista che fa in modo che la grande parte delle abitazioni italiane sia stata realizzata senza regole: case che possono cadere prima, durante e dopo le scosse telluriche. Pertanto, noi o decidiamo di agire dopo i terremoti spendendo due volte e mezza il valore dell'operazione o lo facciamo prima, evitando che accanto alle mura poi ci troviamo con la difficoltà di far rinascere la vita; anche questo è il valore del superbonus messo all'opera, sottoposto a valutazione esperienziale. Andava corretto? Sì, il 110 per cento poteva diventare l'80 coinvolgendo il proprietario delle abitazioni per fare in modo che i capitolati non sparassero verso l'alto tutte le voci di costo, perché a caval donato non si guarda mai ai denti.

Se invece c'è il coinvolgimento finanziario-economico, c'è una corresponsabilità, e si sarebbe determinato anche il “no” al mercato nero, i materiali introvabili o che costano troppo, e anche la caduta della vita nei progetti di vita di molta forza lavoro. Andava decennalizzato quello strumento. Bisognava metterci ragione, usando il tempo intercorso e non facendo un'operazione neroniana.

Allora, cari colleghi, qual è l'invito che io vi faccio, non parlando, dalla luna, della Terra? Io sono stato amministratore territoriale, conosco le periferie, la domanda di abitazione che viene dalle famiglie. Uno strumento di questo tipo è necessario, certamente con la capacità di funzionare, di essere valutato e di essere ripetutamente consentito agli italiani. Adesso abbiamo una parte degli italiani che ha potuto e una parte degli italiani che non potrà. E lo strumento innovativo si troverà circondato da diffidenza, da inaffidabilità, perché non fa così, lo Stato, mette in campo uno strumento e poi lo bombarda, lo assegna all'incertezza. È il contrario della statualità. Io vengo da una terra dove un grande abruzzese, Silvio Spaventa, che ha fondato la giustizia amministrativa, ha fondato la Società nazionale delle ferrovie, la magistratura che di più entra nel merito, ha insegnato a generazioni di studenti che la delibera del Parlamento diventa norma, linea virtuosa, quando incontra la realtà. Ma per incontrare la realtà, c'è bisogno di un Parlamento che entri nel merito, che non si affidi all'emotività e, men che meno, all'interesse di parte. Ecco perché serve pregiudizio adesso, per garantire giudizio, ragionevolezza, condotta tipica della responsabilità del Parlamento. Per questo vi invito a votare la nostra iniziativa parlamentare.