Grazie, Presidente. Grazie, colleghi. Dovremmo precisare subito dall'inizio che questo decreto è completamente diverso da quello che abbiamo affrontato con il “decreto Rilancio”, dopo la prima ondata, semplicemente perché ci siamo posti un obiettivo che quest'Aula a volte sembra non riconoscere, e cioè quello di cercare di non bloccare il Paese, di non fare il lockdown. Se rimuoviamo questo aspetto, non comprendiamo tutto quello che è il lavoro che si è fatto in queste settimane con l'approvazione di ben quattro decreti in uno. La politica è stata sempre accusata di tempi lunghi, decreti che normalmente impiegano sessanta giorni ad essere convertiti. Noi in sessanta giorni convertiamo quattro decreti. Allora perché stiamo correndo? Perché questo Governo, la maggioranza, spinge per correre e trovare sempre nuove misure? Perché abbiamo detto chiaramente che volevamo riuscire a contenere gli effetti drammatici di un blocco totale, che abbiamo vissuto a marzo, ad aprile e a maggio, con una chiusura più articolata, più complessa, più difficile, perché sappiamo tutti essere difficile una settimana a discutere di chiusure e di parametrare i ristori, e la settimana successiva parlare di diverse chiusure e di altrettanti ristori.
Non è un “decreto Percentuali”, questo, non è un decreto che si è posto solo l'obiettivo di ristorare qualcosina in più rispetto a quello che abbiamo fatto con il lockdown, non è questo, ma quello di coprire una più vasta ed ampia platea di soggetti interessati da questa pandemia.
La sfida che forse non avremo sicuramente vinto appieno, ma che abbiamo cercato di portare avanti, io qui ringrazio anche l'enorme lavoro fatto al Senato da tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, è stata questa, è stata quella di trovare la misura, di riuscire a introdurre un sistema che prevedesse dei contributi a fondo perduto; se non piace la parola “ristori” non usiamola più, sono dei contributi a fondo perduto. Noi del Partito Democratico siamo profondamente europeisti e siccome abbiamo ottenuto con grande fatica il Recovery Plan e questa grande distinzione tra contributi a fondo perduto e prestiti, diciamo che questi sono contributi a fondo perduto che il Governo e questa maggioranza, insieme anche alle opposizioni, con un lavoro importante al Senato, hanno deciso di erogare alle attività, agli autonomi e alle partite IVA. Quindi, un primo elemento fondamentale è questo: ragioniamo nell'ottica di una seconda ondata, forse dovremmo chiamarla un'“altra ondata”, completamente diversa dalla prima, anche per le risposte che abbiamo deciso di dare in modo diversificato.
Veniamo a un altro tema che, però, deve essere chiarito; io in quest'Aula ho sentito, oggi, giustamente, delle semplificazioni sul calcolo di questi contributi a fondo perduto che però non devono diventare sinonimo di mistificazione, cioè non mi si può parlare di percentuali del 6, del 7 per cento, parametrandole su base annua, quando sappiamo che l'erogazione di questi contributi a fondo perduto era contingentato in alcuni periodi dell'anno, perché è chiaro a tutti che queste attività hanno avuto la possibilità, in difficoltà - e a fine anno dovremo tirare la riga come si suol dire e capire cosa manca -, ma il primo ristoro, il primo contributo a fondo perduto avvenuto con il “decreto Rilancio” era parametrato su una mensilità, questo è parametrato su altre mensilità, non facciamo il giochetto di spalmare tutta l'erogazione del contributo a fondo perduto sull'intera annualità, perché altrimenti dobbiamo dire che questo Paese è stato chiuso per un anno intero e questa non è la realtà. Possiamo dire che le attività hanno ripreso in estate e in autunno prima della seconda chiusura a un ritmo precedente o simile a quello dell'anno precedente? No, non possiamo dire questo, ma non dobbiamo neanche dire che abbiamo tenuto chiuso il Paese interamente tutto l'anno, da marzo ad oggi, perché altrimenti facciamo un'operazione di scorrettezza e calcoliamo percentuali che possono essere digitate su qualsiasi calcolatrice, ma che non corrispondono al vero.
Quindi, è chiaro a tutti che il nostro intervento era finalizzato a dei contributi che sappiamo tutti essere nell'ordine del 10, 15, 20 per cento, anche con i fattori moltiplicativi di questo secondo decreto, però, chiunque, qui, è in Aula e fa impresa sa benissimo che c'è un problema di entrate che abbiamo vissuto e che le aziende e le nostre imprese stanno vivendo, che i lavoratori che non hanno tutele stanno vivendo, ma c'è anche un problema di uscite; non possiamo ragionare su un decreto che cuba 13 miliardi, mezza legge di bilancio fino all'anno scorso, e pensare che questi importi non abbiano interessato anche altri importanti interventi per un'impresa, perché un credito d'imposta del 60 per cento o del 30 per cento in caso di affitto d'azienda è un costo importante che viene tolto e viene chiaramente eliminato dai costi aziendali.
L'altro importante aspetto che non possiamo sottovalutare è quello della cassa integrazione, perché quando mi si parla di importanti e legittimi fatturati che vengono raggiunti da determinate imprese, che siano esse della ristorazione o di qualsiasi altro settore, è chiaro che c'è anche un tema legato al costo del personale, che mediamente corrisponde al 30 per cento, al 25 per cento di un costo aziendale, non è nullo, e che sappiamo tutti essere coperto attraverso la cassa integrazione COVID; è una scelta dell'imprenditore non adire a questo strumento e utilizzare altri strumenti per rinviarlo, magari, non essendo coperta l'intera annualità, però, è chiaro che ci sono anche questi strumenti che devono essere canalizzati e inseriti all'interno. Allora, fa male sentir parlare di marchette, fa male sentir parlare di risorse al lumicino; sicuramente si può fare ancora di più, l'abbiamo detto, ma quando si sente parlare di un “decreto Ristori 5”, di un quinto “decreto Ristori” non è perché pensiamo che non ci sia ancora molto altro da fare, quando sappiamo che la mission dei “decreti Ristori” ante seconda ondata doveva essere quell'iniezione anche per il rilancio e lo sviluppo, che la seconda ondata ha fatto venir meno. Lo sappiamo tutti che le condizioni sono cambiate. Oggi, questi contributi a fondo perduto devono mantenere in vita un sistema produttivo che vacilla, che è in difficoltà nelle sue situazioni più critiche, più difficili, penso alle piccole imprese che hanno anche difficoltà rispetto al mondo creditizio. Quindi, abbiamo sempre detto che è nostro impegno, da questo punto di vista, continuare attraverso altre risorse a ristorare, perché è importante, però permettetemi di sottolineare che in questo decreto noi copriamo un ventaglio molto più ampio di soggetti interessati rispetto a quello che è avvenuto con il “decreto Rilancio”, nel senso che ci siamo occupati, non in termini semplicemente complessivi, ma in termini di soggetti che erano fuori dall'anagrafe degli aiuti di Stato, di stagionali che nessuno riconosceva, che nessuno sapeva chi fossero, di attività che non erano neanche assunte al titolo di lavoro, questo abbiamo fatto e questo ci deve servire non solo per l'oggi, in una situazione pandemica, ma anche per il futuro in una nuova mappatura della riscrittura delle tutele e degli ammortizzatori sociali in questo Paese. Perché è chiaro che è importante questo aspetto e che ci deve dare sicuramente un segnale importante. Abbiamo fatto delle cose per le famiglie italiane, non solo per le imprese, perché quando si proroga nuovamente la Gasparrini, tutto il tema della garanzia prima casa per tutti, abbiamo reintrodotto una garanzia ampia che è importante, è un costo per le famiglie importante la sospensione dei mutui, non è una cosa secondaria, di poco conto; abbiamo introdotto una nuova norma che permette un maggiore sovra indebitamento e qui penso a tutte le imprese, alle società di persone che erano bloccate perché avevano raggiunto già i limiti rispetto all'indebitamento; abbiamo ridisegnato quella definizione di consumatore. Abbiamo lavorato chiaramente in modo ridotto rispetto a quello che volevamo fare sul tema del rilancio, ma non ce lo siamo dimenticato, perché abbiamo ragionato sul sostegno all'export, come strumento fondamentale di ripresa di questo Paese, perché c'è una realtà produttiva in Italia che si rivolge all'estero e che può ripartire prima di altri; ecco, quindi, il sostegno economico; abbiamo lavorato su importanti risorse, con oltre mezzo miliardo, da questo punto di vista.
Al Senato hanno lavorato bene, con contributi importanti anche delle opposizioni, è inutile negarlo, rispetto alla riduzione della bolletta elettrica che è un altro di quei costi importanti che cubano nel bilancio, nella chiusura del bilancio di un'azienda e che, quindi, viene ridotta come costo. Abbiamo rinviato moltissime altre voci che costano miliardi; il rinvio, la sospensione o l'eliminazione della seconda rata dell'IMU costano miliardi sommati, non stiamo parlando di piccole cifre. Guardate, io credo che da questo punto di vista il lavoro sia stato tanto e abbiamo lavorato anche sulle famiglie, sulle fragilità familiari, perché prorogare il lavoro agile, il bonus babysitter piuttosto che i congedi straordinari è importante in un momento in cui noi teniamo insieme lavoro, mantenimento del lavoro, economia, mantenimento dello sviluppo economico di questo Paese in una crisi difficile e aspetto critico sanitario; diciamo: “Tu puoi stare a casa, se alle 17 ti chiamano da scuola e tuo figlio deve andare in quarantena, tu non hai la preoccupazione del giorno dopo, di cosa fare sulla tua attività lavorativa, sei coperta da un congedo”. Sono cose importanti che riflettono un'attenzione rispetto alle famiglie italiane. Gli esempi potrebbero essere molti ma mi fermo qui perché non voglio tediare.
Abbiamo lavorato tantissimo anche su aspetti innovativi che ci devono far pensare anche alla riforma di quello che è il nostro sistema sanitario. Certo, abbiamo inserito in pillole il tema importante della telemedicina e l'abbiamo coniugato a una fragilità che non è più sociale, ma è una fragilità territoriale. Nei piccoli comuni di 3 mila abitanti, di meno di 3 mila abitanti, dove spesso si diceva che c'erano il sindaco, il parroco e il farmacista, ebbene, abbiamo dato importanza a quella farmacia anche per le attività legate al contrasto del COVID, alla telemedicina.
Iniziamo da lì, dai territori più fragili, quelli che qualcuno pensa che abbiamo dimenticato, non li abbiamo dimenticati. Ci sono molti altri esempi che potrei fare, ma mi fermo qui, perché credo che tutti dovremmo aver chiaro che questo decreto può avere dei grandi limiti, può non aver raggiunto tutti gli obiettivi, però, ha sicuramente interessato una platea molto ampia di soggetti, ne mancano degli altri, ci sarà il “decreto Ristori 5” da questo punto di vista.
E per quello che volevamo fare con i “decreti Ristori”, noi del Partito Democratico, che ci siamo sempre impegnati, abbiamo sempre riconosciuto il ruolo fondamentale dell'Europa sulle politiche di rilancio e di sviluppo, lavoreremo nel Recovery Plan per ottenere questi risultati, perché se oggi noi possiamo dire che questa è la fase ancora del ristoro, della sopravvivenza di molte attività produttive e ci può essere una seconda fase del rilancio, lo possiamo fare grazie al fatto che abbiamo ottenuto in Europa importanti risorse - oltre 209 miliardi - fondamentali per il rilancio di questo Paese.