A.C. 1511
Grazie, Presidente. Io volevo dire fondamentalmente due cose. La prima è questa: il collega D'Ettore ci invita a chiarire l'indirizzo politico di maggioranza sulle riforme costituzionali, io però vorrei ricordare al collega D'Ettore che noi la prima lettura l'abbiamo fatta qui e io e la collega Corneli abbiamo fatto i relatori - perché la collega Corneli era di maggioranza e io ero di opposizione: così scelse il presidente Brescia - perché questa era una riforma che vedeva potenzialmente tutti d'accordo. Quindi, questa riforma non nasce dal patto della nuova maggioranza, ma nasce da proposte di legge parlamentari provenienti da vari gruppi di maggioranza e di opposizione; è nata così ed è stata votata in prima lettura. Quando io ho fatto il relatore in prima lettura e il Partito Democratico era all'opposizione noi abbiamo votato questa riforma qui, non un'altra, quindi la riforma non nasce dall'indirizzo politico di maggioranza, nasce da un'intesa ampia tra i gruppi.
La seconda questione è che, quando noi affrontammo la prima lettura, eravamo sostenitori dell'allineamento anche dell'elettorato passivo; fra l'altro, c'erano anche varie ipotesi in discussione di cui parlammo (o dell'allineamento secco o di trovare un punto di equilibrio diverso sull'elettorato passivo a trenta o trentacinque anni) ma ci venne detto, soprattutto dai colleghi del centrodestra, che era sgradevole mandare al Senato un testo che prevedesse per il Senato sia il cambiamento dell'elettorato attivo, sia di quello passivo. Ci venne detto: lasciate fare ai senatori una proposta loro sull'elettorato passivo, per rispetto nei confronti dell'altra Camera, intanto noi siamo tutti d'accordo sull'elettorato attivo, è una buona ragione, visto che siamo d'accordo tutti, per votarlo tutti insieme e vedremo che cosa ci proporranno i senatori sull'elettorato passivo.
Poi nessuno ha imposto ai senatori di rimandarci questa lettura così come l'avevamo fatta noi - questo vorrei replicare al collega Baldelli -, ma sono stati i senatori che, per esigenza di equilibri interni al Senato, hanno deciso che si otteneva maggiore consenso limitandosi solo alla riforma dell'elettorato attivo, anziché di quello passivo. È stata una scelta dell'Assemblea del Senato perché, se noi avessimo dovuto votare qui in prima lettura e non ci fosse stata fatta questa obiezione di galateo costituzionale, avremmo comunque fatto una scelta diversa, o di allineamento o comunque di abbassamento dell'età di quarant'anni.
Quindi, il primo punto è che questa riforma, in prima lettura, è stata condivisa da tutti e non fa parte dell'indirizzo politico di maggioranza; la seconda questione è che è stata una scelta del Senato quella di limitarsi al solo elettorato attivo.
Dopodiché, come sempre, dove c'è il più, c'è anche il meno: se una persona, un deputato, o un gruppo condivide l'idea che si debbano cambiare sia l'elettorato attivo che il passivo, e gli viene un testo che cambia solo quello attivo non è un motivo per non votarlo, intanto è una scelta parziale positiva. Per questo, io mi auguro fortemente, per queste due motivazioni che ho detto prima, che anche i colleghi che hanno espresso oggi legittime critiche di varia natura votino questo testo, perché io non ho sentito nessuno degli intervenienti dire che è contrario ad ampliare l'elettorato attivo ai cittadini tra i 18 e i 25 anni. Sono state fatte osservazioni di varia natura, di varia ricostruzione, però nessuno di voi ha detto: sono contro il ridurre il limite da 25 a 18 anni e, siccome nessuno di voi ha detto di non ridurre il limite da 25 a 18 anni, io invito ciascuno a portare le sue motivazioni anche critiche, ma a votare tutti “sì”, perché sarebbe un atto estremamente positivo da parte di questo Parlamento ritrovare, anche in seconda lettura, esattamente quella concordia che abbiamo avuto in prima lettura.