A.C. 785
Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, abbiamo affrontato la fase di conversione di questo decreto-legge nella consapevolezza dei tempi strettissimi, prima della decadenza, del lavoro approfondito, svolto da maggioranza e opposizione al Senato, e del carattere di urgenza che rivestono le norme previste a tutela dell'interesse nazionale in settori produttivi strategici.
Il decreto interviene su un buco prodotto nella legislazione, in Italia come in altri Paesi, dalla crisi internazionale conseguente all'invasione russa in Ucraina e dagli effetti delle sanzioni internazionali in un settore specifico, quello petrolchimico.
Il primo comma dell'articolo 1, infatti, individua in questa fase particolare le infrastrutture critiche nazionali anche nei poli petrolchimici. Vengono, quindi, messi insieme tre concetti: infrastrutture critiche, settore petrolchimico e crisi energetica.
Nel secondo comma, invece, c'è l'aspetto caratteristico del decreto, con la scelta del Governo di modulare e di applicare anche in Italia il modello cosiddetto tedesco, perché la Germania negli scorsi mesi ha rivisto la propria legislazione in tema di energia e ha introdotto la possibilità di un'amministrazione temporanea pubblica su questi impianti critici che dovessero avere problemi in applicazione delle sanzioni internazionali. Questo decreto non si spinge alla parte successiva tedesca, cioè ad una proprietà pubblica, ma si limita ad individuare un commissario che viene nominato e che ha la facoltà di gestire l'impresa in questione.
Questa scelta interviene in maniera urgente rispetto alla situazione specifica delle eccezionali criticità riguardanti le condizioni di approvvigionamento che si sono verificate per la società ISAB di Priolo Gargallo e del rilevante impatto produttivo e occupazionale delle aree industriali e portuali collegate, anche per quanto riguarda la filiera delle piccole e medie imprese insediate al loro interno. La società ISAB, ricordiamo, ha 1.050 dipendenti, a cui si aggiungono 1.930 occupati nell'indotto diretto, fino ad arrivare a circa 10 mila dipendenti nel complesso dell'indotto. È evidente che la priorità era ed è preservare la continuità produttiva e ridurre le conseguenze sull'indotto.
Con questa consapevolezza, l'approccio del Partito Democratico è stato costruttivo e nel merito, al Senato così come in Commissione qui alla Camera. Un decreto, peraltro, che, nell'iter di approvazione al Senato, è stato profondamente modificato: basti pensare allo spostamento, dal 30 giugno al 31 dicembre del 2023, della facoltà di sottoporre le imprese ad amministrazione temporanea, la possibilità di segnalazione anche degli enti territoriali ai fini del mantenimento della continuità operativa e dei livelli occupazionali nel territorio, e ancora l'aggiunta dell'articolo 2-bis, che introduce alcune misure a tutela degli interessi nazionali nel settore delle comunicazioni.
Mentre il Parlamento è impegnato nella fase di conversione di questo decreto-legge, sappiamo che si è conclusa una trattativa privata, con il raggiungimento di un accordo con GOI Energy per l'acquisizione dello stabilimento petrolchimico di Priolo, di proprietà della Lukoil. Lo ha comunicato, lo scorso 11 gennaio, il Governo in Commissione lavoro al Senato, aggiungendo che GOI Energy ha concordato anche accordi esclusivi di fornitura con il gruppo Trafigura, una multinazionale svizzera con sede a Singapore e uno dei maggiori commercianti indipendenti di petrolio e prodotti petroliferi al mondo. Viene riferito che la società Trafigura avrebbe manifestato l'interesse ad entrare nel progetto come investitore di lungo termine, con particolare attenzione alla transizione dell'impianto verso l'energia pulita, mantenendo i posti di lavoro e garantendo la salute e la sicurezza.
Credo che in linea di principio la cessione sia da considerarsi una buona notizia, che permette di ragionare in termini di continuità produttiva e occupazionale. Adesso, però, dovrà essere oggetto di attenta verifica e dovrà ottenere tutte le autorizzazioni, seguire le procedure inerenti alla normativa antitrust, quelle riguardanti i poteri speciali cosiddetti del golden power, e dovrà rispondere appieno ai requisiti in termini di produzione, di occupazione e di rispetto ambientale, e degli impegni richiesti sul piano della riconversione verde del sito produttivo e del suo rilancio industriale.
Come hanno chiesto i sindacati in rappresentanza dei lavoratori, dobbiamo rimanere assolutamente vigili, sorvegliare con molta attenzione che si tratti di un'operazione industriale di rilancio e non di un tentativo di speculazione, che i livelli occupazionali siano garantiti, che la questione ambientale sia centrale e che la transizione ecologica sia corroborata da un piano ambizioso e definito. Ognuno è chiamato per propria parte a svolgere questo ruolo di vigilanza sul rispetto di questi impegni. E noi chiediamo e continuiamo a chiedere da subito che il Governo riferisca puntualmente al Parlamento sull'evolversi dell'accordo e della sua attuazione.
Tornando al testo del decreto, un aspetto da analizzare attentamente è quello dell'istituto dell'amministrazione temporanea.
Con l'acquisizione degli impianti da parte di soggetti privati, si pone poi la questione del golden power, istituto divenuto ancora più importanti di fronte alle conseguenze della pandemia e in relazione alle dinamiche internazionali degli ultimi due anni. Ad oggi, questo strumento è inserito in una legislazione che ne prevede l'applicazione in tre macroaree - comunicazione, energia e trasporto - che sono state anche integrate nel corso della precedente legislatura. Abbiamo posto l'esigenza di integrare l'istituto dell'amministrazione temporanea con il golden power, con l'obiettivo di monitorare il processo di vendita e di valutare i programmi di investimento, vincolandoli a prescrizioni volte a tutelare occupazione, salute e ambiente. Abbiamo poi chiesto che, nel caso in cui la magistratura adottasse provvedimenti di sequestro sui beni dell'impresa titolare per l'inadeguatezza dell'impianto o lo smaltimento dei reflui, potesse essere nominato un commissario ad hoc, al fine di garantire la continuità della produzione ed anche la sicurezza ambientale, ponendo l'accento su questo particolare proprio perché stiamo parlando di un sito ubicato in un contesto noto per le sue criticità ambientali.
Presidente, il gruppo del Partito Democratico si asterrà sul provvedimento in esame. Comprendiamo e condividiamo le finalità di un intervento normativo che preservi e metta in sicurezza un asset industriale e strategico, ma restiamo perplessi sulle modalità e sull'oggettiva debolezza degli strumenti utilizzati; modalità e strumenti che potevano essere efficacemente migliorati durante l'attività in Commissione, accogliendo per esempio le nostre proposte emendative.
Come ho detto, Presidente, chiederemo al Governo di riferire periodicamente al Parlamento sull'operatività di questo decreto-legge e sulla procedura di vendita dell'impianto, perché si tratta di un settore strategico per la nostra economia. A noi interessa che si facciano le scelte giuste per il Paese. Così interpretiamo il nostro ruolo di opposizione, nel merito e senza sconti. Oggi affrontiamo, in termini di emergenza, la situazione di impianti di raffinazione, con la consapevolezza dell'importanza del settore e dell'impatto sui costi dei carburanti, che è il prossimo banco di prova del Governo.
In Commissione abbiamo completato oggi, Presidente, il ciclo di audizioni del cosiddetto decreto Trasparenza carburanti, da cui emerge che, più che trasparenza, il decreto fa una gran confusione; inoltre, con la scelta del prezzo medio a livello regionale, si produce, a detta praticamente di tutti gli auditi, un rischio concreto di livellamento verso l'alto dei prezzi. Ne discuteremo nelle prossime settimane, ma, Presidente, visto che il Presidente del Consiglio nel suo ultimo video ammonisce che il suo Governo non ha il passo dello sprinter ma del maratoneta, vorrei segnalare che, se sbagli direzione, anche se sei maratoneta, al traguardo non ci arriverai mai.
Poco male per questo Governo, ma a noi interessa che al traguardo ci arrivino gli italiani.