A.C. 705
Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto e, com'è evidente dal tenore di tutti gli interventi dei deputati del Partito Democratico, voteremo contro il testo all'esame dell'Aula.
Il decreto-legge che viene oggi all'esame della Camera, dopo il voto del Senato, è il primo atto normativo del Governo Meloni-Salvini. Infatti, porta la data del 31 ottobre e nelle intenzioni del Governo, dopo i proclami della campagna elettorale, avrebbe dovuto essere l'inizio di una nuova storia. Avrebbe dovuto essere il provvedimento per mostrare i muscoli della nuova maggioranza e per caratterizzarsi proprio per un cambio di passo marcato secondo il disegno nella campagna elettorale. Invece, ne è venuta fuori una norma farraginosa e confusa, in gran parte modificata dai colleghi del Senato, e che accorpa temi che non hanno nessuna omogeneità. Diciamo, per definirla, opportunamente una norma Macedonia, che va con articoli che riguardano la giustizia e altri che strizzano l'occhio ai no vax, per non parlare poi dell'insopportabile norma anti rave.
Siamo preoccupati e non siamo i soli. Dal 31 dicembre ad oggi la situazione sanitaria è in netto peggioramento e che l'aria è cambiata in fondo lo ha avvertito anche il Governo e la maggioranza di centrodestra. Per la prima volta si torna a normare l'obbligatorietà dei tamponi con ordinanza del Ministro, ordinanza che è proprio del 28 dicembre, di ieri.
Le comunicazioni dell'inizio della seduta di oggi da parte del Ministro Schillaci sono iniziate con due dati allarmanti, quello della percentuale dei positivi dei passeggeri degli aerei provenienti dalla Cina, pari al 33 e al 50 per cento. Del resto anche la conduzione dell'Aula di questa notte con l'accantonamento degli ordini del giorno da parte del Governo per una situazione sull'emergenza COVID che va monitorata costantemente testimonia appunto l'aggravarsi della situazione. Credo che quindi da questi banchi debba arrivare un appello accorato, quello della responsabilità e l'appello al Governo di fermare la macchina.
È emerso nel corso di tutto il procedimento normativo che ha riguardato il testo anche una chiara inadeguatezza nell'individuazione delle priorità e nella gestione dei tempi, altrimenti non saremmo certo arrivati a poche ore dallo spirare del termine di decadenza del testo. Emerge appunto questo dato chiaro: si interviene con la decretazione d'urgenza e con la fiducia su un testo che certamente non incarna quelle che sono le priorità del Paese. Come è evidente sono altre le priorità dell'Italia in questo momento: sulla sanità non sono certamente le questioni riguardanti il rientro dei medici no-vax, sono invece le questioni che riguardano le liste d'attesa; ci sono alcune regioni in si cui raggiungono anche due anni di tempo e riguardano le categorie più deboli come gli anziani. Un cittadino su dieci è costretto poi a rinunciare alle cure. Il tema riguarda anche la carenza di medici e infermieri, il cui numero è ben al di sotto della media europea e con, ahimè, questo esodo continuo dal sud verso il nord del Paese. Ci sono 14 regioni con saldo negativo e il 30 per cento delle prestazioni per cui non è necessario spostarsi fuori regione. C'è il tema del personale formato che non trova lavoro: ieri abbiamo trattato l'ordine del giorno a mia firma, il numero 63, con cui chiediamo accoratamente al Governo di stabilizzare gli oltre 2.000 amministrativi siciliani che hanno lavorato durante l'emergenza Covid ed è insopportabile che lo Stato e la regione abbiano reclutato personale formandolo, facendogli fare turni massacranti, e poi quando ora l'emergenza risale non si è in condizioni di stabilizzarlo. C'è l'insopportabile tema - un'altra priorità non affrontata da questo Governo - delle code nei pronto soccorso. Insomma tutti argomenti che marcano una netta differenza fra un Paese che continua ad andare a due velocità.
Durante l'esame della manovra i partiti di maggioranza hanno insistito molto nel dibattito asserendo che la manovra interveniva sul caro bollette. Presidente, non è così, ne abbiamo portato un esempio lampante: quello che sta accadendo e accadrà nel prossimo mese in Sicilia sul caro bollette. Ci sarà un aumento di ben venti volte sulla bolletta per tutte le imprese, sono circa 13 mila, pubbliche e private, che si trovano nel mercato di salvaguardia e per oltre 200 comuni della Sicilia. Grazie a questo cervellotico parametro omega per cui si andrà da 17,80 euro megawattora fino a 202,41 euro. È una vergogna insopportabile che viola i principi della Costituzione: l'articolo 2 sull'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale, l'articolo 3 sul principio di uguaglianza e l'articolo 5. Se questo è l'antipasto dell'autonomia differenziata anche no: non ci può essere un Paese che va a due velocità in questi termini. Le priorità non erano quelle trattate, dicevamo, dal decreto all'esame della Camera oggi, ma erano altre.
A proposito della giustizia c'è il tema delle carceri, del sovraffollamento delle carceri. Il caldo e il tasso di suicidi hanno raggiunto livelli mai visti prima, con un detenuto su tre che ha degli spazi non garantiti. Ed ancora, la lunghezza dei processi continua a essere quella più alta d'Europa e la carenza di organico dei magistrati che supera le 1.600 unità.
Soprattutto c'è la parte che fa più male del decreto-legge, quella del cosiddetto anti rave. Si tratta di una norma, così l'abbiamo definita nel dibattito in Commissione e in Aula, da Stato di polizia. I giovani che si riuniscono in campagna, negli edifici, nelle scuole, nelle università e nelle fabbriche vengono puniti con una pena, pensate, che è maggiore rispetto ai corruttori che vengono condannati per la turbata libertà degli incanti ai sensi dell'articolo 353 e 353-bis del codice penale, oppure rispetto a coloro che commettono frodi nelle pubbliche amministrazioni con l'articolo 356 del codice penale. Insomma, chi commette un reato contro la pubblica amministrazione viene punito con meno anni di reclusione rispetto a chi fa una riunione non autorizzata. È veramente insopportabile. Concludo Presidente, il Governo quindi ha iniziato a nostro giudizio il suo percorso con un passo falso che non affronta le vere problematiche del Paese e complica le condizioni di vita dei più deboli, come i giovani, i malati e gli anziani. Per questo il PD voterà contro la conversione in legge che acuisce sempre di più le distanze tra il Governo, il Palazzo e il Paese