Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 9 Giugno, 2021
Nome: 
Fausto Raciti

A.C. 1511​-1647​-1826​-1873- B

Grazie, Presidente. Dato che è stato il mio gruppo a fare un appello alla brevità degli interventi, proverò a utilizzare un po' meno tempo di quello che mi è concesso. La riforma oggi in votazione, sulla quale noi voteremo favorevolmente, pur minimalista arriva in quest'Aula per il voto finale dopo un percorso oggettivamente e immotivatamente tortuoso. Abbiamo di fronte, infatti, una riforma giusta per almeno tre motivi: intanto, supera un arcaismo che risale sostanzialmente al tempo in cui Senato della Repubblica e Camera dei deputati avevano addirittura 2 durate di vita diverse (le 2 legislature si concludevano in periodi diversi); allarga la base elettorale del Senato, rendendola uguale a quella della Camera dei deputati e rendendo minore il rischio di risultati elettorali disomogenei, di fronte ai quali così spesso ci siamo trovati soprattutto nel corso degli anni che hanno seguito l'introduzione delle leggi elettorali maggioritarie e prendendo atto del fatto che non siamo riusciti fino ad ora a modificare la funzione e la natura, cioè a differenziare le due Camere rispetto ai loro compiti. Risolve, cosa più importante di tutte, un problema, anche questo arcaico, per il quale il voto tra chi ha 18 e 24 anni vale oggi la metà del voto di chi ne ha 25 o più. Parliamo, quindi, innanzitutto di una riforma ragionevole, tanto più alla luce di un referendum che ha confermato il taglio del numero dei parlamentari e che rende necessari ancora alcuni interventi non trascurabili di natura costituzionale, che hanno a che fare innanzitutto con l'efficienza del nostro sistema istituzionale e con lo sforzo che questo Parlamento dovrebbe affrontare, in coerenza con la responsabilità che ci siamo assunti nel momento in cui è stato tagliato di un terzo il numero dei parlamentari, di evitare lesioni al nostro tessuto costituzionale delle quali potremmo amaramente pentirci. Su questo mi permetta di dire, Presidente, che oltre a invocare interventi non minimalistici e non puntuali forse è arrivato il momento in cui le forze politiche dovrebbero decidere di risolvere le questioni che sono rimaste aperte da quella riforma, che hanno a che fare con l'efficienza del nostro sistema istituzionale, e provare a farlo insieme. D'altronde sappiamo tutti benissimo di quali riforme stiamo parlando e di quali interventi stiamo parlando. Però, parliamo soprattutto di una riforma giusta, perché affronta il problema della rappresentanza democratica di una generazione allargando la base elettorale del Senato, offrendo uno strumento utile a rafforzare il rapporto delle generazioni più giovani con la democrazia e con la rappresentanza, oltre che con il Senato della Repubblica e con il Parlamento. Anche da questo punto di vista si tratta ovviamente di un primo passo; nessuno pensa che sia un passo sufficiente, seppur necessario, e tutti, penso, dovremmo prendere atto del fatto che il coinvolgimento di una generazione più giovane passa certo dalla possibilità di esercitare l'elettorato attivo, ma in una democrazia ben organizzata passa dalla possibilità di quella generazione, di questi ragazzi, di queste ragazze e di tutti i cittadini italiani di trovare nei partiti uno strumento di partecipazione effettiva alla vita democratica del Paese e non semplicemente una congrega di notabili, che autotutelano la propria funzione e il proprio ruolo. Proprio questo - concludo, Presidente -, l'allargamento delle basi di rappresentanza della nostra democrazia è il terreno su cui noi del Partito Democratico siamo consapevoli che serve un salto di qualità del processo riformatore. L'impegno che ci è richiesto, che è richiesto alla nostra democrazia e alla nostra Repubblica, e la sfida che il Paese ha davanti a sé, che è quella dello sviluppo e della sostenibilità del governo dei processi economici nella direzione della piena occupazione, diventa possibile solo se il Parlamento rifletterà davvero gli equilibri del Paese, senza eccessi di distorsione che rendono le maggioranze delle Aule troppo diverse da quelle del Paese reale. È questo che porta alla governabilità vera, alla decisione responsabile e alla mediazione necessaria tra interessi e visioni del Paese diverse. È questo che rende necessario uno sforzo riformatore che accompagni gli impegni del Recovery Plan, offrendo agli italiani un sistema politico e istituzionale migliore e più equilibrato di quello che abbiamo avuto fin qui. Alla fine scopriremo, probabilmente, che sarà, oltre che più giusto, anche più stabile.