Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 22 Marzo, 2022
Nome: 
Pietro Navarra

A.C. 3522

Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, quando lo scorso 27 gennaio il Consiglio dei Ministri approvava il decreto-legge che oggi è al nostro esame la situazione generale del nostro Paese era profondamente diversa da quella odierna. Dopo il picco di contagi di inizio anno, grazie agli ottimi risultati della campagna vaccinale si iniziava a vedere la luce in fondo al tunnel. I dati epidemiologici cominciavano ad essere più rassicuranti, la crisi sanitaria si attenuava e l'economia continuava la sua marcia a pieno ritmo. Questo decreto-legge si inserisce in quella fase e nel contesto dei tanti provvedimenti emergenziali approvati negli ultimi due anni per sostenere le famiglie e le imprese in difficoltà. Pur senza la pretesa - come non l'abbiamo mai avuta - di coprire al cento per cento le perdite dovute alla crisi pandemica e di soddisfare tutte le esigenze e i bisogni da essa provocati, questo decreto-legge portava con sé un po' di sereno per molte aziende italiane, a partire da quelle che hanno dovuto sopportare i maggiori sacrifici per contenere l'ultima ondata di contagi.

Sono molte, moltissime le misure di aiuto e supporto presenti nel provvedimento, a cominciare da tutti gli interventi di ristoro in quei settori che hanno subìto le conseguenze peggiori dell'emergenza, con contrazioni significative del loro fatturato, o, peggio, per quelle attività economiche e commerciali che sono state costrette a fermare del tutto e per più tempo la loro produzione. Per tutte queste attività produttive, in un'ottica di ristoro ma anche di ripartenza, nel decreto si prevedono importanti risorse. Basti pensare al fondo da 200 milioni per il rilancio del commercio al dettaglio, o ai 40 milioni per il comparto del wedding o ancora agli interventi importanti per le agenzie di viaggio, il settore della cultura, il mondo dello sport, così come per il settore della sanità. A questo proposito desidero menzionare l'incremento di 400 milioni di euro, per il 2022, della dotazione del fondo destinato al contributo statale alle spese sanitarie collegate alla emergenza epidemiologica, sostenute dalle regioni e dalle province autonome nel 2021.

Tra i numerosi provvedimenti che porta con sé questo decreto, vorrei citarne ancora altri due. In primo luogo, la proroga della scadenza delle rate della rottamazione-ter e del saldo e stralcio, sia per le rate già scadute sia per quelle che andranno in scadenza nel 2022, una proroga che consentirà a 2 milioni di contribuenti di mettersi in regola, una misura, di cui rivendichiamo il risultato come Partito Democratico, quanto mai necessaria, anche alla luce delle conseguenze della guerra in Ucraina, che mette nuovamente in difficoltà tante, troppe famiglie e imprese italiane. In secondo luogo, ricordo l'aumento del numero di cessioni del credito e la necessaria proroga al 29 aprile 2022 del termine per la comunicazione delle stesse rispetto ai bonus edilizi, come il superbonus 110 per cento e il bonus facciate, un correttivo apportato in corsa che permette a uno strumento, che già ha dimostrato di saper accendere il motore della ripresa della nostra economia, di continuare a sostenere la crescita nel settore edilizio e in molti altri settori ad esso collegati.

Come dicevo all'inizio del mio intervento, quando il decreto “Sostegni-ter” è stato approvato, la situazione era molto diversa da quella attuale. Il 24 febbraio scorso l'invasione russa dell'Ucraina e l'esplosione del conflitto hanno ribaltato ancora una volta le prospettive e le attese, riportandoci indietro di decenni. Questo decreto, che pure vuole dare altro impulso alla ripresa del Paese, è stato pertanto largamente superato dagli eventi. Da due anni viviamo in una situazione di emergenza non stop, dalla lotta al Coronavirus alla guerra nel cuore dell'Europa, dal lockdown per ragioni sanitarie al coprifuoco di Kiev, dal conteggio dei morti per la malattia respiratoria acuta a quelli causati dalle bombe fatte esplodere nei centri abitati delle città ucraine. Siamo passati da misure urgenti per il contenimento della pandemia alla ricerca di strumenti straordinari per ridurre gli effetti economici e sociali dell'invasione russa in Europa orientale. Oggi il fronte di guerra apre una nuova crisi e ci mette davanti a nuove sfide e nuove necessità. Da un lato, ci impone di essere convintamente solidali con un popolo che sta soffrendo un'indegna aggressione militare, un'aggressione non solo alle persone e alle cose, ma un'aggressione mirata a colpire quei valori di libertà e di democrazia, che gli ucraini hanno fortemente voluto abbracciare e che noi, con loro, abbiamo il dovere di difendere. Dall'altro lato, dobbiamo guardare all'Italia e a tutto ciò che questa guerra significa, una minaccia per la crescita, che chiede un intervento più deciso, molto più deciso, per aiutare le imprese a superare le conseguenze del conflitto, a partire dai rincari del costo dell'energia. È una disastrosa circostanza, questa, che ci pone innanzi un dato di fatto che molti di noi avevamo sottovalutato. L'indipendenza energetica non è solo una questione di approvvigionamento delle risorse, ma è anche una questione di sicurezza nazionale, sicurezza economica e sociale prima di tutto. Nell'esame del decreto pubblicato ieri, che ci vedrà impegnati nelle prossime settimane, la nostra attenzione non dovrà solamente concentrarsi nelle imprescindibili e corpose misure per abbattere i prezzi dell'energia, ma, allo stesso tempo, dovremo fare quanto è nelle nostre possibilità per rafforzare e accelerare il cambio di rotta sulle fonti energetiche, a partire da un'ampia risolutiva semplificazione per incentivare nuovi e sempre più corposi interventi sulle fonti rinnovabili e la realizzazione quanto prima di nuovi impianti. La transizione energetica, la svolta green, non è più un'opzione, ma è un improrogabile necessità del nostro tempo.