Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia
Data: 
Mercoledì, 10 Novembre, 2021
Nome: 
Alfredo Bazoli

A.C. 3298-A​

Grazie, Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico - direi, ovviamente - voterà a favore della fiducia su un provvedimento che si compone di pochi articoli, alcuni dedicati alla proroga di termini su diverse materie, una delle quali è il deposito delle firme per i referendum, su cui già si è soffermato qualcuno in discussione generale e anche in dichiarazione di voto. Certamente, però, la parte che io credo più rilevante attiene al settore della giustizia, con l'introduzione di una norma molto rilevante, sulla quale mi soffermerò, che riguarda l'acquisizione dei tabulati telefonici. È vero, qualcuno ha detto, prima di me, che questa fiducia si mette anche per superare alcune divergenze che erano emerse all'interno della maggioranza, in particolare, su questo tema.

Questo, per la verità, è capitato già in passato e capiterà in futuro. Molto spesso la fiducia si mette anche per chiudere una discussione, che altrimenti rischia di diventare interminabile e creare qualche problema all'interno delle maggioranze pro tempore che reggono il Governo. Quindi, non c'è da stupirsi su questo.

Però, io penso che noi faremmo un errore se, come ho sentito in qualche accento in interventi prima del mio, concentrassimo l'attenzione sulle divergenze o sulle differenze di opinioni, che ci sono state su questo tema all'interno della maggioranza, senza concentrare l'attenzione su quello che invece, attraverso questo provvedimento, si aggiunge all'ordinamento italiano in termini di uno sviluppo equilibrato del nostro sistema penale e del nostro sistema della giustizia. Questo è già accaduto, per esempio, quando abbiamo affrontato il tema della presunzione di innocenza. Anche lì sembrava che le posizioni della maggioranza fossero in partenza posizioni divergenti, eppure il Governo è riuscito a portare a termine un provvedimento che introduce nel nostro ordinamento principi nuovi e importanti sulla presunzione di innocenza, che sono anche figli di una direttiva europea.

Ciò accade anche in questo provvedimento, nel quale si introducono principi nuovi che uniformano il nostro sistema giuridico a prescrizioni che ci sono state imposte dalla Corte di giustizia dell'Unione europea e che introducono principi molto importanti per un corretto bilanciamento tra le esigenze di repressione dei reati - quindi, di contrasto alla criminalità - e il rispetto del diritto alla privacy, alla riservatezza e alla vita privata, che è uno dei grandi diritti che oggi molto spesso è messo più in discussione dalle nuove tecnologie e, diciamo, dalla modernità, che avanza galoppante e che molto spesso mette a rischio esattamente il diritto alla privacy, alla riservatezza e alla vita privata. Questo è un grande tema che ci riguarda, è un grande tema che spesso emerge anche nel dibattito pubblico e nel dibattito politico.

Ebbene, il Governo, con un intervento d'urgenza che, secondo me, è pienamente giustificato, colma una lacuna che si era evidenziata a seguito di una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, che ha evidenziato che nel corretto bilanciamento tra le esigenze di repressione dei reati e la salvaguardia di un diritto fondamentale, come è il diritto alla riservatezza, alla privacy e alla vita privata, in un corretto bilanciamento, dicevo, di queste 2 esigenze, che devono entrambe, ovviamente, essere garantite in un equilibrio corretto, occorreva che gli ordinamenti nazionali europei si uniformassero alle prescrizioni imposte dalla Corte di giustizia. Siccome noi siamo, per fortuna, un sistema nel quale, grazie all'articolo 11 della Costituzione, siamo disponibili alle limitazioni della nostra sovranità nazionale quando ciò è funzionale a garantire, come dice l'articolo 11 della nostra Costituzione, “un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”, il nostro ordinamento si uniforma alle decisioni degli organismi sovranazionali, tra cui la Corte di giustizia dell'Unione europea.

E la Corte di giustizia cosa ha detto? Ha detto che ordinamenti nazionali nei quali l'acquisizione di tabulati telefonici…attenzione: non sono intercettazioni! Noi qui non stiamo parlando di intercettazioni, non stiamo parlando di trojan. Poi qualcuno ha cercato di introdurre nella discussione all'interno della maggioranza anche questi argomenti, secondo me facendo un errore, perché noi dobbiamo concentrarci su questo tema, che è l'acquisizione dei tabulati. La questione delle intercettazioni e del trojan è qualcosa che va oltre e che va affrontata. Noi non siamo assolutamente per non affrontare anche questo tema. Infatti, soprattutto il tema del trojan è un tema molto rilevante, perché la capacità di compromissione della vita privata, della riservatezza e della privacy di una persona attraverso lo strumento di indagine del trojan è un problema gigantesco, è un'invasione enorme nella vita privata di una persona. Quindi, è un tema che va affrontato, ma va affrontato a parte. Noi qui stiamo ragionando di un'altra cosa, cioè dell'acquisizione dei tabulati telefonici e non delle intercettazioni. I tabulati telefonici sono uno strumento invasivo della vita privata di una persona, perché attraverso l'acquisizione dei tabulati telefonici uno può sapere dove si trova una persona, quali luoghi frequenta, quali utenze telefoniche contatta e, quindi, chi contatta. Quindi, è un'invasione molto significativa della vita privata di una persona già solo l'acquisizione dei tabulati telefonici (non le intercettazioni; solo questo).

La Corte di giustizia ha detto: “Attenzione! Se voi volete comprimere la riservatezza e la privacy di una persona…”, che da noi è tutelata in maniera evidente dall'articolo 15 della Costituzione, su cui la Corte Costituzionale ha detto sempre di fare attenzione, perché quei diritti possono essere compressi solo in presenza di ragioni molto significative. Dunque, la Corte di giustizia ha detto: “Se voi volete comprimere la vita privata di una persona anche attraverso semplicemente l'acquisizione di tabulati telefonici, che ti dicono chi frequenta quella persona, in quali luoghi si sposta e quali persone incontra, anche solo per questo ci vogliono delle condizioni particolari”. Quindi, gli ordinamenti nazionali devono uniformarsi a queste condizioni, che sono: la presenza di gravi reati e un giudice terzo che valuta l'esistenza dei presupposti. Ora il nostro ordinamento non era adeguato a queste condizioni, perché il nostro ordinamento prevedeva che l'acquisizione dei tabulati telefonici potesse essere fatta su decreto del pubblico ministero per qualunque esigenza di repressione di qualunque tipo di reato. Quindi, secondo la Corte di giustizia dell'Unione europea, non c'era nel nostro ordinamento un corretto bilanciamento tra le esigenze di repressione dei reati e le esigenze - le sacrosante esigenze! - di garanzia e di tutela della privacy, della riservatezza e della vita privata delle persone.

Quindi, noi avevamo urgenza di intervenire, perché questa sentenza è del marzo di quest'anno e perché la giurisprudenza, che si è cimentata con l'applicazione pratica di questa sentenza, è una giurisprudenza che ha dato esiti totalmente difformi: chi ha interpretato estensivamente la normativa sulle intercettazioni e chi ha detto che, in realtà, non è applicabile questa sentenza, perché è troppo generica. Quindi, occorreva una norma primaria che recepisse quanto statuito dalla Corte di giustizia dell'Unione europea e trovasse il nuovo corretto bilanciamento tra queste esigenze così importanti per la vita civile di un Paese. Ebbene, questa norma, introdotta dal Governo (merita un plauso, il Governo, per aver fatto questa norma), ci uniforma alle condizioni imposte dalla Corte di giustizia, per cui ci vorrà un giudice che valuta la richiesta del pubblico ministero (un giudice!).

Però, attenzione. Qualcuno ha detto, nel dibattito in quest'Aula, che in realtà il nostro pubblico ministero, essendo soggetto alla giurisdizione, essendo tenuto a indagare sia contro sia a favore dell'imputato ed essendo tenuto a rispettare la legge, è, in qualche modo, un giudice terzo. No! Attenzione, perché la Corte di giustizia ha detto che non è così e questo vorrei che fosse chiaro. La Corte di giustizia ha detto che anche i pubblici ministeri, che negli ordinamenti nazionali sono sottoposti alla legge, che appartengono all'ordine giurisdizionale eccetera, anche quelli sono parte di un processo, sono parte di un processo, perché fanno la richiesta ma chi giudica sul reato è un giudice terzo. È per questo che noi ci siamo dovuti uniformare a questa decisione, che dice che il pubblico ministero è parte di un processo e che ci vuole un giudice terzo che autorizzi anche l'acquisizione dei tabulati. Ora io vorrei che ciò fosse chiaro, perché questi principi sono principi molto importanti che noi introduciamo nel nostro ordinamento.

Allora, soffermarsi, anche attraverso slogan, attraverso i soliti - come dire - argomenti triti e ritriti, sulle differenze dei posizionamenti di partenza delle singole forze politiche, dimenticando il significato importante di questa nuova norma, introdotta dal Governo attraverso questo decreto, secondo me è un grande errore, perché vuol dire non riconoscere il grande avanzamento che stiamo facendo nel corretto bilanciamento tra i diritti primari delle persone e le esigenze di repressione dei reati che stiamo facendo in questo periodo, sia attraverso questa norma, che introduciamo in questo provvedimento, sia attraverso la riforma del sistema penale e della giustizia penale, che abbiamo fatto nei mesi scorsi, sia attraverso l'introduzione di principi di salvaguardia della presunzione di innocenza. Per cui, io penso che sia un ottimo risultato di cui la maggioranza dovrebbe menare vanto, anziché concentrarsi sulle proprie differenze. Quindi, voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).