Dichiarazione di voto finale
Data: 
Venerdì, 30 Dicembre, 2022
Nome: 
Chiara Braga

A.C. 705

Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, siamo giunti alla fase finale dell'esame di questo decreto-legge. Al termine di questo cammino le ragioni della nostra contrarietà non sono sparite, anzi si sono rafforzate e arricchite di nuove argomentazioni. Fin dal momento della sua approvazione in Consiglio dei ministri, abbiamo giudicato sbagliate e infondate le ragioni della sua adozione. Non c'era alcun motivo reale di necessità e urgenza per un decreto-legge che conteneva, fin dal principio, argomenti tra loro così diversi, che nulla avevano a che fare con il principio di omogeneità: il contrasto ai rave, il rinvio della riforma della giustizia, l'abolizione dell'obbligo vaccinale per i medici e il reintegro dei medici non vaccinati.

Abbiamo assistito alla profonda riscrittura al Senato della norma pasticciata e inutile sui rave party, una norma che tuttavia è rimasta, pur nella sua inutilità e che introduce nel nostro ordinamento una nuova fattispecie di reato penale all'articolo 633-bis: il nuovo delitto di invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica. Un delitto che è punito con la pena spropositata della reclusione da tre a sei anni e con una multa da 1.000 a 10 mila euro per chiunque organizza o promuove l'invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o con scopo di intrattenimento. Una norma contro i raduni e le manifestazioni che prevede, come dicevo, l'applicazione di una pena spropositata e che segna un vulnus inaccettabile al diritto costituzionalmente riconosciuto nel nostro Paese di riunirsi liberamente.

La norma che avete introdotto contraddice i principi fondativi del diritto penale nazionale ed è esemplare di un diritto penale simbolico che per nulla è ancorato ai reali bisogni di sicurezza del Paese. Peraltro, come dimostrano i fatti - persino quello di Modena, all'origine di questa insensata iniziativa legislativa - allo stato attuale, il nostro ordinamento già dispone di tutti gli strumenti necessari a sanzionare efficacemente i comportamenti che vengono vagamente descritti dall'articolo 5 di questo decreto.

Ma avete inserito in questo decreto-legge altre norme penali, compiendo una forzatura inusitata. Avete dato corpo a una concezione della giustizia che tradisce di fatto ogni dichiarazione di principio dello stesso Ministro della giustizia del vostro Governo.

Dietro la sospensione dell'entrata in vigore della riforma penale c'è l'idea di mettere pesantemente in discussione una serie di misure oggi previste dall'ordinamento, come le sanzioni alternative al carcere per reati minori. Una certa propaganda “penalpopulista” che vi piace molto le chiama “norme salva ladri”, mentre nella realtà si tratta di misure che potrebbero contribuire a dare una prima parziale risposta al problema del sovraffollamento penitenziario, all'inadeguatezza degli spazi, alle difficoltà del personale, alla situazione che tocca quotidianamente operatori e detenuti e che ci consegna purtroppo dati drammatici, ad esempio riguardo al numero dei suicidi in carcere. Vorrei richiamare di nuovo l'attenzione di quest'Aula su un fenomeno di cui si parla troppo poco.

Dall'inizio dell'anno, secondo il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, 82 persone si sono tolte la vita all'interno di un istituto di pena. Mai così tante da quando si registra questo dato. Il drammatico precedente primato era del 2009, quando, al 31 dicembre, erano stati 72 i suicidi in carcere. L'ultimo è avvenuto quest'anno a Rebibbia: un giovane di origine bengalese è stata l'ottantaduesima vittima di suicidio dall'inizio dell'anno; prima di lui, a Napoli, si era tolto la vita un uomo della stessa età che, da poco, era diventato padre di due gemelli e, nella sequenza drammatica di quest'anno, si trovano anche un ottantatreenne, il più anziano, nove ragazzi tra i 18 e i 25 anni e cinque donne, un numero altissimo, se rapportato alla popolazione detenuta femminile, circa 2000 donne. Altri cinque suicidi si contano tra gli agenti di polizia penitenziaria, come segnalano i sindacati. Mai si sono registrati numeri così alti, nemmeno nel 2012, quando c'erano 11 mila detenuti in più, le carceri scoppiavano e l'Italia veniva condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per trattamento inumano e degradante.

Eppure il carcere, colleghi, è solo una delle possibili risposte dello Stato per tutelare gli interessi primari della collettività e, trattandosi di una risposta costosa in termini economici e sociali, sarebbe doveroso ricorrervi solo quando ogni altro strumento risulta inefficace. Ed è illusorio pensare che la pena e il carcere possano realizzare gli scopi della Costituzione attraverso la sola azione del Ministero della Giustizia, che, invece, deve integrarsi con quelle di altre articolazioni, del Governo centrale e degli enti territoriali, in particolare, delle regioni, che, come sappiamo, sono titolari di competenze essenziali in materia di sanità, lavoro, assistenza sociale, come ci ricorda il Garante nazionale dei detenuti; un dialogo che, troppo spesso, è assente, con enorme conseguenze sulla gestione del carcere e sui diritti fondamentali.

Anche questo ha spinto la precedente Ministra della Giustizia a stipulare, con la Conferenza delle regioni, presieduta dal Presidente Fedriga, un protocollo per la realizzazione di un sistema integrato di interventi per il reinserimento delle persone detenute, iniziativa che ci auguriamo questo Governo non lascerà cadere.

Ma, soprattutto, va ripensato il modello di riorganizzazione dell'amministrazione carceraria, quella dei circuiti, il mandato istituzionale del personale, perché il carcere è soprattutto il luogo della relazione umana, dove, anche grazie all'azione del privato sociale, la persona deve essere accompagnata in un processo di realizzazione della cittadinanza, in cui, assieme alla riacquisizione del senso dei doveri di solidarietà politica e sociale verso la comunità, possa anche ambire a un reinserimento nella società. Eppure, contro tutte queste ragioni, avete bocciato le nostre proposte di riconsiderare le scelte sbagliate contenute nel decreto, anzi avete deciso di non prorogare i provvedimenti per i semiliberi assunti durante l'emergenza COVID. Tra una manciata di giorni, dal 1° gennaio del prossimo anno, 700 persone, che, da oltre un anno, lavorano e dormono fuori dal carcere, saranno costrette a rientrarvi la notte; persone che non hanno assunto comportamenti contrari alle regole stabilite, a cui viene imposta una modifica di esecuzione della pena, che, invece, ha dimostrato di funzionare, senza che, nel frattempo, ci si sia preoccupati di affrontare il problema enorme del sovraffollamento carcerario.

Signor Presidente, ho voluto richiamare l'attenzione dell'Aula su queste due norme specifiche del decreto-legge che state per approvare, perché, a mio avviso, sono emblematiche della vostra concezione distorta di libertà. Siete la destra di sempre, quella che non vede l'ora di reprimere gli spazi di libertà per i giovani che ascoltano la musica, per i detenuti a cui viene fatta scontare la pena, cercando, nello stesso tempo, di corrispondere il più possibile al diritto costituzionale del reintegro dell'individuo nella società e siete la destra spregiudicata che, in nome di una finta libertà, ha strizzato l'occhio ai no-vax, ha usato, nel pieno della pandemia, parole e comportamenti inqualificabili per cavalcare il malcontento, l'angoscia delle persone e che, oggi, con questo decreto, ancora una volta, strizza l'occhio a chi, proprio nei momenti più duri, si è sottratto alle regole, mettendo a repentaglio la salute e la sicurezza di tutti.

Abbiamo visto in questo decreto l'introduzione del reintegro in servizio del personale sanitario no-vax, il rinvio delle multe per i non vaccinati, lo stop del green pass nelle RSA e negli ospedali, lo stop del tampone per uscire dall'isolamento; avete rideterminato la sospensione delle attività e dei procedimenti di erogazione delle sanzioni nei casi di inadempienza dell'obbligo vaccinale per il COVID, un vero e proprio condono sanitario per tutti coloro che non avevano rispettato l'obbligo di vaccinarsi (stiamo parlando di quasi 2 milioni di sanzioni rinviate). Guardate, non ci stupisce, purtroppo, vedere fare queste scelte da una parte di questo Governo e di questa maggioranza. Del resto, questo è stato l'atteggiamento di sempre di Fratelli d'Italia anche della Presidente del Consiglio, persino nei momenti più tragici e dolorosi della pandemia, ma ci domandiamo davvero com'è possibile che questa scelta sia condivisa anche da quella parte dell'attuale maggioranza che, come noi, si è caricata sulle spalle la responsabilità di scelte difficilissime e dolorose, ha condiviso la necessità di adottare nell'emergenza misure restrittive anche costose per le loro conseguenze economiche e sociali, con l'obiettivo sacrosanto di salvaguardare il più possibile la salute e la vita dei nostri cittadini. È un po' surreale rivolgermi ai banchi vuoti della maggioranza, ma ai colleghi di Forza Italia e della Lega io vorrei chiedere se non vi sentiate un po' offesi e imbarazzati dall'essere partecipi anche voi di questa “rimozione” di quello che è stata la pandemia, anche dopo ciò che abbiamo sentito in questi giorni, dopo le parole del Governo e del Ministro Schillaci. Ho ascoltato con grande interesse, Presidente, quelle parole: mai mi sarei aspettata di registrare qui in Aula un'ottusità incomprensibile del Governo sui nostri ordini del giorno, così come è stato sconcertante ascoltare le parole del deputato Donzelli, intervenuto proprio sull'informativa del Ministro per conto di Fratelli d'Italia, che ha accusato l'opposizione addirittura di sperare in un ritorno della pandemia. Ma fino a che punto può arrivare la vostra propaganda? Fino a che punto può arrivare la violenza verbale e la vostra mala fede? Non ho timore di dirlo in quest'Aula, Presidente.

Io ho provato davvero un brivido di paura a ripensare a quello che avrebbe potuto essere se, a gestire quei mesi tragici, ci fosse stato questo Governo e questa destra, ossessionata solo dalla ricerca del consenso e che è incapace di dismettere i panni dell'opposizione persino quando è al Governo, perché è capace solo di cavalcare le paure e le preoccupazioni delle persone, perfino di fronte alla tragedia del COVID. Allora, signor Presidente - concludo - questo decreto è il primo vero atto politico di questo Governo e di questa maggioranza, mette in discussione aspetti essenziali della libertà e della salute dei cittadini, mette a rischio i soggetti più fragili, crea ad arte situazioni di allarme sociale che non esistono, attacca lo spazio delle libertà personali e nega l'evidenza di un'emergenza sanitaria che, seppure in forma ridotta, continua ad essere presente. Per tutti questi motivi abbiamo usato tutti gli strumenti a nostra disposizione, nonostante le tante forzature del Governo per contrastare questo dannoso e pericoloso decreto-legge: per questo motivo voteremo “no” alla sua conversione in legge.