Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 24 Ottobre, 2023
Nome: 
Rachele Scarpa

A.C. 1492

Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, sperando di non fare un torto alla fame e alla voglia di andare a casa di quest'Aula, anch'io non rinuncerò al mio intervento. Penso che dobbiamo avere cura di questi momenti di confronto e di discussione e cercare di ascoltarci. Vedete, ci sono occasioni, qui in Parlamento, nella nostra azione in questa Camera, in cui ci muoviamo, secondo me, in uno spazio particolare, quello che sta tra l'atto dovuto e l'opportunità. Io penso che sia questo lo spazio in cui ci si muove quando parliamo di ambiente e penso che sia questo lo spazio in cui potenzialmente avremmo potuto muoverci con questo decreto, il DL Qualità dell'aria o, meglio, Misure urgenti in materia di pianificazione della qualità dell'aria e limitazione della circolazione stradale.

A questo proposito, cerco di prendere poco tempo per una piccola premessa, anche per riprendere ciò che era giustamente stato sottolineato durante la discussione sulle pregiudiziali. Non lo sentite anche voi, colleghi, lo stridore già nel titolo? Misure urgenti per la pianificazione? A me fa un po' di amarezza, onestamente, mi lascia l'impressione che, ancora una volta, stiamo rinunciando al ruolo e alla dignità del Parlamento, come giustamente sottolineava, la settimana scorsa, il collega Morassut e a qualsiasi nostra prerogativa di pianificazione e legiferazione vera, e non decretazione d'urgenza su temi appunto strutturali, come si diceva prima, quale l'ambiente.

Questo sicuramente volevo sottolinearlo. Poi, forse, è vero, qualche urgenza c'era: una era l'urgenza, squisitamente elettorale, di scongiurare il blocco dei veicoli Euro 5 in Piemonte previsto nel 2021 dall'aggiornamento del Piano della qualità dell'aria della giunta Cirio. L'ha detto anche esplicitamente in un comunicato il Ministero dell'Ambiente e non ne hanno fatto sicuramente mistero alcune forze della maggioranza che, negli ultimi mesi, non hanno mancato assolutamente di speculare sul tema, gridando alla dittatura green europea e chi più ne ha più ne metta, su un provvedimento attuato da giunte regionali, per la stragrande maggioranza, del loro stesso colore. Già questo dovrebbe farci un pochino riflettere.

L'altra urgenza era evitare l'ennesima procedura di infrazione per la cattiva applicazione della direttiva europea sulla qualità dell'aria, e anche su questo volevo spendere qualche parola. Ho ascoltato, in questi giorni e negli ultimi mesi, la discussione su questo tema, ho ascoltato la discussione al Senato e ho individuato alcune linee difensive tipiche della destra, un paio, in particolare, credo che necessitino di un minimo di attenzione in più.

La prima è quella che le altre procedure d'infrazione risalgono al 2014, 2015, 2020, quindi non è colpa di questo Governo. La magica forma autoassolutoria del “eh, ma governavate voi”. Mi chiedo, Presidente - lo chiedo a lei - quando questa maggioranza smetterà di usare questa formula e quando inizierà, finalmente, a prendersi la responsabilità di costruire qualcosa fuori da questa presunta urgenza, visto che ora al Governo ci sono loro e che dovevano essere pronti e lo sono solo un decreto alla volta.

La seconda linea difensiva è quella classica dell'Europa brutta e cattiva, che impone limiti irrealistici, in particolare per la Pianura padana che, si sa, è la locomotiva d'Italia e che, semplicemente, non può, secondo questa maggioranza, nemmeno avere l'ambizione distante di migliorare da un punto di vista di inquinamento dell'aria. Si utilizza, quindi, un presunto interesse dei cittadini della Pianura padana in funzione anti-europea, come se la direttiva dell'Unione sulla qualità dell'aria fosse contro di loro e non per il loro bene.

Presidente, l'inquinamento, a casa mia - perché io in Pianura padana ci sono nata e cresciuta -, rende diverso il freddo, rende diverso l'odore della prima boccata d'aria la mattina, rende diverso il colore del cielo alla notte. Quindi, sentire che una direttiva europea sulla qualità dell'aria va contro l'interesse dei cittadini veneti, per me, è semplicemente inaccettabile.

Voglio dirlo forte e chiaro: il problema del livello del PM10 nel Nord Italia è certamente un problema strutturale ed è certamente anche dovuto alla conformazione del territorio, all'orografia, ma non è per questo un tema irrisolvibile. E fare il bene di chi abita in Pianura padana, e non solo, vuol dire smetterla, una volta per tutte, di mettere in contrapposizione lo sviluppo economico di quella regione con la tutela della salubrità dell'ambiente, altrimenti, colleghi, non ne usciremo mai.

Posso chiederle di richiamare un pochino il silenzio, se è possibile?

Quindi, lo spazio del dovuto, quello in cui, almeno in teoria, ci saremmo dovuti muovere, è quello dell'applicazione di una direttiva europea necessaria, perché, ogni anno, perdiamo prematuramente, nel silenzio, quasi 70.000 vite per malattie o complicazioni dovute alla cattiva qualità dell'aria. Non si tratta semplicemente di un adempimento burocratico, colleghi, non è perché ce lo impone l'Europa che vogliamo fare di tutto per applicare quella direttiva e per raggiungerne gli obiettivi, è perché ne va della nostra salute, della sopravvivenza della nostra meravigliosa terra e anche della trasformazione virtuosa della nostra economia.

Ovviamente, nessuna trasformazione avviene da un giorno all'altro, le trasformazioni vanno accompagnate, incentivate, sostenute: questo, in una salsa o nell'altra, ce lo siamo detto tutti quanti. Ed è qui, colleghi, che entriamo, almeno in teoria, nello spazio delle opportunità, quelle opportunità che con questo decreto ancora una volta evidentemente sprechiamo, rimandando un impegno senza mettere in campo le misure che lo renderebbero sostenibile. Lo spazio delle opportunità si ha soprattutto quando si dà una visione ai provvedimenti che si portano in quest'Aula. È lo spazio in cui avremmo potuto compiere delle scelte strategiche di politica industriale. Ad esempio, potevamo scegliere una vera incentivazione dell'elettrico - una delle soluzioni e non la soluzione per eccellenza - per cambiare le flotte dei mezzi di trasporto preposti alla logistica. Serve aiutare le imprese a passare ai veicoli elettrici, che ancora oggi effettivamente hanno elevati costi d'acquisto, e non usarle come scudo per ostacolare una transizione necessaria, visto che - lo ripetiamo e lo diceva anche il documento del centro studi allegato a questa proposta di legge - il traffico generato dal trasporto merci rappresenta tra il 20 e il 30 per cento dei chilometri percorsi dai veicoli nelle aree urbane e fra il 16 e il 50 per cento dell'inquinamento atmosferico derivante da tutti i tipi di trasporto.

Oppure potevamo scegliere la cura del ferro, cioè spostare il trasporto merci dalla gomma al ferro potenziando la linea ferroviaria e alleggerendo le tangenziali, che a volte sono anche realizzate vicino agli agglomerati urbani. Sarebbe stato altresì spazio dell'opportunità quello in cui, nel dotarci di strumenti per evitare le procedure d'infrazione, potevamo finalmente investire delle risorse strutturali nel trasporto pubblico locale e nella mobilità pubblica. Abbiamo provato anche nello spazio risicato di questo decreto a presentare degli emendamenti che difendevano e incentivavano il trasporto pubblico e che rafforzavano il bonus trasporti, ma questa maggioranza, Presidente, non ha voluto saperne.

Sarebbe anche spazio delle opportunità aprire a ragionamenti su come possiamo, ad esempio, utilizzare l'intermodalità come chiave di lettura della mobilità urbana. Sono tutte cose che ridurrebbero il tanto sbandierato famoso trauma del cittadino che da un giorno all'altro dovrebbe trovarsi sconvolto da questa fantomatica transizione green, ma anche su questo aspetto il decreto ancora una volta non dice niente. È incredibile, colleghi! Oggi evidentemente non discutiamo dello spazio delle opportunità; oggi rimaniamo semplicemente affacciati sulla soglia dello spazio del dovuto, sperando vivamente che gli elettori del centrodestra se ne dimentichino presto, rimandando tutto il lavoro vero che c'è da fare, quello pesante, a data da destinarsi, facendo un decreto compitino che oggettivamente mal cela un atteggiamento superficiale, quando non ostile, di questa maggioranza verso la transizione ecologica.

Ripetiamolo un'ultima volta perché sia chiaro: rimandare tra decreti e ritardi la transizione ecologica, senza nel frattempo muovere un dito, senza investire nessun euro nel renderla economicamente sostenibile e vantaggiosa non vuol dire fare l'interesse dei poveri cittadini.

Ma come conclusione voglio dire di più: questo decreto è un capolavoro di cattiva politica. Sostanzialmente, per mettere una pezza su un provvedimento di una giunta di centrodestra…stiamo votando un decreto con il parere negativo della Conferenza Stato-regioni. Sei giorni fa le 4 regioni interessate da questo decreto hanno scritto al Ministro dell'Ambiente per esprimersi contrariamente. Quindi, rifletteteci, chiedo solo questo, Presidente.