Discussione generale
Data: 
Giovedì, 10 Novembre, 2022
Nome: 
Maria Cecilia Guerra

A.C. 5-A

Grazie, Presidente. Il “decreto Aiuti-ter” è l'ultimo di un insieme di interventi adottati dal Governo precedente a partire dal giugno 2021 per 62,8 miliardi destinati a famiglie e imprese. Ne aggiorna le misure sfruttando il buon andamento delle entrate, legate sia al buon andamento del PIL nel primo semestre del 2022, sia agli effetti dell'inflazione. In questo mio intervento voglio soffermarmi in particolare sui provvedimenti destinati alle famiglie. Si è trattato di 27 miliardi per interventi con due finalità: contenere i prezzi dell'energia e garantire trasferimenti monetari a favore di soggetti in maggiore difficoltà, per aiutarli a sostenere l'impatto sul loro bilancio dell'aumento di quegli stessi prezzi. Tra questi posso ricordare l'ampliamento dei bonus energetici, le indennità una tantum, prima di 200 e in questo decreto di 150 euro, la decontribuzione per i redditi da lavoro dipendente sotto i 35.000 euro e la rivalutazione delle pensioni. Quello che voglio qui sottolineare è che si è trattato non solo di interventi di peso, ma anche di interventi con una significativa focalizzazione sui soggetti più colpiti dall'inflazione. Secondo i calcoli dell'Ufficio parlamentare di bilancio, per quanto riguarda le famiglie nel loro complesso, la loro spesa sarebbe dovuta aumentare del 6,9 per cento per fronteggiare l'inflazione; questo aumento è stato contenuto al 3,7, quindi l'impatto negativo dell'inflazione sui bilanci delle famiglie italiane nel loro complesso è stato pressoché dimezzato e ridotto del 46 per cento.

Per quanto riguarda la capacità specifica di intervenire sui soggetti più colpiti, va innanzitutto sottolineato che, per le famiglie del primo decile, cioè il 10 per cento delle famiglie con una spesa più contenuta perché in maggiore difficoltà economica, l'aumento di spesa dovuto all'inflazione avrebbe pesato, in assenza di interventi, per il 10,9 per cento, quattro punti in più del peso che grava mediamente sulle famiglie e più del doppio rispetto all'onere che grava sulle famiglie dell'ultimo decile. Questo effetto così sperequato dell'inflazione è stato confermato anche ieri dall'Istat, nella memoria che ha presentato a commento della NADEF. Ebbene, le misure intraprese hanno avuto un effetto redistributivo molto forte, abbattendo di ben 9,6 punti - dal 10,9 che richiamavo prima all'1,3 - l'onere dell'inflazione sulle famiglie del primo decile, un abbattimento quindi pari all'88 per cento. Questo risultato è stato ottenuto soprattutto grazie alle misure come trasferimenti monetari e, molto meno, attraverso interventi di tipo trasversale che hanno inciso direttamente sui prezzi, quali il taglio delle accise sui carburanti, i tagli degli oneri di sistema sull'elettricità ed il gas e il taglio dell'IVA sul gas. Questa analisi dovrebbe aiutarci a capire che la scelta degli strumenti con cui affrontare gli effetti dell'aumento dei prezzi sul bilancio delle famiglie non è neutrale, non è indifferente; è un tema cruciale sia sotto il profilo dell'equità, sia perché il sostegno dei soggetti in maggiore difficoltà economica ha un effetto molto più forte nel sostegno dei consumi: le famiglie più povere - si sa - hanno una propensione marginale al consumo pari al 100 per cento, il che significa che tutto quello che viene loro trasferito si traduce in consumi. Sostenere i consumi è fondamentale, come è emerso anche nel dibattito sulla NADEF, che ha evidenziato come il rallentamento dei consumi contribuisce al rallentamento del PIL, cui il nostro Paese sta assistendo.

Consapevoli di questa situazione, come gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, abbiamo avanzato un insieme di proposte per rafforzare gli interventi già previsti, proposte che sono state puntualmente respinte da Governo e maggioranza. Le nostre proposte riguardano famiglie, imprese, enti locali, regioni e terzo settore, ma quelle specificamente rivolte alle famiglie, su cui mi concentro in questo intervento, avrebbero avuto la possibilità di rafforzare il segno redistributivo del provvedimento, ad esempio, ampliando la platea dei beneficiari dell'una tantum di 150 euro ed estendendola ad un nuovo e più elevato numero di disoccupati, lavoratori stagionali, precari ed intermittenti ed evitando l'assurda penalizzazione prevista in sede di definizione dell'incompatibilità per i percettori del reddito di cittadinanza. Questa proposta avrebbe avuto la funzione di ampliare la soglia ISEE prevista attualmente a 12.000 euro per i beneficiari dei bonus sociali per elettricità e gas, avrebbe permesso di rafforzare il bonus previsto per gli abbonamenti annuali ai trasporti pubblici, è una misura necessaria anche a fronte dell'aumento dei prezzi dei carburanti. Avevamo previsto anche una specifica copertura delle nostre proposte - perché siamo consapevoli che non si può fare tutto in disavanzo -, una misura anch'essa - voglio sottolinearlo - con un rilevante ruolo redistributivo: avevamo proposto infatti di rafforzare il contributo straordinario per il caro bollette, noto come imposta sugli extraprofitti, aumentando l'aliquota dal 25 al 50 per cento e prolungando dal 30 aprile al 31 ottobre il periodo di applicazione, al tempo stesso correggendo gli errori tecnici segnalati nell'attuale disegno del tributo, quali ad esempio la necessità di rettificare la base imponibile per le accise e di escludere dal calcolo le operazioni straordinarie. Abbiamo ottenuto risposte negative su tutto il fronte. Se il buongiorno si vede dal mattino, questo tipo di atteggiamento fa mal pensare sul prosieguo dell'azione di questo Governo. D'altro lato, le anticipazioni relative alla manovra di bilancio, di cui siamo stati vagamente informati e su cui speriamo ci siano ripensamenti, non tranquillizzano: si parla ad esempio di interventi sul sistema fiscale che favoriscono specifiche categorie di contribuenti, non certo in difficoltà, a danno di altre, come l'estensione della flat tax per i professionisti, l'ammiccamento agli evasori, ad esempio con l'innalzamento del tetto per i contanti o con la promessa di nuovi condoni generalizzati.

Il sistema fiscale è un organismo complesso, signor Presidente, e sarebbe ora di smettere di farne uno spezzatino e di cercare di ripristinare invece due principi di base: a pari reddito si paghino pari imposte e sia richiesto un contributo più significativo da parte di chi ha di più ed è in grado di darlo, come peraltro chiaramente richiesto dalla nostra Costituzione.