A.C. 2525
Grazie, Presidente. Ministra, Viceministra, colleghi, noi oggi votiamo la fiducia su un provvedimento che è parte di un impianto più ampio che va considerato nel suo insieme. La chiusura delle scuole, con la conseguente cessazione dell'attività didattica in presenza, risale al 4 marzo, quindi esattamente tre mesi fa. L'iter di questi tre mesi comprende una serie di interventi, che vanno da una prima circolare ministeriale - quella del 17 marzo -, che dà indicazioni perché la scuola non si fermi e perché la didattica tradizionale in presenza venga sostituita da interventi, in tutte le scuole e nelle università, di didattica a distanza; da un primo decreto, il “Cura Italia” che, a far data dal 23 febbraio, mette a disposizione del sistema scolastico e di quello universitario gli strumenti per far fronte alle necessità di device, di strumenti tecnologici, di piattaforme digitali e di connessione alla Rete, fondi che, devo dire, sono stati stanziati e spesi con virtuosa celerità; fino a questo decreto, il “decreto Scuola”, che l'8 aprile interviene con una serie di interventi urgenti che hanno l'obiettivo di definire le misure atte a garantire la regolare conclusione dell'anno scolastico in corso e l'ordinato avvio del nuovo anno, dando le indicazioni necessarie per lo svolgimento degli esami di Stato.
Ma un terzo provvedimento, il “decreto Rilancio” dello scorso 19 maggio, nel frattempo, reca misure urgenti in materia di salute e di sostegno al lavoro e all'economia, in cui si prevedono una serie di interventi finalizzati agli stessi temi e pronti ad accelerare la realizzazione di interventi di edilizia scolastica durante la sospensione delle attività didattiche, a sostenere le scuole paritarie e il sistema integrato di educazione ed istruzione da 0 a 6 anni e prevede interventi importanti per le università, le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica e gli enti pubblici di ricerca.
Si tratta, Presidente, dunque, di un combinato disposto che va visto assolutamente nel suo insieme, perché i decreti, nonostante il grande impegno del Governo, sono apparsi talvolta superati dagli eventi, perché, Presidente, è del tutto evidente che il contesto generale - quello di una pandemia mondiale - ha cambiato i tempi della politica in tutto il mondo. I 60 giorni previsti per la conversione sono troppi per una realtà che cambia continuamente, tuttavia, solo se li valutiamo nel loro complesso e, in questo specifico caso, pensando alla scuola, possiamo con sicurezza valutarne la coerenza ed utilità.
Sappiamo, dalle audizioni svolte, quali siano i punti di forza e quelli di debolezza del provvedimento, se la nostra onestà intellettuale ci consente di dare merito alle positività e di dare forza alle richieste di miglioramento, soprattutto se abbiamo la volontà e la capacità di cogliere, in questa straordinaria attenzione che si è concentrata sulla scuola italiana, un'occasione unica di ripensarla, di farne un motivo di rilancio e di sviluppo del Paese, di superare l'immagine di una nazione vecchia, come spesso veniamo dipinti, per riprendere consapevolezza che è sui bambini, sui ragazzi, sui giovani che si gioca il nostro futuro.
Ritengo non vada mai dimenticato che questi provvedimenti intervengono su una situazione di emergenza gravissima provocata da una pandemia, che ha messo in ginocchio tutto il mondo. Sono stati bloccati un miliardo e mezzo di alunni; in Italia, 8 milioni di ragazzi hanno rinunciato alla scuola. Le immagini dell'Italia ai tempi del Coronavirus, che resteranno nella storia di questo Paese, sono quello dei tragici camion che trasportano le bare fuori da Bergamo, quelle delle piazze desolatamente vuote delle nostre straordinarie città d'arte, ma, soprattutto, quelle di milioni di bambini chiusi dentro le loro case. Far fronte a questa situazione è stato il primo imperativo a cui si è dovuto rispondere e lo si è fatto con l'unico sistema possibile: con quella didattica a distanza che, per anni, si era tentato di accreditare nelle nostre scuole. Lo si è fatto affannosamente, in maniera concitata e per questo, a volte, difforme nei diversi territori e nelle diverse realtà scolastiche del Paese. Aspettiamo di avere dati ufficiali per poter tracciare un quadro completo di questa fase di insegnamento. La didattica a distanza, come sappiamo benissimo, non può e non vuole sostituire la didattica tradizionale in presenza, ma, d'ora in poi, sarà un valore aggiunto di cui non potremo più fare a meno. Questa crisi, questa gravissima crisi, ha tolto ai nostri ragazzi la possibilità di godere del fondamentale diritto all'istruzione, eppure, mai come in questo tragico periodo, si è parlato di scuola in questo Paese e questo è sicuramente un valore. Se ne è parlato a ragione, perché, se la scuola non riapre, non riapre il Paese, perché nessun genitore riprende a lavorare con serenità, se non sa dove e a chi lasciare in custodia ai propri figli; ma se ne è parlato soprattutto, perché, senza scuola, il rischio di deprivare i ragazzi di questa generazione è altissimo, come quello di vedere aumentare le disuguaglianze e la povertà educativa, di perdere ancora posizioni rispetto agli altri Paesi nel fondamentale investimento sul capitale umano. Perché deve essere chiaro a tutti che, nel lungo periodo, i Paesi che superano meglio le crisi e crescono più velocemente sono quelli che investono in istruzione. Per quanto concerne il decreto, si è cercato di costruire le condizioni per chiudere in modo dignitoso l'anno scolastico e per far partire in modo ordinato il prossimo.
Verranno assunti quasi 78 mila docenti, con 16 mila insegnanti in più rispetto a quelli previsti dai bandi concorsuali definiti a novembre dello scorso anno. Sappiamo bene che sulle procedure di assunzione si è generato un grande dibattito interno alla maggioranza, ma muovendosi in questa direzione siamo convinti che il compromesso che si è raggiunto tenga insieme la necessità di reclutare i docenti in base alla loro preparazione, valutando il merito, ma tenendo in considerazione l'esperienza maturata in un quadro in cui l'emergenza sanitaria non consente di svolgere un concorso in sicurezza prima dell'estate.
Siamo convinti che vada ripristinato per il futuro un ordinato sistema di reclutamento, com'era quello predisposto alla fine della XVII legislatura. Si riapriranno e si aggiorneranno con procedure informatiche le graduatorie su base provinciale, in tempo utile per l'avvio dell'anno scolastico. Si consentirà a 500 mila studenti di svolgere l'esame di maturità in modo consono e si chiuderà l'anno scolastico con una valutazione degli studenti, modificata nell'esame al Senato, che, per l'attuale anno scolastico, darà conto degli apprendimenti degli alunni della scuola primaria attraverso un giudizio sintetico e non attraverso un voto numerico. È del tutto evidente, infatti, che, nelle condizioni di oggi, il voto sarebbe stato dato alle famiglie e alla loro capacità di supportare i ragazzi nel percorso, a tratti complesso, della didattica a distanza.
Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, sarà dato maggior potere di operare agli enti locali per velocizzare le procedure e agire in maniera rapida in vista della riapertura a settembre.
Infine, su un tema delicato, quello degli insegnanti di sostegno, si è deciso di privilegiare la continuità di insegnamento. Il tema è molto delicato, non vogliamo certo penalizzare i tanti giovani che, con passione e merito, si sono impegnati in seri percorsi di studio. Per questo ci riserviamo di valutare ulteriori interventi già nel corso dell'esame parlamentare del “decreto Rilancio”.
Insomma, colleghi, questo è un decreto necessario per consentire di far concludere e far ripartire il nuovo anno scolastico; un lavoro necessario dopo l'esplosione della pandemia, ma un provvedimento che ha un senso all'interno di un percorso di norme articolato, che prevede risorse, stanziate già nel prossimo provvedimento, necessarie per iniziare il nuovo anno scolastico garantendo il diritto allo studio e la sicurezza dei ragazzi, che interviene a sostegno del sistema delle scuole paritarie, che parla dunque della riapertura delle scuole, oggi per la prima volta davvero all'ordine del giorno. È il tema, questo, che più di tutti preme al Partito Democratico, perché, se abbiamo ben presente come sia importante garantire una valutazione che tenga conto di che cosa è accaduto, l'importanza di fare esami in presenza, offrendo ai ragazzi l'opportunità di far valere la propria preparazione, sappiamo però che è più importante di tutto è eliminare l'incertezza che porta ansia alle famiglie e al Paese. In questa lettura diventa, allora, essenziale assicurare alla scuola buoni insegnanti, capaci di garantire merito ed esperienza. È in questa luce che si colloca il dibattito sul numero e le modalità delle assunzioni previste dai prossimi concorsi, con un'accortezza: tutti noi siamo tenuti a mantenere un equilibrio generale sui temi della scuola. La mediazione e il dibattito politico devono essere parte di una dialettica virtuosa e dare testimonianza dell'importanza riconosciuta da tutti in quest'Aula a questa tematica. Dobbiamo, insomma, evitare il rischio che la dialettica interna alla scuola riprenda le strade consuete. Sappiamo che la coazione a ripetere è una tentazione ricorrente. Possiamo scegliere di far diventare questa crisi, che ha evidenziato le debolezze del nostro sistema di istruzione ma ne ha anche messo in luce il valore, l'occasione storica per voltare pagina. In un mondo che sta cambiando, le crisi devono diventare l'opportunità che ci consente di cambiare il nostro sguardo rispetto alle cose. Le potenzialità di questo provvedimento e la centralità del tema sono gli argomenti che ci spingono, come gruppo del Partito Democratico, a dare con convinzione la fiducia sul “decreto Scuola”.