Dichiarazione di voto finale
Data: 
Venerdì, 30 Dicembre, 2022
Nome: 
Federico Gianassi

A.C.705

Grazie, signor Presidente. Mi è già capitato di intervenire su un tema specifico in questi giorni, la questione pregiudiziale di costituzionalità che la Camera non ha voluto accogliere. Nella dichiarazione di voto interverrò nuovamente, anche con altre argomentazioni, per ribadire la mia e la nostra contrarietà a questo provvedimento, che manifestammo con nettezza già all'indomani della decisione del Consiglio dei ministri di approvare, il 31 ottobre scorso, il decreto, perché, sin dalle prime letture, ci apparve come questo decreto sommasse materie diverse, lontane e, con l'introduzione della nuova fattispecie di reato, segnasse un punto estremamente pericoloso che meritava una opposizione netta e forte.

I motivi per i quali, in queste settimane, la nostra contrarietà si è, se possibile, rafforzata attengono a più questioni, che provo a raggruppare. Ci sono, per l'appunto, questioni di incostituzionalità, che noi reputiamo oggettive, questioni di metodo nel percorso che il Governo e la maggioranza hanno attivato e questioni di merito.

Per quanto attiene alle questioni di incostituzionalità, abbiamo detto e lo ribadiamo, che ci pare assolutamente evidente che manchino i requisiti di straordinaria necessità e urgenza, gli unici che possono consentire, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, al Governo di sostituirsi al Parlamento nell'adozione di atti che hanno forza di legge. Non c'era oggettiva necessità e urgenza in relazione all'introduzione nel nostro codice penale di una nuova fattispecie di reato per contrastare i raduni illegali, anche in considerazione del fatto che il caso che ha originato l'intervento del Governo si è risolto grazie all'intervento delle Forze dell'ordine che hanno operato in base alla normativa previgente e che, dunque, rappresentava una base del tutto adeguata per rispondere alle eventuali criticità.

Ma, oltre alla mancanza dei requisiti di necessità e urgenza, che certamente non vi erano anche per il trattamento di benevolenza verso i no-vax che, a maggior ragione, non ci sono oggi, visto che il quadro si è ulteriormente complicato e che dall'intervento del Ministro Schillaci deduciamo che, se c'è un'urgenza, è quella di operare in modo opposto a quello che ha orientato il Governo ad agire, certamente, oltre a questo, è mancato il requisito dell'omogeneità delle materie trattate. Tante e diverse materie che non hanno alcun vincolo funzionale, teleologico e questo è un parametro che la Corte costituzionale ha più volte ribadito essere assolutamente invalicabile da parte del Governo nell'esercizio del potere di sostituirsi al Parlamento. La Camera non ha accolto la nostra questione, ma resta aperta e crediamo che ci saranno ulteriori occasioni, non in quest'Aula, ma da chi ha la competenza per valutare di verificare se vi sono le condizioni di costituzionalità oppure no, come noi riteniamo.

C'è, poi, una questione di metodo. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, auto-attribuendosi un potere non suo sul governo dei lavori dell'Aula, ha dichiarato che l'atteggiamento delle opposizioni è stato e sarebbe stato ostruzionistico, eppure le opposizioni si erano presentate, prima, in Commissione e, poi, in quest'Aula, proponendo modifiche, anche precise e puntuali, per contribuire a migliorare un provvedimento che giudichiamo assolutamente sbagliato. Erano stati presentati 135 emendamenti: sono stati bocciati tutti e 135, persino quelli che noi abbiamo presentato e che sono identici o analoghi a quelli che un partito della maggioranza, Forza Italia, aveva presentato al Senato. Cioè, la maggioranza ha deciso di rifiutare anche gli emendamenti presentati dall'opposizione coerenti con quelli che una forza di maggioranza ha presentato al Senato.

Allora, se c'è stato un ostruzionismo, un muro, è stato quello della maggioranza, che non ha accettato il contributo delle opposizioni per migliorare un provvedimento che denunciamo essere totalmente sbagliato, non quello delle opposizioni, che su temi importanti continuano anche ora in queste ore a provare a dare un contributo.

E poi ci sono questioni di merito: il decreto ha toccato più temi, la nuova disciplina dei reati ostativi, la riforma Cartabia, il COVID, il nuovo reato. Per quanto riguarda la riforma dei reati ostativi, noi non abbiamo assunto toni sconvenienti alla delicatezza del tema: abbiamo fatto rilevare che, a fronte delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, la sentenza Viola, e della Corte costituzionale, che imponevano al legislatore di intervenire, sarebbe stato più ragionevole se il Governo avesse fatto tesoro del lavoro faticoso compiuto nella precedente legislatura, che aveva portato all'approvazione di un testo alla Camera con un'ampia convergenza e in assenza di voti contrari. Invece, il Governo ha deciso di intervenire con modifiche a quel testo, in quel modo determinando il venir meno del precario equilibrio che si era raggiunto. Noi abbiamo cercato, a quel punto, di offrire un contributo, anche quello rigettato: abbiamo suggerito che, in materia di delitti contro la pubblica amministrazione - che il Partito Democratico non ha mai chiesto che fossero inseriti tra i reati ostativi, ma che la Lega e i 5 Stelle avevano inserito tra i reati ostativi -, vi fosse la previsione, all'interno del catalogo, dei reati commessi in modo associativo, perché la filosofia dell'ostatività è cercare di ridurre nel catalogo i reati monosoggettivi e tenere invece all'interno di quel catalogo i reati che si realizzano in forma associativa, in relazione ai quali è più ragionevole e importante e andare a risalire alla eventuale permanenza, o meno, dei rapporti con il contesto criminale nell'ambito del quale i reati sono stati commessi; la proposta è stata rigettata.

Così come abbiamo, insieme anche ad altre opposizioni, evidenziato come sarebbe stato opportuno non lasciare solo il magistrato di sorveglianza nella decisione sulla concessione dei benefici penitenziari a soggetti condannati per reati di mafia. Anche quella proposta è stata rigettata; non c'è stata disponibilità a introdurre miglioramenti al testo e crediamo che anche su questo il Governo abbia sbagliato. Poi ci sono stati gli interventi sulla riforma Cartabia e, a questo proposito, dobbiamo evidenziare un'altra importante contraddizione del Governo: con il decreto è stato disposto il rinvio dell'entrata in vigore del processo penale.

In queste ore, mentre la maggioranza e il Governo cercano di ottenere la conversione del decreto, si assiste a una norma dal tenore opposto, che il Governo e la maggioranza hanno inserito nella legge di bilancio, dove invece hanno anticipato l'entrata in vigore della legge Cartabia, in relazione al processo civile, da giugno a ottobre. C'è una totale distonia di questa maggioranza e di questo Governo sui temi della giustizia. Nel decreto-legge che oggi è in conversione si è proposto e realizzato il rinvio dell'entrata in vigore del processo penale; con un altro atto, sul quale la Camera si è espressa la settimana scorsa, si è proposto l'anticipo dei tempi dell'entrata in vigore del processo civile. Sugli ordini del giorno, votati ieri notte, ancora una volta, il Governo ha avuto atteggiamenti contraddittori su quella riforma, assumendo talvolta posizione di difesa, altre di assoluto contrasto. Non crediamo che, con le contraddizioni, sarà facile maneggiare un tema così complesso quale quello della giustizia.

Sul tema dell'introduzione del nuovo reato, abbiamo contestato fin da subito i rischi di una scrittura che era potenzialmente illimitata e che avrebbe potuto consentire alla pubblica autorità interventi arbitrari. Di fronte alle nostre rimostranze, il Governo è dapprima intervenuto tacciando le nostre come accuse infondate o propagandistiche. Il Ministro per le Infrastrutture, che si era autoassegnato evidentemente anche la delega ai rave party, ci ha accusato di essere una sinistra simpatizzante dei rave party: io confesso che non lo sono mai stato e, anche nella precedente esperienza di assessore nella mia città, ho sempre lavorato perché i contesti di legalità prevalessero su quelli di illegalità e - se proprio la devo dire tutta - a organizzare straordinari e ben riusciti raduni musicali mi ricordo che era proprio il Ministro Salvini, l'allora Ministro dell'Interno, sulle spiagge della riviera romagnola. Sarà che forse quei raduni musicali, accompagnati da qualche spritz di troppo e dalla calura estiva, gli sono costati il tanto amato Ministero dell'Interno, ma evidentemente è lui che ha cambiato opinione. Noi siamo stati sempre al fianco dei nostri sindaci, delle migliaia di sindaci democratici che, insieme alle istituzioni che rappresentano lo Stato, lavorano per presidiare la legalità nei territori, come è stato fatto dal sindaco di Modena, insieme alla prefettura di Modena, risolvendo, senza bisogno di norme ulteriori, il problema che si era verificato.

Ma il Governo, senza dirlo pubblicamente, ha ammesso che aveva scritto male la norma perché l'ha riscritta radicalmente al Senato: non c'è più la collocazione tra i reati contro la pubblica incolumità; non c'è più l'ordine pubblico, che tanto avevamo contestato; non ci sono più le misure di sicurezza personali ed è stata riscritta la condotta che determina la commissione del reato. Insomma avevamo evidentemente ragione quando identificavamo tutti questi rischi e pericoli.

 Vado alla conclusione. Resta una norma totalmente sbagliata, che peraltro contraddice - c'è un'altra contraddizione del Governo - le impostazioni che il Ministro Nordio ha dato, dicendo: “meno diritto penale, meno carcere e meno intercettazioni”: abbiamo un'estensione del diritto penale, più carcere e più intercettazioni. Anche per queste contraddizioni, convintamente ieri abbiamo votato contro l'ordine del giorno che ha offerto al Governo un mandato in bianco a legiferare sulla prescrizione: noi non diamo mandati in bianco sulle tematiche della giustizia a questo Governo, che dice una cosa e ne fa un'altra.