A.C. 705
Illustre Presidente, cari colleghi, care colleghe, illustre rappresentante del Governo, oggi è un'altra delle giornate nelle quali noi ci chiediamo se vi è il rispetto del Parlamento, tanto invocato nel passato da Ministri, da parlamentari di centrodestra che pretendevano che su atti fondamentali - come voi reputate questo decreto - il dibattito non potesse essere significativamente eluso attraverso un voto come quello che ci apprestiamo a realizzare, che è un voto di fiducia. Noi credevamo possibile ragionare sul merito del provvedimento.
Sarebbe stato sufficiente permettere a quest'Aula di discutere per entrare nel merito delle cose che questo Governo ha voluto sottolineare con un meccanismo improprio rispetto a quello di una democrazia parlamentare attraverso i sui regolamenti e attraverso le forme di gestione che quest'Aula si è data. Con queste parole, nella scorsa legislatura, il capogruppo di Fratelli d'Italia, Francesco Lollobrigida, inaugurava i suoi interventi criticando la scelta dei Governi passati di apporre la fiducia ai decreti.
Oggi vediamo che il Governo di destra, che parlava di rispetto del Parlamento, dopo lo spettacolo indegno sulla legge di bilancio, chiede la fiducia sul primo decreto-legge presentato. In poche settimane, quindi, la nuova maggioranza è riuscita a contravvenire a tutto ciò che criticava da anni. Prima di entrare tuttavia nel merito dei contenuti, va inoltre ricordato come sul decreto in esame, il primo del Governo Meloni, la maggioranza si è palesemente spaccata al Senato. Non mi riferisco soltanto al voto del capogruppo di Forza Italia, la senatrice Ronzulli, contraria all'inserimento nel decreto del reintegro dei sanitari no-vax che erano stati sospesi e dello stop delle multe comminate agli over 50 che non avessero rispettato l'obbligo vaccinale, ma anche ai numeri della votazione finale. Il decreto, infatti, è passato al Senato solo con 92 sì, mancano quindi molti voti della maggioranza. Al Senato le forze che sostengono il Governo contano 116 senatori, compreso il Presidente Ignazio La Russa, che però per prassi non vota. Quindi ci sarebbero stati 24 voti. Quindi, ricapitolando, con il primo decreto-legge, il Governo Meloni è riuscito, rispetto a quanto ha promesso quando era all'opposizione, primo a limitare con la fiducia il dibattito democratico e, secondo, a spaccare la maggioranza: non era facile, complimenti!
Le critiche purtroppo sono evidenti: se vediamo i contenuti, il decreto-legge, il primo - lo ricordo - ancora del Governo Meloni contravviene anche al principio di omogeneità e riguarda ben quattro argomenti: primo, contrasto ai rave; secondo, abolizione dell'obbligo vaccinale per i medici e reintegro dei medici non vaccinati; terzo, accesso ai benefici penitenziari per i condannati per reati ostativi; quarto, rinvio della riforma Cartabia. Il decreto-legge presenta, infatti, come già noto e ampiamente sottolineato nel corso della discussione al Senato, gravi ed evidenti vizi di legittimità non solo per quanto riguarda l'omogeneità dei contenuti ma anche per il carattere di necessità e urgenza.
Fin dalla sentenza n. 22 del 2012 la Corte costituzionale ha chiarito che nel decreto-legge adottato per far fronte a casi straordinari di necessità e urgenza, deve essere presente un fondamentale requisito di omogeneità consistente nel fatto che le disposizioni del decreto, seppur diversificate fra loro, siano tutte riconducibili ad un medesimo singolo caso di necessità e urgenza. In particolare, nella richiamata sentenza, la Corte ha sottolineato che il presupposto del caso straordinario di necessità e urgenza inerisce sempre e soltanto al provvedimento, inteso come un tutto unitario: atto normativo fornito da intrinseca coerenza anche se articolato e differenziato al suo interno e che pertanto la scomposizione atomistica delle condizioni di validità prescritte dalla Costituzione si pone in contrasto con il necessario legame tra provvedimento legislativo urgente e il caso che ha reso necessario, trasformando il decreto-legge in un cumulo di norme assemblate soltanto in mera casualità temporale. Il decreto rappresenta, quindi, un manifesto politico, un atto di forza del Governo su temi di stretta propaganda che vorrebbero trovare una sintesi reazionaria tra pellegrini di Predappio ed estremisti no-vax. Per fortuna il popolo italiano, anche i vostri elettori, non si trova incastrato in queste due categorie. I mal di pancia degli stessi partiti di maggioranza sono la diretta testimonianza di una deriva eversiva da scongiurare. Purtroppo, per problemi di tempo e su questo mi rivolgo ancora al grido di dolore del Ministro Lollobrigida, non posso dilungarmi sui contenuti specifici del provvedimento.
Vorrei fare alcune considerazioni sulle norme relative al COVID, lasciando ai miei colleghi le altre tematiche. L'articolo 7 del decreto stabilisce che le norme transitorie dell'obbligo della vaccinazione contro il COVID e per i lavoratori che operano nei settori sanitario, socio-sanitario e socio-assistenziale non trovano più applicazione dal 2 novembre 2022. Tale obbligo sarebbe comunque terminato il 31 dicembre 2022. Termina, quindi, con due mesi di anticipo l'obbligo vaccinale per i medici e si dispone il reintegro dei medici no-vax sospesi. Il comma 1-bis, inserito al Senato, stabilisce inoltre la sospensione delle sanzioni pecuniarie no-vax fino al 30 giugno 2023. Di fatto è una sorta di amnistia sanitaria, è uno schiaffo ai tanti medici che hanno rispettato l'obbligo vaccinale. L'articolo 7, comma 1-ter, infine, proroga l'attività dell'unità per il completamento della campagna vaccinale fino al 30 giugno 2023. L'articolo 7-ter, introdotto nel corso dell'esame del Senato, prevede l'abolizione del green pass negli ultimi luoghi dove era ancora obbligatorio, ad esempio per i familiari di pazienti RSA. L'articolo 7-quater, introdotto durante l'esame del Senato, modifica la disciplina dell'isolamento: non servirà più il tampone negativo per uscire dall'isolamento e dalla stessa sorveglianza. Quindi questa norma soprattutto ideologica, manifesto no-vax, smaschera finalmente un dato di fatto già comunque evidente da anni: la destra è no-vax o, meglio, per qualche voto è disposta a tutto persino a rinnegare la pandemia. Dal decreto emerge, infatti, questo. Si tratta di una norma del tutto ideologica che non ha nessun argomento né scientifico né di carattere amministrativo o organizzativo: è un premio a chi non ha rispettato le regole e che ci siamo dati per contrastare la pandemia. Se all'epoca il vicepremier Di Maio decise di avere abolito la povertà con decreto, la destra non può essere da meno e ha deciso di abolire il COVID con decreto. Purtroppo, avete sbagliato non solo nel merito ma nel metodo e anche nel tempismo. Secondo i dati elaborati dalla fondazione indipendente GIMBE, in sette giorni i decessi sono cresciuti dell'8 per cento: siamo a 686 decessi in una settimana.
Vorrei chiedere a chi ha pensato bene di anticipare la remissione del personale sanitario se pensa che questo sia un numero trascurabile: 686 decessi, pari all'8 per cento in più di una settimana, più 15 ricoveri in terapia intensiva corrispondono a un 4,7 per cento tendenziale; ricoverati con sintomi più 9 per cento, con 757 persone in una settimana; isolamento domiciliare più 3 per cento. Resta fermo il dato della cosiddetta stabilità della circolazione virale.
Oltre a questo preoccupante scenario, notizie ancora più allarmanti provengono purtroppo dalla Cina. Secondo le ultime notizie, attualmente quasi un cinese su cinque risulterebbe positivo e più il COVID circola e più probabilmente nascono varianti significative con caratteristiche di maggior diffusività e patogenicità. In poche ore il Ministro della salute è passato da sottovalutare la situazione a convocare l'unità di crisi; sempre in poche ore la Presidente del Consiglio è passata da mesi di ammiccamenti a riconoscere l'utilità delle mascherine e dei tamponi.
Il Governo è nel caos: errori, ritardi, omissioni non sono ammessi, anche perché, se tre anni fa eravamo impreparati, oggi non lo siamo e non essere pronti, stavolta, davvero, sarebbe imperdonabile. Vede, Presidente, anche l'intervento di oggi dell'onorevole Donzelli ci fa capire chiaramente che in questo Paese ancora non c'è stata una vera pacificazione, non c'è stato da parte del centrodestra un riconoscimento di quanto è successo veramente negli anni 2020-2021 e questo è un grave errore perché dà oggi chiaramente la sensazione a tutti, anche ai cittadini, di avere vissuto una favola che, invece, non è. È realtà vera, sono morte delle persone e su questo oggi anche gli ordini del giorno sono stati sistematicamente bocciati su cose utili ai cittadini. Infatti, vede, ho sempre pensato che in politica non serve avere ragione o di fatto portare avanti per forza la propria idea. Bisogna essere utili ai cittadini e se noi siamo utili ai cittadini possiamo anche far diventare il tema che è di importanza nazionale un tema che possa veramente, una volta per tutte, essere riconosciuto da tutto il Parlamento. Oggi non è stato questo, vi ringrazio.