A.C. 887-A e abbinate
Signor Presidente, colleghe e colleghi, siamo tutte e tutti convinti di essere parlamentari e cittadini di un grande Paese come l'Italia, ma in realtà, oggi, Presidente, siamo qui per discutere l'ultimo provvedimento della Nazione di “Melonia”. “Melonia” è quella Nazione dove ci troviamo a vivere oggi, un posto dove si respinge, invece di accogliere, dove si stringono patti e alleanze con autocrati e dittatori, dove si tolgono sostegni economici a chi è in difficoltà e dove si sottraggono diritti, anziché estenderli. Una nazione chiusa, arroccata in difesa, concentrata sulle proprie paure.
È una nazione, quella di “Melonia”, che vive di propaganda politica e dove, in nome di quella propaganda, si fanno le leggi. È pura propaganda il decreto sui rave party, è pura propaganda il decreto contro le ONG e il salvataggio in mare, è pura propaganda il decreto Cutro, è pura propaganda il decreto sul lavoro del 1° maggio ed è pura propaganda, adesso, questa crociata per rendere la GPA, la gestazione per altri, un reato universale. Ed è su questo concetto di universalità del reato, e non su altro, non sul merito, che concentrerò il mio intervento.
È paradossale, Presidente, che questa crociata venga scatenata in un momento in cui la Corte costituzionale e la Corte di giustizia dell'Unione europea sottolineano che il nostro Paese continua a violare il diritto di figli e figlie di coppie omogenitoriali a essere riconosciuti all'anagrafe nel rispetto del prevalente interesse del minore. Ma questo, Presidente, vale per l'Italia, non per “Melonia”.
A “Melonia”, invece, si vorrebbe rendere perseguibile il reato di GPA, anche nei casi in cui la gestazione per altri venga effettuata in uno Stato nel quale questa pratica è regolata da leggi e dove, dunque, non è un reato. Allora, diamo la notizia ai governanti di “Melonia”: per punire un'azione compiuta all'estero, quell'azione deve essere reato anche nel Paese dove è stata commessa. E vogliamo sottolineare un altro aspetto. Ci sono reati il cui disvalore è riconosciuto dall'intera comunità internazionale, sulla base di convenzioni e trattati sottoscritti anche dall'Italia, per esempio, solo per citarne alcuni casi, come già detto, il genocidio, la pirateria, i reati sessuali ai danni di minori. Tutto questo per dire, Presidente, che di fronte a crimini contro l'umanità o a gravissimi reati contro lo Stato o contro la persona può invocarsi eccezionalmente l'universalità della giurisdizione. Non altrettanto si può fare di fronte a un reato sproporzionatamente meno grave e non universalmente riconosciuto, come quello della gestazione per altri. Del resto, Presidente, com'è possibile ipotizzare che debba essere reato universale una condotta che in altri Stati è legale e regolata? Parliamo di Stati Uniti, di Canada, di Regno Unito, di Belgio, di Olanda, di Portogallo e di altri Paesi ancora, cioè di democrazie consolidate. E com'è possibile ipotizzare di rendere la GPA reato universale, quando la pena detentiva attualmente prevista è quella della reclusione da 3 mesi a 2 anni? È un tempo che non è minimamente paragonabile a quello previsto per reati considerati riprovevoli e universalmente perseguibili, come ad esempio quelli di terrorismo, mutilazioni genitali femminili, traffico di organi umani. Vogliamo poi provare a immaginare, solo per pochi minuti, cosa accadrebbe ai bambini e alle bambine, se questa universalità del reato di GPA passasse? Prospetto quanto potrebbe accadere, Presidente. Alcuni cittadini italiani rientrano in Italia con figli nati regolarmente all'estero da gestazione per altri, secondo le leggi di quel Paese e con un certificato di nascita, che è un atto ufficiale: si aprirebbe subito un procedimento giudiziario su questi genitori e, dopo un processo e una sentenza di condanna, la coppia potrebbe dovere scontare una reclusione fino a 2 anni e pagare una multa da 600.000 a un milione di euro, mentre il bambino o la bambina verrebbero allontanati dalla coppia. Con questa legge, quindi, esporremmo al diritto penale famiglie con bambini piccoli, semplicemente criminalizzando scelte procreative fatte all'estero, in Paesi dove queste pratiche sono legali e regolamentate. La verità è che si vogliono porre ostacoli di ogni genere alle coppie LGBT, sottoponendole a uno stress aggiuntivo per vedersi riconosciuto il legame genitoriale, perché a “Melonia” sono ammesse solo persone che non hanno problemi a procreare e sono ammesse coppie di sesso diverso, secondo una visione tradizionale della famiglia, da declinare insieme a Dio e alla Patria. È la deriva ideologica alla polacca, che intende affermare la legittimità di un solo modello di famiglia, comprimendo pesantemente i diritti e le dignità dei minori. La destra, infatti, continua a raccontarci che la maternità surrogata sia una pratica LGBT e vuole punirla come tale, quando invece a farne uso sono in maggioranza coppie eterosessuali, Presidente, 9 coppie su 10, secondo le statistiche. La proposta di legge Varchi inasprisce la perseguibilità della gestione per altri, esponendo bambine e bambini a un marchio di infamia, come nati da un crimine universale e come tale esecrabile. Come dovrebbero sentirsi questi figli e queste figlie, come dovrebbero stare? Vi rendete conto di cosa questo stigma potrebbe significare per le loro vite?
In conclusione, Presidente, chiunque creda nello Stato di diritto, al di là - al di là! - di come la si pensi sulla gestazione per altri, che è una pratica già da tempo vietata in Italia sulla base peraltro di una scelta nazionale e non di un vincolo internazionale, ha il dovere di dire “no” a questo provvedimento. Infatti, si tratta di pura propaganda, in quanto il reato non potrà diventare universale per il solo fatto che questa legge lo avrà stabilito. Bisogna dire “no” a una norma che è soltanto un obbrobrio giuridico, legato alla pericolosa idea di Stato etico, che da “Melonia” si vorrebbe estendere all'intero globo terracqueo. L'Italia, Presidente, ha una tradizione di cultura giuridica garantista e liberale e noi faremo di tutto per preservarla.