Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 5 Aprile, 2022
Nome: 
Barbara Pollastrini

A.C. 3200

Grazie, Presidente. Sottosegretario, noi del gruppo PD votiamo questa proposta di legge con l'impegno che il Senato se ne appropri in tempi rapidi, rapidissimi, e la faccia diventare legge dello Stato.

Il testo - è stato ricordato prima - è composto da un unico articolo, che riconosce semplicemente una sicurezza in più: assegnare protezione e permesso di soggiorno per motivi umanitari a chi, straniero o straniera, sia minacciato o minacciata, abbia subito violenza e sia costretto a un matrimonio o a un'unione civile forzati contro ogni sua volontà, contro ogni suo progetto di vita e contro i suoi sentimenti. È un reato – matrimonio o unione civile forzati - che il Codice rosso ha introdotto nel nostro Paese in coerenza con la Convenzione di Istanbul.

In sintesi, con questa proposta - e voglio anch'io ringraziare la relatrice e chi vi ha lavorato con lei - si colma una lacuna, come è stato detto, e si adegua la norma del 2019 alla realtà, alla realtà di quegli inferni vissuti in grande parte da donne e ragazze straniere, obbligate al matrimonio forzato da cittadini stranieri, per il 60 per cento, nel nostro Paese, ma, attenzione, per il 40 per cento nel nostro Paese da cittadini italiani da sempre. Il reato prevede una reclusione da uno a cinque anni e da due a sette anni quando la vittima sia minorenne, cioè poco più che una bambina. Da circa due anni il Ministero dell'Interno fornisce dati più certi e in Italia, ad oggi, risultano 35 le unioni forzate, ma sappiamo che è la punta di un iceberg, perché ritorsioni e violenze impediscono a molte ragazze e a molte donne di denunciare, di scappare dall'omertà di clan fondamentalisti e patriarcali o semplicemente da comunità legate da interessi e da un certo perbenismo. Insomma, per una giovane straniera avere nell'immediatezza un permesso di soggiorno per ragioni umanitarie può essere la salvezza e, comunque, può essere un aiuto concreto.

Allora, colleghe e colleghi, questi sono i dati. Quando però noi parliamo di matrimoni forzati e di spose bambine immediatamente l'immagine corre al Pakistan, dove dietro a un abito da sposa colorato, agghindato con fiori e corone, si celano disperazione, ripugnanza e dolore, o corre all'Afghanistan, dove quel burqa ti toglie ogni libertà e dove scegliere un vero amore può significare morire. Però, non lontano da noi, in Svizzera, sono stati documentati in tre anni 905 matrimoni forzati, in ogni comunità: musulmana, indù, buddista e cristiana; in Inghilterra, sono circa 750 e di questi 750 il 15 per cento riguarda minori di meno di quindici anni, bambini e bambine, per tutti gli usi. E così mi risuona, nel pensare a queste cose, quel titolo voluto da Catharine MacKinnon per uno dei suoi libri da lei più amati che chiamava così, mettendo un punto interrogativo: “Le donne sono umane?”. Lei, avvocata, attivista, già consigliera presso la procura della Corte penale internazionale, scriveva: Se noi donne fossimo umane, cioè se anche per noi fossero pienamente attuati i principi universali della Dichiarazione del 1948 e delle Costituzioni, saremmo trasportate come merce pronta a essere venduta, saremmo date in sposa a padroni in cambio di danaro o di altro?

E, possiamo aggiungere, sì, noi possiamo aggiungere: se le donne fossero umane, in quel paradosso del titolo, sarebbe finita in quella tragedia Saman Abbas, da cui questa proposta di legge ha preso spunto per allargarsi? Il fatto è che un conflitto attraversa il mondo e persino le civiltà apparentemente più pacificate, le religioni, i ceti e le culture; quel conflitto ha una posta in gioco: la libertà, l'indipendenza, l'autonomia delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Eppure, i diritti umani delle donne, nel loro intreccio inestricabile tra civili, sociali e politici, sono la premessa per l'espansione della dignità di ogni persona; “dignità”, parola martellante nel discorso del Presidente Mattarella, dignità, e il cammino della dignità è stato vissuto da tante prima di me, da me e sarà vissuto da queste giovani donne, dalle giovani donne che sono anche al mio fianco e in cui ho una grande, grandissima fiducia. Loro sanno - e sto concludendo, Presidente - che nessun principe, neppure il più illuminato, regala loro diritti, darà loro diritti e potere democratico senza il loro protagonismo, la loro intelligenza, la loro forza e la loro unità, ma sanno anche che autocrati e dittatori i diritti e il potere li strappano fino a incarcerare, a umiliare e a punire; sanno qual è la differenza fra la democrazia da rilanciare e sanno cosa sono i luoghi dove non c'è quella democrazia.

Presidente, noi stiamo votando un semplice provvedimento di adeguamento, ma quando quel tabellone diventerà molto verde manderà un messaggio; il messaggio sarà di quest'Aula che vuole dire: vi vediamo, non rimuoviamo, vorremmo condividere ancora di più le vostre sofferenze e la vostra voglia di riscatto, vi vediamo e, oggi, aggiungiamo un umile tassello, perché sicurezza e lavoro vi rendano possibile scegliere un amore, un progetto di vita, un sentimento. Ecco, vi vediamo, perché anche se una sola donna fosse più sicura dopo questo provvedimento, anche se una sola donna venisse salvata, sarebbe davvero una grande cosa. Poi voi dite, come diceva la collega Montaruli: si deve fare di più; ma chi non vuole fare di più? Allora, la verità sapete qual è? È che se Saman Abbas avesse avuto la cittadinanza, se ci fosse stata la legge sulla cittadinanza, in questo Paese, se ci fosse stato lo ius culturae o lo ius scholae, sì che Saman sarebbe stata davvero aiutata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E chi non vuole di più? Siamo tutte e tutti disponibili a fare una battaglia nella legge di bilancio perché aumentino le risorse di contrasto alla violenza, perché ci sia prevenzione, perché vengano aiutate le vittime, per tutto questo. E siamo ancora tutti disponibili a ragionare davvero su come oggi si costruiscono dialogo, tregua e pace nel mondo e siamo disponibili a considerare che le disperate vengono dall'Ucraina, ma le disperate vengono anche dal Sud del mondo, con quei barconi, e anche loro scappano da oltre 50 guerre dimenticate. Siamo disponibili ad accogliere, siamo disponibili a fare tutto questo.

Ho finito, signor Presidente. Questo è un tassello, lo so, ma è un tassello che ci riporta a un nodo più grande, a un tema immenso, noi parliamo, qui, e credo che tutti noi, qui, con il nostro pluralismo, il cuore e la testa l'abbiamo in Ucraina, là dove succede quello che non avremmo mai voluto vedere. E, allora, tutte e tutti noi, qui, se pensiamo all'Ucraina, pensiamo a come saranno gli occhi di quelle donne che hanno subito e, magari, stanno subendo stupro e violenza e davanti a loro e alla loro sofferenza con umiltà noi ci inchiniamo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).