A.C. 2525
Volevo dire con affetto alla collega Aprea che forse l'ha scambiata per il preside, Presidente, perché la coinvolge molto come se facesse parte non solo di questa nostra comunità, la presiedesse, ma dell'intera comunità scolastica. Colleghi, il “decreto Scuola” di cui oggi stiamo discutendo è figlio fondamentalmente di due emergenze. La prima è quella del COVID-19 che ha stravolto il nostro modo di vivere, i nostri stili di vita, di pensare e di conseguenza anche l'intero sistema, ma soprattutto le comunità scolastiche. Alunni, famiglie e docenti hanno dimostrato, sì, una grande capacità di adattamento nella didattica a distanza ma la scuola tra le mura domestiche ha fatto emergere alcune fragilità di cui oggi non possiamo non tenere conto e ne abbiamo anche discusso ampiamente.
La seconda emergenza - lo dico da docente - è di cominciare a guardare da subito la scuola da un'angolazione diversa. La scuola non è più fonte solo di apprendimento nozionistico, ma luogo di formazione, di socializzazione, attraverso il quale una persona entra definitivamente poi da cittadino a far parte della società. La scuola non deve istruire, deve educare: ricorderete tutti l'education, education, education di blairiana memoria, educare attraverso la cultura fornendo ai nostri studenti un alimento fondamentale per la loro crescita umana, ma soprattutto spirituale. Infatti, educare è innanzitutto coltivare lo spirito. Cultura viene dal latino colere: coltivare lo spirito e la scuola è una componente fondamentale nella crescita individuale ma anche collettiva dei nostri studenti, che lì iniziano il loro percorso da bambini e ne escono ormai da adulti che, giorno dopo giorno, si sono formati nelle loro sfere umane, intellettuali, emotive, morali, sociali e anche religiose perché la scuola prepara alla vita, colleghi, fornisce gli strumenti e le capacità critiche per diventare anche cittadini del mondo e per conquistare una loro libertà intellettuale e personale e se questa è la mission della scuola, quella della politica è di fare in modo che tutto questo si realizzi. Quindi, ecco perché il decreto va contestualizzato alla luce di queste due straordinarie necessità. Penso che - fatemelo dire da docente di liceo che quest'anno, se non fosse alla Camera, avrebbe due classi all'esame di Stato - la semplificazione degli esami di Stato è sicuramente, con l'eliminazione delle prove scritte, figlia di questa emergenza indubbiamente. La maturità, signori, si è parlato, avete parlato della maturità come se fosse una prova formale, ma vi ricordate quando avete fatto l'esame di Stato? Ma l'esame di Stato, la maturità, chiamatela come volete, è la croce e la delizia dei nostri ricordi di adolescenti. Non è una semplice prova formale, cara collega Aprea, oppure che acquista un valore legale che pure, ha per carità, ma ha un valore affettivo, morale, spirituale, culturale.
La prova di Stato è la prima vera forma di passaggio nella vita dei nostri studenti da adulti consapevoli e cittadini responsabili, perché è la prima prova vera di fronte all'ufficialità dello Stato, rappresenta un passaggio fondamentale, è fatta di ansia, di stress, di insonnia. Tutto questo fa parte della crescita dei nostri studenti e l'incertezza riguardo a queste modalità di svolgimento, quest'anno - e stiamo qui a discutere a pochi giorni dall'inizio dell'esame di Stato - aggravano o avrebbero aggravato ulteriormente queste situazioni.
Intanto lasciatemi dire subito, da docente, che approvo appieno la scelta dell'esame in presenza: era una scelta fondamentale, questa; come anche approfitto della presenza del Viceministro Ascani: sono stata entusiasta della sua proposta di far rivivere, in modalità tutte da definire in piena sicurezza, l'ultimo giorno di scuola ai nostri studenti, che si sono visti brutalmente interrompere il loro percorso conclusivo scolastico, perché conosco bene, da docente, lo scambio di affetti relazionali, quella corrispondenza di amorosi sensi, che si stabilisce tra alunni e professori all'interno di una classe, dentro le mura della scuola. Nessuna didattica a distanza potrà mai sostituire quel tipo di rapporto, che, come diceva Erasmo da Rotterdam, è il primo e più importante gradino verso la conoscenza: il rapporto affettivo e di stima tra chi insegna e chi impara.
Questa prova partirà dalla discussione di un elaborato sulle discipline di indirizzo, cosa che tutto sommato c'è sempre stata per chi insegna e chi ha insegnato, durante la quale i ragazzi dovranno mostrare tutte quelle competenze acquisite durante il percorso scolastico. Non da ultimo, lasciatemi dire, quelle di collegamento interdisciplinare: io ai miei ragazzi raccomandavo sempre di non imparare mai modo mnemonico le materie, ma di assimilare ciò che si era imparato, per poi saperlo rielaborare in modo critico e autonomo, senza mai perdere di vista i collegamenti interdisciplinari, e che era molto più importante mettere a confronto Leopardi e Schopenhauer, Joyce e Svevo, che non ricordarsi la data di nascita di questi autori.
Il tutto sarà integrato da un resoconto sull'esperienza alternanza scuola-lavoro per il triennio - e lo dice una che li ha accompagnati per tre anni nell'esperienza dell'alternanza scuola-lavoro - che è stata la loro unica interfaccia con il mondo esterno alla scuola, l'unico primo impatto vero col mondo del lavoro. Ecco perché l'esame, pur se semplificato, ma così delineato, acquisisce una forte valenza positiva per quei ragazzi, che imparano così ad affrontare le proprie insicurezze, a uscirne fortificati, perché questo evento rappresenta un momento unico per loro, unico, il primo vero impegno da affrontare nella vita e da ricordare per tutta la vita, che nemmeno questo maledetto COVID, che a questi diciottenni ha strappato l'ultima gita scolastica, ha strappato i mitici 100 giorni, che tutti credo abbiamo nel cuore e nella memoria, può ancora sottrarre loro.
Bene la scelta dell'esame di Stato in presenza e mi dispiace che ci sia stata, se confermata, una fuga di commissari e di presidenti delle commissioni, perché io sarei stata in prima linea, se fossi stata ancora ad insegnare. L'insegnante è il primo vero referente dei nostri ragazzi, non può sottrarsi oggi a questo impegno. Quindi, io mi auguro che le commissioni arriveranno complete quel giorno in cui i nostri ragazzi, in massima sicurezza, andranno ad affrontare l'ultimo impegno del loro percorso scolastico.
Poi, certo, è tutto giusto, necessario, si deroga alla frequenza minima necessaria, al mancato raggiungimento dei livelli di apprendimento, salva la sospensione del giudizio in fase di scrutinio finale. Questo non significa che la scuola non richieda, comunque, il raggiungimento di determinati obiettivi didattici, come dimostrato da due ulteriori previsioni: la possibilità di richiedere da parte delle famiglie la reiscrizione al medesimo anno di corso, frequentato nell'anno 2019-2020 da alunni con disabilità; un'altra caratteristica della scuola deve essere l'inclusività e la tutela dei più deboli, al fine di garantire a tutti il diritto all'istruzione.
Ecco perché si vuole consentire (articolo 1, commi 7-quater e 7-quinquies) l'attività di istruzione domiciliare in presenza, qualora si accerti, fino al termine dell'anno scolastico 2020-2021, l'impossibilità della frequenza per un periodo non inferiore a trenta giorni. Mi riferisco anche all'incremento di 2 milioni di euro per le risorse destinate a migliorare le competenze digitali degli studenti. L'emergenza COVID, lo avete detto in tanti, ha drammaticamente dimostrato che la sospensione della didattica in presenza, soprattutto nelle aree a maggiore disagio sociale, espone gli studenti al terribile rischio di dispersione scolastica, accentuando così le diseguaglianze socioeconomiche e culturali, nonché territoriali.
Ma se fino adesso abbiamo parlato degli studenti, che vanno comunque collocati al centro del sistema scolastico, ora guardiamo all'altra metà dell'universo scolastico: i docenti, il precariato, la vera piaga della comunità scolastica, insegnanti spesso precari; parla una che ha fatto tredici anni di precariato, tredici, girando per le scuole di tutto il Lazio, alzandosi la mattina presto e avendo anche due o tre sedi lo stesso giorno, cosa che chi ha fatto l'insegnante sa bene e porta ancora sulla propria pelle.
Come può una scuola fornire un insegnamento di qualità e fronteggiare tutte le problematiche - che sono enormi nella scuola - che pone soprattutto un mondo dinamico come quello di oggi, se non si stabilizza la classe docente, rimediando alle relative gravi carenze? Le scuole statali hanno cercato, infatti, di coprire parte del fabbisogno, ricorrendo a contratti a tempo determinato con soggetti non abilitati, ma non è difficile da comprendere che questa non può essere la soluzione.
Bene la modifica della prova scritta, della procedura straordinaria per titoli ed esami per il reclutamento di 24 mila docenti, poi aumentati a 32 mila, della scuola secondaria di primo e secondo grado, bandita lo scorso aprile. I quesiti a risposta multipla sono sostituiti con quesiti a risposta aperta: bene. Permane il requisito di almeno tre annualità di servizio fra gli anni 2008-2009 e 2019-2020, ovvero l'impiego in progetti regionali di formazione, che prevedono attività di carattere straordinario; almeno un anno di servizio, però, deve essere svolto nella classe di concorso o nella tipologia di posto per la quale si concorre: bene anche questo.
Secondo le stime del sindacato ANIEF, il prossimo anno quasi il 50 per cento degli insegnanti che seguono gli alunni con disabilità potrebbero essere precari; per questo è fondamentale la previsione di una procedura semplificata per l'accesso ai percorsi di specializzazione per il sostegno. L'articolo 2, comma 8, dispone che i soggetti, che nei dieci anni scolastici precedenti abbiano svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, su posto di sostegno nel grado d'istruzione cui si riferisce la procedura, accedono direttamente alle prove scritte, senza cioè necessità di sostenere il test.
Differentemente dal testo originario del DL scuola, è previsto l'aggiornamento delle graduatorie provinciali di istituto per assegnare supplenze annuali o temporanee, le cui relative procedure sono dettagliate con ordinanza del Ministero dell'istruzione. Quindi, è stato superato il blocco delle graduatorie previsto già nel decreto dell'8 aprile, permettendo così ai precari di cambiare provincia e modificare titoli e servizio.
E i neolaureati? Sono tanti e sono un esercito importante e agguerrito, lo abbiamo visto anche dalle tante e-mail che abbiamo ricevuto tutti. Pensare che una laurea sia sufficiente per insegnare non è corretto, lo dico con cognizione di causa, ma non si può neanche immobilizzare questa categoria in attesa di un concorso. Bene, quindi, l'istituzione del tavolo di confronto per avviare con periodicità percorsi abilitanti che garantiscano ai neolaureati una formazione adeguata per salire in cattedra.
Il COVID-19 ha avuto, poi, un impatto fortissimo anche sul futuro di molte scuole paritarie - e parlo di un argomento che, come PD, ci sta molto a cuore - che si sono fermate come le scuole pubbliche, ma che, a differenza delle scuole pubbliche, non hanno alcun tipo di aiuto, perché l'unica entrata sono le rette versate dalle famiglie. Eppure, anche le scuole paritarie hanno assicurato la didattica a distanza e affrontato spese straordinarie per la sanificazione, per l'adeguamento della didattica e degli ambienti scolastici.
Alcune importanti misure sono già previste nel cosiddetto “decreto Rilancio” e occorre tenere a mente che queste scuole non solo garantiscono il pluralismo educativo, ma sono fondamentali per l'equilibrio del sistema scolastico tutto, dato il loro radicamento e la loro diffusione sul territorio, soprattutto in relazione alla fascia dei bambini più piccoli, la fascia 0-6. Quindi, sono consentiti - articolo 2-bis - incarichi temporanei nelle scuole dell'infanzia paritarie e comunali che non riescono a reperire, per le sostituzioni, personale docente abilitato. Poi, l'emergenza sanitaria ha imposto anche disposizioni che abbiamo letto e che conosciamo bene, perché il rientro a scuola, che avverrà a settembre, dovrà avvenire nella massima sicurezza per gli studenti, i docenti e il personale tutto. Parlava prima la collega Aprea di corsi obbligatori di formazione riguardo alle misure di prevenzione igienicosanitaria: sono indispensabili È giusto stanziare fondi, rispettare i protocolli vigenti, sanificare degli ambienti e garantire il distanziamento fisico, ma è anche doveroso fornire una corretta informazione e preparazione in questi nuovi ambiti, che fino a qualche mese fa erano perfetti sconosciuti per tutta la nostra comunità (la nostra comunità scolastica, ma non solo per quella). Da anni, poi, si chiedono interventi per la modernizzazione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici, considerando che, per recenti costruzioni, pari a circa 21.000 edifici scolastici, si intendono quelli edificati dal 1976 in poi e che costituiscono meno della metà delle scuole presenti sul territorio nazionale. Colleghi, settembre non è così lontano e i nostri studenti devono rientrare in strutture sicure e funzionali, anzi multifunzionali, e qui la straordinaria novità del decreto: in materia di edilizia scolastica, viene consentito a sindaci, presidenti di provincia e delle città metropolitane di operare con i poteri dei commissari straordinari previsti dall'articolo 4 della legge “Sblocca cantieri”. I commissari, si sa, accedono alla procedura semplificata, pur rispettando tutta la normativa antimafia e le disposizioni comunitarie, essendo finalmente messi nelle condizioni di intervenire sugli edifici scolastici più bisognosi, senza gli indugi, le pastoie e le perdite di tempo dettate solitamente dalla burocrazia. Se queste cose bisogna farle, bisogna farle innanzitutto sulle scuole, che sono le seconde case dei nostri giovani e dei nostri bambini. Insomma, questo decreto - e vengo al punto più politico - rivisitato nel momento più difficile della nostra storia, non sarà forse la summa perfetta, ed è indubbiamente frutto di un parto politico difficile, sarebbe ipocrita non ricordarlo. D'altronde, lasciatemi dire che preferisco di gran lunga lo scambio dialettico, anche aspro, che produce miglioramenti, alla muta acquiescenza che non produce nulla. Questo decreto vuole conferire qualità, stabilità e sicurezza al mondo della scuola, un mondo - inutile negarcelo - da sempre terreno di scontri politici e anche di forti tensioni sociali. E' previsto uno sciopero dei sindacati, mi pare, l'8 giugno, quindi continua la scuola, anche in questo momento, ad essere terreno di scontro sociale e sindacale. Lasciatemi esprimere, anche se non è presente, la mia solidarietà di deputata e di donna alla Ministra Azzolina (Applausi), che è stata costretta alla scorta per gli insulti beceri e sessisti che si è vista piovere addosso, anche - lo dico con dolore -, anche da rappresentanti del mondo della scuola. Quindi, la tensione è alle stelle e quanto è brutto vedere la scuola sotto scorta. Mi ricordo quando andai in Israele, a Gerusalemme - il collega Fiano lo sa bene - e trovai i bambini delle scuole piantonati dai cecchini - dai cecchini - perché stavano lì a proteggerli. È brutta la scuola sotto scorta, è un'immagine che non avremmo mai voluto vedere, però questi sono i tempi, quindi non solo l'emergenza sanitaria, l'emergenza economica, l'emergenza culturale, ma anche l'emergenza di sicurezza dell'apice della nostra scuola: il Ministro della pubblica istruzione.
Ma la scuola è carne viva della nostra società e, per il ruolo fondamentale che svolge, esige la massima attenzione da parte di tutti, la politica in primis, ancora più di oggi, ancora più oggi, dopo gli enormi sacrifici, inimmaginabili fino a qualche mese fa, che abbiamo richiesto a studenti, a famiglie e insegnanti. La politica si concentri, unita, sulla scuola, senza dispersioni, senza tensioni, senza inutili battaglie, che non portano niente di buono; ce lo dovrebbe dettare il nostro amore per le prossime generazioni, per citare Alcide De Gasperi, ce lo impone la nostra coscienza di legislatori, grazie.