Dichiarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 11 Novembre, 2021
Nome: 
Fausto Raciti

A.C. 3298-A​

Grazie, signora Presidente. Io vorrei, come gli altri miei colleghi, partire da una premessa che ha a che fare con la posizione della questione di fiducia, cercando di introdurre, però, su questo, un elemento di verità. Noi non abbiamo assistito a una discussione coartata, noi abbiamo sviluppato un confronto molto serrato in Commissione, è stato un confronto che ha impegnato ore, lavoro, fatica di mediazione e di ricerca di un punto di approdo condiviso all'interno della maggioranza, con un occhio anche alle istanze sollevate dall'opposizione. E se la posizione della questione di fiducia c'è stata, c'è stata perché questo Parlamento ha ancora insoluto davanti a sé il nodo di un bicameralismo estremamente macchinoso, che non consente uno sviluppo adeguato del processo legislativo.

E c'è una seconda cosa da dire rispetto soprattutto allo spirito di quest'ultima parte della discussione, cioè quella che si è sviluppata in Aula. Io ho la sensazione che alcuni nostri colleghi rischino di partecipare a questa discussione, a questo confronto, con lo spirito di cui Churchill accusava gli italiani durante la Seconda guerra mondiale, cioè quello di partecipare alle partite di calcio come si partecipa alle guerre e alle guerre come si partecipa alle partite di calcio, non perché ovviamente il decreto in oggetto sia una partita di calcio, ma perché nasce per rispondere ad alcune precise esigenze, e cioè quella di recepire una sentenza della Corte di giustizia europea e quella di difendere il valore della firma di alcune centinaia di migliaia di italiani che hanno promosso un referendum, hanno firmato per un referendum e hanno diritto di vedere gli italiani chiamati a pronunciarsi sul quesito che loro hanno deciso legittimamente di porre.

Voglio sottolineare questo elemento perché, come dire, vedo un rischio. Premettendo che siamo, almeno per quello che riguarda la nostra forza politica, perfettamente d'accordo sulla necessità

di trovare un equilibrio nella giustizia italiana, ripristinare l'equilibrio nello Stato di diritto, normare con più attenzione e con più precisione l'utilizzo di intercettazioni, tabulati telefonici, intercettatori informatici, trojan, possiamo dire a voce alta di essere consapevoli della necessità di affrontare questo problema, non solo sulla scorta dei fatti di cronaca, che non ci dovrebbero servire, ci dovrebbero bastare 20 anni di distorsioni continue della giustizia italiana e del suo rapporto con i media in questo Paese. Attenzione, però: per fare questo, il metodo non è ficcare norme dentro un decreto che è fatto per altro, che ha una portata estremamente limitata, che sfugge per necessità all'ampiezza e al respiro che sono necessari per affrontare il tema dell'equilibrio del nostro Stato di diritto. Attenzione, perché praticare un metodo massimalista su questo, che non tiene conto della natura di questa maggioranza politica, di questa maggioranza parlamentare, che non tiene conto del passo in avanti faticoso che è stato fatto con questo provvedimento, significa rischiare di mandare al macero una battaglia, che, invece, è importante ed è importante per tutti, e va sopra l'interesse speculativo di parte, sopra la necessità di marcare una posizione politica, sopra la necessità di prendere una posizione comprensibile, giusta e condivisibile su fatti di cronaca. Non è con questo metodo che si fanno le buone leggi, non è con questo metodo che si rimette in equilibrio il nostro Stato di diritto.

Noi, da questo punto di vista, siamo soddisfatti della mediazione, del lavoro che è stato fatto. Sappiamo che è un primo passo, che ovviamente non soddisfa la necessità di una revisione più approfondita, ma lo consideriamo un risultato importante da difendere e da sbandierare.

In secondo luogo, ho sentito, nel corso di questa discussione, una forte preoccupazione rispetto al merito del referendum sulla cannabis, che è l'oggetto della proroga di questo decreto. Se volevamo pronunciarci nel merito e se questo Parlamento avesse voluto pronunciarsi nel merito, avrebbe avuto tutti gli strumenti. Siamo dei legislatori, il nostro compito è legiferare. Ci troviamo, però, di fronte a un'altra cosa, cioè al rischio che le centinaia di migliaia di firme che sono state raccolte dal Comitato promotore venissero invalidate, cestinate, per un problema di carattere tecnico-amministrativo, legato al rilascio dei certificati elettorali. Io credo che, rispetto a questo, sia stato giusto e a difesa di un rapporto sano tra le istituzioni e i cittadini offrire una proroga al Comitato promotore, permettere a questo referendum di vedere la luce, creare le condizioni perché questo referendum possa vedere la luce. Non è nostro compito, adesso, entrare nel merito di un referendum che poi vedrà svilupparsi il normale dibattito tra sostenitori del “sì” e sostenitori del “no”.

Quella che, invece, dovrebbe essere la nostra preoccupazione e su cui dovremmo esercitarci con maggiore intelligenza e con maggiore responsabilità, è fare attenzione a che lo strumento referendario resti e continui a restare fedele allo spirito della Costituzione, cioè venga utilizzato per abrogare leggi e non farne di nuove, perché questo è il vero problema che noi abbiamo, il vero tema irrisolto che noi abbiamo rispetto all'uso e all'eventuale abuso dello strumento referendario.

Per queste ragioni, noi ovviamente voteremo a favore nel voto confermativo che si svolgerà tra poco, esprimendo soddisfazione piena per il lavoro che è stato fatto, sia in Commissione, che in Aula, e dando atto al Governo di avere con fatica cercato di tenere in piedi una mediazione nella quale noi ci riconosciamo appieno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).