A.C. 3072
Grazie, signor Presidente. La pandemia ha colpito in modo indistinto tutti i settori dell'economia, ma anche la pubblica amministrazione, rallentando conseguentemente gli iter autorizzativi. Giustamente, la prima parte del decreto-legge in discussione interviene per prorogare alcuni servizi essenziali. Stiamo parlando dei servizi di continuità marittima con la Sardegna, la Sicilia e le isole Tremiti. Si tratta di una proroga giusta e necessaria, che consente di non far ricadere sui residenti delle isole interessate un costo aggiuntivo, che si sommerebbe a quello già patito per l'emergenza COVID, come è giusta la proroga dei termini per il documento unico di circolazione delle auto. Voglio segnalare anche il gran lavoro fatto in Commissione, per porre, con l'ordine del giorno n. 9/3972/20 approvato da tutti i gruppi, tutte le questioni urgenti da affrontare e necessarie, che adesso il Governo dovrà tradurre in un provvedimento. Ma la parte più importante del decreto riguarda le grandi navi a Venezia, ovvero il transito di quei grattacieli galleggianti attraverso il bacino di San Marco, un problema con il quale facciamo i conti da anni, senza però ancora aver individuato una soluzione. È trascorso troppo tempo, quasi dieci anni, dal “decreto Clini-Passera” del 2012, che prevede l'estromissione dal bacino di San Marco delle navi con stazza superiore alle 40 mila tonnellate. Nel frattempo, prima che la crisi dovuta alla pandemia mettesse in ginocchio l'economia veneziana e azzerasse il traffico crocieristico, passavano navi fino a 96 mila tonnellate, che riprenderanno a transitare tra poche settimane, a partire dal 5 giugno. In dieci anni sono stati immaginati terminal crocieristici, signor Presidente, in ogni parte della laguna. Sono state presentate 13 soluzioni diverse, ma l'alternativa è sempre di là da venire. Per cui ha fatto bene il Governo a intervenire. Questo decreto stabilisce di indire, entro due mesi, un concorso internazionale di idee, per individuare la migliore soluzione, con l'obiettivo di salvaguardare il patrimonio urbanistico e ambientale di Venezia e della sua laguna, nonché la salvaguardia dell'attività portuale che è parte integrante della storia della città: non c'è Venezia senza il suo porto, un binomio che dura da secoli. Il decreto stabilisce l'ambito entro cui agire, entro cui i partecipanti dovranno presentare le loro proposte, vale a dire la realizzazione di un porto offshore, fuori dalle aree protette della laguna, che ospiti le grandi navi da crociera e le navi transoceaniche e commerciali. Si tratta di una prospettiva di grande interesse, che potrebbe tradursi in una piattaforma offshore, destinata a servire l'intero sistema portuale dell'Alto Adriatico e tutto il quadrante del Nordest. Aspettiamo con fiducia l'esito del concorso, che va da sé dovrà essere valutato da esperti di comprovato prestigio internazionale. È chiaro che, in un porto con simili caratteristiche, sarebbe meglio garantita in futuro tutta l'attività portuale, oggi sempre più in bilico per la questione dei fondali insufficienti, per le alzate del Mose, per le difficoltà sempre crescenti della convivenza tra gigantismo navale e ambiente lagunare. Ma se Venezia rappresenta un miracolo dell'ingegno umano, è anche perché nei secoli ha saputo sempre trovare un equilibrio virtuoso. Anche dopo i fasti della Serenissima è sempre stata una città moderna, di cultura, ma soprattutto di lavoro, di produzione, di industria e continuerà ad esserlo. Perché, signor Presidente, Venezia non è una cartolina, non è un museo: è una città viva. Il progetto di un porto fuori la laguna è molto ambizioso e rappresenta una sfida nel segno dell'innovazione adeguata ad una città unica al mondo del rango di Venezia.
Ma, come dicevo, intanto, a breve, i passaggi delle grandi navi riprenderanno. Da giugno, tre navi settimanalmente torneranno a transitare attraverso il bacino di San Marco e il canale della Giudecca. Nulla, a confronto delle 530 navi che passavano ogni anno prima dell'emergenza COVID, ma comunque riprenderanno a transitare. In questi mesi la crisi economica, che non ha risparmiato nessun territorio, ha colpito in modo particolare le città d'arte e soprattutto Venezia, trasformata in una città fantasma. La ripresa del turismo e del lavoro sono quindi un segnale che aspettavamo e che va assolutamente incoraggiato. Ma, se da mesi tutti sosteniamo che bisogna ripartire meglio di come eravamo rimasti nel 2019, vuol dire anzitutto che vanno individuate con urgenza soluzioni provvisorie, per allontanare le grandi navi dal bacino di San Marco.
Perciò, contestualmente al concorso di idee, è necessario adottare misure adeguate. In tal senso, l'ultimo “Comitatone” aveva indicato le soluzioni temporanee nell'area della prima zona industriale di Porto Marghera. Al momento, però, non si è potuto procedere, anche a causa delle disposizione anti-COVID. Bisogna, però, indicare dei tempi certi e, poi, ribadire con assoluta chiarezza che non è pensabile lo scavo di altri canali. Insomma, questo decreto indica un percorso e una soluzione all'altezza di una città come Venezia ma, nel frattempo, non è possibile restare fermi. Proprio perché l'obiettivo condiviso è quello di allontanare i grattacieli galleggianti dalla laguna, credo sia giunto il momento di rilanciare con convinzione anche il concetto di navi di “classe Venezia”. Che cosa significa? È molto semplice: consentire in laguna l'ingresso solo a navi a misura di Venezia, compatibili con l'ecosistema, tenendo conto della stazza, ma anche dell'impatto sulle fondazioni dei palazzi, delle emissioni in atmosfera e di tutti i parametri relativi all'ambiente e alla sicurezza. Non dimentichiamo che prima dello stop imposto dal COVID si era giunti ad una situazione insostenibile, anche sotto l'aspetto della sicurezza. Il 2 giugno del 2019 una grande nave fuori controllo andò a sbattere contro la banchina a San Basilio, travolgendo un battello ormeggiato, fortunatamente senza gravi conseguenze, e, solo un mese dopo, è stato sfiorato un altro incidente, quando durante un fortunale un'altra nave gigante, per un niente, non è finita contro la Riva Sette Martiri: sarebbe stato un disastro. All'epoca ne parlammo in quest'Aula, come parlammo di Venezia all'indomani dell'alta marea eccezionale del 12 novembre, sempre del 2019. Ma non è pensabile affrontare i temi relativi a Venezia solamente sull'onda emotiva di avvenimenti drammatici che fanno il giro del mondo. È perciò un bel segnale questa iniziativa del Governo, che arriva dopo che, con il “decreto Agosto”, è stata istituita l'Autorità per la laguna, che io preferisco continuare a chiamare “Magistrato alle acque”; un soggetto atteso da tempo che, a regime, dovrà gestire la stessa laguna e sovrintendere alla gestione del MoSE. L'autorità, però, non è ancora stata istituita, ma soprattutto, signor Presidente, è a serio rischio la conclusione del MoSE. I test di sollevamento delle dighe mobili, come è noto, sono riusciti, ma i lavori sono fermi da mesi e le imprese del Consorzio Venezia Nuova rischiano di fallire: tutto fermo, a un passo dalla conclusione dei lavori. Ormai è da tre anni che siamo ad oltre il 90 per cento dell'opera e si procede a rallentatore. Il problema è molto complesso, come del resto tutto ciò che riguarda Venezia, ma bisogna che si sappia che tutto è fermo e che si rischia il fallimento del Consorzio Venezia Nuova: una figuraccia di dimensioni planetarie, ma soprattutto con il rischio di perdere centinaia di posti di lavoro, proprio adesso che siamo tutti concentrati nella ripartenza. Ciò non deve succedere e non succederà solo se tutti faranno la loro parte, a partire dal Governo, iniziando con lo sblocco delle risorse ferme al CIPE. Dobbiamo sentirci tutti impegnati a rimettere in moto i cantieri. Stiamo probabilmente pagando anche responsabilità del passato, sulle gestioni commissariali volute dal Governo, ma non è pensabile scaricare i costi della crisi sulle piccole imprese, tantomeno sui lavoratori. La difesa dell'occupazione e del lavoro rappresenta la priorità: su questo non possiamo transigere. I test finora fatti, come si diceva, hanno dimostrato che il MoSE può funzionare, anche se i cambiamenti climatici e le previsioni sull'innalzamento dei mari ci obbligano a studiare già altre strategie di adattamento, ovviamente meno invasive del MoSE. Sotto questo aspetto io credo sarà utile l'istituzione del Centro internazionale sui cambiamenti climatici, già istituito con legge, che avrà sede a Venezia ma non ancora attivato. Troppe questioni, signor Presidente, sono ancora aperte. La risoluzione del problema delle grandi navi costituisce il banco di prova più urgente con il quale misurarsi, ma il nodo del traffico crocieristico fa parte del problema più generale della salvaguardia della città, che, come dichiarato espressamente dalla legge speciale per Venezia, costituisce una questione di preminente interesse nazionale.
La questione della salvaguardia interessa numerose tematiche, che sono state evidenziate in quest'Aula anche in occasione dell'approvazione della mozione all'indomani dell'acqua alta eccezionale del 2019 e che vanno necessariamente declinate in modo unitario all'interno di quello che la mozione stessa definisce “dossier Venezia”, che significa affrontare i problemi di Venezia, anzitutto, nel segno della sostenibilità, che vuol dire fare i conti con tutti i gigantismi, non solo quello delle navi. Ora siamo tutti concentrati sulla ripartenza del turismo massacrato dalla crisi, nella consapevolezza che rimarrà la principale economia cittadina, ma sostenibilità vuol dire anche governare i flussi turistici per evitare le invasioni quotidiane pre-pandemia. Tali e tante sono le questioni comprese nel “dossier Venezia” che non possono evidentemente essere affrontate per decreto, per cui è il momento di approfondire e di riportare la questione all'attenzione del Parlamento. Sono passati quasi cinquant'anni dalla prima legge speciale del 1973 che, a tutt'oggi, resta lo strumento principale attraverso il quale affrontare i problemi della città. Mezzo secolo dopo dovremmo recuperare quello spirito di collaborazione tra le forze politiche nell'esclusivo interesse di Venezia, perché, signor Presidente, Venezia non rappresenta un problema, bensì una grande opportunità per l'intero Paese. Tutti abbiamo Venezia nel cuore, ma dobbiamo dimostrarlo con i fatti. Questo decreto consente di affrontare il tema delle grandi navi nel segno della sostenibilità ambientale e dell'innovazione, perciò dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico.