A.C. 1630
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghi rappresentanti del Governo, intervengo a conclusione della discussione generale di stamattina, abbiamo sentito il relatore Testa, abbiamo sentito gli interventi di colleghi di altre forze politiche e abbiamo sentito dire molte cose. Alcune di queste non sono corrette, non corrispondono ai dati, non ai dati che sono stati presentati e segnalati dalle forze politiche, ma al lavoro che ha fatto il Parlamento, che hanno fatto le Commissioni Ambiente e bilancio, con un percorso di indagine conoscitiva, che ha cercato di fare il punto non solo sul superbonus ma tu tutta la situazione dei bonus edilizi, con l'obiettivo di capire cosa sta succedendo, non per prorogarli, ma anche per valutare, nel momento in cui vi è la decisione politica di un'uscita, una uscita ordinata. Da questo punto di vista, io vorrei ricollegarmi perché purtroppo noi ancora non abbiamo le relazioni di queste indagini conoscitive e penso che sia fondamentale, invece, avere questi elementi perché noi possiamo fare una discussione politica sul decidere se fare o no il superbonus ma una volta che poi si assume la decisione politica c'è la carne viva delle persone che sono coinvolte, delle imprese, dei lavoratori, dei cittadini e delle persone che hanno iniziato a fare i lavori, che hanno preso degli impegni, che hanno paura di andare sul lastrico per le nostre scelte.
Noi per poter decidere come uscire in maniera ordinata dobbiamo sapere di che cosa stiamo parlando, qual è il volume delle situazioni e esattamente quali sono le conseguenze delle azioni e delle scelte che noi andiamo a mettere in campo. Da queste audizioni emergono dei dati che confutano alcune delle cose sono state dette. La produzione sviluppata è stata per 97 miliardi, le entrate generate da questa produzione sono già 42 miliardi, il credito di imposta concesso di 106 miliardi, le entrate indirette - risparmio energetico, produzione di energia e imposte per ricaduta dalle altre economie – 29,72 miliardi. Totale costo effettivo quindi per il 2021-2023, 35 miliardi che ha portato a un aumento di 200.000 unità lavorative in termini di occupazione e un risparmio energetico pari al 3,3 per cento del consumo nazionale. Quindi, sul presupposto di una tassazione media del 43,3 per cento, il contributo portato dal solo superbonus nell'anno 2021 è stato di 12 miliardi di entrate a fronte di 28 miliardi di contributo a carico dello Stato uscite. Il contributo di 28 miliardi sarà pagato dallo Stato in cinque quote annuali di 5,6 miliardi l'anno, dal maggio 2020 al febbraio 2023 risultano usufruiti 75 miliardi di detrazioni superbonus, un PIL sviluppato per circa 40 miliardi l'anno e l'effetto della nuova norma è stato perso tanto di circa 40 miliardi di euro l'anno dei lavori aggiuntivi, che hanno raddoppiato i volumi economici di crescita nel settore delle costruzioni. La norma ha contribuito all'incremento del PIL nazionale per una quota del 2 per cento e, secondo i dati di contabilità nazionale, il contributo degli investimenti in costruzioni residenziali alla crescita del PIL nel biennio scorso è stato di 2 punti percentuali. Metà del contributo sarebbe riferito allo shock positivo generato dell'incentivo fiscale; va aggiunto che al riguardo che uno shock di spesa nel settore delle costruzioni si propaga anche nel resto dell'economia, sia direttamente, sia indirettamente, producendo a cascata un valore aggiunto che in equilibrio è approssimativamente simile allo shock iniziale, ossia con un moltiplicatore quasi unitario e questo lo dice l'Ufficio parlamentare di bilancio. In base ai dati Nomisma, gli 88 miliardi al settembre 2023 di superbonus che finora sono stati spesi, hanno prodotto valore diretto, indiretto e indotto maggiore di 200 miliardi. Nel lungo periodo di stima un miglioramento del gettito e altri benefici di carattere occupazionale di impatto della filiera. Sul fronte energetico, si stima un risparmio annuo di 30 miliardi da parte delle famiglie, pari ad un risparmio energetico in bolletta di mille euro per unità immobiliare efficientata. In base ai dati Istat dal 2020 al 2022 l'occupazione è incrementata nel settore costruzioni al ritmo di 200 mila unità ogni anno. Il valore aggiunto prodotto dal settore è tornato a livelli del 2010. I dati forniti da ENEA riportano che solo con lo strumento superecobonus (rimane escluso il sisma bonus) nel periodo settembre 2021-settembre 2023 sono stati conclusi i lavori su 430 mila edifici su un parco immobiliare complessivo di 12 milioni.
Ora, io potrei continuare con questi dati, ma penso che quello che sta emergendo è un quadro di quale che sia stato - possiamo avere posizioni diverse - l'impatto nella nostra economia di questo provvedimento e quando vediamo materiale elettorale delle forze di Governo che rivendicano, ad esempio, i risultati in termini di occupazione che questo Governo rivendica come un proprio risultato, non possiamo dimenticare che le 200.000 persone in più ogni anno che hanno trovato lavoro l'hanno trovato per via di questo provvedimento. Quindi, quello che invito tutti e tutti noi a fare è un passo indietro dallo scontro ideologico e un passo in avanti per cercare di entrare nel concreto di una discussione che avrà conseguenze economiche, macro economiche, sociali e occupazionali, ma che già adesso riguarda molte persone in grande condizione di fragilità che vivono le scelte che stiamo portando avanti con una profondissima preoccupazione. Questo lavoro importante, ringrazio Marco Simiani, capogruppo in Commissione ambiente, Ubaldo Pagano, in Commissione bilancio per il lavoro, per la relazione, per le indagini conoscitive, anche in Commissione finanze su questo provvedimento con il nostro capogruppo Virginio Merola, con Toni Ricciardi, Stefanazzi, Tabacci, d'Alfonso, i nostri parlamentari abbiamo cercato di dare un contributo concreto, sempre - lo ricordo - un contributo non ideologico.
Non abbiamo chiesto una proroga, abbiamo chiesto un'uscita ordinata che tenga conto degli obiettivi comunitari, perché questo provvedimento aveva un grande obiettivo, che è l'efficientamento energetico degli edifici, che è per noi indispensabile per raggiungere gli obiettivi comunitari -, delle necessità delle nostre economie, che sono fondamentali, e della vita delle persone. Avevamo presentato 32 emendamenti: io ho partecipato alla discussione in Commissione finanze, anche se non faccio direttamente parte di questa Commissione, per seguire alcuni emendamenti a cui tengo particolarmente, e devo dire che quel confronto è stata una grandissima occasione persa. Infatti, noi siamo in prima lettura, non c'è il tema che dobbiamo, in questo monocameralismo di fatto, limitarci a ratificare ciò che ha deciso il Senato, potevamo, in qualche modo, costruire un contributo e c'era anche un clima positivo tra il Governo, i relatori, la maggioranza e l'opposizione di confronto su alcuni aspetti. Ma, purtroppo, tutti i nostri emendamenti sono stati bocciati e, per questo, li ripresenteremo in Aula, li porteremo avanti, perché toccano alcune questioni che sono fondamentali, a nostro avviso, che sono utili non a prorogare, ma ad uscire in maniera ordinata, facendo del bene, e non del male, al Paese.
Abbiamo chiesto la proroga di un anno per consentire la conclusione dei lavori nei condomìni e negli IACP, volta a completare il risanamento di un patrimonio edilizio che ben difficilmente potrebbe essere riqualificato in assenza di incentivi. In particolare, per le case popolari, per le residenze popolari, si tratta di edifici che presentano un maggiore bisogno di interventi per il risparmio energetico e gli incentivi sono un sostegno alle fasce più deboli della popolazione. La proroga per loro appare opportuna anche solo per consentire di uscire in maniera ordinata, senza lasciare ancora più indietro chi è già più indietro.
Poi, abbiamo chiesto la proroga al 2025 del superbonus 110 per cento per le zone colpite dall'alluvione nel mese di maggio 2023, che ancora stanno attendendo i promessi ristori e la proroga al 2029 del superbonus 110 per cento per i territori colpiti da eventi sismici verificatisi a far data dal 1° aprile 2009.
Non solo, abbiamo chiesto di risolvere le incertezze normative sui crediti ceduti e le difficoltà di smaltimento degli stessi sul mercato, intervenendo con uno strumento statale per assorbire tali crediti, al fine di evitare speculazioni che costringano i cittadini ad accettare condizioni di cessione insostenibili. Gli impegni assunti in passato dall'Esecutivo sono stati disattesi, con particolare riferimento alla capacità di assorbimento dei crediti ceduti da parte di banche, gruppi, bancari e soggetti pubblici e privati costituiti ad hoc.
Abbiamo chiesto di alzare da 15.000 a 25.000 euro il reddito di riferimento per l'erogazione del contributo previsto, per venire incontro a quei cittadini che si trovano in una condizione oggettiva di difficoltà. Abbiamo chiesto di prorogare dal 16 marzo al 30 novembre il termine di comunicazione all'Agenzia delle entrate dell'opzione per la cessione dei crediti per le spese 2023. Abbiamo chiesto di prevedere che il divieto generale di fruizione indiretta, attraverso la cessione del credito o lo sconto in fattura dell'agevolazione, non si applichi agli interventi effettuati in relazione a immobili danneggiati da determinati eventi sismici e meteorologici, e questo per iniziativa del collega Curti.
Abbiamo chiesto di ripristinare la piena operatività del bonus abbattimento barriere architettoniche, sia in relazione agli interventi consentiti, non solo montascale e ascensori, sia in relazione alla possibilità di continuare ad esercitare l'opzione di sconto in fattura e cessione del credito su questi interventi senza alcuna limitazione, perché circoscrivere la disciplina delle detrazioni Irpef per l'abbattimento delle barriere architettoniche è antistorico, ingiusto e non tiene in alcuna considerazione le esigenze di famiglie al cui interno vi sono persone con disabilità. Fino ad oggi nessun Esecutivo ha mai messo in discussione la necessità di fornire aiuti alle famiglie con difficoltà oggettive e non vorrei che questo fosse il primo Governo a fare la storia, a fare la storia da questo punto di vista.
Oltre tutti questi emendamenti, abbiamo ripresentato, ancora una volta, una vicenda che riguarda la mia città, che riguarda Roma, che riguarda il IV municipio. È una vicenda che è stata oggetto già di votazioni in quest'Aula, di interventi in quest'Aula, di impegni assunti in quest'Aula. Io stringo tra le mani un ordine del giorno che noi abbiamo approvato tutti insieme, maggioranza e opposizione, lo scorso 30 novembre, e che rappresenta, a mio avviso, un impegno molto importante. Brevemente, spiego questa vicenda e racconto a chi non lo dovesse conoscere cosa è successo. C'è un palazzo dove vivono 24 famiglie. Molti di voi possono averli incontrati, perché sono venuti a manifestare - questo volantino me l'hanno dato con le loro mani, proprio qui, davanti a Montecitorio, in realtà a largo Goldoni, perché Montecitorio ha una procedura particolare per la piazza, per le manifestazioni, ma sono riusciti, comunque, ad affacciarsi e a portare la testimonianza fino alla piazza, anche se hanno manifestato a largo Goldoni - per spiegare, per chiedere al Parlamento di non lasciarli soli.
Il 2 giugno 2023 c'è stato un incendio; loro erano, più o meno, al 30 per cento dei lavori. Questo incendio ha fermato i lavori, ma non ha fermato i lavori, ha fermato anche le loro vite. Vi leggo, perché è uscita sulla cronaca di Roma, una dichiarazione di Monica - secondo le stime, l'intervento costa 6 miliardi e dovrebbe adesso accollarsi circa 50.000 euro -, che dice: “Ho ancora le cicatrici delle ustioni, sono scappata dal palazzo avvolta nel fumo e sono viva per miracolo. Non posso lavorare con mio marito, continuiamo a pagare il mutuo da 400 euro al mese, anche se viviamo da mia madre. Non possiamo assolutamente pagare altre migliaia di euro. Il Governo ci deve aiutare”. Queste parole investono tutti noi, non solo il Governo, la maggioranza, l'opposizione, di una assunzione di responsabilità.
Quando avevamo presentato questo ordine del giorno, l'avevamo fatto nell'ambito di un provvedimento eccezionale, che era il decreto Campi Flegrei e, in quella sede, c'era stato indicato un percorso, e vado a leggere l'impegno: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica” - la riformulazione giusta richiesta dal Governo per dare, poi, il parere positivo - “a valutare l'opportunità di prevedere, nel primo provvedimento utile, la proroga della detrazione del 110 per cento, di cui all'articolo 119, comma 8-bis, del decreto-legge 19 maggio 2020, convertito con modificazioni (…) per gli interventi effettuati su unità immobiliari colpite da eventi catastrofali o da incendi, ivi inclusi gli immobili per i quali eventuali indagini della magistratura per i medesimi eventi abbiano comportato l'impossibilità di concludere i lavori nei termini previsti a legislazione vigente”.
In quella sede, quindi, c'è stato il rinvio a una discussione in un primo provvedimento utile. Noi come primo provvedimento utile per presentare degli emendamenti sul tema avevamo identificato la manovra di bilancio. Purtroppo, sappiamo che è arrivata alla Camera già blindata dal Senato, gli emendamenti che abbiamo presentato sono stati bocciati, ma c'era questo decreto, che parla proprio di questo, parla di superbonus, e speravamo che ci potesse essere, nell'ambito della formulazione, una soluzione a questo problema concreto. Badate bene, trovare una soluzione a questo problema concreto significa trovare una soluzione a un problema oggettivo che potrebbe riguardare anche altre situazioni analoghe. Dal punto di vista del merito, non ho condiviso praticamente neanche una parola della conferenza stampa di inizio anno della Presidente Giorgia Meloni, ma, da un punto di vista di metodo, c'è stato un passaggio, che voglio ricordare, che mi ha dato il senso di un metodo che, secondo me, ha un suo senso da un punto di vista metodologico, non del merito. Mi riferisco a quando lei, rivendicando i Consigli dei ministri che settimanalmente si svolgono per affrontare il tema di Caivano, dice: noi stiamo studiando la vicenda Caivano non solo per Caivano, stiamo studiando la vicenda Caivano perché vogliamo trovare, attraverso lo studio di una singola situazione, delle soluzioni migliori per tutti gli altri casi.
È chiaro che lo si fa in una maniera differente, abbiamo idee diverse su quello che dovrebbe servire in termini di interventi, da un punto di vista sociale, culturale, economico, però, da un punto di vista del metodo, studiare accuratamente delle situazioni per cercare di trovare, di estrapolare dei concetti generali è un metodo giusto. E, in questo caso, non serve nemmeno andare in un'altra regione, è qui, a pochi metri dal Parlamento, nel IV municipio, a largo Nino Franchellucci, basta andare lì, a Colli Aniene, guardare negli occhi le donne e gli uomini, queste 24 famiglie, quello che stanno vivendo, la preoccupazione, la paura, l'angoscia che li stanno accompagnando e dire: noi ci siamo e vogliamo onorare gli impegni che abbiamo preso. E questo è un lavoro che dobbiamo fare qui, perché esiste un limite allo scaricabarile, a un certo punto deve esserci il momento dell'assunzione delle responsabilità.
E, se non è in grado di assumersi la responsabilità di sanare questa ingiustizia il Parlamento, ma chi può risolverla? Non possiamo pensare che ci debba essere un altro luogo.
Quindi, quello che dico è che intanto ringrazio la Sottosegretaria Albano perché, nell'ambito della discussione che c'è stata in Commissione e di fronte all'impossibilità di dare un parere favorevole sui nostri emendamenti da parte del Governo, c'è stata, però, una dichiarazione di disponibilità a fare un incontro con queste famiglie e a farsi carico di questo tema. C'è la Commissione finanze che si è manifestata disponibile a fare anche un percorso di audizioni, se sarà necessario, ma io penso che si debba veramente scrivere al più presto la parola fine all'ingiustizia che stanno subendo queste famiglie e lo si deve fare perché veramente qui non stiamo più parlando di superbonus; stiamo parlando di quelli che sono i pilastri della cultura giuridica, i pilastri del diritto civile, i pilastri del diritto internazionale, quei principi che la lingua latina ha scolpito in maniera molto chiara e molto netta con frasi che hanno secoli e millenni di storia, perché ci danno quello che è il perimetro della nostra azione. Il primo è il principio più importante di tutti: pacta sunt servanda. Nel momento in cui assumiamo un impegno con i cittadini lo dobbiamo rispettare e dobbiamo farcene carico. Possiamo scegliere di cambiare una direzione politica, ma quegli impegni e quel rispetto ci devono essere fino in fondo, perché non l'ha preso un Governo ma l'hanno preso le istituzioni con i cittadini e noi siamo una Repubblica democratica che rappresenta questi cittadini. Il secondo principio afferma non solo che i patti devono essere rispettati, ma, appunto, un secondo brocardo, molto importante, dice: ad impossibilia nemo tenetur, cioè nessuno può essere obbligato a fare qualcosa di impossibile. Nel momento in cui va a fuoco un palazzo il 2 giugno non si possono concludere i lavori il 31 dicembre se sono ancora in corso le indagini, se le persone ancora non sono rientrate nelle loro case, se non è possibile onorare quell'impegno e non si può e non si deve non tenere conto di questi principi nel momento in cui si va ad affrontare questo tema.
Quindi, è con questo ennesimo appello che io chiedo veramente che immediatamente si svolga questo incontro e che immediatamente vengano prese quelle azioni necessarie non solo per queste 24 famiglie ma per tutte quelle persone che non hanno potuto rispettare gli impegni perché non potevano farlo, perché per loro era impossibile farlo, e da questo punto di vista non ci possono essere divisioni politiche, non ci sono maggioranza e opposizione: c'è la scelta di essere in grado di onorare questi principi cardine di cultura giuridica o di non farlo. Mi auguro che almeno su questo potremo essere tutti uniti.