A.C. 1364
Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, cercherò di essere breve nello spiegare a chi ci ascolta perché il gruppo del Partito Democratico non può che votare contro la conversione del cosiddetto decreto Caldo. Ci tengo subito a sottolineare che questo voto contrario non nasce certamente da uno spirito di mera opposizione politica né dal fatto che il decreto non contenga se non qualche norma utile per alcuni tipologie di lavoratori, penso soprattutto a quelli del comparto edile. In realtà, il voto contrario nasce, come ho già sentito dire in quest'Aula, dall'inadeguatezza di questo decreto e, soprattutto, da un profondo convincimento che nel nostro Paese si debba affrontare con grande determinazione, responsabilità e in modo strutturale la questione dell'emergenza climatica, con strumenti nuovi e diversi, per contrastare, appunto, il fenomeno, ahimè, dei morti e vorrei dire degli infortuni derivanti dal caldo e anche dal caldo estremo. Proprio il peggioramento delle condizioni climatiche sta, appunto, aumentando il numero dei morti e degli infortuni sul lavoro.
Vorrei, dunque, dire al Governo e alla maggioranza che ci saremmo aspettati di più e che questo decreto fosse per tutti noi un'occasione di discussione vera, di confronto vero, con un esito francamente più ambizioso. Purtroppo, sappiamo bene che il nostro Paese, più di altri, soprattutto in Europa, è esposto ai grandi cambiamenti climatici e rischia di subirne soprattutto le conseguenze ambientali più disastrose e devastanti.
Quest'estate, forse è bene che ce lo ricordiamo, non solo, abbiamo assistito all'estate più calda, ma soprattutto abbiamo visto un Paese spaccato in due. Non possiamo non ricordare in quest'Aula quello che è accaduto in Sicilia, quegli incendi devastanti che hanno bruciato tutto, e contemporaneamente al Nord c'erano delle inondazioni e degli eventi atmosferici con chicchi di grandine grandi come la mia mano, se non di più. E non possiamo non ricordare, l'abbiamo fatto anche ieri, quell'immagine del rider a Genova, sotto la pioggia, che ci restituisce, colleghe e colleghi, un tema su cui tutti dobbiamo mettere degli strumenti, ma evidentemente dobbiamo anche interrogarci più e più a fondo su qual è il modello di sviluppo che vogliamo sostenere e se davvero non possiamo fermare il delivery di fronte a queste emergenze, lo dico con molta chiarezza.
Senza contare che ho sentito una certa retorica dai banchi della maggioranza e, anche qui, vorrei ricordare a tutti noi che, per la verità, non possiamo non citare l'alluvione e i danni dell'alluvione in Emilia-Romagna. Per cui, nonostante questa retorica che sento ancora una volta dalla maggioranza come se avessero affrontato tutto, forse si dimenticano che in Emilia-Romagna ancora stanno aspettando delle risposte che da questo Governo non sono arrivate. Allora, non abbiamo ancora i dati ufficiali sul numero di lavoratori che quest'estate sono mancati a causa del caldo, come dicevo, mentre svolgevano il proprio lavoro, ma è chiaro che dobbiamo ripensare totalmente l'organizzazione di interi settori, non solo dell'agricoltura o del turismo, che invece voi con il decreto 1° maggio avete trasformato, ancora una volta, precarizzando e non garantendo diritti e tutele, ma soprattutto penso ai settori edile e manifatturiero, che più di altri si devono naturalmente adattare a nuove condizioni ambientali. Purtroppo, trovandoci di fronte a fenomeni sempre più complicati ed emergenziali, serve ripensare nel profondo anche i tempi e le modalità di lavoro.
Servono, cioè, un sistema di norme e tutele che scatti automaticamente all'aumentare delle temperature e nuovi ammortizzatori sociali che proteggano i lavoratori dal rischio di rimanere senza lavoro e che ci aiutino anche le imprese - lo dico sinceramente - per superare il calo della produzione. Ecco, spiace molto che questo Governo abbia - ripeto - voluto perdere questa occasione. Negare la crisi climatica o perdere gli investimenti del PNRR per la transizione ecologica non aiuterà i lavoratori e le lavoratrici che lavorano per strada, sotto il sole e nei campi e che purtroppo, temo, saranno molto di più di quelli che ci restituiscono le statistiche ufficiali.
A resistere alle temperature insopportabili che si sono registrate a luglio e danneggia anche diversi comparti economici collegati importanti per il nostro Paese.
Eppure questo scenario non ha cambiato e non cambia l'atteggiamento del Governo verso la questione climatica, diciamolo con forza.
Anche questa volta il nostro approccio ha fatto sì che questa risposta fosse molto tardiva e parziale; il decreto-legge attuale basa gran parte delle sue misure sulla cassa integrazione ordinaria. In sostanza, non è stato messo un soldo in più; inoltre possiamo dirci che questo decreto-legge non ha previsto misure concrete per proteggere coloro che hanno accesso a questo meccanismo, come i lavoratori stagionali o quelli delle piattaforme.
Davvero, non si capisce perché il Governo ha scelto con questo decreto-legge di far riferimento esclusivamente ai lavoratori agricoli a tempo indeterminato, quando sappiamo benissimo che quei lavoratori sono solo il 10 per cento. Non avete considerato il 90 per cento dei lavoratori che tutti i giorni si sono esposti al caldo! Mi chiedo allora perché non abbiate voluto affrontare questa questione, ve lo chiedo davvero con sincerità, perché è inaccettabile questa scelta di non scegliere, di abbandonare ancora una volta i più fragili. E poi, ancora una cosa: ci saremmo aspettati, francamente, che non si estendesse la cassa integrazione solo ai lavoratori a tempo indeterminato del comparto dell'agricoltura e dell'edilizia. Abbiamo parlato prima dei raider - e ci ritorno - e scusate, le persone che lavorano tutti i giorni per strada, appunto i raider, i fattorini e i lavoratori della logistica? Questi non sono esposti al caldo e non devono essere protetti? Ecco, neanche su questo punto avete men che meno dato una risposta e noi pensiamo invece che la politica si sarebbe dovuta far carico di proteggere questi lavoratori e lavoratrici a rischio anche di questi comparti, garantendo le medesime tutele.
Lo abbiamo anche proposto, con i nostri emendamenti, - è stato ricordato - cercando di estendere la platea dei lavoratori e delle lavoratrici interessati dall'emergenza climatica ma abbiamo registrato una chiusura da parte del Governo.
Avete addirittura bocciato gli emendamenti che non contenevano un aumento di spesa e che riguardavano, ad esempio, l'estensione di misure, come lo smart working; avete deciso quindi di continuare a rallentare un processo di innovazione della riorganizzazione del mercato del lavoro - perché per arrivare al lavoro si viaggia - e dunque avete esposto ancora una volta i lavoratori pendolari che anche nello spostamento subiscono il caldo (e anche su questo dovremmo riflettere). Quindi, non solo non avete voluto ascoltare le nostre richieste di nuovi strumenti di ammortizzatori sociali e di tutele nuove, ma non avete nemmeno voluto implementare uno strumento che già era previsto, come lo smart working. Davvero una posizione che faccio fatica a comprendere, colleghi della maggioranza.
Mi conceda poi, signor Presidente, una riflessione sulle ragioni in forza delle quali siamo ormai abituati a pensare che l'unico modo di affrontare i problemi sia quello della decretazione d'urgenza. Allora, se davvero era urgente e occorreva usare delle misure concrete, potevamo forse approfittare meglio di questa occasione per aprire un dibattito nelle aule parlamentari più serio e più strutturale. Lo dico, anche in virtù del fatto che, purtroppo, gli incidenti e i morti sul lavoro sono aumentati. Non devo certo ricordare in quest'Aula quanto è drammatica e ci impone una riflessione più profonda una situazione come quella accaduta a Brandizzo e che ci sprona a dire che la sicurezza oggi è e deve essere una priorità dell'azione politica. Lo dico senza retorica e l'ho detto quando abbiamo ricordato i morti di Brandizzo. Il Partito Democratico c'è ed è a disposizione; vogliamo lavorare perché non basta annunciare come fa il Ministro Calderone che ci saranno degli strumenti e poi i risultati sono sempre quelli che sono, perché evidentemente su questo serve uno sforzo in più. In conclusione, Presidente dobbiamo davvero uscire da un approccio emergenziale. A luglio, di fronte, alla richiesta dei sindacati - e questo lo voglio ricordare - di misure urgenti, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha risposto proponendo alle parti un protocollo sulle misure già esistenti, senza nessun elemento che lo rendesse più vincolante. Allora, dobbiamo ricordare questa storia, perché è stata sottovalutata: addirittura, nei giorni scorsi, abbiamo appreso dalle agenzie di stampa che al tavolo di confronto con la ministra Calderone il Governo ha presentato un testo peggiorativo del protocollo rispetto alla bozza di giugno-luglio per adeguare gli attuali modelli organizzativi delle imprese alle esigenze del contenimento dei rischi derivanti anche dall'esposizione alle alte temperature. Scompare ogni dettaglio sulla valutazione dei rischi e sulla revisione dei piani di lavoro in caso di emergenza climatica. Allora è chiaro, signor Presidente, che se questa è la direzione, il nostro non può che essere un voto fortemente contrario. Vorrei anche ricordare a ciascuno di noi ciò che ha detto il Presidente della Repubblica: lavorare non può significare morire, perché il nostro Paese colloca il diritto al lavoro e il diritto alla salute tra i principi fondanti della Repubblica. I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza; la cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro, perché le morti sul lavoro feriscono il nostro animo. Feriscono le persone nel valore massimo dell'esistenza, il diritto alla vita; feriscono le loro famiglie, feriscono la società nella sua interezza. Credo, onorevoli colleghi, che queste parole, se non bastano le nostre, ci indicano chiaramente che abbiamo una grande responsabilità a cui tutti siamo chiamati e allora evitiamo di fare interventi spot; abbiamo bisogno di approfondire e affrontare questa emergenza, con serietà e con il rispetto anche delle Istituzioni che rappresentiamo.