Esame di una questione pregiudiziale
Data: 
Mercoledì, 12 Aprile, 2023
Nome: 
Luciano D'Alfonso

A.C. 1060

Do importanza al suo appello in ragione del valore della materia e non di chi prova a spiegarla. E condivido il fatto che, su materie di questo tipo, noi dovremmo davvero ritrovarci, non fare un ammassamento di distrazione, ma ritrovarci con il cuore e il cervello, perché la materia, come dice il direttore generale Ruffini, confermato con ampia fiducia da tutti, è materia che consente il nostro costituirci. La Costituzione materiale, giuridica, normativa, dell'Italia si regge, come su un fondamento, sulla materia della quale oggi proveremo a dire, e proveremo anche a proteggerla attraverso un'iniziativa pregiudiziale.

Presidente e cari colleghi, oggi l'iniziativa parlamentare denominata atto Camera 1060 ha una denominazione che merita una correzione: reca “conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34 (…)” e poi nella parte finale “(…) adempimenti fiscali”. Io penso che la prima opera di correttezza sia una correzione dell'intitolazione, perché questa iniziativa normativa veicola un inno all'inadempienza, anzi di più, perché veicola un atteggiamento all'inadempimento: l'inadempimento fiscale. Ed è scritto a chiare lettere nell'atto Camera 1060, laddove riporta l'articolo 23 del decreto-legge, dove, addirittura, sulla materia dell'irregolarità, dell'illegalità stabilita da una sentenza di primo grado del tribunale adito, con questa norma diamo luogo alla possibilità di attendere ancora e di arrivare addirittura prima della sentenza di secondo grado, dando la possibilità di sanare, di comprimere gli oneri, di aumentare la rateizzazione e io dico anche di far scappare i buoi, quando il tutto si è chiarito e definito circa la responsabilità sentenziata da un tribunale di primo grado; e addirittura, difficilmente il tribunale di secondo grado potrà tenere conto della condotta che si è tenuta.

Qual è la partita che voglio sottoporre alla vostra attenzione? Dice il presidente dell'Associazione nazionale magistrati contabili che, quando si delibera e si legifera, riprendendo l'insegnamento di Einaudi, ma anche del nostro più vicino Mazzotta, ci voglia la quantificazione dei costi.

Sulla quantificazione dei costi contabili c'è la Ragioneria generale dello Stato, ma sulla quantificazione dei costi morali, educativi, chi se ne deve occupare se non l'organo collegiale del Parlamento? Prestando attenzione che, attraverso un'approvazione, non si generi una demolizione del nostro ordinamento.

E quello che è contenuto in questa bambola matrioska, perché sembra una bambola matrioska con due livelli di contenuti: c'è la parte degli aiuti riguardanti l'approvvigionamento energetico, c'è la parte dell'attenzione soltanto spettacolare sulla materia della sanità, e poi c'è la parte della sostanza, riguardante la materia fiscale e tributaria, specializzando l'arrendevolezza. Quel principio di demolizione che noi abbiamo già trovato nella legge di bilancio del dicembre 2022 per l'annualità esercizio 2023, dove, con un costo di 1 miliardo e 100 milioni di euro, abbiamo generato quello che si chiama il primo colpo al funzionamento dell'ordinamento tributario italiano.

Che cos'è che voglio portare alla sua attenzione e a quella dell'Aula? Come diceva Benedetto Croce, c'è uno spirito creatore nell'Aula del Parlamento ed è per questo che serve attenzione. Attenzione: non ce lo ritroviamo, l'ordinamento, se continuiamo a dare luogo ad insegnamenti di segno contrario. Noi dovremmo generare la cultura dell'adempimento spontaneo, la cultura della premialità fiscale, e non la cultura del: se non paghi, sappi che il Parlamento ogni 3 mesi genera una scappatoia, un tapis roulant che consente di rimettersi in forma. Noi, così proseguendo, non avremo più la capacità della nostra statualità di farsi trovare alle domande dei diritti, dei bisogni e anche delle opportunità che riguardano la nuova e le nuove economie.

Dentro questo spirito, dentro questa lettura, voglio richiamare la vostra attenzione sull'insegnamento di un grande maestro di diritto e di diritti, Norberto Bobbio, il quale, spiegando che cos'è l'adesione sacrale alla norma, insegnava a generazioni di studenti che l'adesione sacrale non si garantisce attraverso la sanzione, la paura della sanzione, ma attraverso l'accettazione dell'obbligatorietà di quella norma, che genera poi il meglio comune possibile per tutti. Noi stiamo demolendo la cultura dell'obbligatorietà. Chi non scommetterà di qui a 100-120 giorni, che il Parlamento non rigeneri una via di uscita - deregulation - deregolamentante, che, per esempio, allunghi la possibilità della rateizzazione, comprima i costi degli interessi e stabilisca che non è reato, ma è soltanto irregolarità sanabile? E su questo, come facciamo a potenziare l'ordinamento fiscale rispetto al grande dramma dell'evasione e dell'elusione?

Abbiamo fatto un lavoro, negli anni passati, con la fatturazione elettronica, con l'interoperabilità dei dati, con le assunzioni di competenze nelle agenzie fiscali. Se dopo questo, che è la religione del proscenio nei fatti, si dà luogo ad un'altra manifestazione teatrale, come si fa a rendere certa, capace, adattiva, adeguata, coerente e proporzionata la macchina tributaria, se diamo colpi tipo il colpo di cui all'articolo 23 del decreto-legge che abbiamo in esame attraverso l'atto Camera 1060? È questa la ragione di un'iniziativa pregiudiziale. Prima di entrare nel merito di questo archibugio, che, nei fatti, genera mille scappatoie, raccogliete la vostra intelligenza, date valore e misura alla gravità della questione, perché rischiamo di ridurre a stracci l'ordinamento tributario. Un grande capo della Polizia, Antonio Manganelli, diceva che ci sono questioni che vanno messe al riparo delle volontà del Governo: sono questioni che coincidono con le istituzioni, altrimenti le istituzioni, se entrano nella lotta quotidiana, poi diventano stracci. E noi rischiamo di far restare stracci quello che deve essere l'ordinamento tributario credibile, educatore, fatto di regole stabili e stabilizzate, per fare in modo che le procedure invitino, convincano, facciano in modo da generare la cultura dell'obbligatorietà.

Per queste ragioni, noi vi invitiamo a fornire adesione alla nostra iniziativa pregiudiziale, deliberando di non procedere.