A.C. 705
Grazie, signor Presidente. È vero quanto è stato percepito in queste lunghe giornate di discussione: rispettando sempre le regole parlamentari, noi abbiamo fatto di tutto, rispettando le regole ma con la forza dell'iniziativa politica, per rallentare l'approvazione del decreto e tentare con i nostri argomenti, con i nostri ordini del giorno di aprire un dialogo, un confronto e di modificare l'azione del Governo. Abbiamo lavorato e ci siamo impegnati per far cambiare idea alla maggioranza e al Governo, così come deve avvenire in una democrazia parlamentare, e lo abbiamo fatto perché siamo preoccupati per l'eterogeneità di questo provvedimento e perché, su punti delicatissimi della vita del nostro Paese, vediamo grandi pericoli per le nostre famiglie, per la nostra comunità, per il nostro sistema produttivo, a partire da quanto sta accadendo nel mondo, in Cina e nel nostro Paese rispetto all'epidemia del COVID. Lo abbiamo fatto in condizioni difficili - mi permetta di dire, Presidente - perché spesso echeggia in quest'Aula una certa intolleranza nei confronti dell'azione delle opposizioni, come se ci fosse un dubbio, il dubbio che le opposizioni non hanno capito o non accettino il risultato elettorale, cioè la vittoria alle elezioni del 25 settembre dell'alleanza di centrodestra, che ora ovviamente ha il diritto di governare. Ma allora voglio rassicurare tutti: noi abbiamo ben chiari i rapporti di forza e l'assoluta legittimità della maggioranza e del Governo di governare e vogliamo e dobbiamo svolgere la nostra opposizione nelle regole che abbiamo e che ci siamo dati nel corso della storia. Non siamo dunque noi che non abbiamo capito chi ha vinto.
È troppo spesso - mi permetta di dire - la destra, invece, che non ha capito che nelle democrazie occidentali chi vince le elezioni ha il diritto di governare, ma non di comandare dentro una democrazia e che, quindi, nella dialettica è compito di chi ha una maggioranza di determinare l'approvazione delle leggi ed è un diritto e un dovere delle opposizioni, nel rispetto delle regole, di fare di tutto per far cambiare idea alla maggioranza e di contrastarla in un rapporto con il Paese.
La nostra contrarietà, quindi, non è strumentale, ma è per difendere la nostra comunità con i nostri argomenti e con le nostre politiche e per raggiungere tale obiettivo è normale, ripeto, che in una democrazia, in un'Aula parlamentare si utilizzino tutti gli strumenti possibili in un rapporto, ripeto, democratico e di confronto, che è il cuore del senso stesso di quest'Aula.
Lo dico perché dalla Cina arrivano notizie drammatiche rispetto all'aumento dei contagi e, come abbiamo detto non noi, ma il Ministro del Governo Meloni questo pomeriggio, la sensazione netta è che in quel grande Paese di oltre un miliardo di abitanti la situazione sia di nuovo sfuggita di mano e il motivo di questa situazione di nuovo grave - probabilmente il Ministro ha ragione oggi su questo - è nell'inefficacia della campagna delle vaccinazioni e probabilmente nell'inefficacia del vaccino stesso utilizzato in quel Paese. E dunque il Ministro ha fatto bene a essere preoccupato e a indicare le gravi responsabilità. Ma tutto questo però conferma, anche qui da noi, che le follie no-vax, alle quali la destra italiana dà troppo credito, erano per davvero follie, perché in realtà sono i vaccini in Occidente che hanno arginato il COVID e hanno fermato i rischi più drammatici della pandemia. È un errore, dunque, abbassare la guardia e lo abbiamo detto in questa campagna elettorale, lo abbiamo detto nel corso della formazione del Governo in tutti i modi e mi permetta di dirlo da presidente di una regione che, pur con numeri drammatici, è riuscita a governare il fenomeno e ha avuto una percentuale di decessi per COVID oltre il 30 per cento inferiore alla media nazionale e performance sulla campagna vaccinale che ci fanno essere tra le migliori regioni in Europa. Lo abbiamo sempre detto che era pericoloso dare segnali sbagliati e ora gli eventi ci stanno dando ragione. Quindi voteremo contro il decreto perché eravamo già convinti prima, ma le stesse parole del Ministro ci rendono oggi ancora più convinti. E lo ripetiamo: è un errore eliminare e ridurre le misure di prevenzione contro la pandemia, è un errore togliere l'obbligo vaccinale per i lavoratori sanitari, è un errore sospendere le sanzioni amministrative a chi non ha fatto il proprio lavoro, è un errore l'abolizione del tampone a fine quarantena e, ve lo dico per esperienza personale perché tutte le sere monitoravamo quei segnali, perché parliamo di uno strumento di libertà e non di costrizione, che ha permesso allo Stato di comprendere quanto stava avvenendo giorno dopo giorno e, quindi, ripeto, è un errore drammatico dare un segnale anche psicologico indirizzato a sciogliere le righe.
Il Ministro Schillaci in quest'Aula ha cominciato ad ammetterlo e ha annunciato la proroga fino al 30 aprile 2023 dell'utilizzo delle mascherine nelle strutture sanitarie nelle RSA. Ma allora, signor Presidente, su questo esplode una grande contraddizione che ci porterà a chiedere, alla fine della discussione e dopo il voto del decreto, un ulteriore chiarimento al Ministro: tale enorme contraddizione sta nel fatto che lo stesso Governo che autorizza, con questo decreto, il personale sanitario a non vaccinarsi e a tornare nei reparti ospedalieri, perché il pericolo è superato, è poi lo stesso Governo che oggi firma una proroga per imporre in quegli stessi luoghi le mascherine perché c'è (e lo ammette) un pericolo crescente!
È questa contraddizione che ci preoccupa, perché è evidente che questa contraddizione non è figlia del caso, ma è figlia del prevalere di un approccio ideologico alla pandemia e da promesse elettorali rispetto al valore della scienza, che invece dovrebbe, di fronte a questa tragedia, sempre guidare e accompagnare l'azione della politica. Attenzione, ripeto, mi permetto di dirlo non da persona di parte, ma da ex presidente di un'istituzione che ha governato il COVID in un pieno rapporto di collaborazione anche con le opposizioni consiliari. Attenzione, perché nei momenti più drammatici della pandemia il COVID ha rallentato non per caso, ma quel rallentamento è stato figlio dell'applicazione legislativa delle indicazioni della scienza e non dei sondaggi o degli occhiolini a delle minoranze che non si fanno carico del bene comune del Paese. Noi siamo preoccupati, perché le vittorie contro il COVID sono figlie, anche e soprattutto, della capacità che c'è stata, almeno in alcune regioni, di anticipare il virus e non di rincorrerlo. Quindi, al crescere del pericolo e al ritorno dell'emergenza bisognerebbe reagire subito, chiudendo tutti gli spazi di ambiguità, e invece si reagisce, appunto, abbassando la guardia e negando nel decreto questa emergenza. Mi permetta di dire che probabilmente il decreto in quest'Aula domani verrà approvato, ma nell'istante dell'approvazione, anzi un secondo dopo, quel decreto sarà già vecchio e, probabilmente, il Governo dovrà tornare in quest'Aula per ritornare su tante scelte che per miopia, anche nella discussione degli ordini del giorno, non ha voluto ammettere. Non c'è, dunque, nulla di strumentale nella nostra battaglia, ma la volontà della difesa di un bene comune come quello della vita e degli apparati produttivi. Infine - concludo, Presidente - se c'è un'emergenza in Italia sul COVID, mi permetta di dire che non c'è, in Italia, nessuna emergenza sul caso dei rave. Ovviamente le illegalità vanno punite: esistono i codici per questo e gli strumenti ci sono. È il caso della gestione di Modena che lo dimostra. A noi viene il dubbio, quando leggiamo quel testo, non per la nostra strumentalità, ma perché non vediamo alcuna coerenza, in queste settimane, nell'azione dello stesso Governo, che a proposito di legalità aumenta le soglie sull'utilizzo dei contanti, favorendo evasori e chi ricicla denaro che proviene spesso dalla mafia. Quindi, non capiamo il senso di segnali inquietanti verso i malfattori e poi si stabiliscono pene fino a sei anni per ragazze e ragazzi che partecipano ad un concerto: le più alte pene in Europa, che criminalizzano – certo – l'illegalità che va combattuta, ma probabilmente qualsiasi altro raduno di più di 50 individui. Quindi – concludo, Presidente – noi voteremo contro, per due motivi: in primo luogo, perché non ci avete convinto, perché leggiamo la strumentalità e, in secondo luogo – e questo è bene capirlo, perché ci aspettano lunghe battaglie – perché siamo qui a testa alta, coscienti del risultato del 25 settembre, ma anche coscienti della sicurezza che quel risultato ci dà una missione, ossia quella di rappresentare in quest'Aula coloro che sono risultati sconfitti, ma che non per questo perdono diritto nell'Aula del Parlamento della Repubblica.