Discussione generale
Data: 
Lunedì, 28 Giugno, 2021
Nome: 
Beatrice Lorenzin

A.C. 3166

Onorevoli colleghi, sicuramente siamo qui oggi a discutere degli atti estremamente importanti che accompagnano questa fase della politica economica italiana e direi europea. Era sui quotidiani di oggi un'importante intervista del commissario Gentiloni, che disegna le strategie europee dei prossimi mesi, che coinvolgono in modo estremamente positivo l'Italia. Non possiamo non cogliere l'importanza dell'approvazione, appena avvenuta, dei Piani nazionali di resilienza a livello europeo, e di come questi piani coinvolgono in modo così importante e strategico il nostro Paese, che complessivamente racchiude quasi un terzo dello stanziamento complessivo. Ed è evidente che sulle spalle di questo Parlamento e del Governo italiano c'è una sfida senza precedenti, che è quella di gestire una quantità di investimenti tali, in breve tempo, con delle regole di ingaggio, perché ovviamente gran parte di queste risorse sono in parte, come sappiamo, date senza un ritorno e altre, invece, costituiscono un nuovo debito. Questo ammontare di risorse così importanti lo abbiamo definito più volte come il nostro Piano Marshall, cioè un qualcosa di straordinario che noi abbiamo visto soltanto dopo la terribile Seconda guerra mondiale; e quindi una possibilità di ridisegnare le strategie di sviluppo del nostro Paese, ma anche di ridisegnare in parte e di - io direi - ricucire quelle lacerazioni che da tanto tempo ci siamo portati avanti; lacerazioni che hanno ferito il Paese in modo verticale tra il nord e il sud e in modo orizzontale all'interno della società, nelle nostre comunità, nei nostri territori, nel nostro vivere comune, con un Paese che, diciamoci la verità, per circa 20 anni è cresciuto pochissimo. Se l'Europa è cresciuta poco e ha avuto un tasso di crescita non certamente esaltante, al netto di quella che è stata la performance tedesca, l'Italia negli ultimi 20-25 anni è stata sempre in una fase di crescita pressoché pari allo zero, all'1, l'1,5 per cento, se arrivavamo al 2 sembrava già un fatto quasi straordinario ed epocale. Abbiamo avuto la lunga stagione dei tagli, la necessità di rivedere il nostro debito dentro il Patto di stabilità; ecco qui che cambiano gli schemi: cambia lo schema di gioco generale e, quindi, c'è una grande iniezione di risorse pubbliche e private, perché nelle casse private ci sono, tra i privati, grandi liquidità che sono rimaste ferme in questo anno e mezzo di lockdown e che cercano e vogliono trovare quei punti e quei luoghi dove investire. Quale deve essere la nostra capacità strategica? Offrire l'opportunità di investimento, pubblica e privata, non perdere le risorse del PNRR; e quindi io, da questo punto di vista, sono tra i “pochi ma buoni”: cioè, è meglio avere dei progetti che siano chiaramente identificabili e chiaramente misurabili, che frammentare in una serie di interventi che rischiano di essere un titolo sui giornali, ma non avere poi un effetto leva.

Ecco, se io mi dovessi sentire di dare una raccomandazione a tutti noi che siamo in questo Parlamento, è di verificare l'effetto leva dei progetti che abbiamo; di verificarli attraverso anche delle lenti d'ingrandimento diverse, che sono quelle della finanza d'impatto; di capire cosa produrranno queste risorse che noi investiamo nei prossimi anni, sia dal punto di vista della leva economico-finanziaria, sia dal punto di vista, invece, della coesione sociale. Infatti, parte di queste risorse aiuteranno e devono aiutare a ricostruire e a ricucire quelle lacerazioni che il COVID ha mostrato davanti agli occhi di tutti quanti noi.

Mi riferisco, purtroppo, all'emersione di un gigantesco numero di nuovi poveri, di persone in povertà assoluta, di minori e cioè di bambini in povertà assoluta; stiamo parlando di più di 1 milione di bambini, di situazioni di povertà non solo materiale, ma anche culturale, educativa, di formazione, e cioè di un'intera Italia, che ci sarà e che sarà quella dei maggiorenni dei prossimi 20 anni, che noi non possiamo immaginare di lasciare indietro.

Noi abbiamo in quest'Aula, sapendo e capendo anche le modalità di lavoro diverse a cui ci ha costretto la pandemia, fatto una serie di mozioni negli ultimi tempi proprio per cercare di dare un indirizzo del Parlamento al Governo su alcune questioni importanti. Una di queste, lo dico, l'abbiamo fatta recentemente sulla salute mentale proprio per mettere al centro dell'azione dell'agenda politica del Governo la salute mentale e il benessere psicologico della nostra popolazione dopo il COVID, in particolare dei ragazzi. Credo che noi dovremo parlare molto dei giovani di questo Paese, e anche questo Fondo è importante: sono 30,6 miliardi, cioè una cifra che per noi era inimmaginabile, ed è soltanto un Fondo complementare di investimento al PNRR. Inimmaginabile fino a un anno fa, qui dentro c'è molto, devono essere raccolte molte di queste indicazioni che vengono sul futuro, su come disegniamo oggi il futuro.

Alcuni di questi provvedimenti non porteranno consenso alla prossima campagna elettorale; devono però ridisegnare e accompagnare la crescita del nostro Paese per i prossimi 30 anni, facendo quell'iniezione di fiducia e anche di investimenti che abbiamo avuto nello stesso momento alla fine della guerra, che hanno poi portato al baby boom 20 anni dopo. Cioè dobbiamo cercare di rimettere in moto l'Italia, non soltanto dopo la ferita del COVID, ma anche rispetto a quei nodi irrisolti delle nostre istituzioni e della nostra economia che ci portiamo avanti, purtroppo, da moltissimi anni. A questo proposito il Fondo ha e disegna alcuni aspetti molto interessanti. Non mi posso fermare su tutto, però alcune priorità sono state colte, anche priorità che ha espresso il Partito Democratico in Commissione bilancio, ma anche nel dibattito parlamentare che abbiamo avuto in questo anno sia alla Camera che al Senato, e avere rivisto recuperati alcuni aspetti che erano rimasti esclusi nei progetti del PNRR riteniamo sia molto importante.

È stato già citato, ma penso che il tema della logistica portuale, per esempio, delle infrastrutture portuali in una realtà come la nostra sia importantissimo; l'intermodalità è uno degli elementi di sviluppo principali di un Paese. Ricordo un dibattito che noi facemmo qui nel 2006 - siamo oggi nel 2021 - dove ci si preoccupava del fatto che all'epoca la maggior parte delle merci che dovevano essere sdoganate anche rispetto all'Italia sceglievano i porti di Amburgo piuttosto che i nostri porti. Quindi sono temi che vengono da lontano. Abbiamo visto quello che è accaduto anche dal punto di vista dell'appetibilità delle aree portuali del Mediterraneo negli ultimi 5-7 anni, e quindi rafforzare la nostra capacità portuale rispetto alle rotte commerciali è molto importante. Così come è estremamente importante rendere le nostre banchine e tutti i servizi che sono intorno alla nautica, sia quella da diporto che quella commerciale, compatibili ambientalmente, ma anche sempre più dotati dell'innovazione strategica. Rimango sulle infrastrutture perché un Paese senza infrastrutture…Noi abbiamo due punti principali del PNRR: le infrastrutture digitali, su cui abbiamo detto tantissimo ed è una scommessa - lo dico in particolare al Governo - che non possiamo permetterci di perdere. Se perdiamo la scommessa della realizzazione dell'infrastruttura digitale nel nostro Paese, noi rimarremo indietro e non saremo più competitivi; cioè noi non riusciremo a riagganciare i competitor extra europei, ma neanche quelli dentro l'Europa.

Quindi questa è una sfida in merito alla quale dovremmo essere qua tutti pronti a verificarne la caduta a terra in ogni singolo territorio e in ogni singola regione, ma sappiamo bene anche che questa sfida, senza una regia nazionale, cioè senza una regia centrale, non è vincibile, cioè non puoi pensare di essere un Paese competitivo dal punto di vista digitale se una regione va avanti e una rimane indietro o se su un distretto industriale tu porti la banda larga o il 5G e un altro distretto industriale non ce l'ha.

Ci siamo resi tutti quanti conto dell'importanza della rete durante il lockdown, ma sappiamo quanto questa sia fondamentale per lo sviluppo delle nostre aziende, delle nostre imprese e della rete dei servizi. Quindi accanto a questa rete infrastrutturale per noi è molto importante lo sviluppo delle infrastrutture. Poi quelle materiali, e cioè da una parte le ferrovie, non solo l'alta velocità, ma anche le infrastrutture tra regioni, e quindi come trasportare persone e merci; e soprattutto, per quanto riguarda il trasporto delle persone, sappiamo quanto tutto il tema dell'infrastrutturazione delle reti locali intraregionali sia purtroppo spesso stato una nota dolente. Quindi questa è una grande occasione per rendere migliore la qualità dei nostri cittadini, ma anche più sicure le nostre strade, ma anche più vivibili le nostre strutture ambientali. Quindi all'interno di quello che è un progetto che assorbe più del 60 per cento delle risorse del PNRR, cioè una visione di green economy per il nostro Paese, quindi una riconversione delle infrastrutture, non solo logistiche, ma industriali, questo è sicuramente un aspetto estremamente importante.

Accanto, quindi, a questi grandi asset, su cui si è mosso poi il PNRR, e quindi sono state recuperate delle risorse importanti, in questo Fondo ci sono però delle cose che ritengo più piccole, ma estremamente significative. Alcune sono all'interno della Strategia nazionale delle aree interne, che è un aspetto importantissimo per un Paese che tutti noi sappiamo essere stretto e lungo. Quindi ha delle differenze enormi tra le aree metropolitane e le aree interne, ma sono le aree interne il luogo in cui si sviluppano, invece, le potenzialità più importanti del nostro Paese e che noi dobbiamo vedere da due punti di vista: uno, evitarne lo spopolamento; due, saperne esaltare le potenzialità, sia economiche sia ambientali sia culturali. Non a caso, questa visione delle aree interne poi si lega all'altra parte degli investimenti, che è quella portata sugli investimenti in cultura, che qui, in questo Fondo, hanno un pezzo molto importante. La cultura è per l'Italia tantissimo; non è solo quello che noi siamo, il nostro passato e la nostra memoria, ma rappresenta uno dei nostri volani industriali principali per il prossimo futuro.

Quindi il PNRR ha una visione trasversale tra le politiche e così va letto; e in questo stesso modo noi dovremmo leggere le riforme che facciamo qua, sia gli interventi che abbiamo adesso in discussione in Commissione bilancio, come il “Sostegni”, sia il “decreto Semplificazioni”. Dico le norme che ancora non abbiamo visto, ma speriamo che arrivino, da quelle sulla giustizia a, dico io, le riforme del sistema sanitario. E qui vengo, per esempio, all'aspetto che riguarda la coesione sociale e la coesione delle zone delle aree interne molto importante, che è il rafforzamento delle infrastrutture sanitarie nelle aree rurali, in particolare le farmacie. Penso alle farmacie rurali, che sono veramente un'infrastruttura strategica del nostro territorio, perché hanno rappresentato, non solo durante il COVID, ma anche prima, spesso l'unico presidio reale, della vita concreta, perché ci sono le cose che ci raccontiamo e poi ci sono le cose come avvengono nella realtà. Quindi sappiamo come le farmacie nelle aree interne spesso sono l'unico presidio sanitario. Qui si parla di rafforzamento, e quindi di risorse stanziate per il rafforzamento dei piccoli ospedali o dei poliambulatori laddove non c'è il pronto soccorso, e si parla soprattutto anche di gestione della cronicità, dell'infermiere di comunità, e quindi di tutta una serie di misure che sono anche già previste in parte, quindi qua siamo in una fase complementare, nel PNRR, ma che necessitano di una grande riforma della cronicità, cioè della gestione della cronicità e, dico anch'io, rispetto ad altre misure noi ci aspettiamo anche una riforma della prevenzione.

Cioè, il sistema della prevenzione, alla luce di quello che è accaduto con il COVID, e quindi con un approccio diverso rispetto all'igiene pubblica, va rivisitato e rivisto, e in Parlamento dobbiamo assolutamente avere il tempo di poter ridisegnare.

Questi saranno degli elementi che sconvolgeranno l'attuale assetto del sistema sanitario come noi l'abbiamo immaginato e vissuto negli ultimi anni. Questo sta avvenendo con una velocità che era inimmaginabile grazie anche a risorse che erano immaginabili: parliamo più di 18 miliardi e che, quindi, dobbiamo poter inserire in una visione complessiva del sistema salute italiano, che è una visione, ricordiamoci, che non riguarda solo la sanità, riguarda l'agricoltura, l'ambiente e le dimensioni del vivere comune. Non a caso in questo documento ci sono anche tutti gli stanziamenti molto importanti che erano stati in parte non tolti dalla seconda fase del PNRR, che sono quelli della sistema One Health. Ricordo per tutti che noi siamo una Nazione One Health e siamo stati una delle prime Nazioni al mondo ad avere un sistema in cui il Ministero della Salute - oggi Salute, prima Sanità- gestisce la sicurezza alimentare, la sicurezza degli animali, la sicurezza delle persone e, quindi, anche l'industria legata alla conoscenza, cioè l'industria legata al sistema salute sta sotto il Ministero della Salute. Perché questo? Perché si ha una visione complessiva delle politiche dall'ottica della sicurezza del sistema sanitario, della salute dei cittadini, della salute dei consumatori e dei fruitori. Accanto a questo noi abbiamo due filiere di ricerca molto importanti che si occupano del trasferimento tecnologico. Qui ci sono stanziamenti di rafforzamento sul trasferimento tecnologico importantissimi che nel PNRR erano oggettivamente molto sottostimati, stiamo complessivamente intorno ai 500 milioni di euro. Io vi dico che, per un Paese per come l'Italia, spero che questo sia solo l'inizio, cioè che capiamo che l'investimento in ricerca, sia di base che transnazionale, è un elemento fondamentale. L'effetto leva, visto che parlavamo della leva di queste risorse, è uno a 144 dollari, cioè per ogni dollaro investito in ricerca ne ritornano 144. Ora, se noi siamo meno bravi degli americani, forse ce ne ritornano 70, però capite che sono investimenti che non solo si pagano da soli, ma che riescono a ripagare anche gran parte del debito che noi stiamo assumendo con il PNRR, almeno per quanto riguarda la parte sanitaria. Questi 500 milioni che vanno dagli istituti zooprofilattici agli IRCCS, cioè ai luoghi in cui si fa da una parte ricerca e sviluppo sulla profilassi, sulle vaccinazioni, sui virus animali e anche sulla zoonosi delle piante, quindi, quello che può impattare sull'agricoltura. Immaginiamo il valore di questo tipo di ricerca, di questo sistema di controllo. Lo spillover l'abbiamo capito tutti che cos'è: è il balzo di specie, quindi, poi come questo impatta sugli esseri umani e, dall'altra parte, la rete dei nostri IRCCS, la rete degli istituti universitari di ricerca e le reti indipendenti. Qui dobbiamo essere in grado non solo di mettere il chip come Stato sugli investimenti in ricerca, ricordo di base transnazionale, in un'ottica One Health e in un'ottica di scienze della vita, ma anche poi avere la capacità - e questa è una cosa che a noi ci ha fatto difetto, colleghi, in questi anni - di non fermarsi alla fase pre brevettuale, ma riorganizzare queste straordinarie start up che oggi sono il mercato della scienza, sono la realtà della scienza. Se pensate che la maggior parte delle scoperte che sono arrivate in questo anno sugli anticorpi monoclonali, sui vaccini sono avvenute da start up, piccole azioni di ricerca, poi da queste far fare il balzo sul trasferimento tecnologico, o le scoperte e le applicazioni che vengono attuate, che vengono verificate nei nostri IRCCS o nei nostri istituti zooprofilattici, fargli fare il balzo del trasferimento tecnologico.

Se noi, grazie alle misure che sono previste nel PNRR, riusciamo ad avere un approccio orizzontale alle politiche e, quindi, capire che, ad esempio, gli investimenti che qui sono fatti e che sono previsti nelle scienze della vita, gli investimenti che sono previsti di ricerca nell'aerospazio, altra cosa che non è avulsa, perché oggi la ricerca non è più una cosa a silos, riguarda più materie: gli investimenti e il rafforzamento delle nostre infrastrutture di educazione e formazione e il trasferimento tecnologico. Questa cosa, insieme all'impatto delle trasformazioni digitali, potrebbe costituire per l'Italia l'opportunità di fare una scelta molto forte su un settore tecnologico e industriale di conoscenza che ci permetterebbe, grazie a quello che già noi siamo - non partiamo da zero - di essere leader, leader sicuramente in Europa, sicuramente, e rimanere tra i 3-4 Paesi principali al mondo produttori di conoscenza e, quindi, essere capaci di intercettare la grande trasformazione economica, industriale e globale che sta avvenendo in questi anni. Noi qui ci giochiamo un bivio. Il bivio è: rimaniamo nello schema del passato, il PNRR, i fondi che arrivano dall'Europa, questo Fondo di sviluppo rimane come qualcosa che passa sopra di noi e ci dà un balsamo, rispetto alle ferite, ai milioni di posti di lavoro in bilico di questi di questi anni, una situazione di lacerazione, oppure è l'opportunità per noi di fare veramente un salto e proiettarci nei prossimi vent'anni da protagonisti? Questa volta non possiamo dare la colpa a nessuno se non ci riusciamo: abbiamo un Governo di larghe intese, un super Presidente del Consiglio, stiamo votando pressoché a maggioranza quasi assoluta i provvedimenti. Credo che questa volta ci debba essere proprio un coinvolgimento e una azione di responsabilità da parte tutti quanti, per non farci perdere questa grandissima opportunità. Questo, ovviamente, non vuol dire che tutto va bene. Certo ci sono delle cose che possono piacere di più, altre di meno; ci possono essere degli aspetti che vediamo fragili, ma abbiamo il tempo e anche la capacità per andare a chiudere quegli aspetti che vediamo già forti e rafforzare quelli che vediamo ancora un pochino fragili. Con questi 30 miliardi noi sicuramente non stiamo a zero. Quest'anno spenderemo il 14,5 per cento, se non sbaglio, dello stanziamento generale del PNRR, che sono risorse – ripeto - inimmaginabili e, quindi, noi avremo adesso, nei prossimi mesi , spero, un'attività parlamentare molto intensa nelle riforme di accompagnamento.

Vorrei dire un'ultima cosa perché la relatrice di minoranza ha giustamente sottolineato l'aspetto riguardante i finanziamenti sulla parte penitenziaria, che io ritengo molto importanti. Noi abbiamo bisogno di rendere le nostre carceri adeguate non solo all'impatto climatico, ma anche ad una vita da Paese civile e, sempre nella mozione di cui parlavo prima, noi abbiamo chiesto che ci fosse un rafforzamento delle REMS e, quindi, delle reti per quelli che erano i pazienti ex OPG e cioè degli ospedali giudiziari psichiatrici e, ovviamente, questo è un tema molto delicato, ma credo che in questo momento sapere che ci sono persone che stanno in carcere quando dovrebbero stare in un altro tipo di struttura è un impegno che dobbiamo assumere immediatamente e che deve essere assolutamente operativo. Quindi, anche qui abbiamo una mole di risorse che ci permette di raggiungere questi obiettivi. Va molto bene l'estensione del bonus - qui cambio argomento - quindi noi ci siamo molto battuti per il 110, per l'estensione alle strutture turistiche. È sicuramente uno degli strumenti che sta funzionando meglio, a proposito dell'effetto volano, e speriamo anche di poter capire nel “Sostegni” che vedremo a brevissimo in quest'Aula come aiutare anche, invece, quelle altre filiere che sono rimaste, purtroppo, più indietro in questa crisi.

È evidente che ci sono, nonostante l'effetto rimbalzo di questo primo mese e mezzo, delle filiere produttive nel nostro Paese che stanno soffrendo e alcune di queste sappiamo che avranno ancora vita non facile per i prossimi quattro, cinque sei mesi; quindi, è evidente che forse dovremo concentrarci sull'aiuto da dare per gestire le crisi aziendali di quelle filiere che hanno maggiore difficoltà. Il Partito Democratico da questo punto di vista ha lavorato su questi dossier ma lavorerà anche su quelli che arriveranno nei prossimi giorni e nei prossimi mesi.