A.C. 1060-A/R
Presidente, colleghe e colleghi, siamo arrivati al voto finale di questo decreto Bollette, dopo un percorso lungo, difficile e accidentato. Abbiamo fatto tante ore in Commissione, tante audizioni, senza trovare - lo dico con rammarico - molta disponibilità al dialogo, al confronto vero, una modalità alla quale ormai siamo abituati a causa dell'arroganza di questa maggioranza e, meglio ancora, di questo Governo.
Prima di addentrarmi nel merito del provvedimento, cui, senza mezzi termini, diamo un giudizio pienamente insufficiente, dedico due minuti al metodo, perché penso che il metodo sia sostanza. Abbiamo partecipato a una Commissione farsa, a una gestione imbarazzante della Commissione stessa, dove la maggioranza era in evidente balia del Governo, che, puntuale come sempre, anche in questo caso, non si è fatto trovare pronto e ciò ha comportato sospensioni, accantonamenti, riformulazioni, per, poi, tornare di nuovo in Commissione, perché, nel caos della seduta notturna, sono stati approvati emendamenti senza copertura della stessa maggioranza, con una totale mancanza di rispetto per il Parlamento. Che dire, cara Presidente, una sola cosa mi viene in mente: questo Paese si merita di più, si merita soprattutto più rispetto.
Questo provvedimento mette insieme temi molto diversi, dall'energia alla sanità. È necessario fare alcune riflessioni. Per quanto riguarda l'energia, credo che questa narrazione di questo decreto sia una propaganda del Governo Meloni che si scontra, però, con i fatti e questo decreto ne è l'ennesimo esempio: un decreto che stanzia meno di 5 miliardi, con misure per alleggerire l'impatto dell'aumento delle bollette energetiche per le famiglie e le imprese che sono, sostanzialmente, misure e proroghe di interventi già adottati in precedenza, come il bonus sociale.
Si va avanti con proroghe che non permettono alcun tipo di stabilità né di programmazione, con misure che sono insufficienti per migliorare la situazione di lavoratori e di pensionati, a fronte di un aumento consistente del costo della vita dovuto a inflazione e speculazione, dall'energia ai generi alimentari. Nonostante siano state confermate le agevolazioni sul gas, le associazioni dei consumatori hanno parlato di una decisione che vanifica il calo dei prezzi energetici. L'Unione nazionale consumatori ha parlato di una stangata di 300 euro l'anno a famiglia, con le utenze che passeranno, in media, da 1.200 a 1.500 euro. Sono queste, dunque, ci chiediamo, le politiche messe in campo dal Governo Meloni per sostenere le famiglie e le imprese? Evidentemente, no, questa è l'ennesima bandierina.
Dunque, aiuti dimezzati alle imprese, sostegni alle famiglie insufficienti rispetto agli aumenti dei prezzi e all'inflazione. Questo decreto Bollette, dal sapore propagandistico, sulla pelle di famiglie e imprese - la dico così - è un pannicello caldo, espressione tanto caro alla Presidente Meloni, che così appellava i decreti Sostegni del Governo Draghi, tanto per fare un esempio, dai banchi dell'opposizione, tra l'altro, di fronte ad aiuti di ben altro peso. Ricordo, infatti, sommessamente, che il Governo Draghi ha stanziato 49,5 miliardi di euro - una cifra seconda soltanto a quella investita dalla Germania - per sostenere imprese e famiglie dall'inizio della crisi energetica, dal settembre del 2021. Se la postura dei patrioti si vede dalla capacità di difendere il Paese davanti alle crisi, penso che ci sia ben poco di cui andare fieri.
Ci sentiamo dire che servono più risorse, perché sono poche. Su questo siamo d'accordo, ma abbiamo un'idea diversa su come andarle a reperire: con un'operazione di equità dal punto di vista fiscale attraverso il recupero dell'enorme evasione fiscale. Non è una missione impossibile. Solo con la fatturazione elettronica, dal 2017, abbiamo recuperato 9 miliardi di IVA, tanto per fare un esempio. Da operazioni del genere devono arrivare i soldi per ridurre le tasse ai contribuenti onesti e a quelli con i redditi più bassi. Peccato che, anche su questo aspetto, questo decreto non sia solo deludente, ma sia davvero vergognoso. Lo trovo imbarazzante. Lo dico perché trovo molto grave che questo decreto vari uno scudo penale, una linea morbida per gli evasori. Non trovo altre parole, se non dire che è l'ennesimo condono, viene depenalizzato l'omesso versamento. A noi non pare una roba da poco, ma ci pare un messaggio politico e culturale gravissimo. È grave il fatto che si sia deciso di prevedere la clausola di non punibilità per i reati tributari. Questo tipo di norme, in controtendenza rispetto alle belle parole del Governo di voler combattere l'evasione, non produce certamente semplificazione, ma incentivano l'evasione… io non capisco se la campanella è rivolta a me o ai colleghi. Il Governo continua, infatti, a incoraggiare l'infedeltà fiscale, con un danno per i contribuenti onesti e per lo Stato. Noi crediamo, invece, che la pace fiscale vada fatta con i contribuenti onesti che pagano le tasse, con i lavoratori dipendenti, con i pensionati. A loro serve un fisco semplice e amico. Il Governo, invece, ha incredibilmente inventato l'evasione per necessità, una cosa che, sinceramente, in un Paese non può essere normale.
Le dodici sanatorie della legge di bilancio, evidentemente, non sono bastate e, quindi, è necessario fare altri regali a chi non paga le tasse, totalmente slegati da qualsiasi verifica di sussistenza di difficoltà economica.
Sarebbe curioso capire cosa intende il Vice Ministro Leo quando dice “non faremo sconti agli evasori”. A noi il messaggio non è per niente chiaro.
In sanità non va di certo meglio. In sanità avete venduto questo provvedimento come il primo passo di una grande riforma: si tratta, invece, semplicemente di un'operazione di maquillage. Mi chiedo quali effetti concreti sulla vita delle persone siano in grado di dispiegare queste misure e se il Governo crede davver che queste misure possano influire sull'efficienza del sistema e sulla qualità dell'assistenza in una condizione in cui la stessa sopravvivenza del sistema sanitario è messa a dura prova. Sappiamo bene come nel DEF ci siano segnali di definanziamento della sanità e, a partire dal 2025, il rapporto spesa sanitaria-PIL si assesterà al 6,2 per cento, percentuale inferiore ai livelli pre-pandemia, che le stesse regioni giudicano insostenibile ed insufficiente. Lo stesso DEF, infatti, certifica l'assenza di un cambio di rotta, ignorando lo stato di salute precario del nostro Servizio sanitario nazionale, i cui principi di universalità, uguaglianza, equità sono minati da criticità che compromettono il diritto costituzionale alla tutela della salute. Interminabili liste di attesa costringono a rivolgersi al privato e impoveriscono le famiglie, che rinunciano alle cure, crescono le disuguaglianze regionali e locali nell'offerta dei servizi e determinano migrazione sanitaria, inaccessibilità alle innovazioni, sino alla riduzione dell'aspettativa di vita. E questo quadro - la cosa ci preoccupa moltissimo - rischierà di aggravarsi con il progetto “spacca-Italia” del Governo, che mira a disgregare il Paese, impoverendo sempre di più chi è in difficoltà. Altro che coesione nazionale!
Crediamo che sia positivo l'incentivo sulle indennità degli operatori del pronto soccorso, ma, anche qui, non abbiamo trovato le risorse; non avete trovato le risorse per coprire tutto il 2023. Niente risorse extracontrattuali per i contratti nazionali - qui gli incentivi previsti sono un terzo del tasso inflattivo -, niente fiscalità di vantaggio concessa ai privati. Insomma, è un decreto monco, lo diciamo con chiarezza, per quanto contenga risposte ad alcune richieste delle organizzazioni sindacali, come la procedibilità d'ufficio per chi aggredisce gli operatori, che condividiamo, fallisce l'obiettivo di sollevare un Servizio sanitario nazionale in ginocchio, di arrestare la fuga di medici, dirigenti sanitari, veterinari delusi e sconfitti dal Servizio sanitario nazionale senza mettere nessuna misura strutturale. Tanto, ormai, abbiamo visto che diventa legittimo il ricorso ai medici a gettone, che viene addirittura, con questo decreto, allargato ad altri settori, ben oltre a quello dell'emergenza-urgenza.
La crisi della sanità pubblica richiede interventi congrui e spendibili risorse per i rinnovi contrattuali, misure strutturali, tra cui l'eliminazione del tetto di spesa per il personale, fermo ormai da 15 anni e non, certamente, interventi cosmetici che a nulla servono. Il tempo è scaduto, è ora che questo Governo prenda in mano le vere questioni del nostro Paese: la tenuta della sanità pubblica, l'attuazione dei progetti finanziati dal PNRR, la valorizzazione del personale sanitario. Crediamo che il tempo sia scaduto, è ora che questo Governo prenda in mano le vere questioni del nostro Paese: la tenuta della sanità pubblica, l'attuazione dei progetti finanziati con il PNRR, la valorizzazione del personale sanitario, senza dimenticare i ricercatori precari - abbiamo apprezzato l'essere addivenuti a una condivisione su questo fronte -, la lotta all'evasione fiscale, smettendola di strizzare gli occhi ai no-vax, agli evasori fiscali, alla sanità privata, della quale riconosciamo la qualità del servizio, ma che, però, non tutti si possono permettere.
Cara Presidente, vado alle conclusioni. Per noi queste politiche non vanno bene, lo diciamo con chiarezza: vanno aiutati i cittadini onesti, senza tasse piatte, ma con una fiscalità progressiva, senza premiare gli evasori, andando, ancora una volta, a togliere risorse alla fiscalità generale, con un ammanco economico nelle casse dello Stato che penalizza i servizi pubblici fondamentali per ogni cittadino dalla scuola pubblica fino alla sanità pubblica, È infatti qui che si creano le nostre comunità. È qui che si contrastano le disuguaglianze. Ed è per questo motivo che continueremo a batterci .