A.C. 705
Signor Presidente e colleghi, devo dire che ho letto con positiva sorpresa alcune interviste rilasciate dal Ministro Nordio all'indomani del suo insediamento a via Arenula: in quelle interviste, si parlava di diritto penale minimo, di carcere come extrema ratio. La sorpresa, condividendo questi principi, nasceva dal fatto che ricordavo bene quali fossero state le reazioni della destra, di parte della destra che sostiene questo Governo, quando si procedette nella direzione di una depenalizzazione, seppur molto parziale, dell'introduzione dell'istituto dell'archiviazione per tenuità del fatto o della messa alla prova, della riforma della carcerazione preventiva e del tentativo, poi non portato a termine, della riforma dell'ordinamento penitenziario. Ricordo personalmente in modo nitido il post pubblicato dall'onorevole Salvini, quando si procedette alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, una vera vergogna per questo Paese, superata attraverso un intervento legislativo di cui mi onoro particolarmente. In quel post Salvini spiegava che, da quel momento in poi, ci sarebbero stati psicotici e serial killer che avrebbero attentato alla salute e alla vita dei cittadini perbene. Evidentemente però la capacità persuasiva del Ministro Nordio non è stata sufficiente a convincere il resto del Governo e la maggioranza perché questo decreto - come è stato detto da molti colleghi - va esattamente nella direzione opposta.
E' un distillato di panpenalismo ed è un piccolo e mediocre esercizio di populismo penale. Sul panpenalismo, ancora prima della presa di posizione di molti dei giuristi, l'ironia della cronaca - perché la storia non la scomoderei – si è incaricata di fare giustizia perché, proprio mentre gli esponenti della maggioranza reclamavano nuove norme per far fronte a questo gravissimo fenomeno dei rave party, le Forze dell'ordine dimostravano che soltanto attraverso l'intervento della buona amministrazione si poteva gestire questo tipo di fenomeno. La collega Varchi, che pure avrà studiato il diritto penale, deve sapere che un ordinamento giuridico non si difende semplicemente introducendo nuove fattispecie di reato, ma costruendo gli strumenti di sanzione più adeguati in funzione dell'illecito che viene a realizzarsi.
Non era invece assolutamente volontario l'umorismo dell'onorevole Meloni che, nelle stesse ore in cui annunciava una serie di nuovi condoni, tuonava che in Italia finalmente è finita la prassi per la quale alcuni rispettano le regole ed altri no. E' un distillato di diritto penale perché si cerca di affrontare fenomeni di carattere sociale con il diritto penale. Da questo punto di vista, fanno luce una serie di interventi dei componenti della maggioranza, che hanno spiegato che l'intervento è dovuto alla necessità di contrastare il fenomeno dello sballo della droga, dell'alcolismo e della devianza giovanile, come se un fenomeno sociale di quella gravità e di quella portata si potesse affrontare semplicemente con un aumento della pena edittale per un reato fatto assolutamente a caso. Allora, da questo punto di vista, quello che c'è da chiedersi è perché dei giuristi anche riconosciuti, come il prefetto Piantedosi ed il Ministro Nordio, abbiano messo a repentaglio anche la loro credibilità e il loro prestigio per produrre questo tipo di fattispecie di reato. La risposta che mi do è questa: la destra ha allestito un racconto e una rappresentazione della realtà, sulla quale ha avuto anche un consenso largo. Questa costruzione cosa diceva? “Da una parte ci siamo noi e dall'altra parte ci sono i nemici della Nazione”. Chi sono i nemici della Nazione? Per fortuna, non più l'Europa, per uno stato di necessità; evidentemente non più la finanza, alla quale è stato fatto un grande regalo attraverso un'attenuazione della tassazione sui profitti da rendita finanziaria; tra i nemici non vi sono più sicuramente le multinazionali: vorrei ricordare che a una multinazionale indiana qualche ora fa è stato fatto un regalino di 600 milioni di euro, trasformando un aumento di capitale in un prestito ponte.
Sono rimaste in questa rappresentazione alcune figure che sono un evergreen per la destra: gli extracomunitari che, per loro natura, sono lo strumento della sostituzione etnica e i poveri. Sbaglia chi pensa che non ci sia più il conflitto sociale, ha ragione chi dice che il conflitto sociale è diverso da quello del secolo scorso perché, in questo secolo, il conflitto sociale è portato avanti dai ricchi contro i poveri. Da questo punto di vista, vorrei ricordare che, su questo terreno, troveranno anche molte alleanze abbastanza inedite i colleghi della maggioranza, che portano avanti questa crociata, persino tra le colonne di importanti giornali progressisti, dove ricchi signori spiegano a poveri che si devono alzare alle 4 di mattina per fare 250 chilometri per andare a prendere uno stipendio. Mancava una figura però in questa rappresentazione, quella del giovane debosciato, che è stata partorita con questa figura di reato. Da una parte, c'è la gioventù sana, quella della Nazione, quella che pratica lo sport e, dall'altra, ci sono appunto questi giovani che perdono la giornata sdraiati sul divano e si alzano per andare ai rave party. Questa è la vostra rappresentazione.
Questa rappresentazione, a proposito di strizzate d'occhio, strizza l'occhio a un senso comune che esiste nella società italiana, ai boomers, che non si fanno carico del fatto che il disagio sociale che esiste tra i giovani, lo spaesamento dei giovani, è anche conseguenza del fatto che gli abbiamo consegnato un'idea di futuro molto diversa da quella che abbiamo potuto avere noi di fronte. Ma, al di là di queste considerazioni, siamo di fronte all'uso simbolico del diritto penale, che è il modo peggiore per dare credibilità ad un ordinamento giuridico, perché non ha nessuna credibilità un ordinamento giuridico che punisce in modo più severo chi organizza una festa in spiaggia di chi, seppure involontariamente, toglie la vita ad un altro essere umano. Tale è l'impianto di questo decreto. Capiranno i colleghi del Terzo polo che, su questi presupposti, noi non ce la sentiamo di dare una delega in bianco a questo Governo per fare una riforma della prescrizione, nella quale semplicemente si scrive che bisogna tornare alla prescrizione sostanziale rispetto a quella processuale. Lo dico perché la prescrizione sostanziale è un istituto che esiste nel nostro Paese, ma ha avuto declinazioni molto diverse. C'è quella che reca il mio nome, immeritatamente, e poi c'è la cosiddetta ex Cirielli, talmente brutta che persino il suo autore, un galantuomo come l'onorevole Cirielli, ritirò la firma. Su che cosa ci dovremmo basare per fare questa apertura di credito? Sul carattere garantista di questo Governo - e su questo mi sembra di avere già detto abbastanza - e sulle buone intenzioni dell'onorevole Costa. Ora io vorrei ricordare che l'onorevole Costa era contrario alla riforma della prescrizione, che io ho proposto e che si raggiunse soltanto attraverso una faticosa mediazione in quella maggioranza; vorrei ricordare come invece fu un sostenitore entusiasta della cosiddetta ex Cirielli, cioè una riforma della prescrizione che sostanzialmente era stata scritta per far cadere i processi che riguardavano Silvio Berlusconi. Questo è bene sempre ricordarlo in un Paese che ha poca memoria. Del resto questa operazione astuta che il Terzo polo ha messo in campo si muove anche sotto cattive stelle, perché la cifra garantista di questa maggioranza è stata ulteriormente rafforzata da una dichiarazione, che ieri ha fatto l'onorevole Meloni in una torrenziale conferenza stampa, nella quale, per testimoniare la tempra e la stoffa democratica dell'onorevole Almirante, ha ricordato una sua dichiarazione del tempo, nella quale disse, rispetto a un terrorista di destra: “non una, ma due pene di morte”. Non so cosa voglia dire “due pene di morte”, come si possano combinare due pene di morte, ma ci dà bene l'idea di qual è l'idea del diritto penale che guida la destra. È un'idea propagandistica, è un'idea dell'esemplarità, è un'idea, come direbbe Luigi Ferrajoli, che organizza il diritto penale contro quelli che ritiene i propri nemici, simbolici, reali, in carne ed ossa. È una deriva pericolosa, molto più pericolosa di quello che si può pensare, perché, quando il diritto penale non viene pensato come strumento per mantenere l'ordine sociale, in modo sussidiario rispetto ad altri strumenti, e diventa il mezzo attraverso il quale colpire bersagli ideologici, ecco, in quel caso si prende una strada che è pericolosa, che, purtroppo, questo Paese ha già percorso e che sarebbe bene non percorresse più.