Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 21 Ottobre, 2021
Nome: 
Alfredo Bazoli

A.C. 3314

 

Grazie, Presidente. Il gruppo del Partito Democratico voterà, direi ovviamente, a favore della conversione di questo decreto intanto perché condividiamo obiettivi e finalità del decreto, che sono stati peraltro enunciati anche da miei colleghi che mi hanno preceduto. Condividiamo, anzitutto, la necessità di rinviare l'entrata in vigore del codice della crisi, e in particolare delle misure di allerta, perché ovviamente l'impatto della crisi economica indotta dalla pandemia non consente l'avvio in esercizio delle nuove misure di allerta introdotte dal codice della crisi, perché evidentemente quegli indici di allerta oggi rischierebbero di mandare in crisi tante imprese, e quindi credo sia doveroso rinviarne l'entrata in vigore. Allo stesso modo condividiamo, invece, l'esigenza, che è contenuta dentro il decreto, di fare entrare in vigore subito, invece, alcuni strumenti innovativi che sono contenuti nel codice della crisi. Qui, in questo decreto, è prevista l'immediata entrata in vigore di alcuni strumenti previsti dal nuovo codice della crisi che vengono inseriti dentro la legge fallimentare, e anche questa è una cosa che noi condividiamo.

Mentirei però a me stesso e farei un torto anche alla nostra intelligenza se dicessi che noi siamo entusiasti dell'iter che ha portato a questo risultato, non tanto per il fatto che anche in questo caso - ma qui ormai siamo assuefatti, quando si tratta di decreti-legge - una Camera affronta l'argomento e il tema, l'altra Camera se lo trova blindato e non ha possibilità di discutere - ma questa è una questione ormai consolidata che ci trasciniamo e c'è poco da fare su questo -, ma per il fatto che noi avremmo voluto una maggiore interlocuzione, se posso dire, preliminare anche sul merito delle scelte fatte in questo decreto, perché queste scelte impattano o possono impattare in maniera rilevante sul codice della crisi, su quel lavoro che è stato fatto nella scorsa legislatura e concluso in questa, quel lavoro che ha impegnato anni in queste Aule, lavoro istruttorio, preparatorio, di confronto con le categorie, gli operatori e i professionisti, e che ha portato all'emanazione di una legge delega nella scorsa legislatura e all'emanazione di decreti delegati che hanno portato all'emanazione del codice della crisi in questa legislatura con due Governi diversi, due maggioranze diverse, a testimonianza di una larga condivisione.

Quel codice - è stato ricordato dal collega Ferri, ma penso che sia importante ricordarlo - aveva degli obiettivi, ha, se posso dire, degli obiettivi ambiziosi. Il primo, finalmente dare al nostro Paese una nuova legge sulla crisi di impresa che superi la legge fallimentare del 1942, che ha avuto una stratificazione poi di modifiche che l'hanno resa una legge anche difficile da capire, perché disarmonica, perché figlia di interventi di stratificazioni successive. Finalmente una legge nuova, organica, quello era l'obiettivo del codice della crisi. Secondo obiettivo, finalmente dotare il nostro Paese di meccanismi per l'emersione tempestiva della crisi di impresa, perché l'emersione tempestiva delle crisi di impresa porta con sé due corollari: il primo, che le imprese che possono farcela riescono a rimettersi sul mercato se intercettano la crisi e adottano le misure previste dalla legge fallimentare in maniera tempestiva, possono uscire dalla crisi se la affrontano in maniera tempestiva; il secondo obiettivo era quello di far uscire dal mercato, invece, quelle che non sono in grado di stare sul mercato, perché un'impresa in crisi che sta sul mercato manda fuori mercato le altre, perché è un'impresa che magari non paga i fornitori, non paga il fisco, e quindi può permettersi di stare sul mercato a condizioni diverse da quelle invece sane.

Questi erano i due obiettivi. E allora vorrei capire - e su questo mi piacerebbe un confronto maggiore anche con il Governo - come questa misura nuova che è stata introdotta con questo decreto impatta su un codice della crisi che aveva questi obiettivi. Vorrei capire se il combinato disposto di questa nuova misura, interessante certamente, della composizione negoziata della crisi e il rinvio al 31 dicembre 2023 dell'entrata in vigore delle misure d'allerta significa che abbiamo deciso di archiviare le misure d'allerta, sostituendole con questo strumento, oppure se c'è ancora, invece, la possibilità di discutere di questo. Se quelle misure d'allerta, che sono figlie di quella strategia, di quella visione complessiva, hanno ancora un senso, o se invece le abbiamo rinviate sine die per accantonarle.

Di questo francamente vorrei discutere, così come vorrei capire se la scelta di individuare nelle camere di commercio presso i capoluoghi di regione la sede nella quale dovranno insediarsi le commissioni che poi nomineranno gli esperti per la composizione negoziata della crisi - scelta che contraddice quella contenuta nel codice della crisi di impresa, nel quale gli organismi di composizione della crisi erano individuati presso tutte le camere di commercio - sia finalizzata a cambiare un equilibrio che era stato trovato allora nel codice della crisi di impresa oppure no, perché è una scelta contraddittoria.

Quando ho provato a interloquire su questi temi per cercare di capire se era possibile trovare una composizione tra queste due visioni diverse mi è stato detto che era stato trovato un equilibrio intoccabile. Ora, io sommessamente faccio notare che l'equilibrio lo trova la politica, non lo trovano i tecnici; non sono le commissioni tecniche deputate a fare alcune riforme che trovano gli equilibri. Gli equilibri spettano alla politica perché la politica tiene conto di tanti interessi diversi.  Allora, dico sommessamente a chi mi ha detto che gli equilibri trovati dalla commissione erano intoccabili che questo compito spetta alla politica e non spetta alle commissioni tecniche incaricate dal Governo di fare proposte sulle quali la politica deve avere la possibilità di intervenire.

Allora, vorrei che fosse possibile parlare di questo. Mi auguro che ci sia la possibilità di interloquire sulla materia che è certamente tecnica, di cui certamente bisogna essere a conoscenza, ma che ha un impatto molto forte sulla vita economica del nostro Paese e su cui, pertanto, la politica deve avere l'ultima voce in capitolo.

Mi auguro che ci sia la possibilità di interloquire ulteriormente perché vorrei che quel lavoro che è stato fatto per redigere il nuovo codice della crisi d'impresa non venisse archiviato frettolosamente, senza alcuna interlocuzione, perché penso che abbia ancora una sua grande validità.

Quindi, noi voteremo ovviamente favorevolmente, ma ci aspettiamo che su questi temi in futuro ci sia una maggiore interlocuzione.