A.C. 1854-A
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, la proposta di riforma costituzionale sui poteri di Roma capitale, adottata dalla Commissione affari costituzionali, che oggi presentiamo in discussione generale, è un passo avanti importante per il Paese, perché far funzionare meglio la capitale è interesse di tutta la Nazione e può avvenire solo attraverso un percorso di scelte e azioni politiche coerenti che faccia tesoro delle esperienze maturate in questi anni e dei limiti dimostrati dall'attuale sistema. È necessario intervenire rispetto al vigente articolo 114 per precisare meglio le specificità di Roma capitale, anche attraverso l'attribuzione di responsabilità legislative nell'ambito della collaborazione con lo Stato e la regione Lazio. È tempo di chiudere la lunga stagione del braccio di ferro sui poteri per definire finalmente, insieme, il ruolo giuridico della capitale, partendo dal pieno riconoscimento della funzione politica, sociale, economica e culturale che deve esercitare, riconoscendole maggiore autonomia, anche legislativa, e risorse finalmente adeguate, sempre nel pieno rispetto del principio di leale collaborazione nei rapporti tra Roma, la regione e il Paese. È un tema che non riguarda solo chi, oggi, è chiamato a guidare le istituzioni coinvolte; non riguarda solo il sindaco Gualtieri, il presidente Zingaretti, il Premier Draghi, non riguarda solo le forze politiche e sociali che sostengono attualmente queste esperienze di Governo: riguarda la qualità della vita quotidiana di milioni e milioni di cittadini, ben oltre il peso demografico ufficiale di Roma che ammonta a 2.872.000 residenti. Se consideriamo anche le persone che pernottano a Roma almeno cinque giorni a settimana, raggiungiamo i 3,3 milioni; se aggiungiamo i city user, ovvero circa mezzo milione di persone quotidianamente presenti in città, arriviamo a 4 milioni e mezzo; non stiamo parlando solo di romane e romani, ma anche del turismo che, da ogni parte del mondo, sta tornando a visitare le vie e le strade della città eterna, nella nuova fase della lotta al virus che abbiamo raggiunto grazie allo straordinario lavoro della sanità italiana, del Lazio e ai sacrifici di ciascuno di noi. Riguarda il ruolo dell'Italia nel mondo, perché la capitale è sempre il nostro biglietto da visita; non è solo la nostra storia, ma anche il nostro futuro e sta a noi fare in modo che possa essere pienamente locomotiva della ripartenza e dello sviluppo del Paese. Per questa ragione è molto importante che questa discussione avvenga proprio oggi nelle ore drammatiche in cui la città combatte, unita, contro le tragiche conseguenze dell'incendio che ha colpito il TMB di Malagrotta, non solo perché discutere oggi di Roma può consentirci di ribadire il pieno sostegno al lavoro del sindaco, dell'assessore Alfonsi e dei presidenti dei municipi interessati per assicurare la sicurezza dei cittadini e delle cittadine, garantire sbocchi alternativi per la raccolta e portare avanti il piano per la costruzione di impianti moderni, sicuri ed efficienti, che consentano anche a Roma di chiudere il ciclo dei rifiuti, come avviene in tutte le capitali europee, ma, soprattutto, perché ci offre l'opportunità di rivolgere a Roma, da quest'Aula, a partire da questa proposta, da questa discussione generale, un'assunzione di responsabilità verso la capitale, che sottolinea la funzione storica che oggi più che mai è chiamata ad assumere. In questo senso, voglio ringraziare la Commissione affari costituzionali per l'intenso e approfondito lavoro che ci ha consentito, partendo dalle proposte a prima firma del collega Morassut, del collega Barelli e della collega Meloni, di giungere in Aula con un unico testo. In particolar modo, fatemi ringraziare i relatori Ceccanti e Calabria, anche per aver accolto, nelle riformulazioni proposte, il contributo degli emendamenti presentati. Il testo adottato collega direttamente il riconoscimento dell'autonomia normativa, amministrativa e finanziaria alle risorse e ai mezzi necessari a Roma capitale per esercitarla, riconosce l'iniziativa ed il protagonismo del Campidoglio nel processo di attribuzione dei poteri mediante statuto ed inoltre consente di continuare ad operare a Costituzione vigente, nelle more della riforma, per poter assicurare, attraverso nuovi interventi legislativi, al sindaco i migliori strumenti per affrontare e risolvere i problemi e portare avanti la collaborazione avviata, insieme al Governo Draghi e alla regione Lazio, guidata da Nicola Zingaretti. È una scelta chiara e unitaria, nell'interesse della capitale e di tutto il Paese, che va sostenuta con convinzione; una scelta che dimostra un clima di collaborazione e unità tra le forze politiche, requisito indispensabile per riuscire a portare a compimento, nell'ultimo scorcio di legislatura, questo intervento e per realizzare, il prima possibile, la seconda parte dell'impegno che abbiamo condiviso in Commissione, approvando al più presto anche l'intervento legislativo a Costituzione vigente, che serve alla capitale. Nell'esperienza degli ultimi vent'anni, dalla riforma costituzionale del 2001, le oscillazioni tra le istanze accentratrici e quelle del regionalismo differenziato sono sempre più ricorrenti e sono state finanche accentuate dalla pandemia, come ha constatato, nella sua audizione in Commissione affari costituzionali, il 6 aprile 2021, il compianto professor Caravita, che voglio ricordare oggi in quest'Aula per il prezioso contributo offerto a questo percorso. Ciò è ancora più vero nel caso dell'amministrazione delle grandi aree, soprattutto urbane, che di fatto non riconosce una disciplina sistematica organica. Con la riforma del 2001, il ruolo di capitale dello Stato trova finalmente il suo ancoraggio costituzionale ma, dal punto di vista attuativo, le conseguenze derivanti da tale riconoscimento sono rimaste incerte negli anni e non hanno trovato il giusto spazio nel dibattito politico. La prima disciplina attuativa del terzo comma dell'articolo 114 della Costituzione, rimasta però nella sostanza lettera morta, è stata quella della legge sul federalismo fiscale del 2009 ove, sulla scorta della maggiore autonomia di entrata e di spesa degli enti territoriali, si prevedeva un regime peculiare per Roma, in quanto capitale della Repubblica. Poi vi è stato il tentativo operato dalla legge Delrio che, nella sua applicazione, non ha però mai raggiunto l'obiettivo di risolvere la questione del rapporto tra la città metropolitana di Roma e Roma, nella sua funzione di capitale. A livello europeo, invece, molte capitali hanno già da tempo funzioni legislative separate per competenza e non ordinate per gerarchia rispetto a quelle statali; ad esempio, Bruxelles, Berlino, Vienna e Madrid hanno lo statuto delle rispettive entità substatali, ovvero quella della regione nel caso di Bruxelles, quella del Land nel caso di Berlino e Vienna e della comunità autonoma per Madrid.
La proposta di legge costituzionale, nel testo risultante dall'esame svolto in sede referente dalla I Commissione, si compone di due articoli ed è volta a riformare l'articolo 114 della Costituzione, al fine di valorizzare l'autonomia normativa, amministrativa e finanziaria di Roma capitale, attribuendo inoltre a tale ente poteri legislativi nelle materie attualmente ricomprese negli ambiti di competenza legislativa concorrente, esclusa la tutela della salute, e residuale delle regioni, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione. In particolare, l'articolo 1 sostituisce integralmente il secondo periodo del terzo comma dell'articolo 114 della Costituzione, confermando l'attuale previsione che affida alla legge dello Stato la disciplina dell'ordinamento di Roma capitale, costituzionalizzando al contempo il riconoscimento di forme e condizioni particolari di autonomia normativa, amministrativa e finanziaria in capo a Roma capitale da attribuire con legge. Rispetto a quanto stabilito dalla legge n. 42 del 2009, legge delega del federalismo fiscale, che assegna a Roma capitale una speciale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria, nei limiti stabiliti dalla Costituzione (articolo 24), la nuova formulazione fa in particolare riferimento all'autonomia normativa di Roma capitale e rafforza il richiamo all'autonomia finanziaria, stabilendo inoltre che devono essere assicurati adeguati mezzi e risorse per lo svolgimento delle sue funzioni. A Roma capitale sono inoltre attribuiti poteri legislativi nelle materie che attualmente sono oggetto di potestà legislativa concorrente (articolo 117, terzo comma, della Costituzione) e di potestà legislativa regionale residuale (articolo 117, quarto comma, della Costituzione), individuati con lo statuto speciale di Roma capitale, in ogni caso escludendo l'attribuzione di poteri legislativi nella materia della tutela della salute.
È così introdotta nella Costituzione la previsione di uno statuto speciale di Roma Capitale, la definizione della relativa procedura di adozione - a maggioranza dei due terzi dei componenti l'Assemblea capitolina, sentita la regione Lazio -, unitamente al contenuto necessario allo stesso. Viene, infine, specificato, al medesimo articolo 114 della Costituzione, che a Roma Capitale, nell'esercizio delle funzioni amministrative, spetta assicurare forme di decentramento. L'articolo 2, comma 1, della proposta di legge costituzionale prevede che la legge costituzionale entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e successiva promulgazione, mentre il comma 2 stabilisce che lo statuto speciale di Roma Capitale sia adottato entro un anno dall'entrata in vigore della legge costituzionale. Inoltre, è disposto che, a seguito dell'entrata in vigore dello statuto speciale, a Roma Capitale si applichino le disposizioni di cui agli articoli 127 e 134 della Costituzione, che attualmente fanno riferimento allo Stato e alle regioni, in merito al procedimento per promuovere la questione di legittimità e i conflitti di attribuzione innanzi alla Corte Costituzionale. Infine, si stabilisce che le norme di attuazione dello statuto speciale siano adottate con una legge dello Stato, sentite Roma Capitale e la regione Lazio.
Tale schema è analogo a quello previsto dalla Costituzione per la disciplina della Corte costituzionale, che vede la compresenza dell'intervento della legge costituzionale per alcuni profili e quello della legge ordinaria, in attuazione della prima, per altri.
La direzione del testo è esattamente quella che il sindaco Gualtieri ha auspicato e indicato durante il suo ultimo intervento nella Commissione Roma Capitale dello scorso 23 giugno. Il tema che ci dobbiamo porre oggi non è solo di dare di più a Roma, ma di capire insieme come consentire alla capitale di fare meglio, semplificando le procedure burocratiche e razionalizzando atti e provvedimenti.
Alcuni dati attuali possono aiutarci a comprendere come sia insostenibile l'attuale situazione. Con riferimento al sottofinanziamento della spesa per il personale, oggi Roma riceve 393 euro per abitante, contro, ad esempio, i 724 di Milano. Quanto al trasporto pubblico locale, si osserva che il criterio della popolazione non viene praticamente mai preso in considerazione.
Infine, la cifra di 110 milioni di contributo a Roma Capitale, fissato dalla legge n. 190 del 2014 per il cosiddetto costo delle funzioni di capitale, risulta ampiamente sottostimato. La richiesta che ci giunge dalla città, la richiesta che ci giunge dal Campidoglio è di non inquadrare il tema della dotazione finanziaria come mera richiesta di risorse aggiuntive, ma di lavorare insieme a un nuovo accordo tra lo Stato e Roma Capitale, un vero e proprio contratto di servizio, che i due enti - per favorire un pieno adempimento delle funzioni di Capitale e, al tempo stesso, migliorare la qualità dell'azione amministrativa e dei servizi che Roma offre alla collettività nazionale, con ricadute positive per l'intero Paese - scelgono di sottoscrivere. È un percorso che finalmente potrebbe liberare potenzialità inespresse, come nel caso del Tevere, per la cui valorizzazione e manutenzione oggi sono coinvolti soggetti statali, soggetti regionali e soggetti locali e che, invece, se pienamente affidato a un unico soggetto, potrebbe diventare per la città una straordinaria leva di sviluppo e coesione sociale, come è per tante altre grandi città d'Europa e del mondo il fiume che le attraversa, come auspicato dal sindaco durante l'audizione in Commissione affari costituzionali, come contenuto nelle linee programmatiche approvate dall'attuale amministrazione capitolina. Ma non solo in questa direzione dobbiamo muoverci, perché, parallelamente, in taluni casi, può essere utile anche il contrario, con lo spostamento in capo allo Stato di alcune funzioni già comunali. Voglio fare un esempio concreto: grazie alla disponibilità del Governo e all'emendamento che abbiamo presentato durante il processo di conversione del “DL Infrastrutture”, il primo della mia esperienza di parlamentare eletto nelle suppletive del collegio Roma 11-Primavalle, abbiamo consentito a Roma Capitale di avvalersi del contratto di programma tra ANAS e MIMS per la manutenzione di alcuni tratti urbani delle grandi consolari. In questo caso, abbiamo già visto come possa essere estremamente fruttuosa la convenzione tra Roma Capitale e ANAS SpA, che ha garantito ottimi risultati in tempi record, garantendo, in soli 33 giorni, la realizzazione di 30 chilometri di piano viabile che versava in pessime condizioni, con il rifacimento profondo della pavimentazione di alcune strade, come via Salaria, via Portuense e via Casilina, un metodo vincente, che oggi viene nuovamente considerato tra le misure di accelerazione per la realizzazione delle opere per la viabilità della città di Roma, verso il Giubileo del 2025, contenute all'articolo 1 del decreto-legge n. 68 del 16 giugno 2022, avente ad oggetto “Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile”.
Fare meglio non vuol dire per forza dare più poteri, significa stabilire insieme chi può realizzare gli interventi necessari in tempi più rapidi, con minori costi per la collettività e con migliori risultati, e articolare tutta la discussione sui poteri in maniera funzionale a garantire che Roma Capitale, insieme allo Stato e alla regione Lazio, possa essere messa nelle migliori condizioni di poterlo fare. In questa direzione, è indispensabile che la discussione di oggi e l'approvazione di questo testo alla Camera, e poi speriamo presto al Senato, spronino tutti e tutte noi a rafforzare l'impegno per procedere al più presto, a legislazione costituzionale vigente, con un intenso raccordo con regione e comune, per poter subito cominciare a conferire competenze oggi statali a Roma Capitale, per step successivi, nei tempi più rapidi possibili. Per vincere le sfide impegnative che l'Italia ha davanti, infatti, dalla piena attuazione del PNRR, al Giubileo 2025, fino all'EXPO del 2030, il ruolo della capitale è decisivo e non abbiamo neanche un minuto da perdere. E procedere in questa duplice direzione, intervenendo a Costituzione vigente lungo la via della riforma che può completare e coronare questo percorso, può essere il modo migliore per offrire finalmente le risposte concrete, che per troppo tempo sono mancate. Un impegno che deve riguardare tutta la classe dirigente nazionale, tutte le forze politiche e sociali, tutte le persone che hanno a cuore il destino del nostro Paese e che vedrà sempre il pieno sostegno del gruppo del Partito Democratico.