Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia
Data: 
Venerdì, 18 Dicembre, 2020
Nome: 
Diego Zardini

A.C. 2828

Presidente, sottosegretario Baretta, colleghe e colleghi, ci apprestiamo oggi al voto sul cosiddetto “decreto Ristori”. Il fatto che questo voto converta ben quattro decreti-legge rappresenta in pieno la straordinarietà del momento storico che stiamo vivendo. Mi sento di ringraziare l'opposizione, in questo frangente, perché ha consentito di poter votare già stamane, derogando alle ventiquattro ore previste per il voto di fiducia, comprendendo l'importanza e l'urgenza del provvedimento da convertire che contiene misure ampiamente attese dai nostri cittadini, dai lavoratori e dalle imprese. I tempi non ci hanno consentito di migliorare il testo qui alla Camera e su questo punto non mi sento di nascondere il nostro disappunto che impone una seria riflessione sul lavoro legislativo, affinché il Parlamento, per salvaguardare le sue prerogative, metta in campo riforme tali da consentire sia tempi adeguati per gli interventi legislativi urgenti del Governo, sia un serio confronto nelle camere legislative. Se questo storico e attuale problema non è ancora risolto è anche colpa nostra.

Nonostante ciò, io penso che il confronto tra la maggioranza e l'opposizione sia stato utile e costruttivo, grazie alla collaborazione avvenuta al Senato, dove i provvedimenti sono stati migliorati, e di molto, in fase di esame nelle Commissioni di merito.

Tale collaborazione tra Parlamento e Governo, maggioranza e opposizione, si misura chiaramente se si tiene conto che dei 600 milioni di misure destinate al passaggio parlamentare ben 380 milioni hanno interessato misure suggerite dall'opposizione, passando da 73 a 130 i codici Ateco, per un totale di circa 18 miliardi, segno che quando giungono proposte serie e costruttive la volontà della maggioranza è quella di lavorare trasversalmente per il bene dei cittadini. I risultati di questo provvedimento confermano quanto, in questo frangente, l'Italia sia unita, oltre le polemiche di giornata, oltre le diatribe della cronaca: un'unità di intenti nella società, come nelle istituzioni, indispensabile per fronteggiare una situazione straordinaria che, non a caso, molti osservatori paragonano a una guerra.

Solo un Paese unito può farcela e nonostante le differenze e le divisioni, le fratture evidenti o sotterranee della nostra società e della nostra politica stiamo affrontando questa pandemia nell'unico modo in cui va affrontata, con coesione e forza d'animo, condividendo idee, risorse e responsabilità. Quando saremo usciti dalla pandemia gli italiani non guarderanno alle nostre casacche o ai nostri simboli di partito, ringrazieranno tutti coloro che li hanno aiutati a sostenere questi mesi dolorosi e difficili, i medici, gli infermieri e il personale sanitario in primis, gli enti locali che si sono fatti carico di alleviare le sofferenze e la politica, ma quella con la P maiuscola, che di fronte alla tragedia ha trovato le risorse umane, intellettuali e materiali per abbandonare lo scontro di parte, in favore della comunità di intenti. Del resto non ho dubbi che, a parti invertite, colleghi del centrodestra, sarebbe accaduto lo stesso, avreste cercato di aiutare le persone e le imprese in difficoltà, distribuendo fino all'ultimo euro disponibile e noi avremmo offerto tutta la nostra collaborazione. Non ho alcun dubbio su questo.

Tornando al decreto, molti sono stati i temi e le norme utili ad affrontare l'emergenza contenuti nel provvedimento, a cominciare dall'esenzione della COSAP e della TOSAP, dal tema dei dottorandi al sostegno alle residenze sanitarie, così come gli interventi per favorire la riduzione dei canoni degli affitti, insieme alle tante proposte che vorrei provare a sottolineare: dalla riduzione del peso delle bollette energetiche fino agli interventi utili nei confronti del sistema delle regioni, dai fondi aggiuntivi per il sistema del trasporto pubblico locale alle risorse stanziate per uno dei settori più colpiti, come il turismo o lo spettacolo dal vivo, dalle fiere all'agricoltura. Sono tutti temi che hanno visto un largo consenso nella discussione tra le diverse forze politiche e sono il frutto di una prospettiva legislativa utile e complessa visto che, come stavamo dicendo, siamo davanti a quattro decreti convertiti in uno.

Detto questo, mi sento di respingere le accuse sentite in questi giorni, come nei mesi scorsi, di una maggioranza e di un Governo sordo alle proposte costruttive giunte dalle opposizioni. Troppo spesso, infatti, soprattutto attraverso i media, vediamo andare in scena un film diverso, direi opposto a quello che si vive nei due rami del Parlamento. Lo abbiamo visto nei primi “decreti COVID”, nei decreti “Rilancio” e “Agosto”, così come in questi “decreti Ristori”; quando si condivide la nostra visione, ovvero quella di mettere al centro la persona, la sua salute e l'incolumità, i punti di incontro sono possibili e i miglioramenti legislativi sono raggiunti con il contributo di tutti.

Anche le polemiche sul gran numero di interventi legislativi che si sono susseguiti, che siano i DPCM per le misure sanitarie o i decreti per ristorare le tante attività danneggiate dalle pur necessarie misure per la salute - ma dannose sul piano economico -, non tengono in alcun conto la necessità di adeguare l'azione di Governo al mutare della situazione, valutando innumerevoli fattori, tra cui i principali rimangono l'indice dei contagi, la disponibilità delle strutture sanitarie, l'esigenza di mantenere attive parti rilevanti della produzione nazionale. Governare è un'arte complessa e imperfetta per definizione; il giudizio basato sull'osservazione di una ristretta porzione della realtà è ingeneroso e, quindi, strumentale, oppure semplicemente incauto. Non ci sarà nessuna ripresa economica, nessuna uscita dalla crisi se non si riescono a stoppare la crisi sanitaria e la curva dei contagi; chiunque neghi questo o, peggio, metta sul piatto una sciocca e dannosa competizione tra economia e salute fa male al Paese e allontana una soluzione vera dei problemi che abbiamo davanti. Per questo, tutto lo sforzo compiuto in questi lunghi e terribili mesi di pandemia globale che hanno colpito duramente l'Italia si è rivolto primariamente a cercare la dose minima necessaria delle misure per contenere il contagio; non è certo facile per una malattia nuova e sconosciuta nelle sue caratteristiche che, peraltro, svela ed esprime gli effetti delle misure adottate con due settimane di differita. Da qui, l'esigenza di procedere a piccoli passi, cercando talvolta una difficile coesione istituzionale con le regioni e con gli enti locali, perché, anziché inseguire il consenso popolare, chi governa ha questo compito e questa responsabilità: decidere per gli altri, non ciò che fa prendere voti, se questo può essere dannoso, ma ciò che è necessario.

Ogni misura di contenimento presa secondo principi medici e scientifici è stata accompagnata poi da misure di sostegno economico al reddito. Un ristoro sempre parziale, come anche nel provvedimento che ci accingiamo a votare, per tutti e tutte coloro che hanno sofferto, pagato un prezzo incolpevole, perso il lavoro, fermato la propria azienda, ridotto il reddito e faticato a pagare stipendi, affitto e fornitori. Il compito di questi ristori, grazie anche alla collaborazione di tutti noi, è e deve essere quello di scovare tutte queste realtà così gravemente colpite, non certo per un certo sadismo, come talvolta sembrano pensare taluni, ma per un bene superiore, il bene comune.

Mai come in questi mesi abbiamo avuto piena contezza di quante diversità, quante particolarità esistono nel nostro sistema economico produttivo e sociale. Onestà intellettuale deve riconoscere al Governo l'umiltà di aver cercato di non lasciare indietro nessuno, di sfaccettare gli aiuti secondo il bisogno effettivo e nel più breve tempo possibile, anche davanti a un Paese, il nostro, spesso vittima della sua stessa burocrazia, di un'architettura barocca sul piano istituzionale, che chiede sicuramente un grande intervento di semplificazione. È andato tutto bene? Forse no, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra. Abbiamo visto tutti le lentezze di molti enti pubblici, anche locali, incertezze e decisioni talvolta contraddittorie. La Repubblica è un organismo plurale, complesso, abbiamo visto che da un lato i difetti del nostro sistema con l'emergenza sono cresciuti con un effetto moltiplicatore, però abbiamo anche visto e misurato con mano la forza e la potenzialità, l'energia delle persone, come per gli operatori sanitari delle forze di pubblica sicurezza, così centrali per far rispettare le regole di civile convivenza, in un periodo che ha rimesso in discussione tutte le nostre certezze sulle libertà e sui diritti, dove questi si possono o si devono fermare. È evidente che si può e si deve fare di meglio. È la nostra intenzione, dentro uno schema politicamente trasversale, almeno con quella parte di opposizione che vorrà collaborare,

A breve inizierà la campagna vaccinale, che sarà lunga e fondamentale per superare definitivamente la pandemia. Il 2021 sarà l'anno della ripartenza e le risorse europee saranno di fondamentale importanza per andare oltre l'emergenza. Oggi votiamo dei ristori che servono a traghettare il Paese, i suoi lavoratori e le sue imprese, fino all'uscita dal tunnel, far trovare pronto e vivo un sistema economico per cogliere le opportunità che arriveranno sul piano nazionale di ripresa e resilienza. Domani dovremo lavorare tutti, maggioranza e opposizione, per spendere bene queste risorse, per costruire l'Italia del futuro, un Paese più giusto, più digitale, sostenibile, efficiente e competitivo, dovremo saper superare gli attuali gap e colmare le lacune che si sono evidenziate durante questa pandemia. È per tutte queste ragioni e per tante altre che il tempo non mi consente di esporre che, come Partito Democratico, pensiamo che il Governo meriti convintamente la nostra fiducia, sia su questo provvedimento, che voteremo favorevolmente, sia sulle tante cose che restano ancora da fare.